venerdì 26 marzo 2010

LEGGE SANITARIA AMERICANA E SISTEMA SOCIO-POLITICO EUROPEO

Europe'a Advance over America by more than one century.L'avance de l' Europe sur l' Amérique est d'à peu près un siècle. Vorsprung Europas ueber Amerika von fast einem Jahrhundert.





I commenti dei media e dei politici europei alla firma della unova legge americana sull' assistenza medica, o non hanno sufficiente fantasia o cultura, o sono vittime di un complesso di inferiorità verso l' America.

Infatti, essi tendono , o a mettere in rilievo il passo avanti compiuto da Obama come prova della superiorità dell' America, o a contestarlo con gli stessi argomenti dei Repubblicani.

Nessuno si ricorda, nell' occasione, senz' altro storica, della firma della nuova legge, della lunga vicenda che ha portato, già nel Secolo 19°, alla nascita, in Europa, della legislazione sociale, all' interno della quale innanzitutto, la legge tedesca sulle assicurazioni sociali del 1883.

Legislazione che si sviluppò innanzitutto nella Germania bismarkiana, con l' opposizione dei liberali e dei socialdemocratici, ai quali i politici italiani attuali vorrebbero riallacciarsi.

I liberali perchè la legislazione sociale sembrava loro un'inaccattabile intrusione nell' appena ottenuto sistema del "laissez-faire", i socialdemocratici perchè queste nuove leggi avevano per obiettivo di "integrare la classe operaia".

In definitiva, gli unici ad avere fatto qualcosa sono i conservatori, cioè Bismarck, il Kaiser e gli intellettuali del "Socialismo della Cattedra," come Sombart e Max Weber, ispirati da Lorenz von Stein dal suo esilio viennese.

Tra l'altro, il Kaiser convocò anche, nel 1890, la prima conferenza internazionale sulla sicurezza sociale.

E si noti che la Germania è stata il modello a cui si sono ispirati tutti, dai vittoriani inglesi ai bolscevichi,da Mussolini al Fronte Popolare francese.

Questa è la prima fase del diritto del lavoro europeo, quella fondata sulle "norme di tutela" a favore dei lavoratori.

La seconda è quella dell' "interventismo", quella in cui gli Stati creano istituzioni forti, come le Assicurazioni Sociali e gli Ispettorati del Lavoro.Intorno alla Seconda Guerra Mondiale, si assiste ad una fase "partecipativa", caratterizzata dalla democrazia di fabbrica, dalla cogestione, dalla concertazione sociale.

In quest' ultimo periodo, assistiamo, da una parte, alla "deregualtion", ma, dall' altra, anche ad una "universalizzazione dei diritti"(sotto l' egida della Carta Sociale Europea e del TRattato di Nizza).

Come si vede, è un intero mondo, al quale l' America è rimasta in gran parte estranea, salvo in alcune limitate fasi storiche, come il "New Deal"(e, in parte, oggi), nelle quali l' America si è ispirata all' Europa (e non viceversa, come invece sentiamo spesso assurdamente dire).

L' America "copia" le soluzioni "interventiste" e sociali dell' Europa solo quando è in crisi e non può farne a meno per limitare la sofferenza sociale.

Questo vuole dire che le identità dei due continenti sono diverse.

Paradossalmente, il Giappone si è ispirato molto all' Europa. Gli altissimi funzionari giapponesi, inviati in giro per il mondo per studiare le leggi straniere, vennero innanzitutto in Europa, e studiarono innanzitutto la Germania, non senza recarsi all' Università di Vienna, dove Lorenz von Stein viveva un po' relegato dopo avere partecipato alle insurrezioni liberali nei Granducati tedeschi.Tra l' altro, l' opera fondamentale di Von Stein, Die Geschichte der Sozialen Bewegung in Frankreich, è ancora introvabile per la "scomunica" di Marx, che lo citava solo per dire che non era d' accordo con lui.

Sarebbe ora che la convenzione "ad excludendum" contro il "socialismo della cattedra" e la politica sociale del II° Reich venissero meno, e si cominciasse a riconoscere che il tanto lodato "Sistema Socio-Politico Europeo" poggia su tradizioni antiche, che non si identificano con le ideologie oggi dominanti.

Gli Europei dovrebbero essere fieri di questa storia, non nasconderla.






giovedì 25 marzo 2010

BRITISH TRIBES

A Study about Scottish Identity Raises Attention on Complexity of Bitish Isles. Une étude sur l' identité écossaise reveille l' intéret sur la complexité de l' Archipel Britannique.Ein Studium um schottische Identitaet erweckt Aufmerksamkeit fuer Komplexitaet des britischen Archipelags


Presso la Yale University Press sono stati ripubblicati, sotto il titolo"The Invention of Scotland: Myth and History", una serie di saggi del famoso storico Hugh Trevor-Roper, dedicati alla tesi, cara anche a Hobsbowm, secondo cui il caso della Scozia costituirebbe un esempio molto eloquente del carattere "costruito" delle identità nazionali.

Carattere che, certamente, riconosciamo, se non fosse che la Scozia è una nazione dentro una nazione più grande, la Gran Bretagna.

Ci si domanda perchè la questione dell' "invenzione della nazione" si ponga solo per la Scozia, non
per l' intera Gran Bretagna.

Ché, se è vero che molte delle caratteristiche più uniformemente riconosciute come "scozzesi" (per esempio, il "Kilt") risalgono a circa duecento anni fa, è pur vero che, trecento anni fa, la Scozia costituiva un grande e potente regno, con una sua lingua e un suo diritto, mentre "il Regno Unito" non esisteva.

E' impressionante come le "piccole nazionalità" celtiche riescano a sopravvivere, ed, anzi, ultimamente, ad espandersi.

La realtà è che descrivere la storia "del Regno Unito" come una storia unitaria è ancor più arduo che scrivere le storie separate di Inghilterra, Irlanda, Scozia, Galles, Isola di Man, Cornovaglia, Isole Normanne.

Come hanno brillantemente illustrato Norman Davies, in The Isles: a history, e Bryan Sykes, in Saxons, Vikings, and Celts: the genetic roots of Britain and England, la storia dell' arcipelago è il risultato dell' interazione di lungo perioodo fra popoli ed influenze molto diversi: celtiche, latine, germaniche, scandinave, francesi.

Anche uno dei popoli più orgogliosi della propria storia e della propria "unicità" si rivela essere, come la Francia, molto più articolato di come in genere lo si descriva.

Anche la sua cultura è di grande ricchezza ed antichità.

Le prime opere, molto precoci ma anche mature, come il Beowulf, le Liriche Pagane Anglosassoni , il Mabinogion e i poemi epici "Tàin Bò" (sulle razzie), l' Historia Regum Britanniae di Geoffrey of Monmouth e le liriche di Riccardo Cuor di Leone, sono scritti in lingue diverse dall' Inglese, come l' Anglosassone, il Brittonico, il Gaelico, il Latino e il Francese.

Lo stesso Shakespeare, "fondatore" della letteratura inglese, ha tante caratteristiche "europee" (p.es.:ambienta le sue storie in Italia, in Danimarca, in Scozia, in Belgio, eccc..).Inoltre, anche se, per alcuni suoi brani, egli viene considerato anche i fondatore" dell nazionalismo culturale "British", in realtà, il suo modello resta sempre quella "merry England" feudale e rurale che stava scomparendo sotto l' influenza della Riforma e della politica di potenza.

Ma anche la grande letteratura inglese posteriore mal si inquadra nella visione trionfalistica di un' Inghilterra "modernizzatrice", che va dalla Magna Charta a Enrico VIII, da Elisabetta I a Cromwell, dalla "Glorious Revolution" alla Rivoluzione industriale.

I poeti romantici sono molto simili ai loro corrispondenti dell' Europa Continentale e del mondo slavo, Carlyle e Ruskin portano in Inghilterra idee dell' Europa Centrale; nella prima metà del secolo scorso, l' Inghilterra è una vera fucina di autori anti-modernisti, da Yeats, a Eliot, a Pound, a Huxley, a Orwell, a Burgess.

Per tutti questi motivi, non condividiamo le pessimistiche valutazioni espresse da molti, secondo cui la Gran Bretagna sarebbe irrecuperabile alla causa europea, in quanto la sua identità sarebbe inscindibilmente legata a quella americana.

