giovedì 29 aprile 2010

DUE NUOVE INIZIATIVE DI ALPINA E DIALEXIS A MAGGIO

Alpina and Diàlexis Have Ambition to Federate Initiatives of Cultural Associations for Europe in Piedmont.Alpina et Diàlexis ont l' ambition de fédérer les initiatives des Associations culturelles pour l'Europe.Alpina und Diàlexis haben die Anwartschaft, die kulturellen Bewegungen fuer Europa zu verbinden.



All' inizio di Maggio, si svolgeranno, presso la sede di Alpina-Diàlexis due importanti manifestazioni, unite dall' obiettivo di fare, delle nostre organizzazioni, il fulcro degli sforzi per unificare e razionalizzare le forze di coloro che si adoprano per fare di Torino un centro propositivo più favorevole,

La situazione non potrebbe essere più favorevole.

A livello mondiale, la crisi della finanza internazionale e l' emergere dei BRIC's pone le pre-condizioni affinché possa essere accettata l' idea di una nuova cultura post-moderna, che tenga conto delle tradizioni e dei valori di tutte le parti del mondo.

A livello europeo, la crisi dell' Euro ribadisce che un' Europa puramente materialistica non poò sopravvivere, se non è sostenuta da un forte afflato spirituale e dall' amicizia fra i popoli, anche quelli (come, per esempio, i Turchi e i Russi), sono stati da molti considerati come "Nemici ereditari".

In Italia, si apre, all' interno di una maggioranza tradizionalmente considerata autoritaria, una forma di dibattito che, con tutti i suoi limiti, cerca di coniugare le preferenze popolari (certamente conservatrici), con le tradizioni culturali italiane (molto più pluralistiche che quelle di certi grandi Paesi).

A livello locale, il cambiamento inaspettato e radicale della leadership regionale comporta l'esigenza di un serio ripensamento di tutti gli attori della politica culturale, al di là degli schemi precostituiti e dei privilegi ereditari.

L' obiettivo che noi perseguiamo è un dibattito aperto e senza pregiudizi fra tutti coloro che hanno a cuore la cultura in Piemonte, al fine di pervenire a:

-una definizione condivisa delle tendenze culturali presenti in Europa e dei fabbisogni culturali del Piemonte;

-un "networking" mirato alla "messa in rete" di intellettuali, associazioni, Autorità, istituzioni culturali, tutti finalizzati ad offrire in Piemonte prodotti culturali per l'Europa;

-una nuova forma di associazionismo ,capace di proporre in modo selettivo ai finanziatori ed alle Autorità prodotti culturali di eccellenza, coerenti con l' Identità Europea e Piemontese e finanziariamente sostenibili;

-un "forum" europeo delle eccellenze;

-la base programmatica per la collaborazione euroregionale fra le Regioni del Nord-Ovest, le Francia di Sud Est e la Svizzera.

Sulla strada per raggiungere questi obiettivi, Vi proponiamo, nei prossimi giorni due significative iniziative:

-4 maggio, ore 17,3o presso Alpina-Diàlexis, Via p. Giuria 6, Torino:

La presentazione presso la sede di Alpina-Diàlexis dell' iniziativa "Napoleone a Cherasco":


214° ANNIVERSARIO DELL'ARMISTIZIO DI CHERASCO

Sfilate di truppe, rievocazione storica
musiche napoleoniche e "sons et lumières"

napoleone_a_cherasco

14 -15 - 16 maggio 2010 - Centro Storico di Cherasco

Dopo i successi delle passate edizioni, tornerà "Napoleone a Cherasco" anche quest'anno: sarà il 14, 15 e 16 maggio, la manifestazione dedicata a NAPOLEONE BONAPARTE e all'Armistizio di Cherasco, proposta dalla Città di Cherasco, in collaborazione con la Fondazione De Benedetti "Cherasco 1547" (Onlus).

L'Armistizio di Cherasco, firmato il 28 aprile 1796, tra il Bonaparte (il Generale aveva solo 26 anni quando prese il comando dell'armata d'Italia che in un'inesorabile avanzata avrebbe condotto al grande successo di battaglie e vittorie) e Vittorio Amedeo III di Savoia, in seguito alla Battaglia di Mondovì, metteva fine alla prima fase della Campagna d'Italia e sanciva l'occupazione francese del territorio sud occidentale del Piemonte, dalla Valle Stura ad Alessandria, e delle fortezze di Cuneo, Ceva e Tortona, nonché l'abbandono dell'alleanza con gli Austriaci.

Quest'anno il programma si articola su tre giornate, venerdì, sabato e domenica, dedicate alla rievocazione dell'Armistizio, in base al quale la Francia annetteva Nizza, Tenda e la Savoia, e otteneva il libero transito attraverso il Piemonte per le sue truppe al fine di proseguire la guerra contro l'Austria: oltre alla battaglia tra truppe francesi, austriache e piemontesi e alla firma della tregua, sono previsti momenti culturali legati all'evento.

È prevista la partecipazione di circa 30 gruppi storici d'Italia, di Francia e d'Austria che si accamperanno ai margini del Centro Storico, lungo gli antichi bastioni della Città e sfileranno per le vie cheraschesi in diversi momenti delle giornate, riportando Cherasco all'epoca di quel fine aprile del 1796. Come le scorse edizioni, parteciperanno circa 400 soldati provenienti da tutta Europa, con reparti di artiglieria, fanteria, cavalleria, stato maggiore e vivandiere: con armi e uniformi fedeli al periodo storico rievocato, faranno rivivere lo spirito dell'epoca.

Lo scopo è quello di accostare il pubblico e i visitatori, in modo curioso, divertente e attivo, alla Storia: quella di Cherasco in particolare, che è stata per secoli parte integrante della Storia d'Italia.

