mercoledì 20 giugno 2012

IL CAVALLO DI TORINO (A TORINÓI LÓ)

Vince un premio europeo un film che si riallaccia al soggiorno torinese di Nietzsche, e nessuno se ne accorge.


I torinesi vengono sempre a sapere con ritardo ciò che li riguarda più profondamente. Una delle opere che stanno riscuotendo un maggiore successo di critica è costituita dal recentissimo “Il cavallo di Torino”, dell’ungherese  Bela Tarr, vincitore, l’anno scorso, del Premio FIPRESCI alle Berlinali.

Titolo singolare, che ha, come esplicito riferimento, il cavallo che Federico Nietzsche, al termine del suo breve, ma straordinariamente produttivo, soggiorno torinese, abbracciò in Piazza Carlo Alberto a Torino, davanti alla sua stessa abitazione, colto da un empito di pietà nel vederlo crudelmente fustigato dal suo padrone.

Come ben noto, l’abbraccio di quel cavallo è l’inizio della follia conclamata del filosofo, quella che rese necessario l’arrivo d’urgenza dell’amico dottor Overbeck, il successivo ricovero a Basilea, e, infine, il soggiorno, fino alla morte  presso la sorella.

Al di là del fatto cronachistico (per altro ben studiato e descritto dal compianto Anacleto Verrecchia, che ci ha lasciati proprio in questi giorni, ed è stato commemorato il 9 maggio, giornata dell’ Europa, da Bruno Quaranta ), a noi pare che effettivamente quella scena sottolinei icasticamente lo scacco del filosofo che aveva definito, proprio in quei giorni, “la compassione” come “il più grande pericolo per l’Uomo Superiore”. 

Infatti, la sua grandiosa ricostruzione della storia della cultura (non solo europea, ché, infatti, partiva dai “Sanniasin”, da Jinna e Buddha) era tutta incentrata sull’improvvisa “crepa” che, nell’epoca più antica, si apre nell’“anima aristocratica” per effetto della “compassione”, così iniziando una strada che, lentissimamente ma inesorabilmente, avrebbe portato alla “décadence”, all’estinzione dello spirito vitale.

E, tuttavia, proprio perché quella faglia era per lui simbolizzata (ancora shopenhauerianamente) dall’improvviso empito del Buddha, di compassione per il mondo,empito contro cui l’umanità avrebbe dovuto resistere per non essere a sua volta travolta, è significativo il fatto che Nietzsche, per primo,. ne sia stato travolto, perdendo, per ciò stesso, il senno.

Non è certo questa la sede per indagare quello che è stato opportunamente definito come “il mistero di Nietzsche a Torino”. Tuttavia, rileviamo ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, quanto il mito di Nietzsche a Torino sia sentito un po’ dovunque (soprattutto in Europa), e di quanto esso continui ad essere culturalmente produttivo, in quanto suscitatore di sempre nuovi stimoli per nuova creatività.

Quello che invece è singolare che oggi tutti si “arrampichino sui vetri” per cercare di rendere Torino più creativa, e poi, quando qualcuno, come per esempio nel nostro caso, in un altro Paese, senza alcuno stimolo da parte nostra, non solo si ricorda di questo mito letterario particolarmente "torinese", ma, addirittura, grazie ad esso vince addirittura un festival internazionale del cinema, nessuno si ricorda neppure di dircelo. Questo vuol dire partire con il piede sbagliato –vale a dire selezionare arbitrariamente taluni “filoni” della nostra tradizione culturale, ignorandone altri-.

La cosa più grave è che ciò significa, innanzitutto, misconoscere le profonde (e, talvolta, misteriose) corrispondenze che vi sono fra i più diversi filoni della cultura europea che passano per Torino, come per esempio il darwinismo di Lombroso e il Superuomo nietzscheano, fra Nietzsche e la “pittura metafisica” di De Chirico; fra il nietzscheanesimo e la concezione volontaristica e culturalistica del marxismo, propria di Gramsci, fra il “modernismo” e l’”occidentalismo” gramsciani e il taylorismo e fordismo del Senatore Agnelli; fra il precoce progetto europeistico di quest’ultimo e di Cabiati e l’europeismo sui generis degli intellettuali torinesi,- per esempio quello, a nostro avviso colpevolmente misconosciuto, da un lato del comandante ed eroe partigiano Duccio Galimberti, e, dall’ altro, dello storico valdostano, anch’egli comandante partigiano,  e co-autore della Carta di Chivasso, Federico Chabod; come per esempio le considerazioni sugli esiti paradossali e distruttivi a cui la  sintesi finale di tutte queste tendenze avrebbe portato, secondo le profezie di Del Noce, alla liquidazione della politica dinanzi alle pretese “dei mercati”.

Venendo, comunque, al film, esso è caratterizzato certo da quell’eccesso di intellettualismo e di perfezione formale che ha sempre contraddistinto la filmografia est-europea e nordica, cosa che, al tempo del Socialismo Reale, veniva contraddistinta, in Polonia, con l’espressione “Czeski Film” (“un fil cecoslovacco”). In effetti, nel film (in bianco e nero) non succede nulla tranne la morte di un cavallo. Il cocchiere e la figlia, che vivono in una dača isolata, in un paesaggio che ricorda certo più la Puszta che non le colline torinesi, reagiscono con un tono di freddo sconforto.
Quindi, come, e ancor peggio che, in certi film di Bergman o in “L’anno scorso a Marienbad”, non succede proprio nulla; solo grigie immagini di un grigio paesaggio, con grigi personaggi.

È già stata richiamata, a proposito di “A Torinoi Ló”, l’estetica di Lars Von Trier (che ce n’ha fornito recentemente uno splendido esempio con “Melancholia”, vincitore, anch’esso, alle Berlinali). Indubbiamente, vi è, in Tarr, tutto il pessimismo dell’Europa Centrale e Orientale (oltre che del Nord scandinavo), che, da sempre, non ha considerato la cultura come un ornamento mondano, bensì come una drammatica questione esistenziale: in questo caso, un’esasperata meditazione sul male e sulla morte.

Invece di agitarci per fenomeni folcloristici come la nuova Costituzione ungherese, perché non ci impegniamo maggiormente a conoscere la cultura dell’Europa Centrale e Orientale e a dialogare con essa?

PRIMO EVENTO CONGIUNTO SULL’EUROREGIONE FRA ALPINA E LE AUTORITA’


Si è svolto venerdì 11, al Salone del Libro, la presentazione del “Progetto Integrato Euroregione”, consistente nel libro, in via di edizione da parte della Casa Editrice Alpina con il sostegno della Regione Piemonte, “Attorno alle Alpi Occidentali”, e in altre iniziative per la diffusione della conoscenza dell’Euroregione Alpi-Mediterraneo.