Come per tutte le nazioni d' Europa, anche in Inghilterra esistono tendenze filo-europee e tendenze anti-europee. A nostro avviso, le identità delle nazioni "minori" dell' Arcipelago sono forze sostanzialmente pro-europee.











mercoledì 24 marzo 2010

IPPOCRATE, PADRE DELL' IDENTITA' EUROPEA

Debate Among Italian Physicians Raises Doubts About Hippocrates' Swearing. Un débat parmi les médicins italiens met en discussion le Serment d'Hippocrate. Debatte unter italienische Aertzte
verbreitet Zweifel ueber Hippokrates' Schwur.






Ippocrate è, nello stesso tempo, e il fondatore mitico della medicina, e il presunto redattore del "Giuramento", che costituisce la base della deontologia medica occidentale, e il primo autore ad aver parlato, in termini chiarissimi, di "identità collettive", e dell' identità degli "Europaioi".

Per questo, ci ha profondamente incuriosito il dibattito in corso a Torino, in connessione con il fatto che il "Giuramento" viene fatto leggere ai laureandi durante la cerimonia di laurea. Orbene, nel "Giuramento", fatto sotto gli auspici di Apollo, Igea e PAnacea, il neo-medico si impegna, tra l' altro, ad astenersi dal provocare l' aborto.

Ebbene, giacché l' aborto è previsto dall' ordinamento italiano, leggere il "Giuramento" implicherebbe l'impegno di non esercitare un' attività permessa dall' ordinamento.

Dal punto di vista pratico, il problema non è grave, in quanto non risulta che il "Giuramento" abbia alcun effetto giuridico.

Il problema è piuttosto di carattere culturale.

Il fatto che il rifiuto dell' aborto sia contenuto nel più antico autore medico "pagano" rafforza certamente la tesi che esso faccia parte del "Diritto Naturale", ovvero di quelle "leggi non scritte" che sono comuni a tutti gli uomini.

La messa in discussione del "Diritto Naturale" equivale a mettere in discussione il concetto di "Uomo" quale conosciuto nel corso della storia(l' Umanesimo), per aprire le porte ad una nuova realtà, tutta da definire e da scoprire.

Questa nuova realtà è stata definita "Superuomo", o "Oltreuomo".Esso è l' effetto della "trasmutazione di tutti i valori" e del prevalere della scienza e della tecnica.

L' uomo dell' Umanesimo era il prodotto della natura, così come descrive in modo insuperato Ippocrate nella sua fondamentale opera "Arie, Terre e Luoghi", dove si spiegano le "identità" locali sulla base delle diverse influenze del clima sugli uomini.

L' Oltreuomo sarà l' effetto dell' ingegneria genetica.

Come sarà l' Oltreuomo?

Sarà la rinascita della "Bestia Bionda", a cui pensava Nietzsche?

Sarà un "flaneur" come sembra vederlo Vattimo?

Sarà l' Homunculus condizionato in provetta, descritto da Huxley?

Sarà una "Macchina Intelligente", come pensa De Landa?

Non lo sappiamo, ma la tradizione ippocratea dice di fare molta attenzione. Oggi, infatti, la responsabilità del medico non è solo quella di comportarsi correttamente verso il singolo malato, bensì anche e soprattutto quella di responsabilizzarsi per la storia futura dell' umanità.

Al di là dei valori attinenti alla salute e alla medicina, le idee di Ippocrate sono atte a fare riflettere anche in campo politico.

Come abbiamo detto, Ippocrate aveva derivato innanzitutto, dalla sua teoria circa le identità collettive, fondata sulle influenze del clima, una definizione di "Identità Europea" e "Identità Asiatica", che, in ultima analisi, sopravvive fino a noi.

Si noti che Ippocrate viveva a Cos, isola della Ionia dalla quale si vede Alicarnasso, che, geograficamente, è già Asia.

Secondo Ippocrate, il clima temperato e variabile dell'Europa stimola nei suoi abitanti laboriosità, combattività, particolarismo e amore per la differenza. Invece, il clima caldo dell' Asia stimolerebbe la pigrizia, la raffinatezza e lo spirito di disciplina.

Da queste differenze caratteriali deriverebbero le differenze politiche fra l' Europa e l' Asia.

Gli Europaioi costituirebbero piccoli stati, i cui abitanti, eguali fra di loro, sarebbero per natura guerrieri, e dediti principalmente alla guerra per l' affermazione del loro Stato e per l' acquisizione delle ricchezze di quelli vicini.

Invece, gli Asiatici, più pacifici e disciplinati, vivrebbero in grandi Stati, il cui vero padrone è il sovrano. Perciò, gli Asiatici non hanno interesse alla guerra, in quanto questa rafforza il re, non i sudditi.

Questa costruzione descrive, a nostro avviso, molto fedelmente la situazione della Grecia antica, come ce la illustrano nel dettaglio i poeti antichi, Erodoto e Tucidide, con guerre di prestigio come la Guerra di Troia, l' oppressione militare sulle città vicine, come quella sugli Iloti, quella sui Meli, quella dei Trenta Tiranni. Essa è stata ripresa in modo ideologico in epoche più tarde, in particolare dal colonialismo europeo e americano e, dal connesso "Orientalismo", per giustificare l'oppressione coloniale da parte degli "Occidentali", più laborioosi, più liberi e più combattivi, sui "pigri" e "tirannici" popoli extraeuropei.

Certo, Ippocrate non era un fautore del "colonialismo" europeo.Dalle sue teorie si potrebbe, certo, trarre qualche argomento a favore del costume greco di fondare colonie all' estero -costume che non fu contestato da nessuno-. Ma, soprattutto, se ne traggono molti circa il carattere militaristico degli antichi Greci, più che sulla valenza "pacifica" della democrazia, sulla quale tanto hanno insistito gli autori moderni.

Come si vedrà meglio in Erodoto , chi pone in primo piano il valore della pace sono gli orientali, e in particolare quell' Impero Persiano che è il prototipo dei grandi Stati orientali, mentre i Greci che gli resistono sono appassionati a tal punto della guerra, come fonte di gloria, quindi, di eternità, sono i Greci. Significativa, a questo proposito, la figura di Leonida, che caccia gli alleati dal passo delle Termopili perchè vuole che la gloria di morire in battaglia per la difesa della Grecia spetti ai soli Spartani.

Tuttavia, nonostante le strumentalizzazioni ideologiche fatte da film come 300, che avvicinano Leonida ai presidenti americani che combattono guerre in Iran e in Afganistan, l' etica greca ci pare più affine a quella della "Belva Bionda" nietzscheana, che non a quella delle moderne democrazie.

Abbiamo detto della straordinaria sopravvivenza nel tempo, anche se con molte deformazioni, delle idee di Ippocrate. In particolare, esse furono riprese integralmente da Aristotele, quasi integralmente da Machiavelli.

Montesquieu ne fece la base della sua dottrina comparata dello Stato, e Caterina Seconda e Hamilton la sfruttarono come giustificazione, l' uno, del federalismo americano, l' altra, dell' autocrazia russa.

La parte oggi più in pericolo anche de lato "politico" delle idee di Ippocrate è proprio il collegamento con la natura. Il preteso "ritorno alla natura" attraverso l'ambientalismo suona molto falso.

Gli uomini dipendono sempre meno dalla natura, perchè vivono in un mondo artificiale. Le identità locali sono sempre più spesso identità ideologiche, che derivano da scelte storiche del passato.

E, tuttavia, il legame con la terra, fino ad oggi, si è spostato, ma sopravvive.

Caratteri "europei" permangono anche in America, nonostante il cambiamento di continente, di clima, e anche di "sangue". Nonostante la ipertecnologizzazione, la Cina continua a essere influenzata dalla cultura delle "Civiltà idrauliche".

Anche in Europa, il pluralismo, la diversità e la combattività restano più spiccate che in Cina, ma anche che in America.L' attaccamento alla terra resta forte, almeno nel senso che si continuano ad esaltare i radicamenti alle"Aque, Arie e Luoghi".