Anche quest'anno ci sarà lo spettacolo di "Sons et lumière", previsto nella serata di sabato 15 maggio, dalle ore 22 alle 24, nella piazza dell'Arco del Belvedere, uno spettacolo che riproduce le vicende del periodo napoleonico, dove le immagini proiettate si fondono con l'elemento architettonico. La colonna sonora, composta da brani della Rivoluzione Francese, accompagnerà la video proiezione e narrerà la prima campagna d'Italia del 1796 e la vita di Napoleone Bonaparte.

Saranno invece due le novità per questa edizione: la presenza di un'"Antica taverna" nel piazzale Möckmühl che distribuirà il "Rancio delle truppe" (zuppa di trippe e legumi, salsiccia allo spiedo, verdure dell'orto, frutta, vino rosso di Langa a 10 Euro, con servizio il sabato dalle ore 18 alle 23 e la domenica dalle 11 alle 15). E, in collaborazione con la scuola Media Statale S. Taricco di Cherasco, la mostra e l'"atelier del fumetto Napoleonico" con il fumettista francese Stéphane Pêtre, autore di numerosi libri sull'epoca Napoleonica (nelle sale della scuola in via Beato Amedeo).

Ed ecco il programma della tre giorni napoleonica.

VENERDI' 14 MAGGIO

Ore 21 Palazzo Comunale - Conferenza storica
"Napoleone e le donne: Joséphine ele altre..." a cura del prof. Francesco Bonifacio Gianzana

SABATO 15 MAGGIO

Ore 10.00 Arrivo delle truppe e allestimento del bivacco
Movimento delle truppe nel Centro storico
Atelier "Antichi mestieri"

Ore 11.30 Scuola Media S. Taricco - Inaugurazione mostra "Fumetti Napoleonici"

Ore 15.00 Battaglia campale ed esercizi di cavalleria

Ore 17.30 Piazza del Municipio - Letture e musiche

Ore 20.00 Visita al bivacco

Ore 20.45 Centro Storico - Musiche napoleoniche e canti rivoluzionari

Ore 21.30 Concerto di Grognards e Ussari

Ore 22 - 24 Centro Storico - Grande Spettacolo "Son set lumiere"

Ore 22.15 Movimento di truppe

Ore 24.00 Ronde notturne nel Centro Storico

DOMENICA 16 MAGGIO

Ore 9.00 Centro Storico - Apertura Mercatino Napoleonico

Ore 10.00 Movimenti di truppe - Addestramento per singoli reparti

Ore 11.00 Piazza del Municipio - Saluto del Sindaco
Partenza della parata ed adunata dei reparti per la presentazione alle Autorità e agli ospiti illustri

Ore 11.30 Concerto di musiche napoleoniche

Ore 12.00 Sfilata di truppe. Movimenti della cavalleria e della fanteria

Ore 13.00 Visita al bivacco

Ore 15.00 Centro Storico - Simulazione della battaglia

Ore 16.30 Termine delle ostilità

Ore 16.40 Piazza del Municipio - Schieramento dei reparti
Rievocazione della firma dell'Armistizio tra plenipotenziari francesi e piemontesi presente Napoleone Bonaparte

Ore 17.00 Scene di giubilo e festa per le strade, tiro delle salve con cannoni schierati. Premiazione soldati


-9 Maggio:Festa dell' Europa

Ore 21,00 presso Alpina-Diàlexis,Via P. Giuria 6

DOVE STA ANDANDO OGGI

LA CULTURA EUROPEA?

Nel mondo globalizzato, la capacità di produrre cultura, (che, da sempre, ha costituito un elemento di forza per qualunque società), è divenuta un elemento “centrale” anche del vantaggio competitivo internazionale.

Ciò, certo, non solamente per il turismo, bensì anche per ciò che concerne la capacità aggregativa di carattere politico, la riproduzione del legame sociale, il sostegno all’industria culturale, l’attrazione di personale qualificato e degli intellettuali, il prestigio per i prodotti di esportazione, ecc…

Mentre, fino a poco tempo fa, l’ Europa poteva vantare una grande attrattività come “Paese di Cultura”, negli ultimi decenni, essa si è vista scalzata, non solamente dall’ America, ma anche dal Giappone, dall’ India e dalla Cina.

Inoltre,molti dei grandi intellettuali che avevano fatto la fama dell’ Europa nel Dopoguerra sono oramai scomparsi, e non si è ancora formata una generazione capace di sostituirli.

Come “rintracciare” le nuove eccellenze nel “mare magnum” dell’ industria culturale e dei media?Cosa fare per promuoverle?

(Alpina) si ripropone di stimolare uno sforzo corale di Associazioni e Autorità Torinesi per dibattere su questo tema, con l’ obiettivo di fare di Torino un centro propositivo capace di aggregare competenze di tutta Europa, e di verificare lo stato di avanzamento di questo progetto con un’ulteriore iniziativa, di respiro internazionale, da realizzarsi nei prossimi mesi.

Torino, 9 maggio 2010,


Dibattito:

DOVE STA ANDANDO OGGI

LA CULTURA EUROPEA?

Via P. Giuria n. 6

c/o

Alpina srl/Associazione Diàlexis

Tel.011 6688758 E.Mail: info@alpinasrl.com

Ore 21: Saluti di Riccardo Lala (per Alpina/Dialexis), Stefano Commodo (per IPSEG), Bruno Labate (per Poesia Attiva), Mauro Carmagnola (il Laboratorio)

E’ possibile oggi riconoscere ed individuare una “Cultura Europea”?

Esistono oggi momenti di eccellenza della cultura in Europa?

Quali le priorità di una politica europea della Cultura?

Come configurare a Torino un’ iniziativa di respiro internazionale su questi temi?

