sabato 18 dicembre 2010

SINGULARITY


Kurzweil’s Theories Shade Confused Threat on Future of Mankind. Les théories de Kurzweil jettent une certaine confusion sur l’avenir de l’humanité.Kurzweils Theorien verursachen gewisse Unsicherheit über Menschheits Zukunft.

Un tema che non è fino ad ora sufficientemente conosciuto è quello relativo agli sforzi, attualmente in corso, soprattutto da parte di una serie di scienziati e di fondazioni della California, per accelerare al massimo i tempi dello sviluppo della cibernetica e dell’intelligenza artificiale, fino al momento in cui le “Macchine Intelligenti” (ma, ora, è invalsa l’abitudine di chiamarle “Macchine Spirituali”) supereranno, come intelligenza e come creatività, l’uomo stesso.

Il teorico di questa evoluzione, Ray Kurzweil (autore del libro “Singularity”), sostiene addirittura che, grazie all’applicazione del “Reverse Engineering” (cioè, di quella tecnica che permette di progettare un apparato attraverso l’imitazione delle sue caratteristiche esterne e la ricerca, con l’intelligenza artificiale, dei parametri utilizzati nel suo funzionamento interno), il momento in cui la macchina raggiungerà l’uomo va situato non già, come Kurzweil aveva ipotizzato in un primo tempo, nel 2050, bensì, addirittura, già nel 2030.

Questo è il momento che viene definito, da Kurzweil come “Singularity”, cioè quello in cui l’uomo e la macchina divengono una cosa sola. L’idea della “Singularity” esce, così, dal campo delle definizioni tecniche, per allargarsi sempre più alle sfere della futurologia, della sociologia, e, perfino, della religione e della mistica.Le incredibili nuove capacità delle macchine dovrebbero, infatti, permettere all’uomo non solamente di realizzare compiti fino ad ora perfino inimmaginabili, ma perfino di trasferire l’aspetto psicologico, e perfino... “l’anima”, individuali in una macchina, o in un programma di software, rendendola, così, “eterna”.

L’insieme delle implicazioni di siffatte evoluzioni non è stato ancora adeguatamente studiato.

Ma c’è di più: quei futurologi ed autori di “science fiction” che si erano, a loro tempo, occupati della questione, ne avevano concluso che, molto probabilmente, l’esito di questi sviluppi sarebbe stato catastrofico. Primo e fondamentale esempio: secondo Asimov, che scriveva negli Anni ’20, il tentativo, da parte degli uomini, di impedire che la creatività dei “Robot” si rivolgesse contro gli uomini stessi, sarebbe stato necessariamente destinato a fallire. Infatti, almeno secondo il punto di vista darwinista (che è quello adottato dalla cyberingegneria), ogni specie finisce per sviluppare quelle capacità che meglio si prestano alla sua sopravvivenza, e, ciò, attraverso degli scostamenti dal suo codice genetico originario. Orbene, nel caso in cui, come si presume, i progettisti umani inserissero, nel “codice genetico” dei robot la prescrizione che ogni attività di questi dev’essere rivolta al bene dell’umanità, la legge dell’evoluzione della specie farebbe sì che si sviluppino, e prevalgano, piuttosto quei “robot” che, forse anche solo a causa di un errore di progettazione, non rispettassero tale requisito, ed, anzi, al contrario, privilegiassero, nei loro comportamenti, la sopravvivenza ed il benessere dei robot.

Il famoso (e controverso) “principio di precauzione” impone, di certo, un momento di riflessione.

Ma, purtroppo, il “momento di riflessione” non può neppure essere lungo, in quanto il 2030 è alle porte. Oltre tutto, a nostro avviso, una questione come questa, la coesistenza fra uomo e robot, non è certo qualcosa che possa risolversi con una riflessione, per così dire, “puntuale”, vale a dire utilizzando, semplicemente nel momento del bisogno, le capacità culturali e politiche al momento esistenti.I nfatti, quando parliamo di “crisi della cultura” e di “crisi della politica”, intendiamo dire proprio che non c’è, ad oggi, con l’attuale cultura e con gli attuali sistemi politici, la capacità di affrontare efficacemente e tempestivamente le grandi emergenze. Anzi, al contrario, secondo quanto affermano autori come Emanuele Severino, i meccanismi politici, economici e sociali attuali fanno sì che, in ultima analisi, tutte le realizzazioni tecniche che sono fattualmente possibili in un dato momento, vengano pressoché puntualmente realizzate, senza alcuna valutazione preliminare.

Occorre pertanto partire subito ad ideare una riforma della cultura e della politica che permetta di affrontare questi temi in modo più efficace.

L’idea, da noi lanciata, di un’“Accademia Europea” mira proprio a creare i presupposti, culturali, ma anche tecnici e sociali, per questo tipo di riflessioni.

venerdì 17 dicembre 2010

DA LISBONA A VLADIVOSTOK


Recent Days Proposals from Russia Ignored by European Media. Les propositions russes des derniers jours ignorées par les médias. Russlands Vorschläge der letzten Tagen von europäischen Medien ignoriert.

Mentre pagine e pagine dei quotidiani italiani (ed anche di alcuni altri Paesi europei) vengono dedicate alle fughe di notizie di Wikileaks, ed, in particolare, alle assolutamente non provate irregolarità che circonderebbero i notevolissimi affari realizzati negli ultimi anni in Russia dalle imprese italiane, quegli stessi media ignorano nel modo più sistematico le proposte estremamente articolate (che possono piacere o non piacere) dello Stato russo agli Europei, per fare avanzare la stessa costruzione europea, che sembra praticamente bloccata dalle incertezze e dai dissidi interni sulle principali questioni economiche, istituzionali e di politica estera.

Innanzitutto, sono alcuni anni che il Presidente Medvedev continua a proporre, anche se con scarsi risultati, la definizione, attraverso trattati, di un nuovo sistema di sicurezza e di difesa in Europa, che sostituisca gli schemi, anche giuridici, dei tempi della Guerra Fredda, che non sono più attuali. Medvedev non si è limitato a questo, ma ha compiuto ancora un altro, grandissimo, passo in avanti per ciò che concerne lo scudo anti-missile, per il quale la Russia si è dichiarata disposta a collaborare alle stesse condizioni dei Paesi membri della NATO. Orbene, tali condizioni erano state fissate, nel Vertice di Lisbona, il giorno prima dell’arrivo di Medvedev, su richiesta del Primo Ministro turco Erdogan:

- lo “scudo” deve, ovviamente, coprire il territorio di tutti i Paesi partecipanti;

- ogni Paese partecipante deve partecipare a tutte le informazioni ed alla gestione del segmento relativo al suo territorio;

- lo scudo non deve essere indirizzato contro alcun Paese in particolare.

Pochi giorni dopo, ad un incontro con le forze economiche tedesche, Vladimir Putin ha lanciato un ambizioso progetto di cooperazione economica e culturale, atto a colmare le lacune sentite da tutti gli Europei nell’attuale fase di integrazione dell’Unione Europea: l’assenza di una politica economica, di una politica energetica e di una politica culturale comuni. La complementarietà fra Europa e Russia, soprattutto in campo economico (materie prime contro tecnologia e macchinari) è così spiccata, che una politica programmata di interscambio privilegiato (un Mercato Comune Euro-Russo) permetterebbe, agli Stati Europei, di superare la crisi, ed, alla Russia, di fare fronte al deficit di tecnologia che rallenta il suo processo di “modernizzazione”.

Questo accordo globale dovrebbe essere integrato da un accordo di interscambio culturale (professori e studenti), e da un accordo sulla liberalizzazione dei visti.

Ancora più recentemente, alcuni illustri economisti russi hanno proposto che la Russia garantisca anche, con un accordo-quadro, all’Unione Europea, l’assorbimento di certe sue produzioni, e, perfino, una partecipazione alla stabilizzazione dell' Euro.

Nel recentissimo vertice UE-Russia, è stato superato anche l’ostacolo dell’opposizione della UE all’ingresso della Russia nel WTO.