 Il clamore delle polemiche intorno alla TAV da Torino a Lione dovrebbe già  bastare a farci comprendere che l’idea di un’Euroregione (cioè di un raggruppamento transfrontaliero di regioni fra l’Italia e la Francia) non è un’inutile fantasia burocratica, bensì corrisponde a reali esigenze del nostro territorio.

A nostro avviso,infatti,  proprio vicende come quella della TAV dimostrano che un dibattito senz’altro necessario in un sistema democratico, come quello circa l’opportunità o meno del nuovo supertreno, rischia di rimanere “sospeso a mezz’aria” se non viene calato nelle realtà concrete delle popolazioni interessate.

Gli avversari della TAV fanno valere, in sostanza, che il loro territorio offrirebbe un’esemplificazione concreta di come la crisi dell’economia globalizzata possa essere superata, in contesti circoscritti (come, per esempio, la Valle di Susa), da un’economia frugale e di prossimità, non già da un eccesso di tecnologia e di investimenti volto a favorire una mobilità priva di una seria giustificazione economica. E, tuttavia, paradossalmente, questo richiamo alla capacità di autogestione a livello locale delle comunità alpine rischia di essere irrealistica e autoreferenziale se essa ignora che quella società alpina che i contestatori invocano è, prima di tutto, una comunità transfrontaliera, e che soltanto il miglioramento delle comunicazioni attraverso le Alpi potrà renderla gestibile dal punto di vista politico ed economico.

Ma anche i difensori della TAV corrono il rischio di prestare il fianco a facili critiche dei loro detrattori, quando non sanno spiegare perché il risparmio di un’ora nella percorrenza fra Torino e la Francia dovrebbe giustificare gli ingenti investimenti e rischi ecologici di quella grande opera. Anche qui, si trascura di prendere in considerazione quanto possa essere necessario, proprio nei momenti di crisi e di conversione delle nostre economie, potenziare l’interscambio fra regioni così vicine e complementari come il Rhône-Alpes e il Piemonte. Ma, soprattutto, che la possibilità di spostarsi rapidissimamente fra Torino, Susa, Chambéry e Lyon renderà possibile la ricostituzione di un senso di comunanza culturale all’interno delle Alpi Occidentali, così rendendo possibile il formarsi di un soggetto politico euroregionale, capace di dialogare autorevolmente con Roma, con Parigi e con Bruxelles.

L’assenza, fino ad ora, di una sufficiente riflessione nei circuiti ufficiali, e di un’adeguata informativa attraverso i media, potrà dunque essere superata grazie all’impegno della società civile, e, in particolare, della Casa Editrice Alpina e del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale Europea 2019.

Tra l’altro, il discorso sull’Euroregione si incastra perfettamente nella campagna che il Comitato sta conducendo per la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura per il 2019.Come dimostrano varie altre esperienze, come, per esempio, quelle di Lille, Lussemburgo e Maastricht, le città candidate al prestigioso titolo, che sono localizzate in prossimità delle frontiere interne dell’Unione Europea, hanno tutto l’interesse a collaborare, nella presentazione ed elaborazione della candidatura, con le regioni confinanti. 

Questa collaborazione accresce, infatti, il carattere europeo del progetto, così pure anche come la distintività dei contenuti della candidatura. A nostro avviso, proprio vicende come quella della TAV dimostrano che un dibattito senz’altro necessario in un sistema democratico come quello circa l’opportunità o meno del nuovo supertreno rischia di rimanere sospeso a mezz’aria se non viene calato nelle realtà concrete delle popolazioni interessate.

Fino a poco tempo fa, gli abitanti del Nord-Ovest d’Italia erano convinti di essere cittadini, oltre che dell’Europa e dell’Italia, forse solo della Padania.Ora non è più così, e, ciò, non solamente a causa dello stallo del progetto padano, bensì anche, e soprattutto, a causa dei punti a loro favore segnati dai seguaci dell’Euroregione Alpi Mediterraneo (Alpmed, o, per chi preferisce, Medalp), i quali, dopo ben trent’anni di tentativi, stanno riuscendo a portare alla ribalta il loro progetto euroregionale.

Non che l’Euroregione non esistesse già da alcuni anni, grazie agli Accordi di Bard del 2007, non che non avesse ancora ottenuto riconoscimento giuridico (che, anzi, la nostra Euroregione è stata la prima a ottenere, dall’Unione Europea e dai governi interessati, un riconoscimento giuridico ufficiale, nella forma del GECT) - e, tuttavia, fino ad ora, l’Euroregione non era mai sostanzialmente uscita dalla logica della tecnocrazia brussellese, per entrare nel dibattito vivo fra Autorità, forze politiche e cittadini-.

Infatti, come conferma il portale specialistico Medalp: “gli interventi di comunicazione verso il pubblico sulle tematiche regionali sono stati al minimo, con addirittura un moto di aggiornamento sul sito ufficiale di almeno 7 mesi”.

Per i promotori del nostro “Progetto Integrato”, la Casa Editrice Alpina e il Comitato della Società Civile per Torino Capitale Europea della Cultura, l’Euroregione come realtà culturale esiste invece già da tempo immemorabile, vale a dire da quello  dei pastori nomadi del Mont Bégo, delle 3 Provinciæ Alpinæ dell’Impero Romano, dei Regni dei Burgundi e di Arles, fino alla storia millenaria degli Stati di Savoia.

La Casa Editrice Alpina e l’Associazione Culturale Diàlexis proseguono così, sostenute dal Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019, nella loro battaglia per proporre al pubblico temi culturali e politici che, pur essendo, in linea di principio, di importanza centrale per tutti, sono stati,  in realtà, negletti, tanto dalla classe politica, quanto dall’establishment culturale.

