mercoledì 5 maggio 2010

IL PAPA A TORINO

Presence of Benedict XVI in Turin Stresses Roles of Holy Shroud and of Turin. La présence du Pape à Turin souligne l’importance du Saint Suaire et de Turin. Papstes Besuch in Turin verstaerkt Rolle des Grabtuches
und von Turin


L’ostensione anticipata della Sindone, e la corrispondente presenza del Papa, dimostrano l’importanza che reliquie come la Sindone rivestono ancor oggi nella religiosità, ufficiale e popolare.
Questa ritrovata importanza costituisce, certo, un ridimensionamento delle pretese scientistiche, secondo le quali, con il diffondersi della scienza e della tecnica, se non la religione, avrebbero regredito, almeno, le sue forme “più arcaiche”, come il culto delle reliquie.
Questa pretesa non era certo nuova, in quanto il rifiuto dell’adorazione di oggetti od immagini aveva già fatto apparizione in epoche diverse, presso gli Ebrei, la Cristianità bizantina e l’Islām. Essa non si collegava, allora, ad una pretesa scientista, bensì ad una nozione estremamente trascendente della divinità, che non ammetteva compromissioni con la contingenza terrena.
Come si sa, questa concezione fu perdente nella storia della Cristianità.
E non ne mancano i motivi. L’uomo non è puro spirito. Anche la religione non può essere puramente spirituale, ma è chiamata a rappresentare l’inscindibile connessione fra il terreno ed il divino. L’essenza stessa del Cristianesimo è nell’incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Come potrebbe non essere rilevante ciò che testimonia di questa vicenda?
Diversa la questione della verità obiettiva, e/o scientifica, della tradizione legata alle reliquie. Verità obiettiva che non è, per altro, decisiva, neppure per la Chiesa, che non se ne rende dogmaticamente garante.
Quello che conta è la memoria culturale che è legata alla reliquia. Memoria che è di per sé un elemento fondante molto forte, come dimostra il peso che la riconquista della Sindone ebbe, per esempio, per l’Impero bizantino.
Il fatto che tale reliquia, unica nella Cristianità, sia passata alla Savoia, e, poi, a Torino, non è, quindi, priva di collegamento perfino con la dottrina della “Translatio Imperi”.
Chi fosse titolare della reliquia poteva, addirittura, vantare pretese al trono imperiale; tant’è vero che il Re d’Italia era, per diritto dinastico, anche Re di Gerusalemme.
Qualche volta, occorrerebbe riflettere sul senso di particolare predestinazione che la Sindone conferisce alla nostra Città.

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