Ore 21,30.Introdurranno il dibattito di Gianpiero Leo,Costanzo Preve , Alfonso Sabatino e MArcello Croce


modera: Riccardo Lala

Ore 22,15 Dibattito

Chi desidera iscriversi a parlare, può contattarci all’ E.mail :

info@alpinasrl.com





mercoledì 28 aprile 2010

IPAZIA E L'EUROPA

Recent Film Renews Interest for Haethen Martyr.Film récent renouvelle l' intéret pou la martyre payenne.Film erneuert Interesse fuer heidnische Martyrerin.









Il film su Ipazia di Amenàbar riprende un recente romanzo, ma il tema era già noto dalla storiografia bizantina e dalla letteratura sette e ottocentesca.

L' argomento si presta a strumentalizzazioni ideologiche: dopo l' editto di Teodosio, non sono più i pagani a perseguitare i cristiani, ma viceversa.

Nella metropoli orientale di Alessandria, i cristiani sono strutturati come una vera e propria milizia, che organizza "pogrom" contro i propri avversari e tiene in ostaggio le autorità imperiali.

La filosofa e scienziata Ipazia, custode della Biblioteca di Alessandria, rifiuta di convertirsi, prosegue i propri studi e incoraggia il Prefetto Oreste a resistere alle imposizioni del Vescovo.

Per questo, essa è presa di mira dalla "milizia" cristiana e linciata.

Nonostante l' inevitabile deriva anticlericale, il film presenta un quadro ampio e differenziato della società tardo-imperiale, dove diverse culture (quella greco-romana, quella ebraica e quella cristiana) lottano per prevalere.

Ciascuna di essa viene mostrata con i suoi pregi e con i suoi difetti.Alla fine, lo "spirito della storia" privilegia quella cristiana. Ma, intanto, si tratta di un Cristianesimo molto di facciata: tutte le Autorità si convertono per avere salva la vita.Poi, prevale uno spirito settario e violento, che, oggi, verrebbe definito "fondamentalista". Ciò che è effettivamente più scioccante è che i Cristiani sono descritti un pò sulla falsariga dello stereotipo del fondamentalismo medio-orientale. Viene in mente la misteriosa setta evocata da Jusef Shahin ne "Il Destino". E, in effetti, non è che non vi siano affinità. Siamo in Egitto, l' Islam non c'è ancora, ma ci sono già tutte quelle caratteristiche culturali e sociali che alimenteranno i settarismi cristiani ed islamici.

Inoltre, le vicende dell' Irak e dell' Afganistan ci mostrano quanto si assomiglino i fondamentalismi islamico e occidentale.

Troppo schematica la figuradi Ipazia, che, con il solito anacronismo progressista, viene dipinta come se fosse atea, o almeno agnostica, femminista e tutta dedita alla geometria.

Ora, è praticamente impossibile che ,nel basso Impero, vi fossero degli atei: semmai, i filosofi neo-platonici, come Ipazia, erano dediti ad un misticismo che sconfinava nel paganesimo. Ed è per questo che si scontravano con i cristiani.

Comunque, nel complesso, un' opera equilibrata, che ci fa riflettere sulle nostre origini.

Anche perchè, oggi, Alessandria è nell' Islam.

LA "DIFFERENZA ITALIANA"

Refusal to Accept "Italy-Bashing" Does not Mean Withdrawal from Europe. Le réfus, de la part de l' Italie, de perséverer dans l'autodénigration, n'impliquerait pas un éloignement de l' Europe.Weigerung, seitens Italiener, Selbstzerfleischung weiterzufuehren, muss nicht bedeuten, von Europa zu entfliehen.





Il dibattito in corso (Panebianco, Dalla Vedova), sul rifiuto della tradizionale "esterofilia" apre finalmente uno spiraglio sulla mistificazione della storia nazionale di cui sono stati tutti un pò colpevoli.

E', infatti, impressionante che,a partire da Dante e Petrarca, per passare a Machiavelli e a Cavour, continuando con Gramsci e Gobetti, i modelli di riferimento siano stati sempre stranieri. Perfino Mussolini riteneva che il "carattere" degli Italiani andasse rifatto.

La ragione di fondo di questo "rifiuto" del "carattere nazionale" consisteva nel senso di inferiorità, rispetto ad altri Paesi, legato al ruolo subordinato del Regno d' Italia all' interno dell' Impero, ed all' idea che la responsabilità di questa situazione fosse dello Stato della Chiesa.

Quando, all' inizio dell' Età Moderna, gli Stati Nazionali si autonomizzarono ulteriormente dall' Impero e dal Papato, questa sensazione divenne ancora più forte, fino a portare ad un legame sotterraneo, anche politico, fra molti intellettuali italiani e potenze straniere (si pensi a Bruno, a Muratori, a Foscolo).Le monarchie straniere illumibnistiche (l' Inghilterra, la Russia, la Francia) sembravano modelli da imitare.

Il momento per realizzare questa "imitazione" venne con il Risorgimento (Balbo, Cavour), il quale si appoggiò senza alcun dubbio a tali potenze straniere (Inghilterra, Francia).

E' singolare che, anche dopo la viottoria di forze filofrancesi e filoinglesi, la lamentela sull' arretratezza degli Italiani non si arresta, perchè, ora, era difficile "fare gli Italiani".Il nazionalismo italiano, anziché esaltare le virtù ancestrali dei popoli italici, si propone di imitare i grandi popoli imperiali (in particolare, l' Inghilterra e la Germania), facendo propria la dottrina hegeliana sulla superiorità dei popoli germanici.

A partire dalla 1a Guerra Mondiale, tuttio vogliono imitare i Bolscevichi o gli Americani.Per un breve periodo, ci saranno anche ammiratori della Germania nazional-socialista.

Negli ultimi decenni, al preponderante filo-americanismo, si affiancherà, finalmemente, il richiamo all' Europa come modello. Peccato che quest' Europa non venga concepita come un qualcosa di uguale all' Italia, bensì come una fantomatica realtà "occidentale", con la "religione civile", con il bipartitismo, con il capitalismo, ecc...

