domenica 23 maggio 2010

DIBATTITO SULLA CRISI DELL' EURO

Myriads of Themes Touched by Euro Crisis Stimulate all Kinds of Debates. Les milliers de sujets touchés par la crise de l' Euro soulèvent tout genre de débats. Tausende von den von der Eurokrise beruehrten Themen erwecken Alle Arte von Debatten.





Le problematiche sollevate dalla "crisi greca" sono state così vaste, da legittimare il mondo giornalistico a scatenarsi con le argomentazioni più diverse: dal perchè l'Euro provpcherà la fine dell' Europa, a come ne provocherà il rafforzamento, dall' impossibilità di superare le differenze nazionali, alla crisi del modello sociale europeo, ecc...

Ci limitiamo solo ad alcuni dei temi trattati, che maggiormente si avvicinano alle nostre problematiche.

1)Impossibilità di fare l' Europa per l' eccessiva diversità fra gli Stati membri (Edoardo Nesi, Ai miei nipoti dirò "Un sogno", Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26)

Ci sembra poco plausibile, perchè i grandi Stati continentali che dominano il presente sono tutti molto diversi fra di loro.

L' America per prima comprende territori così diversi come il Maine e l' isola di Guam, l' Alaska e Puerto Rico, la California e il Vermont, e popoli così diversi come i WASP e i nativi americani, i Latinos e gli Afro Americani.

L' India possiede l' Himalaya e la Maldive, il deserto del Rajasthan e la giungla dell' Assam, popoli sinotibetani "gialli" nell' estremo Nord, Dravidi di pelle scura nel Sud, Ariani di pelle chiara nel centro.L'India, pur esssendo fortemente induista, possiede la più vasta popolazione mussulmana del mondo.L' India ha 22 lingue ufficiali, 350 lingie nazionali e 2.500 dialetti.

Anche la Cina è una realtà composita, con una sessantina di lingue e nazionalità, di cui alcune (mongoli, Uiguri, Mancesi, Miao-Yiao), non sono neppure sino-tibetani.Vi sono rappresentati, oltre ad un gran numero di atei e di Confuciani, Taoisti, Buddisti, Cristiani e mussulmani.

Certo, ciascuno di questi Paesi è tenuto insieme da due fattori: un' identità ed uno Stato. Tutti e tre sono nati da profonde lotte per definire la propria identiità: le guerre contro l' Inghilterra e contro il Messico, la Guerra Civile Americana; la "Partition" con il Pakistan, le guerre indo-pakistane;le rivolte dei Taiping e dei Boxer, la lotta di liberazione contro il Giappone, la Guerra Civile Cinese.

Quindi, il motivo della difficoltà a fare l' Europa non è l' eccessiva diversità dei popoli, bensì la difficoltà della ricerca di un' identità comune, non imposta dai vincitori delle successive guerre civili.E, tuttavia, anche per gli altri grandi paesi continentali, le identità che, alla fine, hanno prevalso, sono identità antiche, che si sono affermate malgrado le convinzioni universalistiche e modernizzatrici dei Padri Fondatori: il Puritanesimo, la cultura sanscrita, il San Yao.

In Europa, non abbiamo ancora assistito a questa crisi del partito vincitore: il laicismo illuminista di fronte al Puritanesimo; il laicismo di tipo occidentale di fronte alla cultura tradizionale di matrice sanscrita; il maoismo di fronte al Confuciasnesimo.Se ciò avvenisse anche in Europa, ci si accorgerebbe che i conflittti di oggi (laicismo contro cattolicesimo), di ieri (liberalismo contro socialismo), dell' altro ieri (fascismo contro antifascismo), e dei secoli passati (Francia contro Germania e Inghilterra; Polonia contro Germania e Russia; rivoluzione contro reazione; cattolicesimo contro protestantesimo; cristianesimo contro Islam e contro paganesimo) non sono più determinanti.Il problema dell' Europa è come mantenere in piedi la propria cultura umanistica di fronte all' invadenza della Globalizzazione. E, per fare fronte a questo problema, l' Europa fuò fare ricorso alle risorse di una cultura millenaria, che va dal Paganesimo, al Cristianesimo, all' Ebraismo, all' Islam, all' aristocrazia, agli intellettuali indipendenti, alla borghesia illuminata, all' associazionismo.

2)La cultura come contrappeso (Charles Grant,Mi preoccupa l' isolazionismo.Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26):"La cultura è l' ultimo ambito in cui vedo ancora elementi di dinamismo e vitalità.Non credo, come sento spesso dire, che la cultura europea sia "vecchia" o troppo legata al passato.In tutti gli ambiti -dalla letteratura al cinema- ci sono delle avanguardie molto interessanti"

3)Mappatura della cultura europea (Tom McCarthy,Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26):"Quello che gli artisti possono fare è provare a intercettare la strada dove le arti si muovono.La cultura ha un andamento ciclico.Capita così che una delle sue forme si conquisti una posizione di predominanza rispetto alle altre: in Francia, per esempio, negli ultimi cinquant'anni, l' esplosione dei filosofi è andata a detrimento della letteratura.Nel Regno Unito i romanzieri e i poeti di oggi sono poco letterari, sono artisti delle arti visive. E' l' arte, non l' editoria, l'arena in cui la storia letteraria attivamente - e dcreativamente- si trasforma, si discute e progredisce."

4)Necessità di scegliere fra zona di libero scambio e vero stato federale ( Donald Sassoon, Smarrita Europa, dove vai , Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26). A noi sembra un argomento stantio: l' Europa è già ora più che un' Unione Doganale; ha notevoli politiche comuni. Certo, è meno di un vero Stato Federale.Tuttavia, a nostro avviso, non è tanto questo ciò che le manca, bensì un vero "centro propulsore", anche piccolissimo, ma fortemente autocosciente, motivato, lucido e proattivo, che studi sull' identità, formi le élite, programmi il futuro, intervenga nei meccanismi politici, lanci parole d'ordine, presidi i punti nevralgici (teologia, arti creative,scuola, finanza, alta tecnologia , politica estera e di difesa).

5)Politiche della creatività (Ross Lovegrove, Non perdere la creatività, Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26)."Inoltre l' Europa è talmente variegata al suo interno che è possibile pensare a LOndra, trovare i materiali a Milano e produrre in Polonia.Sono convinto che esistono gli estremi per creare un nuovo mercato della creatività.L' Europa non è morta, deve solo organizzarsi meglio"

6)Crisi del modello sociale europeo(Steven Erlanger, A social model, continent's pride, shows corrosion, International Herald TRibune, 22-23Maggio, pima pagina).L' errore di fondo di questo articolo, come di quasi tutti coloro che si occupano di questo tema, è quello di presentare il "sistema sociale europeo" come il prodotto di politiche "di sinistra" del 2° Dopoguerra, caratterizzate daun alto tenore di vita (rispetto agli standards degli altri Continenti).

In realtà, il "solidarismo",l'anti-competizione e l' alto tenore di vita hanno radici molto lontane.

Come noto, Aristotele esaltava l' "oikonomìa", la gestione del fondo agricolo", contro la "crematistica" ("l' arte di fare soldi"):L' "oikos" omerico era un piccolo regno solidaristico, dove padrone e sudditi si sentivano parte di uno stesso destino). I "Collegia", le "Confraternite" e le "corporazioni" coordinavano già dai tempi più antichi, su basi solidaristiche, l' operare economico dei settori produttivi.La legislazione sociale tedesca fu inventata nel 2° Reich tedesco, contro la volontà di liberali e socialisti.

L'alto tenore di vita deriva dell' enorme ricchezza ereditata dagli Europei dai loro antenati, che hanno creato una cultura unica, hanno arricchito di monumenti città e villaggi, hanno inventato artigianato e cultura pregiati, hanno creato imperi.

Questa diversa ricostruzione storica ha come conseguenza anche diverse previsioni.

Certo, anche secondo noi è possibile che le svantaggiose condizioni economiche possano indurre ad una riduzione del tenore di vita degli Europei, se essi non si organizzano adeguatamente per valorizzare al meglio la propria eredità.