Infine, nell’ancor più recente incontro annuale fra Italia e Russia, tenutosi a Sochi ed a Krasnaya Poljana, sono stati firmati innumerevoli accordi, relativi, fra l’altro:

- alla costruzione in Russia di automobili della Fiat ed autoblindo dell’Iveco;

- alle centrali nucleari.

L’insieme di questi accordi dà indubbiamente, insieme a quanto già operativo (come il superjet fabbricato dalla Sukhoi con il supporto di Finmeccanica e Giugiaro), una grossa spinta alla ripresa dell’economia italiana, inserendosi nel quadro della collaborazione rafforzata con la UE.Anche i Francesi stanno finalizzando in questi giorni la vendita alla Russia di quattro portaelicotteri Mistral.

È veramente singolare che, a parte la Sueddeutsche Zeitung, che ha lanciato il tema con un articolo dello stesso Putin, nessuno dei mezzi di comunicazione europea abbia conferito il necessario rilievo a queste notizie.

Questo, soprattutto, in un momento in cui, a causa della crisi economica, la UE sta cercando disperatamente, ma, ahimé, in gran parte ancora infruttuosamente, nuove strade per rilanciare la propria economia, e, nel contempo, anche la collaborazione fra gli Europei.

AUTENTICITA' E "COSCIENZA INFELICE"


Potter’s New Book Emphasizes Contradictions of Authenticity Rhetorics. Nouveau livre d’Andrew Potter met en exergue les contradictions des « rhétoriques de l’Authenticité ».Potters letztes Buch emphatisiert Gegensaetze in der "Rhetorik der Autenticität".

Abbiamo già espresso, nel nostro precedente post, il nostro tributo agli Autori americani che collaborano a “The National Interest”, rivista di cui non condividiamo certo, al 100%, l’impostazione, ma di cui non possiamo, tuttavia, non sottolineare l’invidiabilmente alto livello.

Come abbiamo recensito con il massimo interesse l’articolo di Fred Baumann sulla crisi del concetto di umanesimo, così non possiamo neanche passare sotto silenzio l’altrettanto interessante recensione di R. Jay Magill Jr.,The Unreal Thing” (The American Interest, Vol. VI, N. 1, September/October 2010, pag. 104), dedicata ad un altro tema altrettanto scottante per ciò che riguarda le culture che fanno riferimento al “Canone Occidentale”: la "retorica dell’autenticità".

Come giustamente rileva l’Autore, la ricerca dell' autenticità costituisce una costante della cosiddetta "modernità occidentale"-una ricerca che passa attraverso tappe oramai consacrate, come, per esempio, la morte di Socrate, le opere di Lutero, Calvino, Rousseau, Thoreau, l’“alienazione” marxiana, la pittura contemporanea, eccetera.


Come rilevava già Thorstein Veblen, nelle moderne società capitalistiche, la ricerca dell’autenticità è strettamente legata ad un’affermazione di “status”, e, nella postmoderna società del ceto medio, al “feticismo della merce”.

La realtà è che l’idea, intrinsecamente rousseuiana e nietzscheana, dell’“autorealizzazione” è impossibile a conciliarsi, checché ne pensino Rorty e Vattimo, con l’“ideologia dell’eguaglianza” tipica dell’Occidente americanocentrico.

Un “riconoscimento” ben più efficace della propria “autenticità” era garantito, paradossalmente, molto meglio, come osserva l'armeno Ter Levossian, dagli antichi Imperi e dalla loro “integrazione differenziata”, che non dalle attuali democrazie, ove vigerebbe (ma solo teoricamente), l’“individualismo di massa”, ma, invece, si oscilla, di fatto, fra due estremi: da un lato, l’omologazione totale su una “way of life” assolutamente conformistica e meccanizzata, e, dall’altro,il potere incontrollato delle oligarchie del denaro.

Come nel caso precedente, crediamo che Paesi diversi, come, per esempio, l’Europa, ma anche Israele, i Paesi Islamici o l’India, siano (paradossalmente) meglio in grado di fare fronte alla crisi della “retorica dell’autenticità” di quanto non possa fare l’America. Infatti, avendo, l’America, rifiutato “a priori” ogni continuità con la pluralità (e, se si vuole, l’irrazionalità) delle “identità ereditate” delle società tradizionali, essa non è in grado di offrire, ai propri cittadini, alcun punto di riferimento per sfuggire, nella loro “ricerca di autenticità”, alla vuotezza della città tecnologica postmoderna.

Sono, invece, paradossalmente, proprio gli Europei, che sono all’origine delle contraddizioni dei concetti dell’Umanesimo e dell’Autenticità, ad essere quelli che (volendo e potendo), potrebbero pronunziare una parola risolutiva su questa questione.


INTERMINABILE DIBATTITO SULL'UMANESIMO


Important Article in The American Interest reopens debate.Le débat est réouvert par un intéressant article de « The American Interest ».Ein wichtiger Artikel in „The American Interest“ öffnet Debatte wieder.

Come non abbiamo mancato di porre in evidenza in tutte le possibili occasioni, il fatto che nostro interesse culturale prevalente sia costituito dall’Identità Europea non può significare in alcun modo che ci disinteressiamo a ciò che sta avvenendo negli altri Continenti.

Ciò, in particolare, quando le evoluzioni in corso sono strettamente legate al dibattito sull’Identità Europea, come è il caso, “in primis”, del dibattito fra gli intellettuali americani circa l’avvenire dell’“idea di umanesimo” e del “mito dell’autenticità”.

Ciò che troviamo di particolare interesse, del documentatissimo articolo di Fred Baumann in “The American Interest” (Vol. VI, N. 1 September/October 2019), intitolato “Humanisms’s Four Stages - The struggle to define what we mean by human has not succeeded. But that’s no reason to give up now, Men & Machines," pag. 83),è la sua capacità di ripercorrere, con estrema precisione, profondità e criticità, a partire dalle “radici classiche” dell’Europa, fino alla “Tarda Contemporaneità” occidentale, la contraddittoria idea di “Umanesimo”.

Risparmiamo, ai nostri lettori, da un lato, la sintesi della complessa (anche se interessantissima) ricostruzione storica di Baumann, e veniamo alla conclusione dell’Autore, secondo la quale, nonostante che la storia del concetto dimostri che i suoi teorizzatori non avevano (e non hanno) alcuna idea chiara in proposito (e, ciò, in particolare, nella nostra era “Tardo-Contemporanea” in cui gli intellettuali “umanisti” sono confrontati con il “post-umano”), il tema è essenziale ancora oggi e merita di essere riproposto.

A noi pare che quest’ analisi puntuale, documentata ed obiettiva, valga tanto per l’America, quanto per l’Europa.

Diremo di più. Proviamo una grande invidia dinanzi alla capacità di intellettuali, come Baumann, ed a riviste come “The National Interest”, di formulare in modo così chiaro temi così scomodi per i propri lettori e per le proprie “constituencies”.

In effetti, si tratta, in gran parte, di una “genealogia” particolarmente critica nei confronti degli intellettuali europei ed americani degli ultimi anni e della loro inconcludenza.

E condividiamo anche (e come potrebbe essere diversamente?) l’idea di Baumann che, nonostante tutti questi fallimenti, qualcosa vada tentato, tutti insieme, per salvare (e/o fare rivivere), se non l’“Umanesimo”, quelle esigenze e quei valori ai quali gli intellettuali “umanisti”, seppure vagamente, aspiravano.

Per quanto in forma problematica e tentativa, crediamo esista un modo di concepirci come “difensori dell’umano” nell’“Era delle Macchine Spirituali”: proprio e soltanto rievocando culture, come quelle mitiche, nelle quali la compresenza di Umano e Non Umano (Divino, Semi-divino, Sub-umano, Diabolico, eccetera) era ben radicata.