Quanto resisterà tutto questo all'intelligenza artificiale, alla bio-ingegneria, alle "Macchine Intelligenti"?




martedì 16 marzo 2010

KALEVIPOEG, O DELL' IDENTITA' ESTONE


Publication, in Italian, of Synthesis of old Kalevipoeg and Today 's Writers, Presents Estonian Litterature.La synthèse, en Italien, de l' ancien Kalevipoeg et d' ouvrages contemporains, est une présentation de la culture estonienne.Zusammengelegte Herausgabe von altem Kalevipoeg und von heurtigen Autoren stellt eine Art Praesentation estnischer Kultur dar.




E' lodevole che anche in Italia ci si sforzi di fare conoscere i nuovi popoli dell' Europa, o, almeno, i popoli che hanno di recente conquistato un ruolo all' interno dell' Unione Europea.

In queso caso, gli Estoni.

Popolo che, come altri vicini (i Lettoni, i Lituani, ma perchè non anche anche gli Udmurti, e/o i Mordvini, ecc...) sono troppo poco conosciuti dagli altri Europei.

Nel caso di specie, si tratta della rivista "In forma di parole", il cui secondo volume, "La sparuta progenie di Kalev", è dedicata all'Estonia.In questo numero, sono raccolti insieme 5 canti del Kalevipoeg ed opere di autori estoni contemporanei.

Il Kalevipoeg è la saga nazionale estone, "ricostruita" secondo il modello dell' Ossian di Macpherson, delle saghe lettoni di Herder, del Kalevala di Loennroeth, delle poesie epiche illiriche del Tommaseo, delle canzoni tradizionali lituane della Gimbutas, attraverso l' audizione di artisti dilettanti rurali, e la rifusione dei materiali in opere complete e letterariamente coerenti.

La derivazione più diretta è, evidentemente, già anche per il nome, dal Kalevala finnico (o, meglio, careliano), di Loennroth, con cui, al passaggio della Finlandia dalla Svezia alla Russia, si era "costruita" un' identità nazionale per il Granducato di Finlandia (parte della Russia), ripescando tradizioni della Carelia (che, tuttavia, è sempre rimasta parte della Russia in senso stretto, e dove si trova San Pietroburgo).

Addirittura, i personaggi del Kalevipoeg sono, in gran parte, anche eroi del Kalevala.

Inoltre, solo una minima parte del Kalevipoeg riprende direttamente le antiche poesie popolari (Rune), mentre, per la maggior pate, si tratta di rielaborazioni del compilatore ottocentesco.

Kalevipoeg è un eroe fondatore: egli sbarca dalla Finlandia con l' obiettivo di generare la nuova progenie dell' Estonia.

Fra le varie cose, trasporta personalmente dalla Russia il legname necessario a costruire fortificazioni contro i Cavalieri Teutonici . Tuttavia, nella battaglia viene sconfitto, e gli vengono mozzate ambo le gambe. Nell' Aldilà, viene rigenerato, e diviene, pietrificato, il guardiano degli Inferi.

Nel Kalevipoeg si manifesta la complessità dell' eredità culturale estone.

Gli Estoni sono una delle infinite tribù ugrofinniche (uraliche) che vivono nel Nord dell' Europa, e, soprattutto, della Russia.La maggiore fra queste è il popolo finlandese, ma anche i Mordvini del Mordostan, i Mari del Mari El i Komi e i Ciuvasci delle omonime Repunbbliche russe hanno una certa consistenza.

Anticamente, tutta la parte settentrionale della Russia, lungo il Circolo Polare artico, era abitata da questi popoli, tanto da essere chiamata anche "Grande Finlandia"). Secondo molti studiosi della storia e della cultura russe(cfr. p.es., Orlando Figes, La danza di Natascia), la cultura popolare di questi popoli, rimasta a lungo sciamanica, come quella dei popoli altaici (turcici), artici (lapponi e Inuit) e siberiani, ha profondamente influenzato la cultura russa (p. es., la sagra della Primavera di Stravinskij, la pittura di Kandinskij).

In effetti, questi popoli cominciarono a subire influenze estranee (germaniche a Nord, e islamiche ad Est) nel primo periodo medievale, e cominciarono a convertirsi all' Islam e al Cattolicesimo sotto l' influenza del regno dei Bulgari del Volga e degli scandinavi. Solo nei secoli 13° e 14° vi furono vere e proprie "crociate", da parte dei danesi, dell' Impero Germanico e dell' Ordine Teutonico, per assoggettare gli Estoni, mentre la zona degli Urali veniva invasa da Tartari e Mongoli.

Nel 16° e 17° secolo, la Finlandia e l'Estonia furono sottoposte a Danesi e Svedesi, che le convertirono al luteranesimo, mentre l' impero russo conquistava i territori degli Urali, portandovi la fede ortodossa.

Con la Guerra del Baltico, Pietro il Grande tolse l'Estonia, e la parte orientale della Carelia, agli Svedesi, e vi costruì San Pietroburgo. La Finlandia e l' Estonia, in gran parte, oramai, di cultura tedesca e scandinava, subirono una crescente influenza russa, con la convivenza di tre popoli: finnici, germanici e russi.I Finnici, come, a Sud, i Baltici, furono relegati in aree rurali e furiono posti in condizioni sostanzialmente servile, mentre le loro lingue venivano studiate solo dai sacerdoti, per esigenze di predicazione.

Nel corso dell' Ottocento, anche grazie a periodi di riforma all' interno dell' Impero Russo, rinacque un certo interesse per le lingue finniche, e gruppetti di intellettuali nazionalisti cercarono di farne rinascere un uso letterario.

Durante la 1° Guerra Mondiale, l' Estonia fu occupata, come tutte le future Repubbliche Sovietiche, dall' esercito tedesco, che concesse l' indipendenza, attraverso un governo dipendente dalla Germania.

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, l' Estonia, contrariamente ad altre Repubbliche, mantenne l' indipendenza, salvo che, con il Patto Molotov-Ribbentrop e con l' Operazione Barbarossa, fu annessa prima all' URSS, poi alla Germania, e, infine, di nuovo all' URSS, divenendo una Repubblica sovietica.

Durante il periodo sovietico, continuò il processo di russificazione, iniziato con Pietro il Grande, anche per effetto della massiccia industrializzazione.

Verso la fine del periodo sovietico, Tallinn costituiva, come Berlino Est, una sorta di vetrina del sistema socialista, facilmente accessibile con il traghetto da Helsinki e con le trasmissioni radiotelevisive in lingua finnica.

Come in tutti i Paesi baltici, il periodo successivo all' indipendenza è stato caratterizzato da forti scontri con la minoranza linguistica russofona (che costituisce circa un terzo della popolazione, ed è la maggioranza i alcune regioni).Alla minoranza russofona vengono spesso negati come in Lettonia), i diritti delle minoranze secondo gli standard europei.

Ancora oggi, uno dei principali temi di dibattito in Estonia è costituito dalle colpe degli uni e degli altri nella prima guerra civile, sotto l' occupazione tedesca, durante il periodo sovietico e al momento dell' indipendenza.

Il che non serve certamente a programmare un futuro migliore per il Paese.

Certamente, non si può negare che lo svilupppo tardo del sistema "nazionale" abbia reso difficile, qui, come anche nel Caucaso, evitare eccessivi conflitti "nazionali" fra popolazioni diverse che vivono completamente intrecciate nella vita di tutti i giorni. Ciò è vero per i Russi che vivono nei Paesi Baltici, come per gli Uralici che vivono nel Nord della Russia (anche se hanno le loro Repubbliche).

Ma è così necessario, nell' Europa del Terzo Millennio, tracciare confini così netti fra le varie etnie d' Europa?

Ma è così

DIONIGI AEREOPAGITA


Publication of Dyonisios' Works Reiterates Interest for his Theology. La publication des Oeuvres de Denis revive l' intéret pour sa théologie. Neue Herausgabe von Dyonisios' Werke
erweckt neues Interesse fuer seine Theologie.







Perchè interessarsi oggi ad un pensatore così complessamente mistico come Dionigi?

Intanto, nel momento in cui cerchiamo criteri definitori e distintivi fra le grandi identità culturali, Dionigi, che si trova ai confini della Cristianità antica, ci offre importanti elementi di riferimento.

Certamente, ai limiti fra il neo-platonismo e la teologia cristiana antica. Eppure, a nostro avviso, anche ai confini del politeismo medio-orientale, dell' ermetismo, del mazdeismo, della teologia islamica medievale, della Qabbala, dell' Induismo e del Buddismo Mahayana.