In realtà, una siffatta Europa non esiste: c'e' un'Inghilterra monarchica e regionalistica; una Francia statalista ed elitaria; una Germania comunitaria, una Spagna e un Belgio micronazionalisti; un'Olanda comunitaristica; una Grecia spendacciona.

Senza contare l' Est Europa: la Russia romantica e autoritaria; la Polonia militarista e clericale; la Turchia islamica, ecc...

A questo punto, resterebbe, come sempre, solo l' America.

E, tuttavia, c'è da chiedersi, ma a che pro imitare l' America?Che cos' ha l' America di meglio di questa Europa?

In psicoanalisi, la via della guarigione consiste nel saper convivere con le proprie nevrosi.Non sarebbe forse il caso che studiassimo meglio le nostre identità, ed imparassimo a convivere con esse?

Soprattutto, che costruissimo insieme un' Europa che sia la sintesi dei nostri presunti difetti?

martedì 27 aprile 2010

LA GRANDE STRATEGIA DELLA RUSSIA

Signature of Navy Deal with Ucraine and Renewal of Friendship with Poland: Milestones of Russia's European Strategy. La signature de l' accord naval avec Ucraine et le renouvellement de son amitié avec la Pologne ; deux plaques tournantes de la stratégie européenne de la Russie. Unterzeichnung von Flotte-Vertrag mit Ukraine und erneute Freundschaft mit Polen: zwei Meilsteine der russischen Europa-Strategie

Le ultime settimane hanno segnato un rapido succedersi di eventi che confermano lo svilupparsi della strategia di Medvedev e Putin di inserimento graduale e ragionato nell' equilibrio occidentale.

La Russia è l' unico Paese, oltre agli Stati Uniti, ad avere un'attiva strategia di lungo periodo e di carattere mondiale.Essendo un Paese multietnico, che occupa la maggior parte del globo emerso, e che raccoglie una gran parte delle risorse naturali del globo, non potrebbe essere diversamente.
Essa confina con la Cina, il Kazakhstan, l' Azerbaidjan, la Georgia, l' Ucraina, la Bielorussia, la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l' Estonia, la Finlandia, la Norvegia il ,ed è separata da piccoli stretti dagli Stati Uniti e dal Giappone.Inoltre, essa ha, al suo interno, influenze eccentriche:occidentali, cinesi, gisapponesi, centro-asiatiche, turciche, est-europee, baltiche, scandinave, ugro-finniche.

Qualora non avesse una strategia ben radicata e non la sviluppasse giorno per giorno, non sarebbe riuscita a sopravvivere un millennio.

L'attuale strategia "a molti livelli" non si differenzia da quella classica degli Zar: Stato Europeo ortodosso, ma, al contempo, impero mondiale; potenza europea preoccupata soprattutto di esssere "riconosciuta" dal concerto delle nazioni europee, ma anche potenza mondiale che si interfaccia con America, Cina, Giappone, mondo islamico; Stato "conservatore" ma attento a non perdere i contatti con la cultura e la politica europee.

Le ultime mosse hanno coperto appunto questi aspetti: riconciliazione con l' Ucraina e accordo sui missili; North Stream e accordi col Venezuela; accordi speciali con i leader europei conservatori ed apertura alla leadership polacca.

Dove andrà a finire la Russia?A nostro avviso, nonostante la sua ambizione di "giocare a tutto "tondo" a livello mondiale, la Russia finirà per gravitare sempre più strettamente intorno all' Europa, ma, con la sua stessa presenza, finirà anche per trasformare l' Europa stessa.

venerdì 23 aprile 2010

L'IDENTITA'BELGA


Fall of Belgian Government Raises Question on Belgian Identity.La chute du Gouvernement belge solicite une réflection sur l' Identité Belge.Fall der belgischen Regierung reizt Fragen ueber belgische Identitaet







Come noto, Baudelaire, esiliato a Bruxelles dai giudici del 2°Impero a causa del carattere licenzioso dei Fleurs du Mal, fu un accanito critico del Belgio, da lui considerato come la quintessenza della vita borghese ed amorfa.

Il Belgio si era acquisito questa fama anche a causa del suo presunto carattere "artificiale", legato alla sua pliuralità linguistica. E, tuttavia, non è proprio vero che il Belgio non abbia un' identità, né che questa fosse statea creata artificialmente nel 1830.

Infatti, già Giulio Cesare aveva definito i Belgi come il più valoroso fra i popoli celtici.

La Provìncia Belgica ebbe sempre una posizione definita all' interno dell' Impero.

La divisione fra Fiandre e Vallonia risale alla diversa composizione etnica delle due parti del Regno dei Franchi, Austrasia e Neustria.

Nel Medioevo, paradossalmente, la Contea delle Fiandre faceva parte del Regno di Francia, mentre la Vallonia costituiva il Ducato di Bassa Lorena all' interno del Regno di Germania.

Bruxelles è parte del Brabante. Essa ha, fino dal 1300, una sua costituzione feudale, la Joyeuse Entrée.La città stessa è governata dai Sette Lignaggi.

Tanto i Fiamminghi quanto i Valloni parteciparono attivamente alle Crociate (Baldovino di Fiandra e Goffredo di Buglione).Le Crociate arricchirono particolarmente le caittà commerciali del Nord.

Dalla Bassa Lorena proveniva la casata dei Lussemburgo, che governò l' Impero, la Boemia e la Polonia.

Le principali città (Bruges, Gand e Anversa) sono parte della Lega Anseatica.

I feudi dei Lussemburgo passarono alla Borgogna, e, con questa, agli Asburgo,sottpo i quali il Belgio fu unito all' Olanda.