Un “ritorno” che, per l’America, un Paese “assolutamente nuovo”, che avrebbe voluto fare “tabula rasa” del passato, non è, probabilmente, possibile quanto può esserlo qui da noi.

venerdì 29 ottobre 2010

NAPOLITANO: BISOGNA IMITARE LA CINA

During China Trip, Napolitano Invites Italians to Take Lessons from that Country. Dans son voyage en Chine, le Président Napolitane invite les Italiens à prendre des lecons de ce pays. Waehrend seiner Kinareise, laedt Praesident Napolitano die Italiener an, von jenes Landes Erfahrungen zu lernen.

Si inaugurano l' anno della cultura cinese in Italia e della cultura italiana in Cina.

Il Presidente Napolitano ha avviato le celebrazioni visitando in varie città cinesi la mostra celebrativa del leggendario gesuita italiano, che tentò una forma di sincretismo fra Confucianesimo e Cattolicesimo.

Napolitano ne ha tratto l'opportunità per invitare gli Italiani a prendere ispirazione dalla Cina:


"14:13 29 OTT 2010

(AGI) - Macao, 29 ott. - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha visitato oggi la mostra dedicata al missionario gesuita Matteo Ricci, e al termine si e' brevemente intrattenuto con i cronisti. "Non bisogna travestirsi da cinesi come Matteo Ricci - ha detto Napolitano - per comprendere i cinesi. I tempi sono cambiati. Basta avere volonta' di capire".
Secondo il presidente, l'Italia possiede tale volonta' di capire: "Credo che tale volonta' ci sia, e non solo per l'Italia. La Cina di oggi, la sua trasformazione, impone tale forza di comprendere di per se'. Se non ci fosse volonta' di capire la Cina, significherebbe essere miopi, non avere il senso ne' dell'oggi ne' del domani". La mostra dedicata al missionario gesuita Matteo Ricci in occasione del 400esimo anniversario della sua morte ha toccato Pechino, Shanghai, Nanchino e si conclude proprio a Macao dove il gesuita parti' alla scoperta della Cina alla fine del XVI Secolo. La mostra ha avuto un grande successo in Cina, con piu' di 700mila visitatori, e nell'edizione di oggi visitata dal Presidente Giorgio Napolitano con il Presidente della Regione Marche Gian Mario Stacca ospita un pezzo d'eccezione, mostrato in prima assoluta a Macao, detto "La Misteriosa Mappa Visiva delle due forme". Il presidente Giorgio Napolitano ha espresso il suo apprezzamento per la mostra, che rappresenta un ulteriore strumento per portare le relazioni Italia-Cina ad un livello ancora superiore. Nel corso della sua visita in Cina Napolitano ha piu' volte richiamato alla mente come i primi due ambasciatori dell'Italia in Cina siano stati Marco Polo e Matteo Ricci, che in Cina e' conosciuto con il nome di Li Madou, ed e' molto studiato nelle scuole cinesi. La visita del presidente Napolitano, che ha gia' toccato Pechino e Shanghai, si chiudera' domani a Hong Kong. (AGI) Cli/Clo"

I GRANDI EVENTI SONO COSTOSI

Piedmont's Culture Councillor Warning against Costs of European Culture Capital. Responsable à la Culture de la Région Piémont évoque les couts de la Capitale Européenne de la Culture. Piemonts Kulussenator warnt vor Kosten von europaeischen Kulturhauptstadt

La polemica fra gli assessori del Territorio circa la candidatura a "capitale europea della cultura" si estende.

Riportiamo l' articolo di Elisabetta Graziani sul dibattito presso il Gruppo Dirigenti Fiat in occasione del libro "Torino, capitale europea della ultura?"Riorientare le energie del Piemonte":

Coppola: "Torino capitale della cultura? I grandi eventi costano"

L'assessore provoca: c'è da chiedersi se ne vale la pena

elisabetta graziani
torino
«Torino capitale europea della cultura... Ma è davvero utile?». L’assessore regionale alla Cultura Michele Coppola spariglia così anni di politica di centrosinistra a favore dei grandi eventi e sfida i suoi pari grado di Provincia e Comune, gli assessori Ugo Perone e Fiorenzo Alfieri. L’occasione per il confronto è stata creata - ad hoc? - dalla presentazione, organizzata dal Gruppo dirigenti Fiat nella sala conferenze di via Giacosa, dell’ultimo libro di Riccardo Lala «Torino, capitale europea della cultura? Riorientare le energie del Piemonte». Nel dibattito, sollevato alla presenza dei tre assessori, sono stati scandagliati i pro e i contro di una possibile candidatura di Torino a «Città europea della cultura» per il 2019. Competizione che da qui ai prossimi nove anni vedrà sfidarsi diverse città italiane.

Mezze frasi e dubbi instillati qua e là - «chi prenderebbe un aereo per venire a Torino a vedere cosa vuol dire essere europei?» - hanno lasciato intendere le perplessità del nuovo assessore regionale. «Se almeno ci fossero in palio un milione e mezzo di euro per la capitale europea...», dice Coppola. La frase non è conclusa, ma il concetto è chiaro.

Di contro, Alfieri e Perone fanno a gara per riservare alla città un posticino nel prossimo agone nazionale, preoccupati di perdere l’occasione di una provvidenziale rinascita economica che passi attraverso la cultura. «È necessario», dice da buon filosofo l’assessore della Provincia. «È la scelta più naturale e giusta», rincara Alfieri. E si annuncia anche un tema: costruire una mentalità europea. Come? Magari con quel famoso Museo d’Europa promesso da anni. Oppure riproponendo anche per il 2019 la formula pensata per il Centocinquantenario: da «Esperienza Italia» a «Esperienza Europa».

Ma allora? Candidatura sì o candidatura no? «Non ho ragionato su questa eventualità - chiarisce Coppola -. Con il calo delle risorse bisogna innanzitutto progettare il tragitto fino al 2019 in modo diverso da come si è fatto sino a oggi. Concorrere ha senso più che altro per trovare un nuovo modo di amministrare».
Coppola ce l’ha con i costi dei grandi eventi, non ultimi quelli legati alle infrastrutture per i giochi invernali di quattro anni fa. «Dobbiamo imparare ad attrarre i finanziamenti senza spendere preventivamente - aggiunge -. Non dovrà essere una seconda Olimpiade 2006». Dunque uno spiraglio c’è e Alfieri, agile, ci s’infila. «Ma per il 2019 al massimo concluderemo il restauro della Cappella della Sindone e del Museo Egizio», dice senza ironia per tranquillizzare assessore e pubblico. E, ottimista, scarta anche l’ipotesi L’Aquila, finora la più temuta concorrente: purtroppo per l’Abruzzo, difficilmente sarà di nuovo pronta entro nove anni."

ABBIAMO 12 CONCORRENTI

With Candidature of Naples, all Regions of Italy are Compete for the Title of Europe's Cultural Capitals. Avec la candidature de naples, désormais toutes les régions d'Italie sont en compétition pour le titre de Capitale Européenne de la Culture.Mit Neapel's Bewerbung, streben alle italienische Laender um den Titel "Europas Kulturkapital"

Il fatto che oramai tutte le regioni d'Italia (salvo la Sardegna, Milano , il Lazio e la Liguria ) abbiano posto la loro candidatura dimostra, a nostro avviso, almeno tre cose:

-questa iniziativa è veramente appetibile (se non altro per la possibilità di attrarre, per suo mezzo, ingenti finanziamenti nazionali ed europei);

-la concorrenza sarà durissima;

-continua ad essere valida la nostra ipotesi -che cioè, anziché piatire il titolo, sia importante battersi per essere veramente la capitale della cultura, indipendentemente dal titolo, ma, invece, formulando proposte, raccogliendo talenti, comnbattendo per la presenza, sul territorio, di prestigiose istituzioni culturali, di ricerca, professionali, finanziarie, di industria culturale, ecc....

