mercoledì 28 aprile 2010

LA "DIFFERENZA ITALIANA"

Refusal to Accept "Italy-Bashing" Does not Mean Withdrawal from Europe. Le réfus, de la part de l' Italie, de perséverer dans l'autodénigration, n'impliquerait pas un éloignement de l' Europe.Weigerung, seitens Italiener, Selbstzerfleischung weiterzufuehren, muss nicht bedeuten, von Europa zu entfliehen.





Il dibattito in corso (Panebianco, Dalla Vedova), sul rifiuto della tradizionale "esterofilia" apre finalmente uno spiraglio sulla mistificazione della storia nazionale di cui sono stati tutti un pò colpevoli.

E', infatti, impressionante che,a partire da Dante e Petrarca, per passare a Machiavelli e a Cavour, continuando con Gramsci e Gobetti, i modelli di riferimento siano stati sempre stranieri. Perfino Mussolini riteneva che il "carattere" degli Italiani andasse rifatto.

La ragione di fondo di questo "rifiuto" del "carattere nazionale" consisteva nel senso di inferiorità, rispetto ad altri Paesi, legato al ruolo subordinato del Regno d' Italia all' interno dell' Impero, ed all' idea che la responsabilità di questa situazione fosse dello Stato della Chiesa.

Quando, all' inizio dell' Età Moderna, gli Stati Nazionali si autonomizzarono ulteriormente dall' Impero e dal Papato, questa sensazione divenne ancora più forte, fino a portare ad un legame sotterraneo, anche politico, fra molti intellettuali italiani e potenze straniere (si pensi a Bruno, a Muratori, a Foscolo).Le monarchie straniere illumibnistiche (l' Inghilterra, la Russia, la Francia) sembravano modelli da imitare.

Il momento per realizzare questa "imitazione" venne con il Risorgimento (Balbo, Cavour), il quale si appoggiò senza alcun dubbio a tali potenze straniere (Inghilterra, Francia).

E' singolare che, anche dopo la viottoria di forze filofrancesi e filoinglesi, la lamentela sull' arretratezza degli Italiani non si arresta, perchè, ora, era difficile "fare gli Italiani".Il nazionalismo italiano, anziché esaltare le virtù ancestrali dei popoli italici, si propone di imitare i grandi popoli imperiali (in particolare, l' Inghilterra e la Germania), facendo propria la dottrina hegeliana sulla superiorità dei popoli germanici.

A partire dalla 1a Guerra Mondiale, tuttio vogliono imitare i Bolscevichi o gli Americani.Per un breve periodo, ci saranno anche ammiratori della Germania nazional-socialista.

Negli ultimi decenni, al preponderante filo-americanismo, si affiancherà, finalmemente, il richiamo all' Europa come modello. Peccato che quest' Europa non venga concepita come un qualcosa di uguale all' Italia, bensì come una fantomatica realtà "occidentale", con la "religione civile", con il bipartitismo, con il capitalismo, ecc...

In realtà, una siffatta Europa non esiste: c'e' un'Inghilterra monarchica e regionalistica; una Francia statalista ed elitaria; una Germania comunitaria, una Spagna e un Belgio micronazionalisti; un'Olanda comunitaristica; una Grecia spendacciona.

Senza contare l' Est Europa: la Russia romantica e autoritaria; la Polonia militarista e clericale; la Turchia islamica, ecc...

A questo punto, resterebbe, come sempre, solo l' America.

E, tuttavia, c'è da chiedersi, ma a che pro imitare l' America?Che cos' ha l' America di meglio di questa Europa?

In psicoanalisi, la via della guarigione consiste nel saper convivere con le proprie nevrosi.Non sarebbe forse il caso che studiassimo meglio le nostre identità, ed imparassimo a convivere con esse?

Soprattutto, che costruissimo insieme un' Europa che sia la sintesi dei nostri presunti difetti?

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