Presenti alcuni  dei principali attori: l’Assessore alla Cultura del Comune di  Torino, Maurizio Braccialarghe, il Presidente di Unioncamere Piemonte, Paolo Bertolino; lo storico di Nizza e dei Paesi di Savoia Dominique Escribe.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “TORINO, SNODO DELLA CULTURA EUROPEA” AL CIRCOLO DEI LETTORI


Durante l'incontro del 9 maggio al Circolo dei Lettori di Torino, in occasione delle celebrazioni dell'Europa, Giovanni Maria Ferraris (Presidente del Consiglio Comunale di Torino) presenta libro curato da Riccardo Lala (ed. Alpina): "TORINO, SNODO DELLA CULTURA EUROPEA"

Il nucleo centrale dell’opera è costituito da un abbozzo di riflessione sul futuro della cultura nel Nord-Ovest d’Italia, articolantesi attraverso una riflessione sulla situazione di crisi endemica dell’economia e della società, sull’emergere di nuovi standards di competitività fra territori a livello locale, ma anche mondiale, e, infine, sulla mappatura dei vari aspetti delle attività culturali.
Ne emerge la necessità, per il territorio del Nordovest, di abbandonare un certo atteggiamento “di basso profilo”, in fondo fatalistico, per avviare, invece,  un processo volontaristico, avente, come capisaldi, la valorizzazione delle tradizioni culturali, l’internazionalizzazione, l’inserimento in Europa, una visione olistica del Territorio (che comprenda l’Euroregione Alpi Mediterraneo) e della cultura (che dovrà comprendere anche la formazione, la ricerca scientifica, le industrie culturali e creative, le professioni intellettuali, il turismo, la valorizzazione del territorio, eccetera).
Vi è, infine, una snella documentazione sui progetti già elaborati, realizzati e/o in via di realizzazione, da parte dei promotori, e sulle attività formali del Comitato.

IL 9 MAGGIO TUTTI AL CIRCOLO DEI LETTORI PER COMMEMORARE SCHUMAN

Grande vittoria del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019: centinaia di spettatori presenti per 10 ore al Circolo dei Lettori per parlare di Europa 



Grande animazione, per tutta la giornata, al “Circolo del Lettori”, per un’iniziativa inconsueta, alla quale la Città ha reagito con grande disponibilità. La Giornata dell’Europa (9 maggio), per tanti anni confinata a stanche manifestazioni ufficiali destinate a un ristretto numero di addetti ai lavori, e/o a pubblici di politici, di pubblici dipendenti e/o studenti, si è finalmente aperta alla più vasta platea degli intellettuali, della società civile, delle imprese, dell’associazionismo, delle infinite ramificazioni internazionali della nostra città.

Tra i numerosi interventi citiamo, in ordine cronologico: Veronique Vouland Aneini (Console generale di Francia a Torino e Genova), Giampiero Leo (Consiglio Regionale del Piemonte), Maurizio Braccialarghe (Assessore alla Cultura del Comune di Torino), Franco Cardini (Università di Firenze), Ugo Perone (Assessore alla Cultura della Provincia di Torino), Giovanni Maria Ferraris (Presidente del Consiglio comunale della città di Torino), Alfonso Sabatino (AICCRE Piemonte), Sergio Foà (Università di Torino), Mercedes Bresso (Consigliere Regione Piemonte e Presidente del Comitato delle Regioni dell'Unione Europea), Mauro Carmagnola (Presidente dell’Ass. Cult. “Il Laboratorio”), Muro Margrita (Ass. “Puzzle Riflessi Liquidi”), Vanessa Carioggia (Galleria Sant’Agostino), Chen Ming (Presidente dell’Ass. “Nuova Generazione Italo-Cinese), “i Rabdomanti” di Milano, Petre Cristea (Ass. Cult. Rumena “Flacara”), Dominique Escribe (Storico di Nizza e dei paesi della Savoia), Giuseppe Uzzo (Compagnie de Savoie), Donato Ladik (Premio Pertinace) presenta Marco Casazza (Università di Torino), Bruno Quaranta (Giornalista de “La Stampa”), Antonio Accettura (testimonianza del Gruppo Toirinese Avio), Guido Jacobacci (Presidente di Jacobacci & Partners), Francesca Bisaro (Ass. Italiana Giuristi d’Impresa), Riccardo Lala (organizzatore dell'evento e CEO di Alpina s.r.l.)

domenica 27 maggio 2012

COME RISOLVERE LA CRISI EUROPEA?


Intended Merkels Proposals will Cause Disconcert
Les propositions en préparation par Merkel causeront des troubles.
Merkels mutmaessige Vorschlaege werden Erschuetterung verursachen.