Leggiamo qui di seguito questo resoconto che riguarda la candidatura di Napoli:

29/10/2010 - 10:35
Napoli vuol essere Capitale europea della cultura nel 2013 Le difficoltà del comparto turistico campano in un convegno a Capri
In occasione del convegno sul futuro del turismo in Campania, tenutosi ieri a Capri, sono emerse le debolezze non solo della Regione ma un po' di tutto il Sud Italia.
Secondo i dati Unioncamere, riclassificati da Invitalia, e riferiti da Italia Oggi, nel 2009 solo l'8% dei turisti stranieri venuti in Italia si è recato al Sud. Bassa anche la spesa di questi turisti, che spesso hanno visitato il Meridione solo con puntate "mordi e fuggi" di un giorno.
In tutte questo Napoli rivendica un suo ruolo candidandosi, è notizia recente, ad essere Capitale europea della cultura nel 2013, titolo cui ambiscono anche Venezia, Bari, Matera e Torino."

giovedì 28 ottobre 2010

LA PROVINCIA DI TORINO PRESENTA LA CANDIDATURA

urin Province's Presentation of Torino2019 Candidature. La présentation, de la part de la Province de Turin, de la candidatire de Turin pour 2019. Vorstellung, seitens des Bezirks Turin, der Kandidatur von Turin fuer 209.

La candidatura di Torino Capitale europea della Cultura
Confronto fra le istituzioni locali per accogliere la sfida

PRESENTAZIONE

Torino aspira a candidarsi Capitale europea della cultura per il 2019? Una domanda da non prendere alla leggera, perché nel caso in cui la città e il territorio della Provincia debbano preparare il dossier per la candidatura i tempi sono stretti: la scadenza è il 2013.

Fra i primi obiettivi che la Provincia di Torino si è posta dopo aver lanciato l'idea di candidare tutti i 315 Comuni del suo territorio, e non solo Torino, a diventare "capitale della cultura" fra sette anni, c'è l'impegno a farsi parte attiva nel dar vita a un Comitato promotore. Una prima occasione di confronto è stata la presentazione del libro di Riccardo Lala Torino, Capitale Europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte presentato il 6 ottobre alla Fondazione Giovanni Agnelli, con la partecipazione degli assessori alla cultura della Regione Michele Coppola, della Provincia Ugo Perone, della città Fiorenzo Alfieri.

L'idea di fondo è quella di non perdere lo "slancio" che il territorio ha ricevuto dapprima dalle Olimpiadi invernali del 2006 ed ora dalle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, e che non solo ha contribuito a costruire una visibilità internazionale e turistica per Torino, ma ha consentito agli enti locali di realizzare infrastrutture importanti per lo sviluppo.
"Abbiamo tutte le carte in regola per accogliere la sfida e competere con le altre candidature - ha spiegato l'assessore provinciale Ugo Peron - però bisogna far valere la specificità torinese e piemontese mostrando in concreto come sia possibile fare cultura in modo multilaterale: non cioè pensando a ciascun grande evento come singola occasione ma intendendoli tutti come un unico progetto a 360 gradi e mettendo in piena evidenza gli aspetti economici di rilievo che la cultura è in grado di mettere in moto".

"La candidatura deve essere vista come un obiettivo, un mito, verso cui attivare uno slancio ulteriore che determini nuove condizioni di sviluppo - ha aggiunto Perone - Per questo è importante. intervenire su tutto il territorio provinciale, che oggi è ancora la bella sconosciuta e, quindi, costituisce uno spazio di miglioramento anche per la città".

Obiettivo condiviso dall'assessore Fiorenzo Alfieri: "La candidatura serve per uscire dal buco nero in cui siamo caduti e attivare quel rovesciamento di stima, grazie alla capacità di rompere gli schemi preconcetti, relativi a una città o a un'area; bisogna saper sorprendere come hanno fatto nel tempo Glasgow e Bilbao. Occorre perciò lavorare con attenzione al tema su cui si incentrerà la candidatura" "E se le celebrazioni per il 150esimo si sono concentrate su ciò che significa "essere italiani" - ha concluso l'Assessore - la candidatura del 2019 potrebbe fare un passo oltre e mettere in luce cosa vuol dire "essere europei" nel nuovo millennio.

Per Michele Coppola, assessore alla cultura regionale, bisogna partire da un cambiamento radicale: "La candidatura acquista importanza nel momento in cui significa costruire una nuova modalità definita di essere pubblici amministratori oggi. Occorre pensare a un nuovo percorso per progettare il tragitto fino al 2019, solo così il sistema culturale potrà crescere e continuare a svilupparsi".

(08 ottobre 2010)


Fin dalle Olimpiadi invernali Torino 2006 abbiamo sperimentato che lavorare per obiettivi aiuta; la scadenza dell'inaugurazione dei Giochi invernali ha consentito agli Enti locali di realizzare grandi infrastrutture determinanti per lo sviluppo (la linea 1 della metropolitana Collegno - Porta Susa, l'autostrada di Pinerolo, i grandi impianti sportivi) ed oggi viviamo la stessa tensione positiva per le celebrazioni del 2011, quando arriveranno a Torino e sul territorio milioni di turisti per il programma collegato ai 150 anni dell'unità d'Italia, che offre grandi mostre e raduni militari di livello nazionale.

E poi...quali saranno gli altri grandi obiettivi per cui lavorare fin d'ora con una programmazione che abbini la realizzazione di infrastrutture alle ricadute economiche, culturali e turistiche?

Per questo la Provincia di Torino lancia una nuova sfida: "vogliamo candidare - dice il presidente Antonio Saitta - i nostri 315 Comuni, non solo Torino, a diventare tutti insieme la 'capitale europea della cultura' nel 2019 quando il riconoscimento assegnato dall'Unione europea spetterà all'Italia".

Il nostro Paese infatti è stato designato per esprimere fra nove anni la città che per quell'anno sarà la capitale europea della cultura. Concepito come un mezzo per avvicinare i vari cittadini europei, il progetto venne lanciato nel 1985 e da allora l'iniziativa ha avuto sempre più successo tra i cittadini europei e un crescente impatto culturale e socio-economico sui numerosi visitatori che ha attratto.

Pochissimi i precedenti italiani: Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e l'ultimo è stato Genova nel 2004. Oggi sono già numerose le città italiane che hanno avanzato per il 2019 la loro candidatura ( Siena, Terni, Ravenna, L'Aquila, Matera, Brindisi, Palermo e l'intero nordest) e ci stanno lavorando con eventi e programmazione di iniziative dal momento che già nel 2013 ci saranno da rispettare scadenze pressanti e la scelta definitiva per la città italiana avverrà entro il 2014.

"Potrebbe davvero essere - aggiunge Saitta - per Torino e l'intero territorio provinciale il nostro prossimo grande obiettivo: abbiamo tutte le carte in regola per portare a casa questo risultato. Appena si spegneranno i riflettori sul 150^ anniversario dell'Unità d'Italia, potremmo darci il tema della candidatura a 'capitale europea della cultura' per promuovere non solo Torino, ma l'intera provincia che può contare su un panorama davvero vasto di offerte turistiche".

La Provincia di Torino si farà parte attiva nel dar vita ad un Comitato promotore: "la visibilità internazionale costruita negli ultimi anni - commenta l'assessore provinciale alla cultura e turismo Ugo Perone - è un patrimonio che non dobbiamo disperdere. I commenti alla nostra proposta sono stati estremamente positivi. Coinvolgeremo Regione Piemonte e Comune di Torino, ma anche le associazioni ci categoria e il mondo culturale".

(30 agosto 2010)

ASSOCIAZIONI SOSTENITRICI DELLA CANDIDATURA DI TORINO A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA PER IL 2019 RIUNIONE DEL 3 NOVEMBRE

Organizing the Project "A New Beginning, Starting from Culture". L'organisation du projet: "Repartir de la Culture". Organisation des Projekts "Ein neuer Anfang, von der Kultur aus"

RIUNIONE DEL 3 NOVEMBRE 2010

Dopo la presentazione, il 6 ottobre, presso il Gruppo Dirigenti Fiat, del libro di Riccardo Lala “Torino, Capitale Europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte”, le organizzazioni piemontesi del settore culturale (associazioni culturali, piccoli editori, imprese culturali) hanno avviato, intorno alle ipotesi del libro, un processo di aggregazione, finalizzato a costituire una rappresentanza della Società Civile nell’ambito del percorso, ormai avviato, verso la candidatura della Città.