La rivolta di Egmont contro il Duca d'Alba fu esaltata da Goethe e da Beethoven, come esemplare dell' antico spirito di libertà.

In seguito alle Guerre di Religione, si distinse una Belgica Regia, che si staccò dalle Province Unite, restando sotto gli Asburgo. Bruxelles divenne una corte asburgica.

Dopo l' annessione all' Impero Francese, con il Trattato di Vienna il Belgio fu annesso al Regno di Olanda, da cui si staccò del 1830, dando il via a moti liberali in tutta Europa.

Attualmente, il Belgio ha un ordinamento federale che assomiglia a quello che qualcuno vorrebbe introdurre in Italia, basato non già su un'autonomia di singole Regioni o CAntoni, bensì sulla sovrapposizione fra Comunità e Regioni, per cui si hanno un Nord (Fiandre), un Sud (Vallonia), e due realtà un po' ibride (Bruxelles capitale e la Comunità Germanofona).Questa struttura ricorda sotto molti punti di vista quella Medievale, con la Contea delle Fiandre, il Ducato di Bassa LOrena e Buxelles retta dai Sette Lignaggi sotto la tutela della Joyeuse Entrée.

Soprattutto, vige in Belgio, ancor più che non in Olanda, il principio del consociativismo "Verzuiling", per cui ogni istituzione è suddivisa equamente fra Fiamminghi e Valloni, fra cattolici e laici.

Si hanno così un' Università cattolica e una laica, un Partito Democristiano Vallone e uno Democristiano Fiammingo, uno socialista vallone ed uno socialista fiammingo, ecc....

A ogni crisoi di governo si parla di una scissione del Paese, ma c'è da chiedersi quanto questo cambierebbe la realtà delle cose.

D'altro canto, Bruxelles è sede delle principali istituzioni europee, e ne trae anche notevoli benefici. Penso che questo dovrebbe preoccupare maggiormente i Belgi, specie oggi, quando giungono sempre nuovi Stati membri dell' Europa Centrale e Orientale, e sembrerebbe ora di spostare qualche Istituzione verso Est.

In ogni caso, l' esperienza del Belgio nel dirimere le questioni intracomunitarie sta ancora giovando ai Belgi, che hanno ottenuto la carica di Presidente per Herman van Rompuy, massimo esperto di Verzuiling.

mercoledì 21 aprile 2010

BRACI ROSJANE

Cardinal Dziwisz'Homely of Reopens Dialogue Between Poland and Russia.L'Homélie du Cardinal Dziwisz rouvre dialogue entre Polonais et Russes.Kardinal Dziwisz's Homelie oeffnet Dialog zwischen Polen und Russen wieder.


venerdì 16 aprile 2010

A COSA SERVE L'ESERCITO EUROPEO

Discussion about European Army Opens up Debate on the Need for such Army.La discussion sur l' Armée Européenne suscite un débat sur les exigences qui sont à sa base. Auseinandersetzung ueber Euro-Armee foerdert Debatte ueber Grundlage solcher Einstellung







Le difficoltà che sono esistite fin dall' inizio nella creazione di un esercito europeo dimostrano che il consenso sullo stesso è tutt' altro che immediato.

In effetti, il problema è che i molti milioni di uomini al servizio delle forze armate, o, comunque, in divisa, in Europa Occidentale (ed altrettanti in Europa Centrale e Orientale) costituioscono comunque un segmento rilevantissimo della società, e qualunque cosa gli facessimo fare influenzerebbe enormemente gli equilibri politici dell' Europa e del mondo.

Certamente, il loro numero, ed il loro costo, nella sola Europa Occidentale, è pari, almeno, a quello degli Stati Uniti. Aggiungendo l' Europa Orientale, tutto ciò si raddoppia..

Quindi, intanto, potenzialmente, a parità di sforzi, l' Europa potrebbe ottenere, in campo militare, il doppio di efficienza degli Stati Uniti.

Secondariamente, tutto ciò che ruota intorno alle Forze Armate (lavoratori del Settore Difesa, servizio civile, protezione civile, alte tecnologie, aerospazio, difesa territoriale, polizie, industria pesante), rappresenta una parte essenziale del potere dello Stato, della sua ideologia, e, in ogni caso, il maggiore datore di lavoro.

L'apparente irriformabilità del settore difesa dipende proprio dal suo legame con interessi vitali a livello nazionale e internazionale.

Supponendo, comunque, che, nei prossimi anni, l' Unione Europea intenda farsi carico di risolvere le attinenti questioni di politica internazionale, le questioni di carattere interno sarebbero, a nostro avviso, facilmente risolubili.

Si dice che una razionalizzazione delle Forze Armate europee porterebbe ad una riduzione degli organici, e quindi alla perdita di posti e di occupazione. Non lo crediamo.

Le Forze Armate svolgono, di fatto, una quantità di funzioni:

-formazione dei cittadini;

-lotta alle calamità;

-protezione del territorio;

-sicurezza;

-polizia;

-produzione di alta tecnologia;

-gestione di servizi pubblici essenziali;

-aerospazio e marina;

-"intelligence";

-difesa territoriale;

-antiterrorismo;

-pronto intervento;

-missioni internazionali;

-addestramento di riservisti e mobilitazione generale;

-mobilitazione industriale bellica;

-sicurezza delle Istituzioni;

-truppe speciali;

-nucleo permanente di difesa ordinaria;

-armi missilistiche e spaziali

Orbene, nell' ambito di un esercito integrato europeo, l' insieme di queste attività non occuperebbe certo meno persone di quante ne occupi oggi, e le loro possibilità di qualificazione e di carriera non sarebbero certo minori.

Un vero "Ministro della Difesa" europeo sarebbe uno degli uomini politici più potenti del mondo.

Un "Capo di Stato Maggiore Generale" dell' Esercito Europeo sarebbe il militare più influente e meglio pagato del mondo.