 Non essendo un economista, non ho espresso fino ad ora il mio punto di vista sulle modalità per risolvere quella crisi economica europea, che le autorità europee e nazionali non avevano previsto, e che continuano a non riuscire a risolvere nonostante le continue riunioni e le infinite ricette.
A noi sembra pazzesco che l’Europa possa accontentarsi di un lento e progressivo (e, per altro, aleatorio quant’altri mai) miglioramento, quando, essendo essa il blocco economico più forte del mondo, avrebbe tutti gli strumenti per risolvere i propri problemi economici al meglio e rapidamente, superando addirittura gli altri blocchi.
Perché, ricordiamolo ancora una volta, il PIL complessivo dell’UE (senza contare altri Paesi europei come i Balcani Occidentali, la Turchia, il Mercato Comune Eurasiatico, la Svizzera e la Norvegia), supera quelli degli USA e della Cina. E, se vi si aggiungessimo anche quelli dei 5 blocchi economici sopra indicati (con i loro rapporti con il Medio Oriente, il loro petrolio, gas, gasdotti, banche svizzere, eccetera), lo supererebbero, ma di gran lunga.
In secondo luogo, come non mancano di far rilevare i cittadini dei BRICS, criticando le politiche filo-europee dei loro Governi, gli abitanti dell’Unione Europea hanno un tenore di vita ben superiore al loro, sicché basterebbe che gli Europei sfruttassero meglio ciò che hanno, e potrebbero vivere  da signori.
Invece, gli Europei vogliono a tutti i costi continuare a inseguire assurdi miti ideologici, come quello del PIL (che rappresenta solo una misura degli sforzi - culturali, politici, lavorativi, di consumo di materie prime, di perdite di tempo -) e non di risultati (in termini di armonia, di moralità, di gratificazione, di sicurezza, eccetera); oppure quello dell’apertura a tutti i costi agli scambi internazionali (che significa solo importare in Europa modelli culturali in conflitto con i nostri, modelli economici di instabilità, crisi endemiche, eccetera).
Quindi, nella sostanza, basterebbe che l’Europa cercasse, come abbiamo già detto, di porre , con una severa  regolamentazione e con un’agenzia di rating europea, seri freni all’eccessiva volatilità dei mercati, e imitasse maggiormente la Germania e la sua società fondata sulla stabilità.
Per fare ciò occorrerebbe, ovviamente, una profonda trasformazione, prima culturale, e, poi, politica - che, a nostro avviso, dovrebbe partire da un ricambio della classe dirigente, fondata su una cultura che permettesse a tutti (ma in primo luogo alle classi dirigenti stesse), di capire finalmente come funziona veramente l’Europa (con le reali strutture delle sue società, con i suoi reali rapporti con il resto del mondo), e non secondo le favole ideologiche della globalizzazione, della liberalizzazione, dei “mercati”,né quelle opposte del “capitalismo”.
Questo ricambio della cultura della classe dirigente potrebbe essere ottenuto, a nostro avviso, solamente inserendo, nella prevista revisione dei Trattati, un ruolo centrale delle politiche culturali europee, fondate su semplici pilastri come un’Accademia Superiore dell’Europa, l’armonizzazione dei curricula scolastici e la creazione di media pubblici europei.
In secondo luogo, si dovrebbero armonizzare le politiche sociali intese, non già come un buonistico sussidio ai più svantaggiati perché possano partecipare anche loro ai consumi di massa, bensì come la diffusione a tutti i livelli di meccanismi reali di partecipazione della base, come accade già oggi al massimo livello in Germania e in Olanda (ed anche, seppure in misura minore, in Francia, Austria, Svezia e Norvegia).
Infine, occorrerebbe riorientare i modelli di consumo degli Europei, privilegiando il legame con il territorio, una concezione attiva e creativa della cultura, una grande mobilità culturale intraeuropea e forti legami culturali con le grandi aree culturali del mondo.
Un siffatto orientamento farebbe sì che l’ossessione per i “mercati” e per il “PIL” potrebbe venire frenata, in quanto gli Europei (Stati e cittadini) investirebbero più in beni stabili come cultura, natura, territorio, case, monumenti, scienza, tecnologia, difesa, anziché in beni effimeri come vacanze, divertimento, gadgets tecnologici, abbigliamento, arredamento.
Ciò non significa, a nostro avviso, che il reddito medio pro-capite non crescerebbe (anche se moderatamente, ma stabilmente); solo , intanto, che non verrebbe più misurato con il PIL pro-capite, che comprende soprattutto, come noto, gli sperperi della politica, l’inquinamento, la droga, la delinquenza, le guerre, eccetera, bensì con qualche altro misuratore che tenga conto di valori come l’indipendenza nazionale, la conservazione delle risorse, l’incremento del valore delle città di cultura, la sicurezza, l’accrescimento della cultura e delle competenze professionali, eccetera.
Tutto ciò è a portata di mano, purché gli Europei rivisitino il quadro  del mondo in cui vivono, che essi hanno acquisito ultimamente a causa delle ideologie superficiali e inefficaci dei loro establishment, si mettano a studiare e a dibattere in modo autonomo, e incomincino a creare autonomamente reti intraeuropee di cittadini impegnati, capaci e disponibili ad esercitare una forte pressione sull’establishment affinché metta in opera un programma come sopra, “incominciando dalla cultura”.
Facciamo anche notare che questo desiderio di rinnovamento comincia a serpeggiare anche fra i rappresentanti dell’ “establishment”. Esempio tipico le posizioni che il Governo Merkel starebbe preparando secondo lo “Spiegel”, le quali opporrebbero, alle retoriche richieste di “investimenti per la crescita” (che non significano di per sé nulla se non si hanno in vista obiettivi concreti dell' economia reale), misure molto concrete come l’eliminazione delle spese per l'Afganistan, l’introduzione in tutta Europa di una legislazione sociale di tipo tedesco (fondata sulla cogestione e sull’ apprendistato), e il ritorno alla vecchia impostazione degli “Obiettivi 1 e 2”, con notevoli agevolazioni fiscali per i Paesi del Sud Europa, che sono,poi, i “Nuovi Poveri”:
L’eventuale adozione (certo, politicamente molto difficile) di queste  provocatorie  proposte costituirebbe un duro colpo per i  miti della “crescita per la crescita”, della “flessibilità verso il basso” e della solidarietà europea intesa solo come finanziamento degli sprechi per mantenere in piedi una società consumistica.

I MARXISTI NON SONO IN SUDAMERICA; SONO IN OCCIDENTE




Benedict XVI Challenges to  a Reflexion on Overcoming Marxism.
Bénoit XVI lance une provocation sur le dépassement du Marxisme.
Benedikt XVII fordert heraus zur Überwinndung des Marxismus.

Avendo sostenuto fin dal 1961, anno della “crisi dei missili” con Cuba, che il Marxismo non fornisce una chiave adeguata per l’interpretazione e la soluzione dei problemi del mondo contemporaneo, non possiamo certo essere sospettati di una sorta di “Ostalgie”.
Quindi, innanzitutto, condividiamo, dal punto di vista formale, l’invito di Benedetto XVI a prendere atto di quella che, a nostro avviso, è sempre stata una circostanza pacifica.
E, tuttavia, il modo stesso in cui la frase è stata formulata è, a nostro avviso, ambigua, e rivelatrice di una ben più ampia ambiguità del discorso della Chiesa.
L’affermare che il marxismo non è più in grado di cogliere la realtà contemporanea, significa che esso, in un qualche tempo precedente, lo era stato. Il che, per un cristiano convinto, non è molto convincente. Anche perché, secondo l’insegnamento della Chiesa, ribadito ancora recentemente, la verità non dovrebbe mutare nel tempo.Sicché non si vede come, se, per esempio, Benedetto XVI considera non convincente la Teologia della Liberazione, possa ammettere che, prima, essa, convincente, lo era.
Soprattutto ci pare poco appropriato esprimere quest’affermazione nel corso di un viaggio verso il Centroamerica. Infatti, è proprio in quest’area che il Marxismo, per un certo periodo, era stato considerato come un valido strumento interpretativo della realtà, ma, oramai, da molti anni non lo è più.
I vari regimi di sinistra centroamericani non sono più marxisti, anzi, sono, o nazionalisti, o, ancor più spesso, neo-pagani. Un esempio eclatante: l’art. 71 della Costituzione dell’Ecuador del 28 settembre 2008 afferma che “la natura, o Pachamama, dove la vita si realizza e si riproduce, ha diritto al rispetto della sua esistenza, così come al mantenimento e alla rigenerazione dei suoi cicli vitali, delle sue strutture, delle sue funzioni e dei suoi processi evolutivi”.Orbene, Pachamama è la prima delle divinità femminili del Pantheon incaico, una dea a cui il Presidente boliviano Morales ha giurato fedeltà al momento del proprio insediamento.
Quindi, i Centroamericani sono ben più avanzati degli Occidentali sulla strada del superamento del marxismo, anche se in una direzione che certamente non può piacere a Benedetto XVI (anche se piaceva, invece, forse, molto a Giovanni Paolo II). Sono invece agli Occidentali che il Papa dovrebbe ammonire circa l’inadeguatezza del marxismo per capire i problemi del mondo. Sono infatti  proprio gli Occidentali quelli che sono fermi alle idee di Marx, come, per esempio, quella della storia come “inveramento”, nel Progresso, della tradizione giudaico-cristiana, quella del primato dell’economia, quella del determinismo nella descrizione delle varie fasi della “modernizzazione”, quella del carattere salvifico del capitalismo mondiale e della globalizzazione (quale descritti nel Manifesto del Partito Comunista).
Si noti, per esempio, che, da quando è caduto il muro di Berlino, l’establishment occidentale, che, prima, si definiva patriottico o democratico, liberale o socialdemocratico, ora si autodefinisce “capitalista”, abusando così anch'esso di questa impropria espressione di Marx.
I veri marxisti sono, oggi, proprio gli Occidentali, i quali si comportano, infatti, esattamente come una volta si comportavano gli stalinisti  ai tempi del Socialismo Reale. Gli Occidentali di oggi sono retti da una ristrettissima cerchia teocratica, che crede fanaticamente che la scienza, la tecnica, il mercato e l’eguaglianza possano salvare l’umanità dalla finitezza della propria condizione. Sono governati da un “paese-guida” che ha truppe in tutto il mondo e che quando, in qualche paese, si afferma un sistema radicalmente estraneo alla sua visione del mondo, lo reprime con la forza, secondo i ben noti copioni di Berlino, Budapest, Praga, dell' Afganistan.
Hanno una “linea di partito” inderogabile (il “pensiero unico”), e tutti coloro i quali non vi si attengono vengono esclusi dal dibattito pubblico.
Hanno un approccio dirigistico alla vita economica e sociale, dove le grandi decisioni vengono prese a livello centrale, quelle amministrative  sono di fatto delegate al mondo finanziario globale,  mentre la gestione del day-by-day (livello delle tasse, spartizione delle tangenti) viene lasciata a ristrette élites locali strettamente controllate dal centro.
La propaganda del “pensiero unico” è martellante (com’era nei Paesi del Pensiero Reale). Le masse non vengono più radunate fisicamente perché, a questa finzione di “democrazia reale” bastano i talk-show e Internet.
E, si noti bene, nessuno è estraneo a questo regime, così come i vari Alleanza Socialista jugoslava, “Pax” polacca, partiti, “Nazionaldemocratico”, “Liberaldemocratico”, “Democristiano” e “Socialdemocratico” della DDR non erano certo estranei alla dittatura del socialismo reale.
Basti pensare che Angela Merkel aveva iniziato la propria carriera politica   come dirigente, nella DDR, del Front der Jugend, organizzazione giovanile unitaria dei partiti della coalizione filosovietica, ed era entrata nel mondo democristiano attraverso la collaborazione con De Maizière, che per decenni aveva diretto la CDU "dell' Est", cioè membra del governo di coalizione con la SED (Partito Comunista della Germania Orientale).
Ma, visto che stiamo parlando della Chiesa, è la Chiesa stessa capace di uscire dai condizionamenti storicistici, materialistici, individualistici, della Modernità, per guidare la transizione verso la Tarda Modernità?



