martedì 28 giugno 2011

UNA NUOVA CAMPAGNA PER I DIRITTI UMANI E CIVILI

E.I.'Campaign for Human and Civil Rights. La campagne d'IE pour les droits civils et humains.
E.I Kampagne fuer Menschen-und Zivilrechte.


Come nostro primo contributo al dibattito che crediamo di avere aperto con il MANIFESTO: IL MONDO DELLA CULTURA CONTRO LO SFASCIO DELL'IDEALE EUROPEO, pubblichiamo questo contributo sul tema specifico dei diritti umani e civili.

E'imprescindibile (anche solo per salvaguardare le condizioni stesse di vivibilità del nostro Continente) la nascita di un movimento culturale e politico capace di analizzare la situazione dell’ Europa nel presente contesto storico, di proporre una cultura a questo adeguata, di coordinare le forze sociali, sparse nel Continente, disponibili a lavorare per l’ Europa (il “PATRIOTTISMO EUROPEO”), e, infine, di guidare una trasformazione del quadro culturale, delle forze politiche e dell’ assetto istituzionale, secondo nuovi orientamenti, da un lato congruenti con l’identità di quest’ ultimo, e, dall’ altro, con l’attuale contesto storico. E’ ovvio che tutto ciò non si potrà fare in un solo giorno, in una sola tappa, con un unico strumento. Ma dovrà essere fatto.

E, come dicevano I Padri Fondatori, andrà fatto “ripartendo dalla cultura”, cioè non già dalla fotografia sociologica degli attuali abitanti dell’ Europa, né dalle attuali istituzioni, bensì da una libera riflessione su ciò che siamo, su ciò che vogliamo essere, con quali percorsi poterlo conseguire.

Detto così, quanto sopra potrebbe sembrare un compito immane, che può spaventare. Perciò, vorrei invece attirare almeno la Vostra attenzione su un tema che non è solo prioritario tanto dal punto di vista tattico, quanto da quello strategico, ma è addiritura improcrastinabile: IL RUOLO DELL’ EUROPA QUALE BALUARDO DI LIBERTA’ E DI CULTURA PER IL MONDO INTERO.

Le vicende della storia contemporanea, che ci vengono vendute come una storia di progressivi ampliamenti della libertà per tutti, rivelano, in realtà, giorno per giorno, una perdita sempre maggiore di quest’ultima, travolta dalla convergenza sempre più stretta fra tecnologia, ideologia, mass media, conformismo e complesso burocratico-militare, che rischiano di cancellare addiritura l’umanità, se non come specie, almeno come portatrice di identità..

Già le tecnologie attualmente in uso (“intelligence elettronica”, internet, sistemi d’ arma “intelligenti”,multimedialità), insieme alle ideologie della “modernizzazione” e dell’ “esportazione della democrazia” rendono possible, ad un unitario centro ideologico, politico, culturale e militare mondiale, di controllare, e, potenzialmente, reprimere, i comportamenti e i pensieri di miliardi di abitanti del globo, senza che questi praticamente neppure se ne accorgano, il che comporta anche una militarizzazione competitiva di tutti i Paesi del mondo. In America, il numero degli addetti ai servizi segreti (più di 1 milione) supera quello dei membri delle Forze Armate. La convergenza delle ideologie verso un imprecisato “centro” ha ridotto enormemente, rispetto agli Anni ’70, l’offerta di progetti politici. Gli sviluppi in corso, nell’ intelligenza artificiale, nella bioingegneria e nella cibernetica renderanno possible, fra brevissimo, addiritura condizionare dall’ esterno una gran parte dell’ Umanità, a mano a mano che questa farà ricorso a social networks più sofisticati e alle nuove scoperte della biomedica, come i trattamenti elettronici del cervello, che collegheranno direttamente quest’ultimo con il “sistema” dell’intelligenza artificiale centralizzata e con varie forme di automatismi, fino a che (si dice nel 2030), le machine prenderanno finalmente il sopravvento sull’uomo.

La mancata riduzione del bilancio militare americano sta provocando in tutto il mondo una nuova corsa agli armamenti, soprattutto per ciò che concerne la guerra cibernetica, il controllo digitale del territorio, i“robot in grigioverde”, i droni, la militarizzazione dello spazio. In questo contesto, le possibili nuove proposte culturali vengono sommerse dalle opposte propagande, che impongono rumorosamente i loro temi nello spazio pubblico.

L’Europa, obiettivamente “defilata” rispetto a questa dialettica, ha l’enorme opportunità di mobilitare il suo formidabile apparato culturale per svelare le vere ragioni di quella conflittualità generalizzata, tentando di elaborare un’ autentica sintesi, capace di fondare una politica comune di controllo delle sue pericolose tendenze. Tale sintesi non potrà essere fondata su un unico filone culturale, sviluppatosi in alcuni Paesi dell’ Occidente, bensì sulla retta comprensione di tutte le grandi tradizioni culturali.