E, tuttavia, non si vede come questa diminuzione del tenore di vita debba necessariamente condurre ad una riduzione dell' elemento solidaristico. Anche gli Stati del Socialismo reale, come i Paesi dell' Asse durante la II Guerra Mondiale, avevano untenore di vita più basso di quello occidentale. Però, questo non toglieva ch' essi fossere organizzati secondo principi solidaristici. Principi che derivano dalle tradizioni culturali, non già dalla contingenza economica, né dal prevalere dell' una o dell' altra formula politica.



martedì 18 maggio 2010

LA FIERA DEL LIBRO DI TORINO: UNA RIBALTA PER L' IDENTITA' EUROPEA?


Turin's Book Fair, a Success Story Needing to Find Its Meaning.Le Salon du Livre de Turin, une vedette qui doit encore trovuer sa raison d' etre. Turiner Buchmesse, eine Erfolgsgeschichte die noch ihre Raison d'Etre benoetigt.





Si è appena concluso un Salone del Libro salutato unanimemente come un grande successo. Questo, però, nell' ottica dei grandi eventi, non già in quella del significato per così dire "geopolitico", come pretenderebbe, e, a nostro avviso, giustamente, lo stesso Presidente del Salone, On.le Picchioni.

Infatti, di anno in anno assistiamo all' ingigantirsi della manifestazione, con il moltiplicarsi dei visitatori, generici e professionali, e dei dibattiti/presentazioni, ma non aumenta, a nostro avviso, il significato del Salone nell' evoluzione dell' Industria culturale.

Sono stati citati, giustamente, i saloni di Francoforte e di Londra, ai quali il nostro viene sempre più spesso accostato. Tuttavia, quei due Saloni hanno un effettivo respiro internazionale, l' uno, di carattere veramente mondiale, l'altro, dedicato essenzialmente alle produzioni di lingua inglese.

Il Salone di Torino resta il più grande salone italiano, come quelli di Parigi e di Mosca sono, rispettivamente, il più grande salone francese ed il più grande salone russo.

A Torino, la presenza degli editori esteri, incrementatasi nella parte professionale (mercato del "copyright"), è scomparsa nella parte aperta al pubblico.

Il "Paese Ospite d' Onore" ha un significato modesto, perchè la sua presenza si traduce in una serie di incontri e conferenze, mentre la produzione libraria esposta è veramente poca cosa.Ciò vale in particolare per lo stand indiano di quest' anno.

In questo, come in tutti gli altri campi, la differenza potrebbe essere data dall' Europa - parola che, come al solito, tutti si guardano dal pronunziare-.


1)Memoria e identità


Quanto sopra va inserito nel mutamento epocale in corso nel clima culturale, di cui lo stesso Salone non può non essere un riflesso.

Quando lo visitavamo per le prime volte all' inizio degli Anni '90 del XX° secolo, le tematiche preferite erano ancora di carattere prettamente "sociale", oppure di scrittura disimpegnata. Con il passare degli anni, i temi ufficiali del Salone si sono sempre più avvicinati alla cura postmoderna per le identità.

E' noto quale stretto legame vi sia fra identità e memoria. Quanto, poi, alla specifica identità europea, è chiaro il peso che in essa ha la "memoria culturale" (cfr. Jan Assmann).

Nell' edizione di quest' anno, identità e memoria sono presenti un po' dovunque.

Ci limiteremo, per altro, ad evidenziare alcuni dei temi trattati:

-modernità e antimodernità;

-identità indiana;

-identità piemontese.


2)Moderno, antimoderno, di Cesare De Michelis


Al Salone è stato presentato il nuovo libro di Cesare De Michelis , cultore della letteratura italiana del '900 e A.D. della Casa cEditrice Marsilio.

Moderno, Antimoderno si inserisce negli studi sugli "Antimoderni", che si stanno sviluppando in tutto il mondo (citiamo gli studi di Bhabha e di Compagnon).

L'approccio di De Michelis si differenzia per altro da quello di Compagnon:

-lo studio di De Michelis si riferisce alla letteratura italiana del '900, mentre quello di Compagnon esssenzialmente a quella francese dell'800 e '900;

-per Compagnon, la maggior parte degli intellettuali europei a partire dal Medioevo sono antimoderni, anche se in politica sono spesso "progressisti". Invece, a rovescio, per De Michelis, la maggior parte degli scrittori Europei del '900 (che attraversano Avanguardie, "fascismo di sinistra" e "egemonia culturale marxista"), è fanaticamente modernista, anche se proprio i suoi eccessi la portano di tanto in tanto a cogliere gli errori del modernismo;

-per Compagnon, non vi è frattura fra moderno e postmoderno, in quanto i "moderni" erano, in realtà, "antimoderni"; per De Michelis, la frattura c'è, perchè la caduta del muro di Berlino (paragonata a un vero e proprio terremoto) ha scosso le certezze progressistiche dei "Modernisti", senza che emergano nuove tendenze.Si tratta di ricostruire, ma anche qui sono possibili due scelte alternative: ricostruire una "città ideale", come dopo il terremoto di Gibellina, o ricostruire tutto come era anticamente, come dopo quello del Friuli. De Michelis esprime la sua preferenza per la seconda modalità, anche se non capiamo che cosa questo significhi. Infatti, secondo l' "Autore", prima delle Avanguardie c'erano "la pace e la democrazia", mentre, invece, la storia ci dice che c'erano le guerre coloniali e balcaniche e aspre lotte sociali, e la stessa parola "democrazia" era praticamente sconosciuta, mentre si parlava piuttosto di "monarchia" o di "liberalismo".Infine, De Michelis, con Péguy, insiste sul fatto che il problema di fondo è il crollo della società contadina. Ma allora, come si fa a ricostruire tutto come prima?

Ci compiacciamo certamente di questi studi, che si allineano sul tipo di interessi che contraddistinguono. Tuttavia, ci piacerebbe vedere più precise proposte per il futuro.

3)Identità indiana

Chi invece sembra avere le idee più chiare sono gli Indiani, arrivati a Torino in forze in quanto "ospiti d' onore".

Avevamo già incontrato gli Indiani quali ospiti d' onore a Francoforte.

Ora sembra che abbiano affinato le idee sulla loro identità, che, come afferma Kudir Kumar, è "religiosa", "gerarchica", "familista", "comunitarista", ma anche pluralistica, al punto da affermare che non si può parlare di "Identità Indiana" perchè in India c' è di tutto.

Gli intellettuali indiani presenti alla Fiera hanno affermato la loro estraneità a certi luoghi comuni della cultura postmodernistica americana, secondo cui saremmo alla "Fine della Storia", alla "Fine dell' Ideologia".

Per l' India, questa non è la "Fine della Storia", bensì "un nuovo inizio"; per quanto riguarda, poi, l' "ideologia", per gli Indiani non esiste "un' Ideologia", ma, semmai "delle ideologie".

Venendo, infine, alle problematiche più specificatamente letterarie, la delegazione indiana ha presentato notevoli novità, sulle quali, nel loro piccolo, tanto Alpina quanto Diàlexis, si erano già concentrate negli anni passati, quando avevano organizzato a Torino i convegni sulla musica e la letteratura dell' India Meridionale. A quell' epoca, non esisteva ancora un' organizzazione precipuamente dedicata alla traduzione e promozione delle opere letterarie delle 250 "lingue nazionali" dell' India.Cosa che noi avevamo lamentato al convegno del Premio Grizane Cavour del 2007 sull' India.

Oggi, l' India ha creato una specifica organizzazione a questo fine. Tale nuova attività è la logica conseguenza di una linea di pensiero che prende atto, da un lato, della specificità dell' India come nazione pluralistica, e, dall' altra, della necessità di uscire dal monopolio della letteratura indiana di lingua inglese. Tale letteratura, che, secondo un' infelice espressione di Salman Rushdie, sarebbe l' unica letteratura indiana, esprime in modo esclusivo le problematiche e la mentalità delle ristrettissime élites urbane tecniche ed economiche, ma non è in grado di rendere conto della complessità del subcontinente indiano, ed, in particolare dell' ambiente rurale, ancora maggioritario.

Per la prima volta, abbiamo assistito alla traduzione dall' Italiano all' Hindi, e viceversa, con esclusione dell' Inglese, ed abbiamo sentito proporre, da una casa editrice italiana, lo studio, presso le università italiane, di lingue nazionali indiane diverse dall' Hindi.

4)Identità Piemontese

L'emergere della tematica regionalistica aveva fatto sì, già a partire dagli ultimi anni, che le Istituzioni dedicassero uno spazio vieppiù crecente alle questioni, da un lato, delle identità regionali, e, dall' altra, delle minoranze etniche.