mercoledì 2 maggio 2012

Alpina e Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019

GIORNATA DELL’ EUROPA 2012

Rilanciamo l’ Italia e l’Europa con la cultura

MERCOLEDI’ 9 MAGGIO

CIRCOLO DEI LETTORI

VIA BOGINO n.9,

Torino

Ore 9,25 -12,30; 14,00-18,30

sito http://www.torino2019.eu; AICCRE; Associazione Culturale Diàlexis; Centro Studi Gobetti; Gioventù Federalista Europea; Alpina Srl; Movimento Federalista Europeo; Poesia Attiva; Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali; Premio Pertinace; Centro Einstein di Studi Internazionali; Edizioni Genesi; Movimento Cristiano Lavoratori; Terrainvague – Culture du Monde en Français -; Il Laboratorio Associazione Culturale; Centro Culturale Italo-Arabo Dar al-Hikma; La Terza Isola Associazione Culturale; IPALMO Nord-Ovest; Associazione Laica di Etica Sanitaria; Istituto “Paralleli”; associazioni culturali Immagine per il Piemonte, Art&lirica, IPSEG, Flacara, Puzzle-Richiami Fluidi, Concretezza Sociale, Valle Sacra e Tesoriera.


Nel contesto della crisi economica mondiale, due parole-chiave stanno emergendo con sempre maggiore insistenza: “Cultura” e “Europa”.
Con la cultura, si tenta, giustamente, di ovviare, almeno, agli effetti più macroscopici della crisi: l’incapacità della politica di gestire i processi economici; la perdita di posti di lavoro qualificati, ecc…L’Europa  viene percepita, a sua volta, impropriamente, a nostro avviso, come quella divinità crudele e imperscrutabile a cui occorre continuamente sacrificare benessere e tradizioni, pur di essere aiutati a sopravvivere in un mondo sempre più difficile.
E’ raro che i due concetti di cui sopra vengano posti in relazione fra di loro, immaginandosi, per esempio -come, invece, secondo noi, è semplicemente ragionevole pensare- , che la cultura ci aiuti a comprendere l’ Europa, e che l’ Europa ci permetta, a sua volta,  di salvare, rafforzare e diffondere le nostre culture.
Il 9 Maggio, tutte le grandi città d’Europa, specie quelle di cultura, colgono l’ occasione della ricorrenza della Festa dell’ Europa per compiere un siffatto esercizio di riflessione. Dopo i tanti convegni dedicati a “Salvare la cultura in Italia” e a  “Salvare la cultura nella città”,  l’idea distintiva di questo nostro convegno sarà quella di dedicare una giornata di confronto e riflessione ad esplorare  in che misura, nel progettare il rinnovamento della cultura come forma di rilancio dell’economia e della società, tutti i piani dell’ attività culturale siano, fra loro, interconnessi. Una cultura europea non potrà sopravvivere  qualora non sappia conquistarsi un ruolo  nell’ ambito di quella mondiale; a sua volta, la cultura italiana potrà  essere sviluppata e promossa efficacemente solo in stretto coordinamento con l’ Europa; infine, i singoli territori italiani, come per esempio Torino e il Nord Ovest, potranno fare, della cultura, uno strumento di promozione delle loro società solamente nella misura in cui essi sappiano inventarsi un loro modo specifico di raccontare le culture europea e italiana.
La giornata si colloca a ridosso della riunione del Consiglio del Ministri dell’ Unione Europea del 10 Maggio, dedicato all’istruzione, alla cultura, al turismo e allo sport, e ha, pertanto, l’ambizione di fare pervenire un messaggio forte della società civile ai vertici dell’ Unione Europea.
La giornata di lavoro è stata concepita per permettere il manifestarsi a tutte le voci che abbiano comunque qualcosa da dire, in modo tale da toccare, progressivamente, tutti i livelli dell’attività culturale- partendo dai più generali fino a giungere alle problematiche specifiche della nostra città e del nostro territorio, quali, in primo luogo, quella della candidatura della città a Capitale Europea della Cultura per il 2019-.
Con l’occasione, si  parlerà anche dei due libri che la Casa Editrice Alpina ha dedicato alla cultura a Torino, e, in particolare, del più recente di questi: Torino, snodo della cultura europea.
Crediamo che questo costituisca il migliore contributo che possiamo dare al rilancio della cultura nel nostro territorio, e anche il miglior modo per celebrare, come cittadini,  la Giornata dell’ Europa.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