Lo "staff" del Ministero della Difesa europeo sarebbe composto di alcuni fra i migliori specialisti mondiali.

Il Servizio di Intelligence europeo sarebbe il maggiore del mondo.

I servizi di Sicurezza delle Istituzioni Europee, scaglionati in tutta Europa, avrebbero alle loro dipendenze centinaia di migliaia di militari.

Un'arma missilistica e spaziale europea sarebbe ai massimi livelli tecnologici mondiali, e vivrebbe in simbiosi con un' Agenzia Spaziale Europea infinitamente potenziata.

Le Truppe Speciali Europee (terra, mare, cielo), sarebbero di una competenza e di una varietà ineguagliabile.

L'Aviazione e la Marina europee potrebbero utilizzare i migliori mezzi tecnologici.

I Corpi di Pronto Intervento, anziché intervenire, come oggi, in maniera disordinata e casuale, sotto comando straniero, potrebbero svolgere con la massima efficacia le loro missioni istituzionali.

L' Europol e tutte le altre polizie specializzate potrebbero, finalmente, svolgere i loro compiti istituzionali in modo efficace.

Le truppe ordinarie, di protezione territoriale, i riservisti, le varie polizie nazionali, potrebbero svolgere i loro compiti istituzionali in maniera efficace.

Le enormi burocrazie dei Ministeri della Difesa potrebbero essere poste, finalmente, al servizio della pianificazione della Difesa e dell' induistria aerospaziale e della Difesa.

I Gruppi industriali di alta tecnologia potrebbero fondersi in grandi Holdings sul modello dell EADS e di Rostechnologija, da cui potrebbero dipendere colossi nei settori dell' aeronautica, dello spazio, dell' avionica, dell' elettronica, degli armamenti, dell' energia, ecc....

Le "élites" manageriali e tecnologiche che gravitano intorno al settore aerospazio e difesa potrebbero dedicarsi a progetti di livello adeguato, mentre la finanza europea potrebbe proficuamente investire in grandi e solidi gruppi europei di alta tecnologia.

Si creerebbe occupazione per lavoratori altamente specializzati, in solidi distretti industriali ad economia sostenibile, con risultati interessanti per l'occupazione, l' indotto, gli Istituti Superiori Universitari e di Ricerca Scientifica.

I prodotti europei del settore aerospaziale e della Difesa, finalmente razionalizati, potrebbero ottenere sbocchi di esportazione oggi irraggiungibili, creando tutto un settore di professionalità in questo campo e riequilibrandio la bilancia commerciale e dei pagamenti.

L' Esercito Europeo potrebbe contribuire, attraverso schemi di formazione come il "rendez-vous citoyen", la formazione militare generalizzata ed il Servizio Civile Europeo, alla educazione civica europea ed alla possibiliotà di mobilitazione generale in caso di emergenze.

E, tutto ciò, senza aumentare le spese, anzi, accrescendo gli introiti, grazie ad una riallocazione razionale, a livello europeo, di tutte le forze disponibili.



CLASSICI ORIENTALI

New Book Series of Einaudi Devoted to Eastern Classics.Nouvelle collection Einaudi dédiée aux classiques de l' Orient.Neue Buchserie von Einaudi Oestlaendischen Klassikern gewidmet.








Segno dei tempi. La casa editrice Einaudi ha voluto dedicare una collana ai classici dell' Oriente.

Non che edizioni specialistiche non ne esistessero già.Tuttavia, una collana di una grande Casa Editricededicata specificatamente a questo tema dimostra se non altro una rinnovata attenzione.

Anche qui ci vorrebbe, ovviamente, ben altro, a livello, prima che editoriale, su quelli scolastico e della cultura di massa.

La nostra insistenza sulla cultura europea non è per nulla "eurocentrica".

Oggi, per "cultura" si intende soprattutto un evanescente mix di cultura "nazionale" recente e stereotipata e un generico "collage di cultura "occidentale". In realtà, il fondo della nostra cultura è un fondo mondiale condiviso di epoche arcaiche ("philosophia perennis", archetipi, etologia, paleoantropologia, mitologia); un solido blocco di cultura classica delle grandi civiltà alfabetiche (Medio Orientali, Greco-Romana, persiane, indiche, siniche, islamica); un "nocciolo duro" di cultura "alta" europea (biblica, medievale e rinascimentale, moderna); un solido strato di cultura "nazionale", e una buona conoscenza delle culture popolari e locali.

Tutte queste componenti debbono riuscire ad essere, in un qualche modo, veicolate, a seconda della loro importanza.

Quanto ai "classici orientali", crediamo che essi debbano comprendere, senza ombra di dubbio, almeno il Gilgamesh, il Manavadharmashastra, il Tao Te Ching, l' Iti Vuttaka, gli Analecta Confuciana, Il Mahabharata, il Ramayana,il Corano, il Genji Monogatari, lo Shahnamé, le Mille e Una Notte, le Quartine di Khayyàm.
Senza la conoscenza di queste opere, ci sembra problematico che si possa impostare un qualsivoglia "dialogo interculturale".

ANTIMODERNI

New Italian Book Strengthens Research Trend on Antimodern Culture. Nouveau livre italien renforce les recherches sur la culture antimoderne.Neues Italienische Buch verfestigt Trend in antimoderne Studien.






L' antimodernismo è una corrente culturale, e, in primo luogo, letteraria ed artistica, che tende a rigettare il mito della modernità come esito provvidenziale della Storia.

Tale tendenza esiste fin da quando, fra il 700, sono state formulate per la prima volta (da Lessing, Condorcet e St.Simon) le basi concettuali della Modernità: Cristianesimo come preparazione di un nuovo escatologismo terreno, nuova età organica, fondata sulla scienza e sulla tecnica, conversione forzata del mondo intero, ad opera degli Occidentali, a questa nuova civiltà.