Infatti, Dionigi è il grande costruttore del sistema di "gerarchie" spirituali che attraversa tutto il cosmo, da Dio, agli angeli, agli uomini, ai bruti, agli esseri inanimati.

Dionigi mutua del neo-platonismo (ma perchè non anche dal Samkhya, dallo Zoroastrismo, dalla teologia faraonica?), l' idea che, da un Dio centro di tutto e oriogine di tutto, si dipartano un' infinità di essenze spirituali (angeli, eoni, sefiroth), i quali cooperano con Dio nel mettere in moto l' universo intero.

Concezione che a noi può sembrare lontana, se non fosse che queste "essenze" sono proprio le protagoniste delle filosofie moderne e contemporanee (le "Monadi", la "Ragione", lo "Spirito", il "General Intellect", la "Volontà", la "Rappresentazione", il "Superuomo", la "Volontà di potenza", la "Noosfera"
e via filosofando).

Basti solamente considerare l' interesse che sta suscitando il corso su Plotino di Giovanni Bailone all' Università popolare di Torino.

Dunque, ripubblicazione delle opere complete di Dionigi: Dionigi Aeropagita, Tutte le opere, a cura di Paolo Scazzoso ed Enzo Bellini, introduzione di Giovanni Reale, con saggio integrativo di Carlo Maria Mazzucchi, Bompiani, Milano, pagg. 824, € 26,50.

Dicevamo che, nonostante la sua distanza, apparentemente abissale, dalle problematiche contemporanee, Dionigi viene,invece, unanimemente considerato attualissimo.

Ciò deriva soprattutto dall' importanza crescente del dialogo interculturale ed ecumenico.

Se e nella misura in cui Dionigi ha posto le basi elleniche e cristiane del misticismo e della visione cattolica del mondo, esso costituisce un punto di partenza insostituibile per il confronto con l' Ortodossia, con l' Ebraismo, con l' Islam, con l' Induismo e il Buddismo (almeno quello Mahayana e Theravada).

PER UN MUSEO DELL'AEREONAUTICA A TORINO

It was an Emotion to Revive Aviation History of Torino. Il a été une expérience émotionnante de revivre l'histoire de l' aviation à Turin. Es war eine grossartige Emotion italienische Luftwaffegeschichte in Turin wieder zu erleben





Di tanto in tanto, a Torino, sempre pronta a parlare di automobili, ci si ricorda che la nostra città è anche la città pioniera in Italia dell' industria aerospaziale.

Per questo, non può non averci fatto piacere il fatto che, a cura dell' Aereonautica Militare, sia stata organizzata, a 100 metri dalla sede di Alpina, e a un chilometro dalla nostra abitazione, in quella Torino Esposizioni che, un tempo, veniva identificata con il Salone dell' Automobile, una mostra dedicata interamente ai cent' anni dell' Aereonautica Militare Italiana.

Purtroppo, siamo in tempi di tagli alle spese. Quindi, la mostra ha dovuto essere naturalmente contenuta.

Siamo in tempi di politicamente corretto.Quindi c'è stata, giustamente, molta obiettività, ma, a nostro avviso, anche troppo poco rilevo per i fatti più salienti.

Siamo anche in tempi di eccessiva burocrazia e di poco sforzo inventivo: quindi, pochi riferimenti alla cultura del tempo, ai dibattiti politici; pochissime indicazioni sui grandi orientamenti tecnologici passati, e, soprattutto, futuri.

Ho rivisto, certo, con piacere, la grande sala dei disegnatori della FIAT Sezione Velivoli, cos' come la vidi nel '53, diretta da mio padre, dove presero vita, fra gli altri, il G 91, l' F 104 e il Tornado.E, tuttavia, mi sarebbe piaciuto che fossero spiegati con più dettaglio ai cittadini i diversi percorsi della Fiat Sezione Velivoli e della Fiat Motori Avio, presso cui io stesso ho lavorato tanti anni.

Ho preso atto con piacere che si è dato atto al Futurismo di avere aperto un dibattito sulla modernità. E, tuttavia, sono mancate le grandi opere pittoriche dei futuristi sull' aereonautica. Soprattutto, è mancato D' Annunzio.

Infine, capiamo che si tratta di una manifestazione dell' Arma: e, tuttavia, qualche accenno alle sfide tecnologiche in cui sono impegnate le imprese aerospaziali torinesi e l' Europa, sarebbe anche stata utile.

La realtà è che, a Torino, per l' Aereonautica, ci vorrebbe, non soltanto una mostra, ma, addirittura, un museo.

LA FIAT DEVE RESTARE EUROPEA

Rumors about Spin-off of Fiat Auto Should Raise Debate about "Nationality" of FIAT. Les indiscrétions sur apport d'actif du secteur automobile solicitent un débat à propos de la "nationalité" de FIAT. "Geruechte" ueber Boersennotierung des PKW-Sektor entwickeln Neugier ueber "Nationalitaet" von FIAT


Sarà la decima volta che sentiamo di una possibilità di "scorporo" del Settore Auto della FIAT, e del suo conferimento ad un nuovo Gruppo, formato con nuovi partner internazionali, nel quale la Famiglia Agnelli non deterrebbe più il controllo assoluto (SIMCA, Peugeot, Ford,Mercedes/Chrysler, Ford, General Motors, TATA,di nuovo Chrysler,ecc...).

Eppure, fino ad ora, queste ipotesi non si erano mai materializzate.

Ciò significa che vi sono seri motivi per cui l' ipotesi è allettante, ma anche per cui essa non può avvenire.

Essa è allettante in quanto l' industria automobilistica è per sua natura mondiale, e i condizionamenti nazionali, locali e familiari, le stanno stretti.

Essa è impossibile perchè l' industria automobilistica (come la maggior parte delle industrie moderne) non può essere, né pensata, né creata, né sviluppata, né gestita, né mantenuta, né difesa, né, comunque, sopravvivere, senza una decisa opzione da parte "del Politico" (ideologia, Stato, Nazione, burocrazia, partiti, territorio, sindacati). "Politico" che "pensa" l' industria come strumento della Ragione vincitrice, che la impone penalizzando il feudo, il latifondo, l' agricoltura,il clero, che la fa nascere con la legislazione di privilegio per le società per azioni, che la sovvenziona direttamente, con le commesse militari, ed indirettamente, con le poloitiche sociali e con le infrastrutture, che la fa vivere con il welfare, che ne prolunga la vita con gli incentivi, ecc..

Oggi, siamo al "redde rationem".Oggi si può fare tutto ed il contrario di tutto, ma senza più i paraocchi delle Grandi Narrazioni, ed assumendosene una responsabilità politica dinanzi al mondo intero.

Se la fusione dovesse servire per "scippare" la FIAT alla Famiglia Agnelli, che, bene o male, l' ha sempre sostenuta; a Torino, a cui deve la propria esistenza, ed all' Europa, a cui sta ancora chiedendo aiuto, bene, allora, le reazioni potebbero, e, a nostro avviso, dovrebbero, essere molto violente, e concentriche, da parte di tutti: Europa, Torino, sindacati, famiglia.Questo potrebbe avvenire, per esempio, nel caso di un "regalo" del controllo all' America per certi pregiudizi ideologici dell' attuale "leadership" e per certi "favori" di Obama.

Lo "scorporo" potrebbe invece non essere lesivo per nessuno se esso avvenisse contestualmente ad una transazione di comune soddisfazione delle controversie in Casa Agnelli, il centro dirigenziale del nuovo Gruppo fosse a Torino, o, almeno, in Europa, e, nella proprietà, fossero adeguatamente rappresentati Famiglia Agnelli, Europa Centrale e Orientale, e, nella misura del necessario necessario, America, Turchia e India. E, comunque, la "decisione sullo stato di eccezione" deve spettare ad un' istanza europea, con un' adeguata rappresentanza del Piemonte.

Resta il problema, che almeno taluni hanno compreso, di dove debba essere il "cervello pensante" del nuovo Gruppo.A noi sembra che tale problema non sia facile, perchè è difficile sapere qual' è il "cuore pensante" di una multinazionale: quello dove si trovano i "tesoretti" dei maggiori azionisti?quello dove risiedono o hanno i loro addentellati politici tali azionisti?quello dove la società è quotata?quello dove risiedono l' Amministratore delegato e i suoi più stretti collaboratori? quello dove risiedono le staff centrali, amministrative, legali, commerciali e finanziarie? quello dove si trovano gli Enti di progettazione e di ricerca?