9,25 Registrazione dei partecipanti e saluto di Antonella Parigi a nome del Circolo dei Lettori, di Vito Bonsignore a nome del Parlamento Europeo, di Mircea Grosaru a nome del Parlamento della Repubblica di Romania e dell’ Associazione Roasit, e di Giampiero Leo, a nome del Consiglio Regionale del Piemonte.
9,50 Filmato di presentazione della Giornata e del comitato promotore

MATTINATA: CULTURA, EUROPA E MONDO

10,30 Tavola rotonda: Che cosa possono fare le politiche culturali italiana ed europea in un contesto mondiale?
Introduce:Franco Cardini, dell’ Università di Firenze
Ne discutono:
Ugo Perone, Assessore alla Cultura della Provincia di Torino
Walter Vergnano, Sovraintendente al Teatro Regio di Torino
Modera: Riccardo Lala, editore e scrittore
Ore 11,30 Domande e Dibattito
12,00 Giovanni Maria Ferraris ,Presidente del Consiglio Comunale della Città di Torino, presenta il libro “Torino, snodo della cultura europea”, delle Associazioni del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019 (Casa Editrice Alpina)

POMERIGGIO:LE CULTURE DEL NORD-OVEST IN EUROPA

Ore 14,00 Inizio dei lavori. Relazione introduttiva e coordinamento di Mercedes Bresso, Presidente del Comitato delle Regioni dell’ unione Europea
Come favorire un rapporto vivo e autentico fra cultura locale ed europea, fra istituzioni e cittadini?
Ore 14, 15 Discussione del manifesto: La cultura per rilanciare l’Italia e l’ Europa
Introduce: Franco Cardini.
Ne discutono:
Luca Cassiani, Presidente della Commissione Cultura del Comune di Torino
Riccardo Lala, per il Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019
Alfonso Sabatino, Segretario dell’ Associazione Italiana delle Regioni d’ Europa (AICCRE)
Bruno Labate, Presidente dell’ Associazione Poesia Attiva
Mauro Carmagnola, Presidente dell’ Associazione Culturale Il Laboratorio
Marco Margrita, dell’ Associazione Puzzle
Ore 15,00 Domande e dibattito

I progetti delle Associazioni, Istituzioni, industrie culturali del Territorio

Vanessa Carioggia, della Galleria San Federico, presenta la nuova rete televisiva culturale del Nord Ovest CanalArte
Chen Ming, Presidente dell’ Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese  presenta la mostra fotografica”Sotto lo Stesso Cielo”
Performance di musica cinese
Donato Ladik, del Premio Pertinace, presenta il libro “Energie da vendere: Appunti su tecnosfera, metabolismo urbano, crescita economica”, di Marco Casazza, Edizioni Cartman
Vincenzo Fiorito, dell’ Associazione La Tesoriera, presenta il videoclip “Divagare Pensando”
Petre Cristea, dell’Associazione Culturale rumena Flacara presenta La Romania ospite del Salone del Libro
Asociaţia Italienilor din România (Associazione degli Italiani di Romania) – RO-AS.IT, Presentazione del trailer del film “Dromul Italienilor” (“La Strada degli Italiani”)
Gruppo artistico ”I Rabdomanti” di Milano: performance di poesia di Maria Cascone, dall’ opera “Lemanialtrove” di Antonio Carafa
L’Euroregione Alpi-Mediterraneo: cultura, paesaggio, identità
Ore 15,40 Dominique Escribe, storico,conservatore aggiunto del Musée d’Art et Histoire de Nice (Masséna) presenta il Projet Intégré Eurorégion dell’Associazione Diàlexis
Ore 15,50 Marcello Croce, docente e scrittore: le culture del Nord Ovest e delle Alpi Occidentali
Ore 16,00 Roberta Ottaviani, di Poesia Attiva:Recital di poesia celtica
Ore 16,10  Bruno Quaranta ,giornalista: Presentazione del libro “Diario del Gran Paradiso”, di Anacleto Verrecchia, Edizioni Fogola

La cultura d’impresa per rilanciare il territorio

Ore 16,40 Antonio Accettura, Testimonianza del Gruppo torinese Avio sull’esperienza del nuovo lanciatore italiano ed europeo Vega , esempio di sinergie Torino-Italia-Europa  e pubblico-privato-Università.
Ore 17,10 Tavola rotonda: Come Sfruttare la cultura d’impresa per la crescita del territorio?
Ne discutono con:
Vittorio Marchis,docente di storia della tecnica del Politecnico di Torino
Francesca Bisaro, dell’ Associazione Italiana Giuristi d’Impresa, legale   di  Asja Ambiente Italia SpA
Guido Jacobacci, Presidente di Jacobacci & Partners
18,00 Domande e dibattito
Ore 18,30 Chiusura dei lavori


Alpina Srl
Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019

MANIFESTO
“LA CULTURA PER RILANCIARE L’ITALIA E L’EUROPA”

In connessione con la crisi economica mondiale, e soprattutto in relazione all’urgenza di non limitarsi a perseguire le attuali politiche meramente recessive, si sta sviluppando un movimento d’opinione volto a persuadere le Autorità a svolgere un’azione più incisiva per rilanciare non solamente l’economia, ma anche  le attività culturali che dello sviluppo economico sono il necessario presupposto  (come, per esempio, la Costituente della Cultura, promossa da Il Sole 24 Ore, o il manifesto We Are Europe, promosso da Ulrich Beck e Daniel Cohn Bendit).

Nell’attuale società post-industriale, LE ATTIVITA’ CULTURALI IN SENSO LATO - includenti, tra l’altro, la politica, le alte tecnologie, l’insegnamento, il management, i media, le professioni, l’ICT, il turismo, le professioni creative, la promozione del territorio, eccetera-corrispondono, oramai, a UNA GRAN  PARTE DELLA POPOLAZIONE E DEL PIL.