Per poter esercitare, in questo processo, un ruolo attivo, l’ Europa dovrà, per prima, ripristinare, al suo interno, le necessarie condizioni di libertà culturale e politica, ed aprire uno spazio di dibattito di livello europeo. Per questo motivo, occorre aprire innanzitutto una battaglia sui diritti umani e civili, che sono sanciti, dal Diritto Europeo, con il massimo di precisione, ma che sono, in realtà, talmente disapplicati da provocare una vera e propria alterazione dell’equilibrio sociale e politico a favore di un ristretto “establishment” .Basti pensare alla pratica inesistenza dei diritto alla privacy e dell’antitrust (il che impedisce un’espressione veramente libera del pensiero e ci assoggetta alle grandi concentrazioni dell’ industria culturale), e al non riconoscimento dei diritti delle “nazioni senza stato”(il che trasforma addiritura in “minoranze” quelle che in realtà sono “maggioranze”- come per esempio, gli Scozzesi, i Russofoni, ecc..-), e comunque altera sostanzialmente gli equilibri politici (i 10 milioni di Rom e i molti milioni di islamici, cittadini europei, i quali non hanno certo una rappresentanza adeguata al loro numero), contribuendo cos’ sempre più ad uno sbilanciamento culturale e politico del Continente verso Occidente.

Un movimento che sapesse appropriarsi di questi temi potrebbe avere un seguito in Europa, e che un’ Europa che li facesse propri potrebbe farsi sentire nel mondo, unica dimensione in cui si può contrastare l’ inaudito attacco in corso contro i diritti effettivi, il quale viene oggi condotto nel nome di diritti inventati, che interessano, semmai, ristrette minoranze di privilegiati dalla globalizzazione.

MANIFESTO: IL MONDO DELLA CULTURA CONTRO LO SFASCIO DELL' IDEA EUROPEA


Manifesto: Culture's World against Jettison of European Ideal.Le Manifeste: Le monde de la culture contre la ruine de l' idéal européen.Manifesto:Kulturwelt gegen die Ruine des europaeischen Ideals






Il livello di fiducia nell’Unione Europea (UE) ha raggiunto oramai i suoi minimi storici.
ALL’UE NON E’ STATA, FINO AD ORA, ATTRIBUITA UNA CAPACITA’ DECISIONALE ADEGUATA A  VALORIZZARE LE  CARATTERISTICHE DELL'UNIONE, UNICHE AL MONDO: il PIL complessivo più elevato;la valuta più forte; il più elevato “surplus” nell’ export di beni culturali (salvo che per gli audiovisivi); le Forze Armate più numerose.
MA, NONOSTANTE TUTTI I DIFETTI DELLA UE, L’ EUROPA SIAMO NOI; QUINDI, NON POSSIAMO USCIRNE, QUAND'ANCHE LO VOLESSIMO.
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1.Un antico ideale

E’questo ciò che intendiamo quando affermiamo che, senza mai essere stata, né una nazione, né un impero, “L’EUROPA E’ STATA ED E’ UNA COMUNITA’ DI DESTINO”. In particolare, come gli altri Continenti e Sub-Continenti del mondo, l’Europa ha sviluppato, nei secoli, un suo specifico modo di essere (il “Modello Socio-Economico Europeo”), non solo è il più consono al modo di pensare e di vivere degli Europei, ma che potrebbe anche costituire un prezioso contributo, da parte dell’ Europa, al resto del mondo, a condizione che essa fosse  capace di ascoltare le esigenze degli altri e di trarne  idee innovative, proponendole senza arroganza eurocentrica.

2.Un progetto “dirottato”
 
Non riteniamo che l’Unione dei nostri giorni corrisponda alla vera e propria  Idea Europea -la quale ultima un progetto culturale millenario, che, fin dal Medio Evo, ha voluto  dare forma alla “Comunità di Destino”europea che l'Europa costituiva e ancora costituisce-
Quegli antichi  intellettuali e politici, come Dubois, Podiebrad, Sully, St.Pierre, Leibniz,
Kant, Rousseau, Novalis, Mazzini e Nietzsche, nonostante le loro diversità, condividevano già  la visione dell’ Ideale Europeo come indispensabile baluardo di un'unica Comunità di Destini.
Durante la “Guerra Civile Europea” (1914-1945), diversi intellettuali federalisti, come Coudenhove Kalergi, Galimberti e Spinelli,  avevano già anche abbozzato le strutture di una Federazione Europea, comprensiva di tutta l’ Europa, dotata di poteri politici, economici e militari.
In realtà, la “Crisi dell’ Europa” è soltanto la crisi della “Cultura Funzionalistica” dell’ Unione, non già quella dell’ Europa come Comunità di Destino. I Padri Fondatori avevano compreso che la strategia “funzionalistica” (basata sull’ attribuzione, alle Istituzioni, di limitati poteri economici) costituiva solo un compromesso.Perciò, essi avevano già anche previsto che, se la costruzione europea fosse giunta ad uno stallo, gli Europei avrebbero dovuto riprendere  il loro percorso comune, ma partendo, stavolta, dalla cultura, non dall’ economia. Si deve quindi tenere  anche conto dalla necessaria autocritica degli errori ed omissioni dei politici e degli  intellettuali europei negli ultimi cinquant'anni.
Oggi, di fatto, rimangono da costruire tutti e cinque i Pilastri dell’ Idea Europea:la Costituzione; la Politica Estera e di Difesa Comune;la Politica Europea Economica e Industriale;il Sistema Socio-Politico Europeo;l’allargamento a tutto il Continente.
Nel frattempo, le “Comunità Europee” create dai Padri Fondatori, sono state sostituite da un’ “Unione” senz’anima, sempre più simile a una mera “sezione europea ” della Globalizzazione, e sempre meno capace di resistere agli eccessi di quest'ultima.