Quest' anno, la Regione Piemonte ha inaugurato la "Piazzetta Parole di Piemonte", ove si sono succeduti eventi di carattere regionalistico, ed, in particolare, attinenti alla questione delle minoranze etniche.

Questione che è, in Piemonte, particolarmente complessa, in quanto la nostra Regione, nota soprattutto per esssere stata il punto di partenza dell' Unità d' Italia, è stata per altro, altresì da sempre un crogiuolo dove si sono fuse culture iberiche, liguri, celtiche, latine, provenzali, germaniche, franco-provenzali, francesi, italiane, e, più recentemente, est-europee ed afro-asiatiche.

Tema di avvio del dibattito: la recentissima sentenza della Corte Costituzionale che nega, al Piemontese, il carattere di "lingua". Tema politico quant'altri mai, in quanto nessuna questione è più "politica" di quella dei "dialetti". Infatti, quello che noi studiamo come "Greco", è, in realtà, la "Koiné diàlektos" parlata negli imperi ellenistici; l' Italiano è il dialetto toscano, come il Francese è quello dell' Ile de France.

Il fatto che il Napoletano o il Normanno (in cui pure sono state scritte opere importanti) siano "dialetti" deriva semplicemente che il Regno di Napoli e il Ducato di Normandia non sono più Stati. Gli Stati attribuiscono la denominazione di "lingua" al dialetto che essi usano.

E' questo il motivo per cui il Friulano e il Sardo, idiomi di due "Regioni Autonome", si sono visti riconoscere lo statuto di "lingue".
Orbene, riconoscere al PIemontese il carattere di lingua significherebbe semplicemente orientarsi verso una trasformazione del Piemonte in Regione a statuto speciale.

A dire il vero, lòa situazione dell' India, con 2 "lingue veicolari", 24 lingue ufficiali, 250 lingue e 2500 dialetti dimostra che il rapporto fra Stato, lingua e nazione è più complesso di quanto non avesse pensato von Humboldt.

La complessità della "Questione Piemontese" è accresciuta dal fatto che, in Piemonte, esistono tre "minoranze linguistiche" transfrontaliere, esigue, ma molto influenti, poiché la maggior parte dei "confratelli" che parlano queste lingue vivono nelle vicine Francia e Svizzera, dove essi non hanno un' autonomia comparabile a quella della Valle d' Aosta, né un riconoscimento quale quello della Legge 482.

Per questo, gli Occitani delle Valli Cuneesi, i Franco-provenzali di quelle torinesi e i Walser della Valsesia e della Valdosssola sono influenti fra tutte le comunirà occitane, franco-provenzali e Walser.

5)Il Salone quale tribuna della politica locale.

Il tema dei "tagli alla cultura" è uno dei più "caldi" all' interno dell' "agenda" politica locale.

Ovvio che esso trovasse importanti eco anche all' interno del Salone, dove soprattutto il dibattito di Sabato 15, fra gli Assessori alla Cultura di Comune, PRovincia e Regione ha permesso di valutare le diverse posizioni.

Certo, buona parte del dibattito è strumentale, in quanto la maggior parte dei "tagli" su cui si sta discutendo si riferisce a qualcosa di già deciso dalla precedente giunta regionale (riduzione del 24% del bilanccio della Cultura), a cui si aggiungerebbe oggi la riduzione budgetaria dell' 8%, richiesta a tutti i Dicasteri dall' Onorevole Cota.

Quello che è certo e condiviso è che, ferma restando la trasformazione di Torino, da città prevalentemente industriale, a città di cultura e di servizi, si impone una correzioine di rotta, diretta a canalizzare le risorse pubbliche verso priorità inequivocabili.

Alpina ha la presunzione di avere molto da dire a questo riguardo.










mercoledì 12 maggio 2010

DIBATTITO ONLINE:DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA-4

QUESTIONE N. 4:Come configurare a Torino un' iniziativa di respiro internazionale su questi temi? How to figure out International Initiative in Torino about these themes?Comment envisager une initiative de niveau international à Turin sur ces thèmes?Wie koennte man eine Initiative internationales Niveaus ueber diese Themen in Turin organisieren?


Nel corso della riunione tenutasi nella sede di Alpina a Torino il 9 Maggio 2010 per celebrare la Festa dell' Europa, le Associazioni promotrici (Diàlexis, AICCRE, IPSEG, Poesia Attiva e Il Laboratorio) hanno dibattuto il tema "Dove sta andando la cultura europea?", pervenendo alla conclusione che Torino potrebbe (ed, anzi, dovrebbe,) divenire un centro di cultura europea, capace di promuovere iniziative culturali valide non solamente per il territorio, né solamente come attrattiva turistico-culturale, bensì anche come esempio, stimolo e provocazione per altre parti d' Europa.

Ciò sarebbe possibile se, e nella misura in cui:

-le Associazioni promotrici fossero capaci di fare partire da Torino un processo di aggregazione su questi temi, capace, innanzitutto di proporre a livello piemontese e MEDALP iniziative di livello europeo, e, dall' altra, di creare un "network" europeo di Associazioni che lavorino in modo ben focalizzato per il conseguimento degli stessi obiettivi;

-si riuscisse ad organizzare entro tempi brevissimi la prevista manifestazione sullo stesso tema, di cui stiamo già discutendo con Peter Koslowski, con cui abbiamo già organizzato due manidestazioni nel passato, l' una sulle differenze fra il sistema d'impresa americano e quello europeo, ed una sui 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino.

A nostro avviso, la prossima manifestazione dovrebbe avere, come obiettivo, quello di fare discutere personaggi eminenti della cultura europea sui temi oggetto della serata del 9 e di questo "Dibattito Online", vale a dire: decadenza della cultura europea, nuovi autori, politiche europee per la cultura. Al fine di poter offrire un quadro articolato, ed anche operativo, di queste problematiche, sembrerebbe utile riunire personaggi appartenenti a settori diversi delle attività culturali (filosofia, storia, narrativa, cinema, diritto, economia, scienze politiche), per poter avere una visione di insieme.

Noi stiamo già partendo a contattare gli Autori, con l' obiettivo di poter essere operativi, se possibile, già prima dell' intervallo estivo, o, almeno, subito dopo.


FATECI AVERE LE VOSTRE OSSERVAZIONI E/O PROPOSTE

Per ogni ulteriore approfondimento, potrete rivolgervi a

riccardo.lala@alpinasrl.com



DIBATTITO ONLINE:DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA-3:

QUESTIONE N.3:Quali le priorità di una politica europea della cultura?
Which Are the Priorities of a European Cultural Policy?
Quelle sont les priorités d' une politique européenne de la culture?
Welche sind die Prioritaeten einer europaeischen Kulturpolitik.




Crediamo sia impossibile negare che, in qualsivoglia sistema politico, il potere effettuale influenza pesantemente le condizioni, le modalità e i contenuti della cultura.

Certamente, questa influenza può essere più forte e diretta, come nelle dittature ideologiche e personali, dove il "Leader Supremo" si interfaccia direttamente con gli intellettuali, imponendo determinati contenuti, e più debole ed occulta nelle democrazia rappresentative e capitalistiche, nelle quali le lobbies religiose, ideologiche ed economiche influenzano la produzione artistica attraverso leve finanziarie e occulte, ma soprattutto attraverso l' accesso ai media.

E, tuttavia, tale influenza è ineliminabile, anche perché una parte ingentissima della produzione culturale è dedicata direttamente ad esigenze di tipo pratico, delle Chiese, degli Stati, delle imprese (comunicazione, insegnamento, formazione, ecc...).

Vi è, certo, una dialettica fra la cultura "indipendente", creata autonomamente dai produttori e dai fruitori, e quella "commissionata".

Nel sistema europeo, volendo trovare un equilibrio (fondato sul "principio di sussidiarietà") fra cultura "libera" e cultura prodotta strumentalmente da grandi organizzazioni, si è creata una grande dispersione del potere economico in campo culturale, con un equilibrio particolarmente favorevole alle grandi concentrazioni internazionali dei "media" , e nessuna capacità, da parte dell' Unione Europea, di coordinare le politiche culturali degli Stati Membri, delle Chiese, delle concentrazioni finanziarie, dell' editoria e degli Enti locali.

La maggior parte della cultura prodotta nell' Unione Europea è dunque cultura scolastica degli Stati Membri, finalizzata alle loro esigenze formative e anche ideologiche(spesso confliggenti con quelle europee), cultura professionale al servizio delle imprese (ricalcata su quella americana) ed "entertainment" di basissimo profilo culturale.