Già allora, intellettuali critici guardavano con scetticismo (p.es. Goethe, Leopardi)o criticavano (p.es., De Maistre, Kierkegaaard) queste nuove idee, sostenendo che esse non si sarebbero potute realizzare. A mano a mano che la nuova società di massa e industriale si sviluppa, le critiche divengono più mirate e più serrate (Ruskin, Nietzsche), finché la visione del futuro si confonde con l' utopia negativa (Zamjatin, Huxley, Orwell, Burgess).

Già fra le due Guerre Mondiali, la critica alla Modernità si coniugava con la critica sociale (come per esempio, in Lévy Strauss e in Bataille). Nel Secondo Dopoguerra, questa atteggiamento divenne molto diffuso (basti pensare a Tomasi di Lampedusa e Pasolini).

Alle soglie della Postmodernità, l' Antimodernismo appartiene, praticamente, alla storia.

Per questo motivo, sta sorgendo un nuovo trend di storia culturale (Bhabha, Compagnon) dedicato allo studio di questa tendenza così come essa si è manifestata negli ultimi due secoli.

Ultima opera, italiana, dedicata a questo tema, è quella di Cesare De Michelis, Moderno, Antimoderno, Studi novecenteschi, Nino Aragno, Torino, 2010.

Tuttavia, i Post-moderni aspirano non solamente a studiare gli anti-moderni, a condividerne le critiche alla società, bensì ad andare oltre alla dialettica Modernità-Antimodernità, costruendo un mondo che, certo, non potrà rinnegare gli sviluppi della scienza e della tecnica, ma utilizzarà questi sviluppi per vivere un po' secondo i principi del passato.

Un tipico studio in questo senso è stato fatto, per esempio, sul Giappone di Edo, del quale si è detto che possedeva un tenore di vita superiore a quello dell' Europa dell' epoca, pur essendo un'economia assolutamente ecosostenibile.





MORTE DI LECH KACZYNSKY

Europe Mourning Polish President Kacziynski.L' Europe en deuil pour la mort du président polonais Kaczynski.Europa traurt polnischen Praesidenten Kaczynski.






La catastrofe aerea che ha privato la Polonia di gran parte della sua classe dirigente ha profondamente commosso l' Europa.Per il grande numero di vittime eccellenti.Per la sua concomitanza con la commemorazione della strage di Katyn.Per il fatto di cadere in un momento di profonda riflessione sulla storia dell' Europa Centrale e Orientale.

Certamente, Kaczynski ha impersonato una possibile interpretazione della storia di quell' area geografica, interpretazione a nostro avviso semplicistica, storicamente determinata ma incapace di vedere questa determinatezza.

Un'interpretazione fondata sull' assolutizzazione dello Stato nazionale otto-novecentesco, a scapito di identità più ampie e più sfumate.

Fino alle Tre Spartizioni della Polonia, l' idea di appartenere ad uno "stato nazionale" non esisteva praticamente in nessun Paese dell' Est. Non in Russia, dove non c'era ancora la distizione fra "russkij" e "rossijskij". Non in Polonia, dove si poteva essere "natione Ruthenus, sermone Polonus"(o viceversa),non nei Paesi Baltici, dove si parlava, semmai, Latino, Polacco o Tedesco, e così via....

Perfino Pilsudski, il fondatore della Polonia unita, pensava nei termini di una federazione polacco-lituano-ucraina (era nativo di Vilnius).

Anche l' odio atavico per la Russia e la Germania risale a quel periodo. Tuttavia, coloro che si spartirono la Polonia non furono "i Tedeschi" e "i Russi", bensì tre imperi multinazionali. Dopo la terza spartizione della Polonia, i Polacchi erano la maggioranza in Russia fra gli aristocratici e le persone di cultura, e contribuirono in ruoli importanti alla politica russa, come Poniatowski e Czartoryski.

La "sconfitta" della Polonia nella 2° guerra mondiale (che riprese la suddivisione del Patto Molotov-Ribbentrop), fu, in realtà la vittoria dell' idea borghese di "Piccola Polonia", etnicamente pura(concentrata su un unico territorio).Per realizzarla, i comunisti polacchi e sovietici realizzarono grandiosi "scambi di popolazioni" con Tedeschi, Ucraini, Bielorussi e Lituani.

Con Solidarnosc, avrebbe potuto affermarsi un'a Polonia radicata nei suoi profondi legami storici con vari Paesi d' Europa (Germania, Boemia,Slovacchia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Ungheria, Svezia, Russia), e conscia delle complessità del relativamente breve periodo del "socialismo reale" (dove minoranze ed opposizione poterono sempre (contrariamente agli altri Paesi dell' Est) sussistere, anche se, certo, non nelle migliori condizioni (cfr. "Znak", "Po Prostu",PAX, KOR, la stessa Solidarnosc).

Invece, si scelse di considerare tutto ciò che era avvenuto in quel perioodo come il "male assoluto", con cui non si potesse dialogare in alcun modo.Perfino i membri di Solidanosc, come Lech Walesa, e alti prelati, furono praticamente processati per i rapporti che probabilmente avevano avuto con il regime precedente, ma che avevano permesso all' opposizione di sopravvivere.

Anche dal punto di vista socio-economico, Solidarnosc, movimento operaio, nazionalista e cattolico, deviò rapidamente dalle sue premesse programmatiche, che Lech Walesa aveva definito come "un nuovo sistema, migliore del socialismo e del capitalismo".Queste erano allora anche le idee di Giovanni Paolo II.

Neanche i rapporti con i vicini Paesi europei non furono dei migliori (basti pensare alle varie "guerre economiche", soprattutto con la Russia, ma anche con la Germania).Infine, la Polonia, per dimostrare la sua forza, si mise a boicottare le principali iniziative europee, trattando direttamente con gli USA senza il minimo coinvolgimento della UE.