Già oggi, né i principali azionisti, né l' Amministratore Delegato della FIAT risiedono tutti a Torino; molti non hanno la cittadinanza italiana, e dimostrano un attaccamento per l' America non inferiore a quello per l' Europa; già oggi, buona parte dei centri direzionali si trovano in America, in Polonia, in Turchia, in Brasile.

Che cosa deve essere in Europa, e che cosa a Torino?

Anche se l' "establishment", politico ed economico, crede di avere diritto a compiere le proprie decisioni addirittura di nascosto, e, comunque, con la più totale esclusione dell' opinione pubblica, noi, invece, crediamo che queste scelte debbano essere condivise. Anche e soprattutto in un momento in cui sembrava avverarsi un' ipotesi preconizzata dallo stesso Montezemolo, e recepita dai Ministri Sacconi, Scajola e dal Commissario Tajani, quella, cioè, di sottoporre la strategia sulle ristrutturazioni dell' industria automobilistica alla suprema autorità dell' Unione Europea.

A noi preoccupa l' affermazione di certi sindacalisti, ai quali non interessa chi siai l proprietario della Fiat.Per noi dev' essere europeo, dev' essere in sintonia con le strategie dell' Unione Europea, deve partecipare alla difesa dell' Euro.

Questo perchè proprio la crisi ha dimostrato ora più che mai che le grandi imprese automobilistiche, ed, ad esempio, in concreto, General Motors, Opel, Chrysler, Autovaz e Sollers, non sopravviverebbero neanche un giorno senza un sostegno pazzesco, assolutamente antiliberista, da parte di tutte le Autorità.

Chiediamo ai nostri amici, alla Direzione FIAT, alle Autorità locali e nazionali, ai sindacati, all'opinione pubblica, all' Unione Europea, ed, in particolare, al Commissario Tajani, di aprire un pubblico dibattito europeo su questi temi.

Discendiamo da una famiglia che ha dedicato la vita a dirigere la FIAT; anche noi abbiamo dedicato a questo scopo almeno vent'anni della nostra vita, e sappiamo non poco dei temi che oggi ribollono. Siamo a disposizione di chiunque voglia affrontarli con animo sgombro da interessi eccessivamente particolaristici ed ascoltando la voce di chi ha maturato un' esperienza in queste cose.




MENTRE L' EUROPA DISCUTE, L'ASIA SALVA L'EURO

China's ,India's and other countries' Decision to Sell Dollars and to Purchase Euros Salvages Europe from Defeat from USA. La décision de Chine, Inde et autres pays de vendre leurs dollars et d'acheter des Euros sauve l' Europe d'une défaite vis-à-vis des Etats Unis. Entscheidung Chinas, Indiens und anderen Staaten, Dollar zu verkaufen, und Euros zu kaufen, rettet Europa vor Niederlage von der Seite der USA.

L'inconsistenza dell' attuale "establishment" culturale, politico e sociale non ha bisogno di conferme. I fatti stessi si incaricano quotidianamente di smentire le loro pretenziose e mistificanti teorie.

Fino a ieri, tutti si stracciavano le vesti per la crisi greca, e di altri Paesi di Eurolandia,sostenendo che tutto era colpa del mancato rispetto dei parametri di Maastricht, della connivenza dei greci con le grandi banche speculative americane, ecc...

Poi, si è scoperto che l' attacco all' Euro era semplicemente una manovra concordata fra Soros e gli Hedge Funds americani.
Sempre lo stesso establishment pretenzioso e mistificatore si era scatenato nell' elaborazione di ricette economiche complicatissime, politiche di austerità, ecc...

Invece, l' Euro si sta salvando grazie al fatto che i due Paesi economicamente più potenti del mondo, Cina ed India, oltre che i Medio Orientali e i Russi, per il loro stesso interesse, stanno vendendo dollari e comprando Euro.

Gli interessi di Cina e India sono molti ed evidenti: l'assurda posizione di predominio del dollaro; l' eccessivo indebitamento dell' America; l' eccessiva dimensione del credito dei Paesi asiatici verso l' America; l' esigenza di sbarazzarsi delle posizioni in dollari in un momento in cui ciò non costa nulla, grazie proprio alla manovra speculativa di Soros; il desiderio di prevenire manovre contro il renminbi; la volontà di punire Obama per la sua politica tracotante circa la pretesa rivalutazione del Renminbi; la volontà di trovare un alleato nell' Europa per la riforma del sistema monetario internazionale.

La leadership culturale, politica ed economica dell' Europa dovrebbe vedere la realtà del mondo economico internazionale quale essa è, non già attraverso i paraocchi ideologici di una scienza economica che, come ha dimostrato ancora recentemente Latouche, è fortemente ideologica.

L' economia non è che un componente, uno strumento, della lotta culturale, politica ed ideologica a livello mondiale, ove operano Stati, partiti e Lobbies trasversali.

Certo che contano "i fondamentali" dell' economia, certo che conta una saggia politica economica, ma contan molto di più la lotta culturale e politica e le alleanze "giuste".

Nel caso specifico, l' unica proposta seria, quella di creare un fondo europeo di intervento monetario, da spendere in occasioni come questa, è stata naturalmente bocciata.Neppure presa in considerazione l' idea di una "intelligence finanziaria europea", che permetta di prevenire le crisi speculative, anziché dovervi rimediare successivamente.






UN'ORIGINE COMUNE DEGLI ALFABETI?


Von Petzinger's Research Shows Worldwide Communalities in Palaeolythic Symbols. La recherche de von Petzinger montre des communalités entre les symboles du paléolythique. Von Petzingers Studie zeigt Gemeinsamkeiten zwischen Symbolen in der Palaeolythik.



Una delle nostre tesi preferite è che esista una sorta di "stratificazione" delle caratteristiche proprie di ciascuna cultura, ove, al vertice, vi sono caratteristiche generalissime di tutta l' umanità, poi, a scendere, caratteristiche un poco più specifiche delle diverse grandi "cerchia culurali", poi ancora più specifiche e più marcate, quelle delle diverse "nazioni" o "regioni", infine, specificissimi i "geni dei luoghi", ed, irriducibili, le identità personali.

Un simile elemento di "individuazione" sembrerebbe percorrere tutti gli aspetti della cultura. Uno di questi è il linguaggio.

Anche questo campo, si contrappongono, come noto, due scuole: da un lato, quella monogenetica, secondo la quale tutte le lingue sono nate da un' unica lingua, e quella poligenetica, secondo la quale le origini delle lingue sono disparate.

Non entriamo qui in questo dibattito per altro molto fruttuoso, ma ci limitiamo a quello su un aspetto della lingua: l' alfabeto.

In questo campo, risulta abbastanza assodato che vi furono certamente quattro sistemi di scrittura "capostipiti": quello sumerico, quello cinese, quello maya e quello inca.

Secondo le tesi di Marija Gimbutas, la scrittura sumerica deriverebbe da quella danubiana.

Tuttavia, l' idea che anche queste scritture "capostipiti" avessero un' origine comune, era già stata avanzata, a metà del secolo scorso, dal grande storico Toynbee, il quale riteneva che i primi caratteri cinesi derivassero da quelli sumerici, i quali ultimi costituivano, per lui, l' antenato di tutte le scritture del mondo.

Ora, la giovanissima studiosa Geneviève von Petzinger ha condotto una ricerca comparatistica sulla simbologia presente nelle principali grotte paleolitiche, giungendo alla conclusione (esposta in un convegno scientifico a Chicago e ripresa dalla stampa internazionale), secondo cui almeno 26 segni appaiono regolarmente in tutte le grotte, anche se tali graffiti rupestri risalgono a periodi distanti fra di loro un paio di decine di millenni.


Si tratta spesso di segni con spiccate caratteristiche descrittive (cerchio, scala, pettine, freccia, uccello, mano "positiva"), altre, invece,(mano "negativa"-cioè il segno della croce dei Cristiani ortodossi, la croce di Sant' Andrea e il cancelletto), hanno a prima vista un più marcato valore simbolico.

E' chiaro che questi simboli si ritrovano, quasi inalterati, in buona parte degli alfabeti del mondo, se non altro perchè essi sono molto semplici.