Domani, 10 maggio, i Ministri dell’ Unione Europea della Cultura, della  Pubblica Istruzione e del Turismo saranno riuniti a Bruxelles per importanti decisioni concernenti le future politiche comuni;

Affinché la cultura possa veramente servire  per rilanciare la società, occorrerebbe, a monte,UNA RIDEFINIZIONE DELLE CULTURE, DEGLI OBIETTIVI E DELLE MISSIONI, AI LIVELLI EUROPEO, NAZIONALE E LOCALE, DELLE ISTITUZIONI E DELLE POLITICHE, EVITANDO GLI ATTUALI MALINTESI E DUPLICAZIONI, E, IN PARTICOLARE:

-IL RUOLO DELLA CULTURA EUROPEA, quale parte della, ma anche in quanto distinta dalla, cultura mondiale, andrebbe rivisto, tenendo conto delle legittime ambizioni, ma anche delle effettive debolezze, dell’Europa (scoordinamento delle politiche culturali e tecnologiche nazionali ed europee, carenze nei settori delle altissime tecnologie e della cultura “mainstream”), fissando, alle prime, degli obiettivi precisi (recupero di attrattività a livello mondiale, maggior equilibrio nella bilancia commerciale delle produzioni di alta tecnologia e delle industrie culturali);

-IL SISTEMA SOVRANNAZIONALE EUROPEO nel suo complesso (UE, BCE, FEI, BERS, UEO, Consiglio d’ Europa, ESA, CERN, Università Europee, Istituto per la Formazione in Est Europa) dovrebbe superare i propri approcci miopemente settorialistici (Cultura, Innovazione, Fondi  Sociali e Strutturali, BEI, Istituto per la Formazione in Est Europa), in modo da far sì che l’Europa, in quanto massimo attore mondiale in campo culturale (cfr. natura e tradizioni, antichità e culture classiche, città medievali e rinascimentali, arte e letteratura moderne e contemporanee, creatività attuale, industriale e culturale) abbia finalmente un adeguato ritorno dall’adeguato sfruttamento delle proprie risorse; individuando una “governance europea della cultura, delle alte tecnologie e delle industrie creative”, che costituisca il primo tassello di un piano globale di europeizzazione del sistema socio-economico europeo (culture, aggregazioni di imprese, sistemi sociali), al di là dell’insuccesso della Strategia di Lisbona e dei limiti di Europa 2020;

-Inserendosi in tali sforzi dell’Unione Europea, L’ITALIA dovrebbe trovare il modo di valorizzare al massimo, coordinando maggiormente le attività dei Ministeri ed Enti operanti in campo culturale e scientifico (Presidenza del Consiglio,Economia, Istruzione , Beni Culturali, Esteri, Ambiente, Infrastrutture,Lavoro, Enti Locali, eccetera):

il proprio “soft power” culturale e morale, già solo quale antichissima civiltà, che costituisce per altro anche la non rinnegata “radice” dell’Europa e dell’Occidente;

la propria attrattività come luogo di residenza e di vacanze (per tutte le fasce di pubblico, ma soprattutto per quelle “alte”- da sempre fanatiche cultrici dell’ “Italian Way of Life” - cfr. Goethe, Stendhal, Wagner, Nietzsche, Gorkij, Pound-);

le proprie, neglette, competenze specifiche nell’area tecnico-scientifica (p.es.: ambiente, robotica, aerospazio, automotive). Si noti anche che, sui  recentissimi prestigiosi progetti europei che hanno visto l’Italia, e, parzialmente , il Piemonte, come protagonisti (Galileo, Vega, Lares LHC), non c’è stata, incredibilmente, alcuna seria campagna di informazione, né alcun serio dibattito pubblico, parlandosi anche qui, piuttosto, solamente di tagli ai finanziamenti;;

la propria offerta internazionale di prodotti culturali (letteratura, arte contemporanea, cinema, televisione, cultura tecnico-scientifica);

-i propri particolari legami con determinate aree extraeuropee (p.es.: Mediterraneo, America Latina,Est Europa);

-I SISTEMI LOCALI dovrebbero muoversi al meglio nel quadro sopra elencato, non solamente per sfruttare le opportunità offerte da quest’azione coordinata con una Governance degli Assessorati alla Cultura, al Turismo, all’Innovazione, al Commercio, alla Viabilità, al Territorio e all’Ambiente, ma anche per affermare una loro identità specifica, capace di orientare la riorganizzazione, al loro livello,  della cultura e della società in seguito alla crisi, evitando assurde sovrapposizioni come quelle che si stanno annunziando per i festival del cinema e i saloni del libro. Per esempio, l’”Euroregione allargata” Alpi Mediterraneo (cioè estesa anche a Sardegna e Corsica, forse Lombardia), che sarebbe  comunque la maggior destinazione culturale e turistica dell’Europa  (e, forse, del mondo intero), potrebbe conquistarsi ulteriori eccellenze nei settori degli studi europei e internazionali, delle tecnologie di punta, di nuovi modelli di sviluppo ambientale, del multiculturalismo, della riscoperta delle antiche tradizioni e del turismo intercontinentale, con particolare attenzione per i Paesi Emergenti.

Alla luce di quanto precede,

IL COMITATO DELLA SOCIETA’ CIVILE PER TORINO CAPITALE CULTURALE 2019 E LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE DEL PRESENTE MANIFESTO

INVITANO:

* I MINISTRI DELLA CULTURA, DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, dei BENI  CULTURALI,  della RICERCA SCIENTIFICA, del TURISMO E DELLO SPORT RIUNITI A BRUXELLES;

*le Istituzioni e le Associazioni Europee, nazionali e del Territorio

*tutti gli intellettuali ,associazioni e imprese culturali del Territorio,

a concepire e ideare (parallelamente alle auspicabili politiche europee e nazionali di rilancio dell’economia),  un “PIANO STRATEGICO MULTILIVELLO PER L’AREA ALLARGATA DELLA CULTURA”, che fissi,  finalmente, ai diversi livelli (europeo, nazionale, locale):

-le prorità e le competenze dei vari attori pubblici e privati;

 le varie forme giuridico-economiche entro le quali le diverse attività culturali vadano inquadrate (pubblico e privato, imprese culturali, intellettuali indipendenti, organi “trasversali” di governance, a livello europeo, nazionale e locale); regole obiettive per il finanziamento e  la promozione da parte di Enti pubblici e privati (sponsors, partners, mecenatismo); un quadro certo per questo   specifico mercato (gare, sovvenzioni, agevolazioni fiscali), e per il relativo relativo mercato del lavoro (diritto comune e regole specifiche per artisti, scrittori, ecc…), le indispensabili (ma oggi scarsissime) forme di cooperazione intraeuropea, nazionale e locale, sui mercati terzi (Istituti di Cultura Europea all’ Estero; “advocacy”; regole specifiche per i mercati culturali; ruolo delle Euroregioni), eccetera.

