martedì 16 marzo 2010

LA FIAT DEVE RESTARE EUROPEA

Rumors about Spin-off of Fiat Auto Should Raise Debate about "Nationality" of FIAT. Les indiscrétions sur apport d'actif du secteur automobile solicitent un débat à propos de la "nationalité" de FIAT. "Geruechte" ueber Boersennotierung des PKW-Sektor entwickeln Neugier ueber "Nationalitaet" von FIAT


Sarà la decima volta che sentiamo di una possibilità di "scorporo" del Settore Auto della FIAT, e del suo conferimento ad un nuovo Gruppo, formato con nuovi partner internazionali, nel quale la Famiglia Agnelli non deterrebbe più il controllo assoluto (SIMCA, Peugeot, Ford,Mercedes/Chrysler, Ford, General Motors, TATA,di nuovo Chrysler,ecc...).

Eppure, fino ad ora, queste ipotesi non si erano mai materializzate.

Ciò significa che vi sono seri motivi per cui l' ipotesi è allettante, ma anche per cui essa non può avvenire.

Essa è allettante in quanto l' industria automobilistica è per sua natura mondiale, e i condizionamenti nazionali, locali e familiari, le stanno stretti.

Essa è impossibile perchè l' industria automobilistica (come la maggior parte delle industrie moderne) non può essere, né pensata, né creata, né sviluppata, né gestita, né mantenuta, né difesa, né, comunque, sopravvivere, senza una decisa opzione da parte "del Politico" (ideologia, Stato, Nazione, burocrazia, partiti, territorio, sindacati). "Politico" che "pensa" l' industria come strumento della Ragione vincitrice, che la impone penalizzando il feudo, il latifondo, l' agricoltura,il clero, che la fa nascere con la legislazione di privilegio per le società per azioni, che la sovvenziona direttamente, con le commesse militari, ed indirettamente, con le poloitiche sociali e con le infrastrutture, che la fa vivere con il welfare, che ne prolunga la vita con gli incentivi, ecc..

Oggi, siamo al "redde rationem".Oggi si può fare tutto ed il contrario di tutto, ma senza più i paraocchi delle Grandi Narrazioni, ed assumendosene una responsabilità politica dinanzi al mondo intero.

Se la fusione dovesse servire per "scippare" la FIAT alla Famiglia Agnelli, che, bene o male, l' ha sempre sostenuta; a Torino, a cui deve la propria esistenza, ed all' Europa, a cui sta ancora chiedendo aiuto, bene, allora, le reazioni potebbero, e, a nostro avviso, dovrebbero, essere molto violente, e concentriche, da parte di tutti: Europa, Torino, sindacati, famiglia.Questo potrebbe avvenire, per esempio, nel caso di un "regalo" del controllo all' America per certi pregiudizi ideologici dell' attuale "leadership" e per certi "favori" di Obama.

Lo "scorporo" potrebbe invece non essere lesivo per nessuno se esso avvenisse contestualmente ad una transazione di comune soddisfazione delle controversie in Casa Agnelli, il centro dirigenziale del nuovo Gruppo fosse a Torino, o, almeno, in Europa, e, nella proprietà, fossero adeguatamente rappresentati Famiglia Agnelli, Europa Centrale e Orientale, e, nella misura del necessario necessario, America, Turchia e India. E, comunque, la "decisione sullo stato di eccezione" deve spettare ad un' istanza europea, con un' adeguata rappresentanza del Piemonte.

Resta il problema, che almeno taluni hanno compreso, di dove debba essere il "cervello pensante" del nuovo Gruppo.A noi sembra che tale problema non sia facile, perchè è difficile sapere qual' è il "cuore pensante" di una multinazionale: quello dove si trovano i "tesoretti" dei maggiori azionisti?quello dove risiedono o hanno i loro addentellati politici tali azionisti?quello dove la società è quotata?quello dove risiedono l' Amministratore delegato e i suoi più stretti collaboratori? quello dove risiedono le staff centrali, amministrative, legali, commerciali e finanziarie? quello dove si trovano gli Enti di progettazione e di ricerca?

Già oggi, né i principali azionisti, né l' Amministratore Delegato della FIAT risiedono tutti a Torino; molti non hanno la cittadinanza italiana, e dimostrano un attaccamento per l' America non inferiore a quello per l' Europa; già oggi, buona parte dei centri direzionali si trovano in America, in Polonia, in Turchia, in Brasile.

Che cosa deve essere in Europa, e che cosa a Torino?

Anche se l' "establishment", politico ed economico, crede di avere diritto a compiere le proprie decisioni addirittura di nascosto, e, comunque, con la più totale esclusione dell' opinione pubblica, noi, invece, crediamo che queste scelte debbano essere condivise. Anche e soprattutto in un momento in cui sembrava avverarsi un' ipotesi preconizzata dallo stesso Montezemolo, e recepita dai Ministri Sacconi, Scajola e dal Commissario Tajani, quella, cioè, di sottoporre la strategia sulle ristrutturazioni dell' industria automobilistica alla suprema autorità dell' Unione Europea.

A noi preoccupa l' affermazione di certi sindacalisti, ai quali non interessa chi siai l proprietario della Fiat.Per noi dev' essere europeo, dev' essere in sintonia con le strategie dell' Unione Europea, deve partecipare alla difesa dell' Euro.

Questo perchè proprio la crisi ha dimostrato ora più che mai che le grandi imprese automobilistiche, ed, ad esempio, in concreto, General Motors, Opel, Chrysler, Autovaz e Sollers, non sopravviverebbero neanche un giorno senza un sostegno pazzesco, assolutamente antiliberista, da parte di tutte le Autorità.

Chiediamo ai nostri amici, alla Direzione FIAT, alle Autorità locali e nazionali, ai sindacati, all'opinione pubblica, all' Unione Europea, ed, in particolare, al Commissario Tajani, di aprire un pubblico dibattito europeo su questi temi.

Discendiamo da una famiglia che ha dedicato la vita a dirigere la FIAT; anche noi abbiamo dedicato a questo scopo almeno vent'anni della nostra vita, e sappiamo non poco dei temi che oggi ribollono. Siamo a disposizione di chiunque voglia affrontarli con animo sgombro da interessi eccessivamente particolaristici ed ascoltando la voce di chi ha maturato un' esperienza in queste cose.




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