Tuttavia, l' ipotesi che i più antichi sistemi di scrittura, come quello "danubiano", del 6000 a.C., quello sumerico, del 4000 a.c., e quello cinese di Banpo, del 2000 a.C.(che sono tutti palesemente ideogrammatici), possano derivare da una comune "koiné" paleolitica non ci sembra così fuori del mondo, anche perchè proprio la diversità fra le lingue antiche e la mancanza di una cultura formale rendevano probabilmente più necessario per i popoli primitivi, più ancora che per noi, un linguaggio universale di simboli, capace di veicolare le stesse idee in qualunque lingua.

Questo era, a quanto raccontavano i navigatori dell' Oriente ancora nel secolo scorso, l' uso che, nei porti orientali, si faceva degli "Han Chi", i caratteri cinesi, o, almeno, dei loro simboli di base.

E ciò è quanto comunque succede ancor oggi in Cina, dove le circa cinquanta lingue divengono mutualmente intelleggibili grazie all' uso di simboli ideogrammatici comuni.

Quali le implicazioni storico-culturali di questa tesi?

Innanzitutto, la conferma, almeno per ciò che concerne l' alfabeto, della nostra tesi della "stratificazione" delle radici delle diverse civiltà.

Poi, una maggiore plausibilità dell' anticipazione, da parte della "scrittura danubiana", rispetto a quella sumerica, e, di conseguenza, rispetto anche al cuneiforme, ai geroglifici, agli alfabeti fenicio, greco, latino, arabo, indiano, ecc...

Infine, una rivalutazione generale della capacità di "produzione culturale" dell' uomo preistorico, che rende plausibile tutta quella fase più antica della storia dei popoli, che, normalmente, viene considerata puramente inventata: dalla "Dimora artica dei Veda", all' "età dell' oro", dalla "Torre di Babele", al "Diluvio Universale", dai "Compagni di Horus" all'' "Imperatore Giallo".

Intanto, non possiamo non complimentarci con Geneviève von Petzinger, che ci auguriamo di avere presto con noi a Torino, la cui opera dimostra che non è vero che oggi i giovani non abbiano modo di farsi sentire, ché, anzi, Geneviève dimostra che, attraverso uno studio serio ed il coraggio di portare avanti tesi anticonvenzionali, i giovani possono più di un tempo influenzare la storia della cultura.

sabato 13 marzo 2010

PRIMA CHE A CHAMBERY, ARRIVEREMO IN TAV A SINGAPORE

Announcement by Chairman of Chinese Engineering Academy about new Eurasian Trains. L'annonce, de la part du président de l' Académie Chinoise d'Engégnérie, des nouveaux chemins de fer eurasiatiques.Vorschlag, von der Seite des Vorsitzenden der Chinesischen Technischen Akademie, neuer eurasiatischen Linien.



Il recente libro di Martin Jaques, "When China Rules the World" ha fatto molto discutere negli Stati Uniti, in quanto, nella situazione attuale, caratterizzata da un predominio americano in campo culturale, ideologico e militare, è difficile capire come questa preannunziata egemonia della Cina potrebbe realizzarsi in concreto.

Soprattutto, è stato giustamente messo in rilievo come il carattere non messianico del Confucianesimo, ed il tradizionale ritegno dei Cinesi ad uscire dal loro "Tian Xia" costituiscano un ostacolo al porsi, da parte cinese, come un modello esportabile, e, come tale, atto a proporsi come leader a livello mondiale.

E, certamente, il Confucianesimo, diversamente dal marxismo, non è ispirato ad una "rivalità mimetica" con il modello americano, che lo sospinga a contrapporvisi per contendergli il primato del "progresso".

Il Confucianesimo è la quintessenza del conservatorismo. Esso è profondamente convinto, come De Maistre e come Tocqueville, che non ci si può opporre frontalmente al "progresso", che la "controrivoluzione" non è una rivoluzione di senso contrario.

Il saggio confuciano non agisce. Il suo obiettivo è il "Wu Wei" : l' "azione non azione" dell' Imperatore che, compiendo impeccabilmente i riti, orienta il corso del mondo.

La Cina di oggi non aspira ad imporsi con la forza. Essa resta fedele all' imperativo maoista di "non aspirare mai all' egemonia".Ciò significa che essa aspira semplicemente ad essere se stessa. Ma, essendo se stessa, essa esercita automaticamente un fenomeno di "irraggiamento".E questo può essere un problema, perchè, nell' era della dismisura tecnico-economica, anche un impero confuciano tende a crescere indefinitamente, e ad avere bisogno di spazio vitale, di terre, di materie prime.

Tuttavia, quest' espansione si manifesta, almeno per ora, come un puro e semplice irraggiamento , senza ricerca dell' egemonia. Con lo spostamento dell' accento su Confucio, si è scatenata una reazione a catena, per cui anche nei Paesi vicini, dove la parola era tabù, è tornato in auge il "conservatorismo" (è il caso della Russia).

In campo economico e demografico, siamo vedendo un altro possibile percorso di questo irraggiamento nel grandioso progetto di tre linee di Alta Velocità eurasiatiche che la Cina sta negoziando con 17 Paesi.

Una linea collegherà il Sud-Est asiatico, unendo Kunming, nella regione cinese dello Yunnan, a Singapore. La seconda linea attraverserà l´Asia centrale. Da Urumqi, nello Xinjiang, si spingerà in Kirghizistan per raggiungere Ashgabat in Turkmenistan e Astana in Kazakhstan. Da qui, arriverà fino a Budapest e a Bratislava. La terza linea, dalle zone minerarie della Manciuria, penetrerà nella Russia siberiana ed europea, in Bielorussia e Polonia, per terminare in Germania.

Pechino ha dichiarato che gli accordi economici sono già chiusi con la maggioranza delle nazioni coinvolte.«Anche India, Pakistan e Iran - ha detto il ministro dei trasporti - sono in trattative per entrare nel network ferroviario del secolo». L´alta velocità euroasiatica punta in realtà al traffico merci e alla nascita di nuovi poli industriali, ma soprattutto allo scambio di risorse naturali e delle cosiddette "terre rare".

La Cina prevede che i supertreni renderanno conveniente lo sfruttamento di immense zone minerarie sotto il Baltico, nell´Europa orientale e in Asia centrale. La semicancellata Via cammelliera della seta cederà il passo alla nuova Via ferroviaria del gas, del petrolio e dei metalli essenziali per le nuove tecnologie.

Obiettivo: inclinare verso l´Estremo Oriente il pendio politico che fino a oggi ha fatto scorrere l´energia verso l´Occidente europeo. I supertreni, secondo il ministro delle Ferrovie, Liu Zhijun, spingeranno anche «centinaia di milioni di persone a trasferirsi a Ovest, in aree del continente oggi spopolate e ricchissime di risorse».

Ecco, il problema numero uno sarà spostare milioni di Cinesi dal loro Paese sovraffollato verso le zone semidesertiche dell' Asia Centrale e della Siberia. Cosa che è un' obiettiva esigenza economica a livello mondiale, ma che costituisce anche un problema politico per la Russia, che si vede sull' orlo di restituire ai Cinesi i territori acquisiti nell' Ottocento, ma anche per la Turchia, che sperava di affermarsi fra i popoli amici dell' Asia Centrale.

Russia e Turchia, se non vorranno perdere sempre di più il loro ruolo strategico, dovranno appoggiarsi sempre di più all' Europa (come già oggi fanno, puntando molto su iniziative comuni proprio nei territori possibili oggetto dell' espansione cinese, come quelle coll'Iri, con l' Eni, con la Finmeccanica e con la Fiat nell' Estremo Oriente Siberiano, e quelli dell' Eni in Kazakhstan ).

L' Europa non può disinteressarsi di ciò che sta accadendo su quello scacchiere.

Soprattutto, non può procedere con il passo di oggi, quando i Cinesi costruiscono in 10 anni tre ferrovie eurasiatiche, mentre noi impieghiamo alcuni dcenni a decidere il percorso della TAV da Torino a Chambéry.




lunedì 8 marzo 2010

MOSTRA DI CONFUCIO A NEW YORK


Confucius Exhibition Confirms Rising of Self-Consciousness of Chinese Identity and Preservation, by New York, of Central Role. L'exposition sur Confucius à New York démontre la croissante conscience, de la part des Chinois, de leur identité, e le maintien, de la part de New York, de son role contral.Konfucius-Ausstellung bestaetigt wachsende Selbstbehauptung chinesischer Identitaet
und Behaltung, von der Seite New Yorks, seiner zentralen Rolle.