Gli interventi finanziari dell' Europa non servono neppure a finanziare la ricerca delle basi teoriche per affrontare i problemi dell' Europa (Costituzione, formazione multiculturale, identità europea). Infatti, non esistono inputs univoci su questi temi (letteratura o diritto comparati, linguistica).

Per potere fornire siffatti inputs, occorrerebbe disporre di una "mappatura" complessiva della produzione culturale in Europa, suddivisa nei vari segmenti: ricerca estetica, umanistica o scientifica; insegnamento e formazione professionale; ricerca tecnologica; entertainment.

Inoltre, occorrrerebbe avere un' idea chiara delle esigenze di carattere immateriale (informazioni, simboli), di carattere formativo (lingue e culture), di carattere pratico (diritto, economia, scienza e tecnica), e di carattere sociale ("entertainment") che si debbono soddisfare, e delle rispettive priorità.

Un' analisi dettagliata di tali fabbisogni è già di per sé un' opera di grande respiro, che meriterebbe di essere adeguatamente organizzata e finanziata.

Noi ci limitiamo qui a segnalare alcuni aspetti che ci sembrano particolarmente carenti:

1)Ricerche di carattere sociologico, miranti ad una "mappatura" della produzione attuale di cultura in Europa,
dei suoi flussi di finanziamento, pubblici e privati, e degli effettivi fabbisogni.

2)Attività culturali "di base", volte alla ricerca, individuazione, promozione e sviluppo dell' Identità Europea:

-accademie di altissimo livello destinate ad approfondire la cultura e la politica dell' Europa;

-diffusione e rielaborazione di opere classiche;

-opere dedicate all' identità europea;

-interscambio culturale fra Europei e con gli altri Continenti;

3)Rinnovamento dei "curricula" per renderli più aperti, più europei e più internazionali:

-maggior spazio alle culture degli altri Continenti e degli altri popoli d' Europa;

-maggiore spazio alle lingue (classiche e moderne);

-maggiore orientamento alla realtà effettiva europea (per esempio, nel campo dell' impresa), anziché ricalcare schemi formativi americani.

5)Incremento degli insegnamenti "lato sensu" umanistici (arte, teologia e storia delle religioni, musica, filosofia comparata , linguistica, storia culturale comparata, storia europea, sociologia, scienza delle comunicazioni, storia delle dottrine politiche ed economiche, economia politica, diritto europeo e comparato, ecc...)

5)Carattere più meritocratico della scuola europea, per poter conciliare selettività, incremento della qualità e contenimento dei costi.

6)Regole più realistiche per il finanziamento delle attività culturali, che non partano dall' assurda ipotesi che i progetti debbano essere co-finanziati dai privati senza possibilità di ottenere un adeguato profitto.

7)Ruolo di coordinamento da parte della Unione Europea,
per quanto concerne adeguati strumenti normativi, monitoraggio, dialogo fra i soggetti interessati, stimolo alle iniziative di prevalente significato europeo.

FATECI PERVENIRE LE VOSTRE OSSERVAZIONI; CRITICHE O PROPOSTE!

per ogni ulteriore approfondimento, rivolgersi a:

riccardo.lala@alpinasrl.com











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martedì 11 maggio 2010

DIBATTITO ONLINE:DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA-2

QUESTIONE N. 2:
Esistono momenti di eccellenza nella cultura europea di oggi?

Do Moments of Excellence Exist in European Culture Today?
Dans la culture européenne d' aujourd'hui, existent-ils des moments d' excellence?
Gibt es, in der heutigen europaeischen Kultur, Elemente von Exzellenz?




Nel testo che segue, ci sforziamo di segnalare quelli che, a nostro avviso, sono riconosciuti Autori europei viventi di valore universale.

Ribadiamo, per altro, che, da un lato, la "non trasparenza" dell' attuale sistema mediatico non sempre ci permette di discernere i reali valori, e che, dall' altro, come messo opportunamente in evidenza recentemente da Robert Compagnon, c' è stata, recentemente, una "moria" di grandi Maestri (Stockhausen , Althusser, Juenger, Solzhenitsin, Gadamer, ecc...).

1)Teologia

Può sembrare paradossale, in un' era in cui si ritiene, quasi unanimemente (ivi compreso il Sommo Pontefice), che, oramai, la "secolarizzazione" sia giunta al suo culmine, che l' Europa possegga delle eccellenze in campo teologico.

Intanto, ricordiamo che la Religione maggioritaria dell' Europa, il Cristianesimo (in tutte le sue varie denominazioni), così pure come le due religioni "minoritarie" (islam ed ebraismo), sono più rappresentate in altri Continenti che non in Europa.

Inoltre, alcuni teologi cristiani contemporanei, dopo la "trasformazione" ,in Papi, di due grandissimi teologi, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con tutte le limitazioni che ciò comporta, sono divenuti più "teologi mondiali", che non "teologi cattolici, cristiani ed ecumenici".

Intendiamo riferirci, qui, a due grandi "opzioni" della teologia cattolica contemporanea, ambedue inesorabilmente orientate verso l' ecumenismo :

-la prima, impersonata da Hans Kueng, è inclinata verso gli sviluppi della teologia protestante di lingua germanica, avente il suo "cuore" alla Facoltà di Teologia dell' Università di Tuebingen.Secondo questa tendenza, ciò che accomuna le diverse religioni del mondo è la loro condivisione di un certo numero di valori: l' "etica mondiale" ("Weltethos");

-la seconda, impersonata da Raimon Panikkar,punta sulla comunananza sostanziale delle religioni, incentrata sullla ricerca della salvezza nella rinunzia al mondo.

Ambedue gli Autori sono accomunati dallo studio attento delle culture degli Altri, e, nel caso di Panikkar, da una vera e propria immedesimazione.

2)Filosofia

La filosofia contemporanea risente soprattutto della visione che Heidegger ci ha fornito di Nietzsche.

I due autori che maggiormente sono influenzati da tale interpretazione sono, in America, Rorty, e, in Europa, Vattimo.

Secondo Rorty, la civiltà contemporanea sarebbe contraddistinta dalla lotta fra le soggetttività per imporre loro punti di vista soggettivi di carattere estetico.

Secondo Vattimo, che si riallaccia, in ciò, a Gadamer, questo conflitto fra le soggettività non sarebbe immediato, bensì mediato dalla tradizione storica, che, in Europa, è cristiana.

3)Storia culturale

La storia della cultura è segnata particolarmente dall' esperienza della Scuola di Francoforte, e, in particolare, da Benjamin, Horkheimer/Adorno e Marcuse.

Secondo questi Autori, la Modernità, il Mito del Progresso, hanno raggiunto l' apice del loro ciclo, e stanno, oramai, percorrendo una parabola discendente.

Sarebbe stata riconosciuta l' impossibilità della realizzazione del progetto illuminista del superamento del mito.

L' uomo moderno anela alla ricostituzione del mito.

Anzi, tutti i grandi intellettuali moderni perseguono deliberatamente la ricostituzione del mito, da Hoelderlin, Hegel e Schelling, nel Systemprogramm des deutschen Idealismus, a Saint-Simon, che si ripropone la costituzione di "una nuova età organica", allo stesso Marx, che, nella società comunista, fa intravedere un mito antimoderno, a Nietzsche, con il mito dell' eterno ritorno, a Jung, con i suoi "archetipi", ecc...


Una recente tendenza storiografica (Touraine, Bhabha,Taguieff, Compagnon, De Michelis) identifica la storia della cultura europea con la storia dell' antimodernismo (Dante, Machiavelli, De las Casas,Montaigne, Pascal, Hoelderlin, Novalis, Goethe, De Maistre, Kierkegaard, Schopenhauer, Burkhardt, Dostojevskij,Baudelaire, Nietzsche, Jung, Weber, Heidegger,Lem, Pasolini, Tomasi di Lampedusa, Solzhenitsin, Tarkovskij, Kieslowskij, Kadaré).


3)Storia

Anche nel campo della storia propriamente detta (storia politico-sociale), ove dovrebbe regnare l' obiettività, è prevalente l' idea che la storia contenga un grado notevole di soggettività.

Franco Cardini, storico del Medioevo, è, nello stesso tempo, anche un grande critico della società contemporanea, ed unn teorico dell' Identità Europea.