Nel frattempo, Comune e Provincia hanno tenuto, il 27/10/2010, la prima riunione di coordinamento, con l’ obiettivo di costituire un Comitato Tecnico entro il 2011.

Le organizzazioni della Società Civile, come discusso fin dall’ inizio con le Istituzioni, hanno l’ ambizione di fornire un contributo ai dibattiti che le riguardano (come fruitori, e/o come creatori, di cultura). In tal modo, esse credono di poter dare avvio ad una qualche forma di democrazia partecipata, necessario antidoto contro la crescente sclerotizzazione della vita pubblica ufficiale.

Nell’ ambito di tali discussioni, si rivela sempre più necessario che, in vista della discussione, fra le Istituzioni, dei principi di base per la costruzione della candidatura per il 2013, le Organizzazioni della Società Civile compiano un lavoro collettivo preliminare di rivisitazione dello scenario culturale del Territorio, al fine di presentare, alle Istituzioni, un’ offerta culturale coerente.

Sono stati individuate tre amplissime tematiche, all’ interno delle quali delineare una possibile fusione fra le ricchissime tradizioni culturali del Territorio e le esigenze programmatiche della candidatura. Tali tematiche definiscono i parametri fondamentali della Tarda Contemporaneità, nel cui orizzonte temporale si situa la manifestazione,e non possono, quindi, venire trascurate nel progettare una manifestazione così lontana nel tempo.
 

Tali tematiche sono:

  • UMANO E POSTUMANO (ideologie della Fine della Storia; Nuove Tecnologie; umanesimo e tecnica; bioetica e biopolitica; nuove frontiere dell’ economia);
  • EDUCAZIONE DEI GIOVANI E FORMAZIONE DELLE ELITES ( crisi dell’ educazione e degli istituti di educazione; università di eccellenza; formazione al lavoro e al management; Accademia Europea);
  • MULTICULTURALISMO A TUTTI I LIVELLI (cittadino, euro regionale, europeo, mondiale)

LETTERA APERTA AGLI ASSESSORI ALLA CULTURA


Author of Book on European Cultural Capital Addresses Culture Councillors of Piedmont. L'auteur du livre sur la Capitale Culturelle Européenne s'addresse aux responsables de la Culture du Piémont. Autor des Buches ueber Kulturhauptstadt Europas wirbt um Piemonts Kultursenatoren

Torino, 28/10/2010

Al Signor Assessore alla Cultura
della Regione Piemonte
Michele Coppola

Al Sig. Assessore alla Cultura
della Provincia di Torino,
Prof. Ugo Perone

Al Sig. Assessore della Cultura
del Comune di Torino
Prof. Fiorenzo Alfieri

Lettera aperta: Torino Snodo della Cultura Europea

Signori Assessori,
in quanto autore del libro “Torino, capitale europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte” (che avete avuto l’amabilità di presentare congiuntamente presso il Gruppo Dirigenti Fiat), nonché in quanto catalizzatore degli interessi dell’ associazionismo su questo tema, desidero, con la presente, felicitarmi con Voi per l’avvio del processo di messa a punto degli interessi del Territorio in relazione alla candidatura per Torino 2019.
Essendo solidali con i Vostri sforzi, ci permettiamo di ribadire rispettosamente alcune perplessità, non solo per l’assenza , al tavolo comune, della Regione, ma anche circa il “taglio” con cui, in occasione della prima riunione, è stata affrontata la questione, di carattere preliminare, circa l’ orientamento da darsi al percorso progettuale -perplessità già abbondantemente esposte nel blog “Identità Europea”, nel libro, in occasione della sua presentazione da parte Vostra, ed, infine, nella corrispondenza con Voi intercorsa-.

Tematica della candidatura
Nel corso della riunione, sarebbe stata indicata, come tematica della candidatura, in sostituzione dei temi da Voi anticipati il 6 ottobre (quali “il Mito d’ Europa” e “Cittadinanza Europea”): “Torino come caso di scuola della trasformazione da città industriale a città di cultura”.
A prescindere dal fatto che quest’ultimo “taglio”, proprio perché è quello più usuale fra le centinaia di Città Europee della Cultura e città candidate, non possederebbe carattere distintivo, gli eventi degli scorsi anni (crisi finanziaria, avanzata dei BRIC, difesa, da parte degli USA, della loro supremazia culturale, delocalizzazioni) ci sembrano avere dimostrato che un’applicazione pedissequa, all’ Europa, dell’idee della “Società della Conoscenza” del Prof. Drucker (“Strategia di Lisbona” e Piani Strategici di Torino) non è sufficiente per un’effettiva transizione dal fordismo alla società postindustriale. Non basta investire una certa percentuale del PIL in R&D e in cultura, per ottenere un passaggio “indolore” dalla società industriale alla società post-industriale. Ciò era stato utile e necessario per “forzare” un cambio culturale rispetto agli stereotipi “fordisti”; tuttavia, tutto dipende da che cosa si ricerca e da quale cultura si persegue. Se i ritrovati e i prodotti culturali che si ricercano (e ,sperabilmente, si ottengono) sono inutili, dannosi, o, comunque, già superati, sarebbe stato meglio non investire nulla. Certo, un giudizio “a priori”è ben difficile. Un po’ meno difficile è, fortunatamente, un giudizio “a posteriori”, comunque necessario per orientarsi nei confronti del futuro.
Il fatto che siamo oramai passati ad una società culturale e post-industriale è, in un certo senso, acquisito, ma non basta più. Non ci garantisce circa il fatto che il “cervello” della FIAT e dei settori “difesa” e “aerospazio” di Finmeccanica non vengano ulteriormente spostati altrove, né che i nostri tecnici ed intellettuali trovino una sistemazione di prestigio nel mercato europeo allargato, né che le industrie culturali e turistiche piemontesi acquisiscano un peso così dominante, da spostare verso di noi, da altri territori, flussi crescenti di profitti. Questo ce lo potrebbe garantire solo uno studio attento dei trend culturali, politici ed economici del mondo globalizzato, e la traduzione dei risultati in politiche selettive.

Orientamento al futuro
Comunque sia, nel 2019 (ma già anche ora) dovremo preoccuparci dei problemi del 2019 (o del 2030), non già di quelli degli Anni 90 del XX° Secolo. I problemi “culturali”più scottanti saranno allora (ma in parte sono già): controllo tecnologico globale ed eredità dell’ umanesimo; esaurimento delle risorse; crisi delle nuove generazioni; incomprensioni fra etnie, nazioni e culture.
Inutile crogiolarsi nel pensiero che “tanto il 2019 è lontano”. Secondo le previsioni, la Cina, nel 2020, avrà eguagliato il PIL degli Stati Uniti, e l’industria di questi ultimi, nel 2030, avrà realizzato il superamento dell’ uomo da parte dei robot. Se non ci fissiamo un “piano di marcia” a tappe forzate, per cui , ogni anno, l’ Europa recupererà un punto di svantaggio (in campo tecnologico, ma, prima ancora, culturale e politico) nei confronti dei due colossi, diverremo del tutto irrilevanti. Ciò vale ancor più per i singoli territori, ed, in particolare, per il nostro. Ed è del tutto indipendente dalla candidatura a “Capitale Europea della Cultura” (che però potrebbe costituire un auspicabile stimolo per Autorità, intellettuali e Società Civile).Non per nulla, nel libro, si parla non solo di Torino Capitale Europea della Cultura per il 2019, bensì anche, e soprattutto, di Torino Snodo della Cultura Europea (progetto che abbiamo già autonomamente avviato con la Società Civile).
Ovviamente, non tutti i segmenti della cultura (nell’ampia accezione della definizione UNESCO) avranno lo stesso “tasso di ritorno” -economico, sociale, politico, di immagine-. E non è neanche detto che puntare sui segmenti con più elevato tasso di ritorno sia sempre politicamente possibile.
Non intendiamo sposare, né l’idea estrema che, visto che “qualcuno” ha deciso che bisogna “tagliare la cultura”, allora, occorra “tagliare” indiscriminatamente, distruggendo tutto ciò che è stato costruito, con quello stesso spirito puramente quantitativo con cui si era, prima, investito, né quella che la Torino attuale costituisca “un modello da imitare”per tutti. Idea che, da qui al 2019, farà probabilmente sorridere, mentre i “casi di scuola” saranno Shanghai, Xian, Chennai, Abu Dhabi, Dubai (come si incomincia a rilevare da parte di molti autorevoli personaggi).