L'esposizione in corso all' Istituto Confucio di New york sulla figura di Confucio dimostra due cose:

-che il Governo Cinese ha avviato una revisione a 180° della tradizionale politica anticonfuciana del PCC, la quale aveva avuto il suo culmine nella campagna lanciata da Qiang Qing: "Criticate Lin Biao, criticate Confucio";

-che, anche per operazioni culturali realmente eversive, come questa, New York resta determinante.

Confucio rappresenta l' elemento collante di tutte le culture dell' Asia Orientale.

Operante nel 5° Secolo a.c., lo stesso periodo di Budda, dei primi autori della Bibbia, dei Pre-Socratici greci (quella che fu chiamata l' "Epoca Assiale"), Confucio è il primo ed insuperato maestro del conservatorismo.

Di stirpe aristocratica, e nostalgico dell' antico impero dei Zhou, egli è il "consigliere del Principe".La base del suo pensiero, spiritualistico ma non confessionle, è l' etica cetuale, specchio dell' armonia dell' Universo:

"Che l' Imperatore sia Imperatore, che il Signore sia Signore, che il Padre sia Padre, che il Figlio sia Figlio".

Affinché ciascuno svolga la propria funzione nell' armonia dell' universo "Tian", occorre che l' Imperatore faccia rispettare i riti "Li", e che i "Signori", detentori del sapere, "rettifichino i nomi", cioè adeguino il discorso pubblico all'armonia innata della società.

Per il suo carattere "laico", il confucianesimo si può accoppiare con religioni, come, per esempio, il taoismo e il buddhismo, altre due "scuole" della Cina, le quali tutte costituiscono, insieme, le "San Jiao", le "tre Scuole". In realtà, tutte e tre coesistono da sempre con il Politeismo Cinese (la "Religione Popolare"), e, da settant' anni, con il Marxismo (definito, recentemente "stile di Studio").Oggi, per altro, esistono, in Cina, anche 100 milioni di Cristiani e 100 milioni di Mussulmani.Per queste sue caratteristiche, il Confucianisimo fu additato come modello da Leibniz e da Voltaire, e non fu visto negativamente neppure da missionari come Matteo Ricci.

Il fatto che questi eventi culturali, fondamentali per il futuro della Cina e del mondo intero, avvengano a New York, ci fa capire quanto New York conti nello stesso mondo multipolare che sta nascendo sotto l' egida della Cina.Del resto, la stessa mostra della Civiltà Danubiana, per la quale noi ci stiamo battendo, si svolge a New York, mentre ci rendiamo conto con quante difficoltà ci si debba scontrare per farla qui in Europa.

Certo che, se noi Europei continuiamo a dormire mentre gli altri ricercano con costanza, umlità e dialogo, la loro identità, ci sveglieremo, un giorno, a non contare nulla non solamente in economia e sugli scacchieri politico-militari, ma anche nel dialogo interculturale.






LE GRAND DEBAT SUR L'IDENTITE' NATIONALE

We are Pleased with the Debates on National Identities. However, We Would make them thoroughly Different. Nous nous félicitons des débats sur les identités nationales; toutefois, nous aimerions les rendre tout-à-fait différents. Wir nehmen sehr gerne heutige Debatten ueber nationale Identitaeten an; ungluecklicherweise, wuerden wir sie in eine ganz underschiedliche Richtung fuehren.


Quando, nel 2006, pubblicammo il primo volume di "10.000 Anni di Identità Europea", non avremmo sperato che, dopo solo 4 anni, il dibattito sull'eidentità sarebbe divenuto così acceso in tutto il mondo.

Per questo, anziché deprecare che esso sia ancora rimasto, quanto a basi teoriche ed a contenuti, a livelli che definiremmo primordiali, non possiamo, tuttavia, esimerci dalla speranza che si tratti solo di quei segni premonitori che annunziano i cambiamenti epocali che, con la terminologia di Jay ed Eldridge, abbiamo definito come "Linea Punteggiata".

Nonostante che anche in Russia, Olanda, Ucraina, Turchia, sia, di fatto, in corso un dibattito serratissimo sulla propria identità, è in Francia ed in Italia che lo Stato stesso ha promosso ufficialmente un "dibattito sull' identita'".

Questa volta, ci occuperemo del "grand débat" promosso dal Governo Francese.

Apparentemente, il dibattito verte sul rapporto fra l' "identità repubblicana figlia della Rivoluzione Francese" e il multiculturalismo imprtato dagli immigrati. Se e nella misura in cui il dibattito dovesse ridursi a questo, avrebbero ragione i socialisti a boicottarlo, e Guy Verhofstadt a dichiararlo inattuale.

Tuttavia, la difficoltà obiettiva che esiste a ridurre il dibattito sull' identità francese alla difesa dei "Valori repubblicani" fa sì che esso non possa che debordare in tutte le direzioni. Tra l' altro, ma non solo, dimostrando il superamento del nazionalismo nell' "Europa Postnazionale".

Il punto è che la cultura francese non è mai stata allineata con il trionfalismo patriottico e modernista della classe politica.

I primi intellettuali francese sono stati i Trobadors, di lingua provenzale, di irradiazione paneuropea, eretici ed aristocratici.

Il poema nazionale francese, la "Chanson de Roland", fu scritto alla Corte d' Inghilterra, in dialetto normanno, ed esalta, da una parte, la "Douce France" feudale, e, dall' altra, un eroe chiaramente francone e renano come Roland (vedi "Rolandsbogen" a Bonn). Così pure, Chrétien de Troyes esalta le avventure, in Inghilterra, di Perceval "le Gallois", riportando l' Historia Regum Britanniae, dell' Inglese Geoffrey of Monmouth.

Cartesio e Pascal, ben lungi dall' essere razionalisti, partivano dall'ipotesi che il mondo potesse non essere altro che la rappresentazione di un demone, mentre Montesquieu e Boulanger esaltavano la monarchia come la forma migliore di governo. Per Voltaire, il modello ideale di stato era l' impero cinese. Per Tocqueville, la Rivoluzione Francese era stata fatta con gli stessi elementi dell' Ancien Régime. Balzac esaltava gli "Chouans" e Baudelaire odiava la modernità.

Non stamo parlando di De Maistre, Chateaubriand, Barrès, Maurras, Drieu-la-Rochelle o Céline, e neppure di Robespierre, St.Simon, Proudhon,Péguy, Lèvy-Strauss, Benveniste, Simon Weil, Bataille,Mauriac, Roland Barthes , che vevano visioni, se possibile, più estreme.

Ma veniamo al '900.

Guénon decide che l' India sia l' unico Paese che abbia tenuto fede alle verità universali; per parte sua, si converte all' Islam, come faranno anche Béjart e Garaudy.

Anche Simone Weil e Antoine de St.Exupéry sono degli ammiratori incondizionati del mondo islamico, proprio per i motivi per cui gli attuali "identitaristi" francesi lo vorrebbero combattere: per "la ferveur"("hamas"), per il comunitarismo, per l' estetismo, per il principio di autorità. St. Exupéry, eroe della Resistenza caduto in una missione aerea suicida, vorrebbe che l' Imperatore berbero "costruisse la Cittadella nel cuore dell' uomo".

Ma non è solo la letteratura, bensì anche la storia e la politica, che smentiscono i miti "repubblicani".

L'unificazione del Nord e del Sud della Francia fu la crociata sanguinosa di Simon de Monfort.La maggior parte della Francia apparteneva, nel Medioevo, agli Inglesi e ai Borgognoni. L' Alsazia e la Corsica sono francesi solo dal '700, Nizza e Savoia solo dall' '800.