Il periodo di estremismo nazionalista, anti-comunista e anti europeo ha coinciso con la presidenza di Lech Kaczynski, che, come suo fratello, era stato un benemerito combattente di Solidarnosc, ma che, a un certo punto, aveva abbandonato i propri compagni di allora, scatenando contro di loro un sistema poliziesco ereditato dalla Polonia comunista.

Certo, una persona convinta delle sue idee, e risoluta nel realizzarle.

Tuttavia, la sua linea politica venne battuta elettoralmente poco dopo che l'altro eroe di Solidarnosc, Bronislaw Geremek, aveva sfidato, davanti alla Corte Suprema, l' illiberale ingiunzione di firmare un modulo in cui si sarebbero dovuti autodenunziare, sotto pena di licenziamento....dal Parlamento Europeo! tutti i rapporti avuti dal 1945 al 1989 (cioè per 44 anni, e, comunque, circa 60-20 anni prima), con la polizia politica comunista.

L'attuale governo, diretto dal liberale Tusk, proveniente da una minoranza etnica (quella casciubica), con profondi legami con la Germania, è nettamente più europeista. L' incontro di Tusk con Putin a Katyn ha anche permesso un ravvicinamento fra Polonia e Russia.

Paradossalmente, anche la catastrofe di Smolensk ha contribuito anche al ravvicinamento fra Polonia e Russia.Come riferisce Il Giornale:

"Dopo l'incidente, infatti, il presidente Medvedev ha parlato in tv rivolgendosi con toni accorati ai polacchi ancora scioccati dal loro 11 Settembre, e ha indicato il premier Putin come l'uomo che si occuperà delle indagini sulla strage. Domenica prossima, Medvedev sarà in Polonia per le celebrazioni del funerale di Kaczynski. In questi giorni, i russi hanno reso omaggio ai loro sfortunatri fratelli slavi con un lungo pellegrinaggio davanti alla ambasciata polacca e sui luoghi della tragedia, tanto che una delle anime più originali della rivoluzione democratica polacca, il leader di Solidarnosc Adam Michnik, nei giorni scorsi ha scritto che la vera sorpresa di questi giorni è proprio l'atteggiamento di Mosca, dei suoi governanti e dei suoi governati, verso la sua gente. Michnik ha fatto pubblicare un ringraziamento ai "Fratelli russi" sulle pagine della Gazeta Wyborcza, il più diffuso quotidiano polacco, di cui è il direttore."

L'ESERCITO EUROPEO

In French Press, Italian Minister Frattini Re-proposes European Army. Ministre Italien Frattini relance Armée Européenne dans presse francaise. Italienischer Minister Frattini wiederholt, in franzoesischen Presse, Vorschlag von europaeischen Armee.




Dopo l' intervista di qualche mese fa a Russia Today, il Ministro Frattini rilancia a Parigi la proposta di Esercito Europeo, di cui l' esistente Eurokorps e la nuova Brigata Franco-Italiana sarebbero le avanguardie.

Ci felicitiamo ancora una volta con Frattini, che da tempo sta lanciando le proposte più europeistiche.

Peccato che, questa volta come già infinite volte in passato, queste buone idee di qualche uomo politico, che dovrebbero suscitare come minimo un accanito dibattito, cadano nel disinteresse generale, mentre tutti pensano agli assessorati regionali, agli Italiani arrestati in Afganistan e al nuovo gruppo parlamentare di Fini.

Così, gli Europei hanno l' impressione di un continuo "Déjà vu" che non finisce mai.

Interessante anche la seconda parte dell' esternazione del Ministro Frattini, quella in cui ha affermato che "L' Esercito Europeo serve a rafforzare l' identità europea". Il che è vero; però, per rafforzare l' identità europea ci vuole ben altro. Ci vuole, innanzitutto, una cultura europea più viva.

Ora, in un recente articolo di Marc Augé su "La Repubblica", si legge che, nonostante che ,
nonostante che, oramai, il "mainstream" della cultura, e, in particolare, della cultura popolare, non provenga più dall' America, bensì dall' Asia, l' Europa continua ad essere assente.

La realtà è che le culture asiatiche stanno anche immergendosi totalmente nella postmodernità, abbandonando il periodo di omologazione su paradigmi occidentali; i "manga" mescolano scintoismo e fantascienza; i film di Bollywood sono musicals "di stile egiziano", in cui gli dei induisti danzano fra gli effetti speciali; la Cina sforna due "colossal" all' americana, uno su Confucio e uno su Mao. Noi cosa produciamo di nuovo?

In questo contesto, è preoccupante anche l' evanescenza dei contenuti culturali che vengono attribuiti alla "identità europea": tolleranza, dignità della persona. Come se gli Europei si fossero dimostrati particolarmente tolleranti nelle persecuzioni di Cristiani e pagani, eretici, protestanti e cattolici, abitanti dell' America pre-colombiana,aristocratici francesi e russi,e, per finire, Ebrei.

Come se il Buddhismo o il Confucianesimo non insegnassero la tolleranza.

Come se i Taoisti o gli scintoisti non attribuissero un alto valore alla persona.

Tolleranza e dignità della persona rientrano in quella "pietas" ,che è il valore "di base" dell' "ethos mondiale" condiviso da tutti i continenti, e presente già nell'antichissima "philosophia perennis"(le "leggi non scritte", il "diritto naturale").

Là dove le differenti identità continentali divergono è su cose più specifiche: sul maggiore o minore "peso" dell' individualità, della socialità, della contemplazione o dell' azione; sull' esistenza, o meno, di "gerarchie simboliche"; sull' indipendenza, o meno, di Stato e Chiesa.

Sono queste specificità che dobbiamo studiare ed approfondire se vogliamo veramente rafforzare l' identità europea.