Ricominciare dalla cultura
In definitiva, a noi sembra che il tema da noi “lanciato” fin dalla Festa dell’ Europa 2010 : “RICOMINCIARE DALLA CULTURA” sia il più realistico, il più fedele alla tradizione dei Padri Fondatori, il più foriero di opportunità per il futuro.
Si tratterebbe di riconoscere realisticamente che il progetto europeo (e, quindi, anche quelli degli Stati membri e delle Regioni e Città) è ancora incompiuto, di riscoprire le radici dell’ Identità Europea nei grandi maestri della nostra cultura, di rivalutare la stessa storia dell’ Unione sotto questa luce. Torino, avendo rappresentato uno sfondo importante della dialettica fra identità e universalismo, fra profetismo e realismo, fra nazionalità e federalismo, fra umano e postumano, fra industrialismo e civiltà contadina, può, e deve, fornire all’ Europa un contributo fondamentale, tanto per ciò che concerne le sue istituzioni culturali durature, quanto per ciò che riguarda sperabilmente gli eventi del 2019.
Alle prime si riferiranno probabilmente gli auspicabili progetti di rifondazione degli Istituti di educazione superiore, delle industrie culturali, del sistema turistico e museale. Fra i secondi potrebbero rientrare manifestazioni sulla storia d’ Europa nelle Alpi Occidentali, su tradizione e nuove tecnologie, nonché eventi culturali ed artistici legati a queste ultime.
Restiamo, come sempre, a Vostra disposizione per fornirVi tutti i supporti che riteniate necessari per la definizione dei temi di cui sopra, nonché per l’eventuale collegamento con gli aspetti giuridici, economici e progettuali.

Cordiali saluti
Riccardo Lala.

mercoledì 27 ottobre 2010

PROCEDE L' ITER VERSO LA CANDIDATURA DI TORINO


Road Map towards Turin's Candidature as Europe's Culture Capital just Started. La parcours vers la candidature de Turin comme capitale européenne de la culture a commencé. Weg zur Kandidatur Turins als europaeische Kulturhauptstadt hat begonnen.

I maligni affermano che, a Torino, la città dei "bogia nen" ("coloro che non si muovono"), ogni cosa sia particolarmente difficile.

In effetti, in seguito al concordamento, fra Unione Europea e Governo Italiano, circa il fatto che, nel 2019, l' Italia dovrà ospitare una delle due Capitali Europee della Cultura, ben 11 città italiane hanno manifestato il proprio interessamento. Fra queste, anche Torino. E ci mancherebbe che, con tutte le tradizioni storiche , multuculturali ed Europee che ha Torino, essa non si candidasse.Questo anche perchè, secondo l'univoca esperienza pregressa (e come già illustrato a tutti gli Assessori), la designazione quale Capitale della Cultura è comunque conveniente per gli Enti Locali, per il semplice fatto che l' enorme maggioranza dei costi viene erogata dal Governo Centrale. Il quale ultimo, si badi bene, non può esimersi dal fare fronte ai propri impegni finanziari, avendo negoziato dieci anni fa (a condizioni di parità) con gli altri Stati Membri della UE, di ospitare, nel 2019, la Capitale Europea della Cultura.

TORINO NON PUO' NON ESSERE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA

Chè, anzi, come amiamo ripetere, Torino non si candida ad essere capitale europea della cultura, ma LO E' GIA'.

Lo è perchè essa è comunque allo snodo fra Europa Nord-Occidentale(gran Bretagna, Francia, Benelux ) ed Europa Sud-Occidentale (Penisola Iberica), Europa Sud-Orientale (Balcani) ed Europa Nord-Orientale (scandinavia, Russia),perchè erede di tradizioni storiche veramente multinazionali e multietniche, come Gallia Cisalpina, le Tre Province Alpine, la Legione Tebea, i Burgundi, il Regno di Arles, la Savoia, gli Aleramici, i Walser, i Valdesi, i grandi generali imperiali, Napoleone , i grandi intellettuali europei, i popoli minoritari, il federalismo, la grande industria, l' immigrazione.

Lo è perchè ancor oggi è "alla frontiera" con Franco-Provenzali, Occitani e Walser, con le civiltà contadina ed alpina, con le comunità immigrate.

A questo punto, occorre soltanto che i diversi "establishments"del Territorio se ne rendano conto, come pure si rendano conto delle loro responsabilità, e, con uno scatto di reni, prendano le distanze dalle contingenti esigenze elettoralistiche (se non personalistiche), privilegiando, invece, gli interessi storici sovraordinati della Città e del Territorio.

Ma andiamo con ordine.

Fino al luglio 2010, nonostante che il 1° Piano Strategico della Città prevedesse la candidatura, già nel lontano anno 2000, nulla era succeso, finché, il 27 luglio, uscì il mio libro "Torino, Capitale Europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte", che fu immediatamente distribuito a 50 "opinion leaders" (cioè, membri delle Amministrazioni Locali, parlamentari ed europarlamentari, fondazioni accademiche, professori, ecc...).

Avemmo anche il piacere e l' onore di presentare il libro all' Assessore Coppola il 28 luglio.In quell' occasione, avevamo insistito sul fatto che ciò che è importante non è tanto la designazione da parte dell' Unione Europea e del Governo Italiano, bensì una trasformazione del tessuto sociale, che permetta di affermare ancor meglio le eccellenze del Territorio.

Ovviamente, essendo la fine di luglio, nessuno fece nulla, salvo tentare di organizzare qualche appuntamento che poi non si fece mai.

Il 28 di agosto (periodo per altro infausto vista l' assenza di almeno la metà della città), il Presidente della Provincia, Antonio Saitta, e l' Assessore Provinciale alla Cultura, Ugo Perone, appena rientrati, lanciavano, lodevolmente, la campagna per la candidatura .

A questo punto, tutti si scatenano, e lo stesso 29 agosto, nonostante le vacanze, tutti (Coppola, Alfieri, Picchioni,ecc, ecc...) rilasciavano interviste.

Infine, riusciavamo a fare incontrare i tre Assessori presso il Gruppo Dirigenti Fiat (dove essi andavano, lodevolmente, abbastanza d' accordo), riconoscendo un pò tutti che, in un modo o nell' altro, Torino non potrebbe non candidarsi (seppure con tutti i distinguo di questo mondo). Ci sembra di avere fornito, con le nostre "slides" nella serata, più di un argomento a favore di questa tesi.


LA RIUNIONE DEL 27

Ora siamo alla puntata succesiva.

Era programmata, per il 27 ottobre, la prima riunione fra le Istituzioni , destinata alla definizione di un coordinamento fra le stesse (obiettivo al quale proprio noi miravamo nello scrivere il nostro libro, il quale auspicava, dichiaratamente, uno sbocco "no-partisan") .

Purtroppo, come, per altro, c'era da attendersi, le modeste divergenze di atteggiamento emerse fra le diverse Istituzioni in occasione della presentazione del 6 Ottobre del nostro libro stanno tendendo ad esasperarsi,e incomincia ad esserci il sospetto che la questione possa essere strumentalizzata ai fini delle ormai vicinissime elezioni comunali.