In un modo, in un certo senso, parallelo, Jan Assman, Norman Davis e David Miles decostruiscono le "grandi narrazioni" della tradizione "giudaico cristiana" e dell' "Anglo-Saxon Idea".

4)Economia

Dopo le continue malefatte del sistema economico occidentale, si sente sempre più urgentemente l' esigenza di ricostituire il sistema socio-economico su nuove basi. Tuttavia, sono ben pochi gli Autori, i quali stiano ricercando nuove formule, le quali ci permettano di sfuggire ai comprovati difetti del sistema economico "occidentale" o "capitalistico", definito, da Giovanni Paolo II, "una Struttura di Peccato".

Fra i pochi Autori che operano in questo contesto, ne vorremmo segnalare due, apparentemente diversi, se non opposti.

Serge Latouche vorrebbe creare un' economia alternativa, opposta a quella attuale, fondata, non già sulla "Crescita", bensì sulla "Decrescita", non già sullo "scambio", bensì sul "dono".

Peter Koslowski incarna la versione contemporanea dell' Uomo Universale -antico, medievale, rinascimentale-. I suoi studi spaziano dalla teologia, alla filosofia, alla storia letteraria, all' economia.Il suo sforzo principale è, sulla falsariga del pensiero conservatore tedesco, da Baader, a Juenger, a Adenauer, a Papa Ratzinger, quello di dare una base etica all' economia occidentale, costruendo un' Etica degli Affari"con pretese di validità universale, in quanto fondata su una religione universale, quella cristiana.

6)Letteratura

La letteratura è uno dei campi in cui l' evoluzione della società comtemporanea sembra più che mai uccidere la creatività e la soggettività, sommergendole sotto il flusso mediatico e sotto l' omologazione dell'industria culturale.

Gli unici autori che sembrano salvarsi, almeno per un istante, sono quelli caratterizzati da una radicale alterità, spesso da un a perifericità geografica, che il "mainstream" e i "media" giudicano come "barbarie" (Albania, Kossovo, Transnistria, Cecenia).

E' il caso di Ismail Kadaré e di Nikolaj Linin.

Il primo è un riconosciuto maestro , tanto della cultura europea antimoderna, quanto della "dissidenza" dell' Europa Centrale e Orientale.Tuttavia (come non abbiamo mancato di fargli osservare in occasione della sua recente visita a Torino), da quando è caduto l' odiato regime di Enver Hodja, non ha più pubblicato alcun romanzo. Situazione simile potrebbe essere quella della tedesco-orientale Christa Wolf .

Nel caso del giovanissimo, vitalissimo e genialissimo Nikolaj Linin, transnistriano di cultura siberiana e residente a Torino, la parabola potrebbe essere ancora più rapida.

Il suo primo libro, "Educazione siberiana", pubblicato, inaspettatamente, come "opera prima" , ha avuto un successo folgorante, svelando un volto già sospettato, della Transnistria quale "Repubblica delle Mafie", la quale, per altro, di fronte alla crisi della "Società Costituita" si rivela quasi fonte di inaudita moralità.

Il secondo, e recente, libro, dedicato alla guerra in Cecenia, rivela un Linin più conformista, pacifista, antiautoritario, politico, ben lontano dal "buon selvaggio" dell' "Educazione Siberiana"


7)Cinema

Il cinema risente, più di tante altre forme di cultura, dei pesanti condizionamenti della società.

E', probabilmente per questo che la sola cinematografia interessante dal punto di vista dell' Identità Europea ci sembri essere quella russa.

L' Autore che ci sembra maggiormente interessato all' Identità Europea è Sakurov, il quale, in "Moloch", ha investigato sulla psicologia di Hitler molto più di quanto non abbia fatto la cinematografia "occidentale", ma che, soprattutto, con l' "Arca Russa", ci ha dato un' interpretazione soggettiva, anticonformista e futuribile dei rapporti Europa-Russia.L' "Arca Russa" è l' 'Ermitage, dove la Grande Caterina ha raccolto un enorme numero di opere della grande cultura occidentale per tramandarle ai futuri Europei al di là delle tempeste della storia.La visita dell' Ermitage di Sakurov è un "divertissement" storico-letterario, che ha, come cicerone, il piemontese-savoiardo Conte Josef De Maistre, pietroburghese d' onore, avendo eternato la Capitale del Nord con le suo "Soirées de St. Petersbourg". Una gran parte dell' opera è dedicata ad un ballo di gala nel palazzo, alla corte dello Zar, che si conclude con un' interminabile uscita degli aristocratici in un fittissimo nebbione, che rappresenta la Modernità.

Anche "Il Ritorno" di Zviagintsev, e "Mongol" di Bodrov, trattano problematiche tipicamente europee. "Il Ritorno" è il "Nostos" degli antichi greci. Il moderno patriarca (Agamennone, Ulisse), ritorna da lontani e misteriosi fatti bellici, nella sua bella e selvaggia patria nordica, per riprendersi moglie e figli. Egli, però, è cambiato, barbaro fra i barbari.

Per lui, i figli sono soldati, da iniziare ad un'arcaica etica bellica. Non è inumano, anzi, muore per salvare il figlio, ed i figli lo onorano come un guerriero variago, sepolto nel lago cadendo dalla sua stessa barca. Grazie all' iniziazione, i figli sono diventati altri, il primogenito è il nuovo capo della famiglia.

Lo stesso spirito è nell' iconoclastico "Mongol", dove Gengis Khan, il "nemico ereditario" dei Russi e di tutti gli Europei Orientali, è diventato l' emblema della volontà creatrice di un Piccolo Principe", che, ribellandosi alle barbariche violenze della sua gente, sa raggiungere, coll' ispirazione, con la sofferenza, con la forza di carattere, con l' abilità politica e guerriera,con la sua "pietas" verso il Dio Unico dei Mongoli, il Lupo Grigio Tengri, il ruolo più ambito, quello dell' Imperatore Universale.

8)Musica

Questo è un settore in cui, a nostro avviso, si rivelano, più ancora che nel cinema,le potenzialità dei "popoli di confine", che esprimono la capacità degli Europei di rispecchiarsi negli "Altri".

Crediamo che fenomeni pan-europei, come la musica celtica ed il folklore balcanico siano buoni esempi di come si possano recuperare antiche tradizioni in un' ottica non ristrettamente nazionalistica, bensì paneuropea.

Fenomeni come il Festival di Lorient,i film di Kusturica, le musiche di Bregovic e di Theodorakis, fanno, per l' unità dell' Europa, molto più di tanti discorsi politici.

Certo che, da quando sono finiti i problemi (vedi, guerre civili) nella ex-Jugoslavia, anche i film di Kusturica e le musiche di Bregovic, come i romanzi di Kadaré, sono finiti un pò nel dimenticatoio.

Certo, è possibile che le guerre e le persecuzioni, con il carico di passioni che esse comportano, siano una fonte insostituibile di ispirazione.E, tuttavia, abbiamo anche l' impressione che la situazione "normalizzata" che segue guerre, dittature e stragi, presentata come "pace" e "democrazia", sia, in realtà un regime più tirannico dei precedenti (la "Strana Dittatura"di Forrester, "Dittatura liberale" di Luttwak, l' "Alba Bugiarda" di Gray) , dove, sotto la patina dell' omologazione, dell' economicità, del "buonismo", del tornaconto immediato, del "politicamente correct", i creatori siano impossibilitati a fare il loro mestiere.

FATECI PERVENIRE LE VOSTRE OSSERVAZIONI, PROPOSTE E CRITICHE

per ogni ulteriore approfondimento, contattare

riccardo.lala@alpinasrl.com


DIBATTITO ONLINE: DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA?-1

Idea e metodologia
Idea and Methodology
Idée et méthodologie
Idee und Methodologie






Nel mondo globalizzato, la capacità di produrre cultura, (che, da sempre, ha costituito un elemento di forza per qualunque società), è divenuta un elemento “centrale” anche del vantaggio competitivo internazionale.

Ciò, certo, non solamente per il turismo, bensì anche per ciò che concerne la capacità aggregativa di carattere politico, la riproduzione del legame sociale, il sostegno all’industria culturale, l’attrazione di personale qualificato e degli intellettuali, il prestigio per i prodotti di esportazione, ecc…

Mentre, fino a poco tempo fa, l’ Europa poteva vantare una grande attrattività come “Paese di Cultura”, negli ultimi decenni, essa si è vista scalzata, non solamente dall’ America, ma anche dal Giappone, dall’ India e dalla Cina.