Quanto sopra meriterebbe di essere trattato in una serie di convegni sull’ EUROPA DEL TERZO MILLENNIO QUALE  TERRA DI CULTURA, che Torino, in quanto Snodo della Cultura Europea, si candida ad ospitare.
Torino, 9 maggio 2012
Firme .

sito http://www.torino2019.eu; AICCRE; Associazione Culturale Diàlexis; Centro Studi Gobetti; Gioventù Federalista Europea; Alpina Srl; Movimento Federalista Europeo; Poesia Attiva; Forum Italo Marocchino per le Relazioni Bilaterali; Premio Pertinace; Centro Einstein di Studi Internazionali; Edizioni Genesi; Movimento Cristiano Lavoratori; Terrainvague - Culture du Monde en Français -; Il Laboratorio Associazione Culturale; Centro Culturale Italo-Arabo Dar al-Hikma; La Terza Isola Associazione Culturale; IPALMO Nord-Ovest; Associazione Laica di Etica Sanitaria; Istituto “Paralleli”; associazioni culturali Immagine per il Piemonte, Art&lirica, IPSEG, Flacara, Puzzle-Richiami Fluidi, Concretezza Sociale, Valle Sacra e Tesoriera.
 

 

Alpina srl     

  Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019

Salone Internazionale del Libro di Torino

11 maggio 2012

 

“Ore 19:00 

Spazio autori B

Intorno alle Alpi Occidentali/Autour des Alpes Occidentales Identità dell’Euroregione Alpi-Mediterraneo


a cura di Alpina e del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019
Intervengono: Paolo Bertolino, Maurizio Braccialarghe, Luca Cassiani, Dominique Escribe, Giovanni Maria Ferraris, Riccardo Lala, Gianni Oliva, Véronique Vouland Aneini”

La crisi economica e politica che scuote l’ Europa e il mondo sta ponendo sempre più in evidenza il sovrapporsi, se non il sostituirsi, alle  identità ottocentesche – ideologiche e nazionali-, di nuove identità, trasversali e multiculturali, come, per esempio, quelle europea e regionale.
All’interno di questa tendenza, la quale spinge a valorizzare l’”Europa delle Regioni”, emerge sempre più evidente il ruolo delle “Euroregioni”, vale a dire di quelle nuove realtà associative che uniscono fra di loro gli Enti Locali situati alle frontiere degli Stati europei. Nel caso del Nord-Ovest dell’ Italia, il ruolo dell’Euroregione Alpi-Mediterraneo assume automaticamente un’ importanza centrale, in quanto questa parte dell’ Italia ha avuto, da sempre, legami strettissimi con la Francia Meridionale, la Svizzera e le isole del Mediterraneo (la Corsica “genovese”; il “Regno di Sardegna”, e, prima, “di Sicilia; le migrazioni, ecc..).”
La vicenda, tutt’ora in corso, della TAV, dimostra che la stessa dialettica fra diversi modi di “vivere” l’Euroregione è talmente sentita (anche se con modalità giustamente fra loro divergenti) dalle popolazioni, da creare un permanente focolaio di critica e di conflitto. Studiare l’ Euroregione dal punto di vista culturale è, forse, l’unico modo per  fare, degli inevitabili conflitti di un’area di frontiera come la nostra, un elemento di forza per rilanciare il nostro Territorio dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico.
L’Associazione Culturale Diàlexis, con il supporto della Regione Piemonte, dela Casa Editrice Alpina e del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019, ha lanciato un “Progetto Integrato Euroregione”, avente come obiettivo quello di fare conoscere questa realtà, attraverso tutti gli strumenti “culturali” disponibili (libri, conferenze, siti, documentari,ecc..).
L’obiettivo che stiamo perseguendo è quello di raccogliere tutte  le forze disponibili per il progetto (intellettuali, istituzioni, finanziatori, gruppi di base), disponibili a partecipare a un progetto finalizzato a fare della nostra Euroregione una realtà vivente, dai punti vista culturale, politico, economico, ma anche sociale e dei cittadini.
Punto di partenza, un’opera editoriale dedicata all’ Identità Euroregionale (“Intorno alle Alpi Occidentali”), e una pagina del sito htpp.//www.torino2019.eu, dedicata alla promozione dell’ Euroregione.
Ovviamente, l’obiettivo è quello di raccogliere, intorno al  “Progetto Integrato”, quante più adesioni possibile, in modo da generare, da un lato, una pluralità di attività culturali (p.es., documentari), e commerciali  (p.es., flussi di pubblicità), e dall’ altro,un vero e proprio movimento di opinione a favore di una più forte integrazione euroregionale.
L’incontro costituirà anche l’ occasione per presentare, al Salone del Libro, i volumi della Casa Editrice Alpina che trattano della cultura a Torino, e, i quali costituiscono, a loro volta, un necessario presupposto culturale per la costruzione di un progetto culturale dedicato all’ Euroregione.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

“TORINO, SNODO DELLA CULTURA EUROPEA”

A cura di Riccardo Lala

(Alpina, Torino, 2011)

IL 14 MAGGIO 2012, PRESSO IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO, NELLO STAND DI PIEMONTELIBRI ,

ALLE  ORE 18,00

Presenta

Gianni Oliva


Gran parlare del problema del “salvataggio della cultura”. Tutti (autorità, intellettuali, istituzioni, eccetera) si sentono oramai non solo in diritto, bensì anche in dovere, di esprimere il loro parere circa “la crisi della cultura”, e anche circa l’urgenza che “la cultura costituisca uno stimolo alla soluzione dei problemi della società”.
E, tuttavia, ben raramente qualcuno si prende la briga, così come hanno fatto la Casa Editrice Alpina e le più di 40 associazioni del Comitato della Società Civile per Torino Capitale Culturale 2019, di fotografare la triste realtà della cultura nel Nord-Ovest, in Italia e in Europa, di analizzare le possibili soluzioni, di proporre dei rimedi, di incasellare uno dopo l’altro un certo numero di progetti concreti per un preciso territorio.
Tutto ciò non già in un’ottica autoreferenziale, e/o di autocompiacimento, e, neppure, nella rarefazione di un pensiero astratto, bensì calandosi  in una serie di ben precise scadenze politico-organizzative, quali, in primo luogo, un Manifesto “La cultura per rilanciare l’Italia e l’Europa” indirizzato al Consiglio dei Ministri dell’ unione Europea per la Cultura, l’Istruzione, la Ricerca e il Turismo, quale il “Progetto Integrato Euroregione”, sostenuto dalla Regione Piemonte e, infine, la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura, relativamente alla quale il Comune di Torino dovrà esprimersi ufficialmente entro l’anno prossimo, e che le più di 40 associazioni del Comitato per Torino Capitale Culturale 2019 sostengono a spada tratta da oramai quasi due anni con una serie di manifestazioni.
Per ulteriori informazioni cfr. http://www.torino2019.eu.