In sintesi: Comune e Provincia (di Centro-Sinistra), propongono, come tema centrale di Torino 2019, la celebrazione di Torino come "caso di scuola" della trasformazione di una città industriale in una città post-industriale della cultura.-quindi, un'ottica retrospettiva, che potrebbe finire per essere celebrativa-. La Regione (di Centro-Destra), non ha ancora deciso quale significato dare alla candidatura (che comunque ci sarà, perchè dipende dal Comune), ma, intanto, prende tempo.

Alla fine della storia, cioè nel 2015, chi deciderà non sarà Torino, bensì Roma e Bruxelles. Mentre le altre città e regioni stanno dando un segnale di grande unità, anteponendo gli interesse della Città a quelli del partito, abbiamo il timore che, a Torino, possa prevalere una logica opposta.Ciò non potrebbe non influenzare negativamente gli organi decisori sovraordinati.

Alpina e le organizzazioni della Società Civile sono entrate in questa vicenda animate da una forte passione civile. Città ed Europa sono, dinanzi al crollo delle Grandi Narrazioni, l'unico baluardo dell'impegno civile e della passione politica. Non possiamo abbandonare alla burocrazia o al partitismo anche quest'ultima trincea.

Crediamo quindi che il "taglio culturale" della candidatura debba essere assolutamente indipendente dalla prossima campagna elettorale. Non si tratta, né di acclamare, né di "bocciare" l'operato delle passate Amministrazioni locali.

Personalmente, sono del parere che la scorsa Amministrazione si sia dimostrata almeno ideologicamente corretta, seguendo gli orientamenti ("bi-partisan") della nostra Patria Comune europea in tema di trasformazioni urbane e di cultura (strategia di Lisbona dell' Unione Europea).

Peccato che anche la Patria Comune, così come la Mamma, possa anche sbagliare. Però, da un punto di vista umano e politico, non può, secondo noi, chi obbedisce alla Mamma, essere condannato.Non solo, ma in questo caso saremmo condannati tutti.Infatti, che si è levato a criticare la Strategia di Lisbona e a formulare proposte alternative?

Per cui: nessuna colpa per quelle Amministrazioni che seguendo la (a nostro avviso errata) "strategia di Lisbona" (cioè "interventi a pioggia" per la ricerca scientifica e per la cultura) ,abbiano di fatto reso difficile ai Territori di fare una politica selettiva delle priorità, e, tra l' altro, abbiano anche impedito loro di impiegare nella stessa direzione il proprio peso politico a Roma e/o a Bruxelles.

Tuttavia, ora si può toccare con mano che la "Strategia di Lisbona" non ha funzionato. L'Europa non si è trasformata nella società più avanzata del mondo nel settore della conoscenza. Il solo Paese europeo che non solamente ha superato la crisi, ma addirittura, ne esce con il più ampio avanzo commerciale percentuale del mondo (superiore a quello della Cina), vale a dire la Germania, vi è riuscito grazie al mantenimento e al rafforzamento dell' industria manifatturiera.

Inoltre, a causa dell' approccio troppo tecnicistico, non siamo riusciti ad approvare una Costituzione Europea.

Anche Torino si trova, oggi, con la più ampia offerta culturale d'Italia, ma con l' Università in crisi. Inoltre, incredibilmente dopo decenni di discussioni, non si è ancora trovato un accordo circa il rapporto fra la Città e le sue industrie (FIAT, ma anche Finmeccanica).

Proprio per questo, ci sembra indispensabile che si ponga fine, nell' interesse del Territorio, ad ogni polemica retrospettiva , e ci si renda, invece, conto, che mai nella storia le strategie delle classi politiche sono rimaste immobili per 20 anni, sicché, comunque, si imporrebbe un cambiamento di rotta.

Ma è proprio qui la debolezza culturale delle attuali classi politiche e culturali. Esse vengono selezionate ed elette dai nostri concittadini con l' irrealistica speranza di fermare la storia :la globalizzazione, le migrazioni- di eternare questo presente (di cui è, invece, a nostro avviso, dubbia la positività)-.

Ed è precisamente qui che emerge con evidenza la ragione per cui si è rivelato necessario scrivere il mio libro, e per cui continua ad essere necessario che vi siano, attive e vigilanti, le organizzazioni della Società Civile.

Noi non crediamo che il 2019 debba essere la celebrazione della Strategia di Lisbona, né dei Piani Strategici di Torino, ma non certo perché abbiamo un' idea minimalistica della cultura, dell' Europa o di Torino.Al contrario, perchè, alla Società della Conoscenza (idea americana degli anni ottanta del XX° Secolo), preferiamo la previsibile futura società multiculturale europea della del XXI° Secolo. E' per quest' ultima che stiamo lavorando. E' a quest'ultima che ispireremo le nostre proposte alle Istituzioni.

Stiamo inviando agli Assessori alla Cultura di Regione, Provincia e Comune, una "Lettera Aperta" (che pubblicheremo su questo blog e sui blog collegati), nella quale esporremo il nostro punto di vista su come sia possibile, per tutte le Istituzioni, trovare un punto di convergenza sulla strategia da adottarsi per la Candidatura, fondata su una visione comune di sintesi fra tradizioni locali, esigenze del presente e previsioni del futuro.

Alpina, Diàlexis e le Organizzazioni della Società Civile stanno lavorando proprio su questi temi, e sono a disposizione delle Istituzioni Locali per supportarle in questo compito.

giovedì 14 ottobre 2010

TORINO CAPITALE (6): APPELLO AI CITTADINI DELLE ALPI OCCIDENTALI

All Forces of Western Alps are Mobilized for a Cultural Rebirth of Europe thanks to our Region. Toutes les forces des Alpes Occidentales sont mobilitées pour une renaissance culturelle de l’ Europe grace à nos contributions. Alle Kraefte der Westalpen sind zugunsten eines kulturellen Wiedergeburt Europas mobilgemacht.



L’idea di una Torino Capitale Europea della Cultura coincide con il progetto originario di Alpina e Diàlexis. Se qualcuno mi chiede in che cosa consista in concreto un siffatto rapporto, ebbene, noi rispondiamo: il rapporto che stiamo cercando di instaurare fra Alpina e Diàlexis da una parte, e le Istituzioni del Territorio dall’altra. Quello di chi  studia e sviluppa un progetto che, poi, propone alle Istituzioni.
Questo potrebbe fare anche Torino con l’Europa.
Se volete vedere come Alpina e Diàlexis abbiano già messo in pratica, in questi 5 anni, questo ambizioso progetto, basta che consultiate il nostro sito Alpinasrl e/o il sito Diàlexis, o, ancora, questo  blog Identità Europea.
Non solo. A dimostrazione del fatto che il progetto di cultura europea a Torino sviluppato da Alpina e Diàlexis non è un progetto velleitario di una minoranza, Vi segnaliamo che abbiamo incominciato, fin dalla Festa dell’Europa (9 maggio 2010), a raccogliere, intorno ad esso, , una serie di associazioni culturali, le cui sigle sono quelle che sono comparse nell’invito a questa manifestazione.
Obiettivo comune è quello di approfondire le questioni più scottanti della cultura europea, per offrire al territorio un “pacchetto” di offerte adeguato alle esigenze dei tempi e funzionale ad un disegno di riqualificazione del territorio.
Ovviamente, la partecipazione a questo progetto è aperta a tutti.
Il libro, che è un “instant book” piuttosto ibrido, si conclude con un “Appello” ai Piemontesi, affinché sostengano:
  • non solamente l’idea della candidatura, bensì, anche e soprattutto, quella di un’azione politica, amministrativa e culturale, per fare veramente, di Torino, una “Capitale Europa della Cultura”, così come essa ha il diritto di pretendere sulla base della sua storia e delle sue tradizioni.
  • Coloro i quali vogliono seguire il nostro appello, possono farlo in moltissimi modi: fornendo consigli, cooperando nella realizzazione di iniziative, ponendo in essere contatti, trovando finanziamenti e/o mezzi di comunicazione, eccetera.
Invitiamo, da un lato, gli Amministratori, a prendere posizione su queste nostre proposte e provocazioni, e, dall’altro, i rappresentanti qui presenti della Società Civile a sostenere il nostro sforzo.
In ossequio alla filosofia sopra esposta, stiamo progettando, con la collaborazione delle  associazioni, una serie serrata di riunioni culturali presso la nostra sede, con un duplice obiettivo:
  • fornire una risposta collettiva alle richieste della Commissione sul futuro delle politiche culturali europee;
  • dibattere, da un lato a questo fine, ma dall’ altro anche come preliminare per la preparazione di Torino all’ Anno Europeo della Cultura, su  quelli che sono i temi di base della ricerca culturale nel mondo, i quali, a nostro avviso, si possono così riassumere:
  • la crisi delle tradizionali culture umanistiche e religiose dinanzi all’incalzare della Società delle Macchine Intelligenti;
  • l’insufficienza, in un confronto mondiale, delle Università Europee;
  • la ricerca di un punto di incontro fra cultura europea e culture “altre”.
QUESTO LAVORO CI SEMBRA PRELIMINARE, E LO PORTIAMO AVANTI COMUNQUE.
CIO’ NON SIGNIFICA CHE NON SIAMO APERTI A COLLABORAZIONI PIU’ “MIRATE” CON LE ISTITUZIONI, IN PRIMO LUOGO PER SOSTENERE IL DIBATTITO SULLA CANDIDATURA E L’ ORGANIZZAZIONE DI UN EVENTUALE TAVOLO DI LAVORO.