Perfino il Generale De Gaulle era tutt'altro che un tretragono sostenitore di un repubblicanismo monolitico, antistorico, borghese, centralistico. Piccolo aristocratico del Nord-Pas de Calais, il suo nome stesso (fiammingo), lo designa come discendente di antichi Celti.De Gaulle, cultore di Maurras, fu un fervente cattolico ("nous sommes des batisseurs de cathedrales"). La frase della Costituzione "La France est une République laique et sociale" fu concordata con il Primate di Francia, che la ritenne una vittoria per la Chiesa. L'ultima battaglia di De Gaulle fu quella per la Regionalizzazione. Dopo tante battaglie, fu sulla sconfitta nell referendum per la regionalizzazione che egli decise di dimettersi, dimostrando quanto essa fosse importante per lui.
E, tuttavia,nonostante i decreti della Convenzione e tutte le politiche centralistiche di due secoli, oggi si insegnano, nelle scuole francesi: Bretone, Occitano, Basco, Catalano, Nizzardo,Corso, Alsaziano e Francique.

Anche l' attuale polemica circa i "Francais de souche" è grottesca, quando si pensi che, né De Gaulle, né Mitterrrand, né Sarkozy (né Bonaparte, né Blum, né Weil,né Veil, né Pasqua, ecc...) sono nomi francesi, e, in particolare, Sarkozy è un "immigrato di seconda generazione".

Invece di andare a cercare i "Francais de Souche", che, a nostro avviso, semplicemente non esistono, la Francia può ben essere fiera di essere stata, almeno dopo la Seconda Guerra Mondiale, la vera "roccaforte pratica dell' Europeismo", con De Gaulle, Schumann, Monnet, Mitterrand, Delors, ecc.., con il "modello renano", la "force de Frappe", l' Ariane, il TGV, ecc...

domenica 7 marzo 2010

"NORD" E L'IDENTITA' NORVEGESE

Langlo's Film Represents Abroad Traditional Face of Norway.Le film de Langlo communique à l' étranger le sens de l' identité norvégienne.Langlo's Film darstellt im Ausland Sinn der norwegischen Identitaet



Nel panorama piuttosto deprimente della cinematografia europea contemporanea, è raro che un film riesca nel contempo a fornire un messaggio autentico ed universale e a comunicare il senso di un' identità collettiva. Questo risultato ci pare conseguito dal film di Langlo (Nord), espressione sobria ed efficace di una vicenda personale semplice e pregnante: il cammino verso la rinascita di un giovane norvegese caduto in una crisi profonda (salute, famiglia, droga).

Questo cammino iniziatico è segnato da un viaggio, epico ma bellissimo, attraverso una Novegia Settentrionale marginale, una taiga infinita, dove i rari uomini sembrano le apparizioni sovrannaturali delle leggende nordiche.

Il viaggio trae l' avvio dalla rivelazione, fatta al protagonista, che la moglie, che lo aveva abbandonato, è, ora, sola con un figlio che egli non credeva di avere, in uno sperduto villaggio della Lapponia.

Il protagonista parte per questo villaggio per strade non battute, in mezzo all' immancabile neve.

I personaggi che egli incontra sono solitari come lui, e vivono nella taiga per scelta o per destino.Essi sono, però, accomunati da una profonda umanità, dall' amore per quella terra selvaggia, dal senso dell' ospitalità, dal desiderio di amicizia e di dialogo.Essi ricordano l' "ethos" singolare del "Capitano" di Hamsun, che aveva scelto di vivere da solo sul fiordo.

Particolarmente determinante è l' incontro con il vecchio che vive, vestito da Lappone, in una tenda sull' orlo di un lago ghicccaiato. Come gli Inuit, o come gli Indiani dei Veda, ha deciso di passare gli ultimi anni della sua vita lontano dalla civiltà, per meditare e lasciarsi morire.Anzi, ha deciso di morire proprio allora, al momento dello scioglimento dei ghiacci, facendosi trascinare nel lago dalla sua motoslitta.

Forse preferirebbe che lo straniero non venisse, che non gli facesse cambiare idea. Alla fine, però, si intendono: il vecchio impartisce al giovane qualche consiglio, gli regala la tessera a punti di un supermercato e scompare nel sonno nel lago ghiacciato.

Alla fine del viaggio iniziatico, il protagonista è rinato: riesce nuovamente a padroneggiare gli sci come un maestro: è infine pronto ad incontrare il figlio sconosciuto che lo attende dinanzi alla capanna nella neve.

"Norge" (Norvegia) è "il Paese del Nord", e "Norsk Tunga" è il "Norreno", la lingua dei Vikinghi, o "Normanni", gli "Uomini del Nord"(oggi, "Norsk" significa semplicemente "Norvegese"). Un viaggio nella tundra verso il Nord è, per un Norvegese, un viaggio verso il centro mitico della propria cultura.Che però non è solo norvegese, ma anche, generalmente, scandinava, baltica e "nordica". Non per nulla, alla fine, compare il vecchio vestito da Lappone, e che si comporta come un Inuit.

Un bell' esempio di approccio artistico e modernissimo alla propria identità, molto più efficace delle tronfie celebrazioni dei governi dei grandi Stati Nazionali.

venerdì 5 marzo 2010

NUOVI PERCORSI DELLA RUSSIA IN EUROPA

Mistral's Sale to Russia Shows New trend in European-Russian Relationships. La vente des Mistrals à la Russie indique le nouveau trend dans les rélations Euro-Russes.Mistral-Verkauf zu Russland oeffnet den Weg zu neuem Euro-russischen Trend.

La vendita delle quattro porta-elicotteri francesi Mistral alla Marina russa costituisce semplicemente la conclusione di una serie, oramai lunghissima ,di segni di sinergia fra Europa e Russia, forieri di una trasformazione sostanziale degli equilibri politici, ma anche culturali e militari, dell' Occidente.Occidente del quale, concordano almeno i Russi e gli Europei, la Russia fa parte, e, all' interno del quale, essa ha diritto di esercitare tutto il peso che le deriva dalla sua storia, dalla sua cultura, dalla sua forza, dalle sue dimensioni, dai suoi legami con gli altri popoli europei

Fra gli eventi più recenti, ricordiamo:

-collaborazione fra Russia e Germania per North Stream;

-Solidarietà dell' Italia alla Russia in occasione della guerra nell' Ossezia, e mediazione francese sulla stessa guerra;

-investimenti italiani e tedeschi in Russia;

-sostegno di una dozzina di paesi europei a South Stream;

-lancio, da parte del presidente Medvedev, della parola d' ordine dell' "Evroremont", e, da parte di Edinaja Rossija, del programma del "Rossijskij Konservatizm";

-nuove forme di collaborazione fra Serbia e Russia;

-presa del potere in Ucraina del Partito delle Regioni, sotto gli auspici della Chiesa Ortodossa, con visita-lampo del neo-presidente Janukovich a Van Rompuy e Catherine Ashton;

-presa di posizione alla NATO, da parte del Presidente Napolitano, a favore dell' ingresso della Russia nella NATO stessa;

-acquisizione, da parte di Severstal, del 100% della Lucchini Spa.

Questo avvicinamento a tappe forzate fra Europa e Russia contrasta in modo evidente con l' allontanamento in corso fra Russia e Stati Uniti, in particolare per ciò che concerne gli aspetti militari, relativamente ai quali si riscontrano alcune nuove, preoccupanti, tendenze:

-insistenza, da parte degli Stati Uniti, nel voler sistemare vari generi di nuovi missili in Polonia ed in Romania;

-risposta, da parte della Transnistria, che ha proposto di collocare sul suo territorio le difese antimissile russe;

-organizzazione, da parte del Governo georgiano, di un complesso sistema amministrativo-militare avente come obiettivo la "riconquista" delle "Repubbliche secessioniste" dell' Ossetia Meridionale e dell' Abkhasia;

-proclamazione, da parte della Federazione Russa, di una Nuova Dottrina Militare, in base alla quale:

la principale minaccia alla sicurezza della Russia è costituita dal progetto dell' estensione ad Est della NATO;

viene conferito, al Presidente Medvedev, il mandato di reagire con le armi nucleari a qualunque attacco al territorio della Russia (rovesciando, con ciò, la dottrina del "secondo colpo", che era stata la dottrina militare ufficiale dell' Unione Sovietica e della Repubblica Russa sotto le Presidenze di Jeltzin e di Putin).

Speriamo che l' insieme di questi eventi faccia riflettere i politici, innanzitutto europei, poi russi ed, infine, americani, sul fatto che non vi è necessariamente né deve per forza esserci, una "corrispondenza biunivoca" fra Occidente, NATO e Europa.