Inoltre,molti dei grandi intellettuali che avevano fatto la fama dell’ Europa nel Dopoguerra sono oramai scomparsi, e non si è ancora formata una generazione capace di sostituirli.

Come “rintracciare” le nuove eccellenze nel “mare magnum” dell’ industria culturale e dei media?Cosa fare per promuoverle?

Alpina si ripropone di stimolare uno sforzo corale di Associazioni e Autorità Torinesi per dibattere su questo tema, con l’ obiettivo di fare di Torino un centro propositivo capace di aggregare competenze di tutta Europa, e di verificare lo stato di avanzamento di questo progetto con un’ulteriore iniziativa, di respiro internazionale, da realizzarsi nei prossimi mesi.

Attraverso questo post, e quelli immediatamente successivi, introduciamo la possibilità per tutti di compiere una presa di posizione, che ci aiuterà nel dibattito in corso circa le modalità migliori per proseguire l' iniziativa avviata con la serata del 9 maggio (Festa dell' Europa):


QUESTIONE N: 1:


E'possibile oggi ricomoscere e individuare una "cultura Europea"?

Is It Possible Today to Recognize and to Identify a European Culture?

Est-il possible aujourd'hui reconnaitre et identifier une culture europpéenne?

Ist es heute moeglich eine europaeische Kultur zu anerkennen und zu definieren?



La nascita di tutte le grandi realtà politiche (imperi antichi e medievali, nazioni moderne)è stata preceduta dallla formazione di una cultura condivisa (mesopotamica, egizia, greca, cinese, romana, sanscrita, araba, cristiana, di "Langue d' oil",inglese, puritana, tedesca, russa, italiana, islamico-induista).


L' esempio più semplice è quello dei grandi autori italiani (Alfieri, Leopardi, Foscolo, Manzoni), che precedono il movimento per l' Unità d' Italia.


Anche territori plurilinguistici, come la Mesopotamia, l' India e il Medio-Oriente hanno avuto culture comuni (Sumerico-assira e babilonese; persiana, hindi, urdu, dravidica ed inglese; araba, persiana e turca).


Per "cultura europea" si potrebbe intendere: 1) una cultura genericamente prodotta in Europa;2)quella rivolta ad un pubblico europeo; 3) quella che fa parte di un "discorso culturale" specificatamente europeo.


La cultura europea sub 1) è sempre esistita, da quando le civiltà protostoriche (civiltà danubiana, megalitica e "dei kurgan") hanno prodotto villaggi, simboli, ceramica, templi, utensili, gioielli, memoria culturale. Essa continua ancor oggi ad esistere, anche se si tratta di "mapparla".


La cultura europea sub 2) è esistita in determinati periodi storici, come all' inizio del Medioevo, quando i predicatori cristiani giravano per l' Europa per portare la nuova fede, diffondendo le Sacre Scritture in latino, in greco, in gotico e in slavo ecclesiastico, oppure al tempo dell' Illuminismo, quando intellettuali e sovrani di tutta Europa discutrvano in Francese gli stessi temi in tutta Europa; oppure,infine, nel tardo Ottocento, quando il dibattito culturale spaziava dall' Inghilterra alla Francia, all' Italia,alla Germania, alla Polonia, alla Russia.


Con il diffondersi dei Nazionalismi e, poi, con la divisione dell' Europa da parte della Cortina di Ferro, il dialogo culturale intereuropeo si rarefà sempre di più.


Attualmente, l'Europa si trova ad essere spazzata dai venti della globalizzazione, che travolgono anche la cultura, trasormandola in una massa disorganica di informazione, in cui diventa difficile, da un lato, distinguere i diversi radicamenti culturali, e, dall' altro la "Cultura Alta" dalla Cultura Popolare.


Tuttavia, di per sé, la globalizzazione non cancella le identità, anzi, spesso, le esalta, come avviene, per esempio, per le identità nord e sud-mericana, per quelle cinese,islamica, indica ed africana. Le culture sane e forti "cavalcano" la globalizzazione culturale come quella economica.E' ciò che vorremmo anche per l' Europa.


Esistono, oggi, fenomeni culturali specificatamente europei, nel senso che siano prodotti in Europa, da Europei e per Europei, e abbiano, come obiettivo, quello di fare parte di un "discorso europeo"?


Probabilmente, sono pochi. Spesso, gli autori sperano di avere un' "audience" mondiale, e, soprattutto, americana, e producono per quell' "audience".


Forse solo nelle scienze storiche, politiche, filosofiche e giuridiche, esistono ancora autori importanti che parlano essenzialmente ad un pubblico europeo (pensiamo a Davies, a Miles, a Cardini, a De Benoit, a Todorov). Gli storici della cultura e i sociologi che studiano gli "antimoderni" (Touraine, Bhabha, Compagnon, De Michelis), anche se parlano in termini generali, in realtà si riferiscono quasi eslusivamente all' Europa. Nel campo cinematografico, gli unici a fare un discorso "europeo" sono spesso i Russi, e, soprattutto, Sokurov, che, con "Moloch" e l' "Arca Russa", ha affrontato deliberatamente temi di memoria culturale europea, e che, con il "Faust" in lavorazione, si ripropone di produrre veramente un'opera "paneuropea".


Nel campo della cultura popolare, vi sono fenomeni transfrontalieri importanti, anche se non europei, come il celtismo o il folclore balcanico, che costituiscono un certo collante.


Tuttavia, a causa della scarsa trasparenza del mercato culturale, è difficile comprendere se stia veramente succedendo qualcosa di grande e di pertinente alla cultura europea.


SIETE INVITATI AD INTERVENIRE, ESPIMENDO I VOSTRI COMMENTI, LE VOSTRE PROPOSTE E LE VOSTRE CRITICHE. CONTINUEREMO COSI ' ATTRAVERSO IL WEB IL DIBATTITO INIZIATO IL 9 MAGGIO, E DESTINATO A COMPLETARSI CON IL CONVEGNO INTERNAZIONALE IN PREPARAZIONE.



lunedì 10 maggio 2010

ALPINA E DIALEXIS LANCIANO AMBIZIOSA CAMPAGNA DI POLITICA CULTURALE

Alpina and Diàlexis Propose Themselves as the Focal Point of European Culture in MEDALP. Alpina et Diàlexis se proposent comme la plaque tournante de la culture européenne au MEDALP.Alpina und Diàlexis stellen sich als Drehpunkt der europaeischen Kultur in MEDALP vor.

La sera del 9 Maggio 2010, si è tenuta, su iniziativa di Alpina, Diàlexis ed altre associazioni culturali, presso la nostra sede di Via Pietro Giuria n. 6, la celebrazione della Festa dell' Europa.

Segnaliamo, non già per spirito di polemica, bensì per amore di verità, che questo anniversario , a nostro avviso fondamentale, è stata celebrato solo da noi, nella totale indifferenza delle Autorità a ciò preposte, le quali ultime, con la loro inattività, si autodenunziano, a nostro avviso, come forze sostanzialmente antieuropee.

Segnaliamo pure, per completare il quadro, che, mentre, in Europa, non veniva celebrato il 9 maggio, e, dunque, non risuonava il nostro inno ufficiale, esso veniva, invece, eseguito, e con tutti gli onori, sulla Piazza Rossa, da una fanfara mista franco-russa, alla presenza di più di milioni di moscoviti e dei rappresentanti di un centinaio di Stati,ma di cui una ventina europei.

Pubblichiamo qui di seguito una sorta di verbale di quanto discusso, riservandoci di tenerVi al corrente al più presto delle nostre iniziative:

TORINO, 9 MAGGIO 2010-05-09

FESTA DELL’ EUROPA

Presso Alpina Srl e Associazione Diàlexis

Via P. Giuria n. 6, Torino

Per celebrare in modo operativo la Festa dell’ Europa, Alpina Srl,e le Associazioni Diàlexis , Poesia Attiva, IPSEG, l’ AICCRE e Il Laboratorio, hanno deciso di confrontarsi sul tema:

DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA?