3. Sfida all’ Europa.

Alla fondazione delle Comunità,l’Europa era ancora immersa in un “guscio protettore” di  Eredità Culturale Europea, che, nelle intenzioni dei Padri Fondatori, le Comunità avrebbero dovuto promuovere, non già cancellare. La sfida, oggi, ci viene, invece, dagli esiti estremi della Globalizzazione, che rischiano di cancellare, con il declino dell’ Europa, anche i residui stessi dell’Eredità Culturale Europea. Sfortunatamente, il “Metodo Funzionalistico” è inefficace contro questa minaccia, sicché la cultura europea è chiamata ad elaborare soluzioni alternative da proporre alla politica.

4.Ripartire dalla Cultura.

Le statistiche dimostrano che l’ Europa è il continente più acculturato del mondo. Se, fondandosi su questa propria eccellenza, l’Europa riuscisse a pensarsi come il baluardo non solo dell' ’Eredità Culturale Europea, ma perfino dell' Eredità Culturale Mondiale , essa avrebbe tutte le potenzialità per divenire una   forza trainante per tutto il mondo, capace di rispondere alle tre questioni fondamentali in cui si articola la sfida della Globalizzazione: l’avvicinarsi dell’era delle “Macchine Spirituali”, in competizione, per la supremazia, con la stessa Umanità; la consapevolezza che l’Eredità Culturale europea non è che una delle grandi tradizioni dell' Eredità Culturale Mondiale; la consapevolezza del Modello Socio-Politico Europeo come l'unico strumento per consolidare, nel contempo,e la nostra comune forza economica, e la nostra solidarietà sociale.

5.La missione degli intellettuali .
 
Da una siffatta iniziativa degli intellettuali, dovrebbe poter nascere un Nuovo Discorso Europeo, capace di attualizzare l’Eredità Culturale Europea nel nuovo ambiente della Globalizzazione. Per potervi contribuire, gli intellettuali europei riconoscentisi nell’approccio qui suggerito dovrebbero porsi in grado, utilizzando tanto i nuovi mezzi di comunicazione, quanto i meccanismi finanziari dell’ Unione, di proporre, entro tempi stretti, alla classe politica, a nuovi soggetti politici e ai movimenti dei giovani, nuove formule -concettuali, filosofiche, politologiche - per fronteggiare la Sfida all’ Europa–, i cui punti fondamentali potrebbero essere tratti dalle tradizioni del Federalismo Europeo: un dialogo autentico con tutte le culture mondiali; l’individuazione di un nuovo equilibrio mondiale, accettabile da tutti; un nuovo quadro istituzionale –una “Grande Europa”, in cui le nostre specificità venissero adeguatamente rappresentate e promosse-, un compiuto Ordine Giuridico Europeo, che realizzasse autenticamente i diritti sociali, umani e civili affermati, ma solo in teoria, dall’ “Acquis Communautaire”; un federalismo europeo e interno che costituisse un’effettiva rappresentanza di tutti, non già la moltiplicazione di inutili nomenklature.

Solo sfidando il qualunquismo, gli Intellettuali Europei potrebbero ricuperare una “leadership” morale e intellettuale ormai perduta, tramandando alle nuove generazioni un esempio vivente, fornendo un ideale per cui combattere ai giovani che protestano contro il presente, e restituendo ai cittadini la fiducia, che essi stanno perdendo, nell’ Europa, nella democrazia –e, infine, nella vita stessa-.
NON CHIEDETE COSA L’ EUROPA POSSA FARE PER VOI, MA COSA VOI POTETE FARE PER L’ EUROPA
Per Alpina srl,
(Lina Sarich)
Per AICCRE
(Alfonso Sabatino)
Per Poesia Attiva
(Bruno Labate)
Per l’Associazione Culturale Dialexis
(Riccardo Lala)
Per IPSEG
(Stefano Commodo)
Per Il Laboratorio
(Mauro Carmagnola)