Nel mondo globalizzato, la capacità di produrre cultura (che, da sempre, ha costituito un elemento di forza per qualunque società), è divenuta un fatto centrale anche per il vantaggio competitivo internazionale.
Mentre, fino a poco tempo fa, l'Europa poteva vantare una grande attrattività come “Paese di Cultura”, negli ultimi decenni, essa si è vista scalzata, non solamente dall'America, ma anche dal Giappone, dall'India e dalla Cina.
Inoltre,molti dei grandi intellettuali che avevano fatto la fama dell'Europa nel Dopoguerra sono oramai scomparsi, e non si è ancora formata una generazione capace di sostituirli.
Come “rintracciare” le nuove eccellenze nel “mare magnum” dell'industria culturale e dei media? Cosa fare per promuoverle?

Ne hanno discusso Giampiero Leo, Alfonso Sabatino e Marcello Croce. Sono intervenuti, per Poesia Attiva, Bruno Labate, per IPSEG, Stefano Commodo, e, per Il Laboratorio, Mauro Carmagnola, oltre che molti altri.Moderatore, Riccardo Lala.

Gli intervenuti hanno concordato con il fatto che, a causa della crisi in corso della cultura europea e dei modelli di politica culturale, è prioritario ricercare le eccellenze presenti nella cultura europea, proponendo al territorio un’ offerta selezionata di cultura, capace di fare del Piemonte, e dell’ Euroregione MEDALP, un laboratorio per l’ intera Europa.,

Tale processo dovrebbe rivolgersi in due direzioni:

-da un lato, verso l’ aggregazione di proposte culturali a livello territoriale, per poter proporre al territorio prodotti di altissimo profilo e formule innovative di finanziamento;

-dall’altro, verso forme di dialogo permanente su tematiche ben individuate con un “network” di intellettuali che lavorano sugli stessi temi in tutta Europa;

Come primo passo di questo processo, le Associazioni stanno organizzando un seminario sui temi già obbetto della serata, da tenersi possibilmente prima della pausa estiva, con importanti autori con i quali sono già stati stabiliti i primi contatti.

Le Associazioni si ripromettono di porsi in contatto al più presto con le Istituzioni locali per proporre le necessarie sinergie.






CRISI DELL'EUROPA O CRISI DELL'EURO?

Ongoing Euro Crisis is not Europe's Crisis. La crise de l' Euro en cours n' est pas la crise de l' Europe.Heutige Euro-Krisis ist nicht Europas Krisis





I politici e i media continuano ad insistere sul fatto che l' attuale crisi dei mercati finanziari in Europa costituirebbe, in un qualche modo, una messa in causa dell' Europa.

Noi non condividiamo questo punto di vista, per considerazioni che si situano ad una serie di livelli differenti livelli:

1.INAGGIRABILITA' DELLE APPARTENENZE

L' occuparsi del futuro dell' Europa deriva, non già dall' adesione all' Unione Europea o ad un' ideologia, bensì dal fatto, elementare, che, se non ci si occupa dell' Europa, di per se stesso ci si astrae dalla vivente appartenenza alla propria comunità, e si rinunzia ad influenzare partecipativamente (o, se si vuole, democraticamente), lo sviluppo della società ed il corso della storia.

Ciò premesso, ci occupiamo della crisi dell' Euro come conseguenza del nostro interesse per l' Europa, non già in quanto centro dei nostri interessi.

2.UNA VISIONE SPIRITUALE DELL' EUROPA


La nostra appartenenza all' Europa è culturale, in quanto l' "identità plurima" postmoderna, che è affermazione di "differenza", non può che nutrirsi di una "somma di identità locali" che fortificano l' "identità individuale" e le forniscono le armi per opporsi all' omologazione.

Di conseguenza, l' immagine dell' Europa che noi ci facciamo è spirituale, basata su un certo "percorso dell' anima".Solo in questo contesto ha un senso la "pietas" verso il Divino e verso il resto dell' umanità, e, di conseguenza, una qualche antropologia. La quale, poi, per tradursi in progetti etico-politici, deve "situarsi", in una concreta storia e tradizione (nel caso specifico, quelle europee).

A questo punto, abbiamo pure un' idea di un' Europa spirituale, libera e indipendente, elitaria, forte, ben organizzata, non consumista. Ma essa è lontana mille miglia dall' Unione Europea quale la conosciamo oggi.

3.EUROPA IDEALE ED EUROPA REALE


Presumibilmente, la trasformazione dell' Unione Europea in una vera "Federazione Europea" secondo il modello federalista potrebbe avccelerare la trasformazione dell' Europa attuale in quella che noi abbiamo in mente. Tuttavia, molta strada dovrebbe ancora essere fatta anche allora sulle strade della cultura, del potere federale, della politica estera e di difesa, delle politiche culturale, ambientale ed economica.

Ciò detto, un Euro forte è meglio di un Euro debole. Un Euro forte toglie potere all' America e la dà all' Europa. Per questo, i politici europei lo difendono, e quelli americani lo combattono.

4.L'EUROPA CHE NOI VOGLIAMO

Ma, al di là di ciò, ci vorrebbe un' Europa che fosse abbastanza indifferente a queste battaglie, perchè libera dai miti della modernità, come la crescita continua, della libertà dei mercati,dell'espansione dei ceti medi, ecc..

Una siffatta Europa sarebbe pittosto difesa dalle crisi dei mercati internazionali ,poichè essa participerebbe solo marginalmente alle loro logiche.

Certo che, per costruire una siffatta nuova economia europea, ci vorrebbero una nuova cultura politica ed un nuovo Stato europeo, una nuova classe dirigente ed un' altra scienza economica, una nuova "élite" imprenditoriale ed un' altra filosofia politica, un'altra economia politica ed una diversa politica economica.

Pensarle, discuterle e costruirle non è, ovviamente, così semplice, ma, contrariamente a quanto avveniva negli ultimi ultimi 100 anni,in cui ciò sembrava un "optional", è, oramai assolutamente necessario.

Un progetto di una tale ambizione va, ovviamente, al di là di questo "post". Ci dilungheremo ben presto in altra sede su questo tema.

5.LA GRECIA E' L' EUROPA IDEALE

Ciò che, però, ci premeva di evidenziare fin da ora è che, di tutto questo sono colpevoli, semmai, la cultura economicistica dell' Occidente, le banche internazionali e l' ideologia neo-libersitica, non certo il popolo greco, che, ai primordi della sua storia ha fornito al mondo occidentale modelli ineguagliati e non caduchi di vita armoniosa fondati sulla "kalokagathìa" ("mens sana in corpore sano"), sull' "eleutherìa", la libertà dei guerrieri ("oi autonomoi" secondo la felice espressione di Ippocrate), sulla "Politeia" (regime ancestrale, pluralistico e cetuale, che è anche il nome della Repubblica di Platone), fondato non già sulla "crematistica" (dominio della finanza), bensì sull' "oikonomìa", la saggia gestione dell' azienda familiare agricola.

L' Europa e la Grecia resterebbero anche se non ci fosse l' Euro. Certo, l' Unione Europea, l' Euro, domani, l' Esercito Europeo, "rafforzano", come ha detto il Ministro Frattini, l' Identità Europea, però, non la fondano.



L'INNO ALLA GIOIA SULLA PIAZZA ROSSA

Ambiguous Celebration in Moscow Shows Turnpoint of Russian-European Relationships.La célébration ambigue de Moscou constitue une plaque tournante des rapports Russie-Europe. Zwiespaltige Zelebration in Moskau hinweist Wende Russisch-Europaeischer Beziehungen.




La complessità delle interrelazioni internazionali nell' era della globalizzazione fa sì che sia difficilissimo trarre indicazioni univoche dagli eventi in corso. Ci sforzeremo, comunque, di estrarre alcune considerazioni da un evento che, proprio per la sua complessità e per la sua ambiguità, sarà, certamente, di un' importanza epocale per la storia dell' Europa e della sua identità-la sfilata dell' esercito della Federazione Russa a Mosca in occasione del 65° anniversario della sconfitta della Germania nazista-.

1.Le ragioni del titolo:

-E' vero che, ufficialmente, la principale novità della parata di Mosca sarebbe costituita dalla (sparuta) presenza di truppe americane, francesi, inglesi e polacche, in rappresentanza degli alleati dell' Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale, e tuttavia, il "tocco" più innovativo ed inaspettato è stato, a nostro avviso, il fatto che, proprio alla fine della parata, sia stato suonato, come sola musica non russa, l' "Ode alla Gioia", inno ufficiale dell' Unione Europea. Solo alla fine dell' inno, il comandante generale delle truppe sulla Piazza Rossa ha annunziato: "Parad zavershiòn!"("la sfilata è finita") .

-L' Inno alla Gioia (per altro, non una novità sulla Piazza Rossa, dove era già stato eseguito l'anno scorso da una fanfara russa in occasione del Festival Internazionale della Musica Militare -"Kremliovskaja Zorja"-) è stato suonato da una fanfara congiunta, russo-francese;

-Tutto ciò è stato fatto nell' assenza di Berlusconi e Sarkozy (che avevano accettato l' invito), ma , comunque in presenza di Angela Merkel, Komarowski, Klaus, Dinkic, più rappresentanti di Slovenia, Slovacchia, Lettonia, Armenia,Azerbaidjian, oltre che delle Repubbliche dell' Asia Centrale e di Israele;

-La parata è incominciata con il travolgente ritmo di "Idiot Voinà Narodnaja"("Incomincia la Guerra Nazionale"), inno della "Grande Guerra Patriottica" (Seconda Guerra Mondiale), dell' attuale inno della Federazione Russa (che, sulla musica di quello dell' Unione Sovietica di Michal'kov padre, invoca, sulla Russia, la protezione di Dio), della "Slavianka" (marcia delle truppe "bianche" -zariste- nella Guerra Civile Russa), e di altre famose e travolgenti musiche russe, sì che l' Inno è risaltato particolarmente in un contesto "culturalmente"molto diverso;

-E' chiaro che l' inserimento dell' Inno è il risultato di una scelta politica di vertice lungamente meditata, la quale, comunque, è stata, alla fine, pensata per dare, alla manifestazione, un tono decisamente europeo (erano presenti, oltre ai reparti sopra citati, anche quelli ucraini, bielorussi, caucasici e dei Paesi Baltici), ponendo, così, in un secondo piano, i messaggi verso gli Stati Uniti (truppe americane), verso la Confederazione di Stati Indipendenti (presenza di molti Presidenti e delle truppe di quasi tutte le Repubbliche) e verso la Cina (presenza di Hu Jin Tao).

-I governanti dell' Europa (dal Presidente, al Presidente del Consiglio, a quello della Commissione, dai Presidenti e Primi Ministri degli Stati Membri, dei Laender e delle Regioni, così come i sindaci delle grandi città), hanno dimenticato di ricordare ai loro concittadini che il 9 maggio è la Festa dell' Europa, e solo quelli della Russia (, se ne sono ricordati, sì che , il 9 mggio 2010, solo sulla Piazza Rossa, davanti a tutti i grandi, e a tutti i popoli del mondo, è stato eseguito, solennemente ,l' Inno dell' Europa, e di questo occorre dire grazie a Medvedev e a Putin;

-Ciò implica obiettivamente, un'attenzione rinnovata per i rapporti fra Russia ed Europa.

2.Significato politico della manifestazione.


Nonostante l'incredibile difficoltà, da sempre, di interpretare le tendenze della Russia (un Paese che, nonostante i suoi 150 milioni costituisce la sintesi di molti altri altri popoli),tutto ciò non può restare senza seguito nel futuro dell' Europa, se non altro per una serie di considerazioni elementari che andiamo a sviluppare qui di seguito:

-la manifestaziione di cui sopra, costituisce, di per sé, la più straordinaria manifestazione di forza che uno Stato (neanche l' America, neanche la Cina) abbia potuto porre in essere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in quanto:

Essa testimonia l' adesione "granitica" di un popolo di 150.000.000 abitanti ad una visione storica condivisa di continuità nazionale (nonostante le controversie sui Tartari, sugli Zar e su Stalin), per cui l' intera popolazione si identifica senza riserve con lo Stato e con le Forze Armate;

Essa fornisce una sintesi inedita fra i tradizionali "valori premoderni" (adombrati dall' onnipresente simbologia zarista), il "nazionalcomunismo" (eredità dell' odiato, ma onnipresente, Stalin), e i valori "moderni" della tecnologia di avanguardia e della democrazia;

Essa dimostra che tale sintesi inedita è possibile e vitale, e che la maggior parte dei Russi (e anche degli abitanti dell' ex Unione Sovietica e dei Paesi alleati), la condivide.

Ciò dimostra anche una nuova capacità di aggregazione da parte della Russia.

3.Un tentativo di interpretazione geopolitica

Governare la Russia è stato, da sempre, uno dei compiti più difficili, a causa dell' estensione del suo territorio, dell' apertura dei suoi confini e della sua cultura, della fierezza dei suoi abitanti, ecc...

I governanti della Russia hanno, pertanto, dovuto sviluppare,fino dai tempi più antichi, un livello di "Techne Basiliké" ("arte di dominio") ben superiore a quella dei governanti di altri Paesi. Quest'idea fu espressa mirabilmente dalla Grande Caterina nelle Istruzioni Introduttive ("Nakaz") alle attivià della Commissione Legislativa (esaltate da tutti gli Illumisti italiani e francesi come il massimo prodotto della "Filosofia dei Lumi"), "secondo Montesquieu, uno Stato di grandi dimensioni non può essere governato se non in modo autocratico, sicché, di conseguenza, io governo la Russia come un autocrate ("kak samoderzhavets").

Ciò ha comportato, da sempre, un livello inaudito di sofisticazione, e/o di ambiguità (Mosca era, al contempo, l' esattore dei Mongoli e il faro della libertà; Pietro I era ,al contempo ,un grande riformatore e un crudele tiranno; Alessandro I era, al contempo, il fondatore dell' idea dell' Europa dei Popoli e il repressore delle libertà; Stalin era, nel contempo, un nazionalista georgiano e un dittatore sovietico, ecc.).

Per quel che ci riguarda, l' ambiguità concerne due, almeno apparentemente, contraddittorie, aspirazioni della Russia, riflesse nella stessa manifestazione di Mosca:

-quella di essere il centro di un sistema complesso di equilibri "eurasiatici" che vanno dall' Europa alla Cina, dall' America al Medio Oriente (quindi, sostanzialmente, il centro del mondo);

-quella di essere una parte importante, se non dominante, di un sistema europeo, e/o euro-atlantico.

Il primo dei due progetti , simboleggiato dalla presenza della Cina e delle Repubbliche centroasiatiche, ci sembra irrealistico, in quanto non ci sembra possibile che un popolo di 150 milioni di abitanti, per quanto unificato da una "mitologia nazionale" fortissima, per quanto possessore della maggior parte delle terre ve delle risorse naturali del mondo, per quanto preservatore quanto nessun altro dell' etica militare, per quanto situato in una posizione geografica centrale, possa aspirare ad un' egemonia mondiale che perfino gli Stati Uniti e la Cina, in posizioni relativamente migliori, stanno rinunziando ad esercitare.

Il secondo, invece, ci sembra essere più realistico, in quanto Europa e Russia, per quanto, apparentemente opposte, sono,in realtà, complementari, in quanto:

-se l' Unione Europea crede di realizzare il sogno della Pace Perpetua attraverso l' accettazione della sconfitta ed il pacifismo, la Russia crede di realizzarlo perpetuando gli effetti della propria vittoria nella IIa Guerra Mondiale;

-se l'Europa crede di poter fare a meno della propria difesa affidandandola agli Stati Uniti, la Russia spera di farsi affidare dagli Stati Uniti la difesa dell' Occidente, per esempio in Asia Centrale,così da diventare essa stessa un esercito dell' Occidente, ed in un certo senso, il suo centro;

-se l' Europa ricostruisce la propria storia in modo settario, facendo di ogni fase storica un giudizio di Dio, in cuisi affermi la posizione "più giusta", e quella "superata" vengo sconfitta, la Russia crede, invece, che tutte le fasi della sua storia siano positive, in quanto esse contribuiscono a fondare l'"Identità Russa".

Noi crediamo che una "Comunità da Vancouver a Vladivostock", quale viene adombrata dai presenti discorsi fra Russia, America ed Europa, abbia un senso solamente se, e nella misura, in cui essa costituisca l' affermazione delle tradizioni culturali comuni a tutto l' Occidente: Europa (compresa la Russia), America, Medio Oriente (comprensivo di Israele).La "Modernità" (che si identifica con l' America), verrebbe superata, sicché dovrà cedere il passo, da un lato, allo spiritualismo medio-orientale, e, dall' altro, al romanticismo est-europeo.In questo contesto, l' Europa, quale necessaria posizione di mediazione, potrebbe svolgere un ruolo centrale.