TORINO CAPITALE (5): ESAURIMENTO DELLA STRATEGIA DI LISBONA

Exhaustion of Turin’s Strategical Plans mirrows Exhaustion of Lisbon’s Strategy of the EU. L’épuisement des “Plans Stratégiques” de Turin reflète l’ épuisement de la “Stratégie de Lisbonne”. Erschoepfung von Turins “Strategischen Plaenen” verspiegelt Erschoepfung von Europa’s Lissabons Strategie.



Soprattutto, la cultura che stava dietro alla Strategia di Lisbona non aveva tenuto conto della crisi del sistema occidentale e dell’ emergere dei BRIC.
I “Piani Strategici di Torino” e l’azione politica ed amministrativa che ne è conseguita, che ha trovato il suo momento determinante della politica culturale della città, volta alla trasformazione, da grande città industriale ed operaia, grande capitale della cultura e dei servizi, era anch’essa fondata sulla “Strategia di Lisbona”.Anche a Torino, le supposizioni troppo ottimistiche sul fatto che l’industria italiana avrebbe mantenuto il suo peso si stanno infrangendo contro i “trends” economici e politici.

Riusciamo finalmente ad essere presi sul serio  quando ci sforziamo di spiegare che cosa volevano dire i “Padri Fondatori” dell’Europa, quando affermavano - per altro molto sibillinamente - che, qualora si fosse dovuto ricominciare a ricostruire l’Europa, si sarebbe dovuto “ricominciare dalla Cultura”.
Nell’interpretare il loro messaggio, cerchiamo  gli strumenti per andare decisamente “oltre”.Come detto, a nostro avviso, nelle tradizioni culturali di Torino esiste un bandolo della matassa. Solo, bisogna andarlo a cercare.

La nascita della “cultura postmoderna” ha costituito  un primo tassello di questo superamento, anche se essa risulta già superata dalle culture “contemporanea”, “tardo-contemporanea”, e tutte queste sono già, addirittura, minacciate dalla “Società delle Macchine Intelligenti”.Inoltre,giustamente, Jean Daniel ha lanciato, qualche giorno fa, su “La Stampa”, la “parola d’ordine”: “Canone Post-Occidentale”.

Pur ritenendo limitativa la definizione fornita da Darnel, è, per noi, assolutamente evidente che, nel futuro, non riusciremo, a nostra volta, a produrre cultura rilevante in Europa (“Identità Europea”) se non nella misura in cui riusciremo a studiare, capire, metabolizzare e dialettizzare le culture di tutte le parti del mondo.

Un problema ancora più scottante è costituito dalle diversità interne dell’Europa.Le idiosincrasie classiche del razionalismo sono nulla rispetto alle passioni che vengono scatenate, per esempio, dalla presenza dei Rom, degli Europei dell’Est, e/o delle minoranze russofone, che pure appartengono tutte, “lato sensu”, all’Europa.

Questo non è un compito ideologico, astratto, né, tanto meno, moralistico. Al contrario, esso è l’unico modo per rimuovere pregiudizi ideologici e ristretti, spesso di origine extraeuropea, e incominciare a comprendere come funzionano fenomeni come la “Società della Scienza e della Tecnica”, la “Globalizzazione”, gli “Scontri di Civiltà”, le “Globalizzazioni”, le “Delocalizzazioni”.

Per arrivare al concreto, facciamo presente che, in seguito all’assunzione della carica da parte di una nuova Commissionedella Cipriota Androulla Vassiliou, la Commissione ha lanciato, per questi mesi di ottobre e novembre, ben tre Consultazioni Pubbliche sul futuro della Politica Culturale Europea.
Ovviamente, noi parteciperemo, ed invitiamo tutte le Istituzioni e la Società Civile ad unirsi a noi per farlo.

TORINO CAPITALE (4): QUALI VANTAGGI PER TORINO?

Necessary Investigation about Returns of European Culture Capital. Une étude préliminaire est nécessaire quant aux avantages et inconvénients d’ une candidature. Eine Vorausevaluierung noetig  um Vor- und Nachteile der Bewerbung  klarzustellen.



Premesso che uno studio sistematico delle ricadute economiche dei grandi eventi in generale, e delle Capitali Europee della Cultura in particolare,  non è ancora stato effettuato, dobbiamo accontentarci, per valutare i possibili vantaggi della candidatura, delle autovalutazioni empiriche che vengono usualmente fatte in merito alla “Promozione Internazionale dei Territori”:

“Per poter sconfiggere la competizione internazionale, i territori debbono specializzarsi sulla base delle loro specifiche vocazioni, , evitando duplicazioni.
Attualmente, ogni territorio pretende di presentare un’offerta internazionale “a tutto tondo”
 Le crisi strutturale internazionale impone un’analisi approfondita dei ritorni (immediati, a breve, medio,  lungo, ecc…) degli investimenti in cultura, ed una razionalizzazione delle attività secondo un preciso disegno.
Gli investimenti “mirati” in cultura sono quelli con un ritorno più sicuro a medio,in termini materiali e immateriali”. 

Ma se questo è lo scenario generale nel quale dobbiamo muoverci, quali potrebbero essere i vantaggi per Torino?

Partirò dalle considerazioni più concrete e più materiali. Facciamo alcuni esempi:

SFRUTTARE AL MEGLIO GLI STRUMENTI FINANZIARINAZIONALI E COMUNITARI
L’effetto economico numero uno è il “Leverage” della designazione europea e dei finanziamenti (si dice 1 a 8)
  • Comunitari (specifico e generico);
  • degli sponsors;
  • degli Enti locali; 
nel confronti:
  • dei notevoli finanziamenti pubblici (normalmente, sotto forma di infrastrutture);
  • degli introiti commerciali e fiscali;
  • del ritorno turistico nel tempo.

POSSIBILITÀ DI COLLOCARE AL MEGLIO I NOSTRI INTELLETTUALI (OTTIMIZZARE IL RUOLO DELLE UNIVERSITA’)

Fra le tante iniziative che potrebbero apportare giovamenti , particolarmente importante mi sembra quella di creare sinergie fra le università del Piemonte (e possibilmente quelle delle Regioni vicine), nel senso degli insegnamenti europei, nei quali il Piemonte eccelle. 
Faccio solo alcuni esempi:

(1) Torinesi all’ estero
Personalmente, sono in contatto con alcuni torinesi, i quali svolgono funzioni interessanti un po’ dappertutto nel mondo. Io stesso sono stato, 20-25 anni fa, in questa stessa situazione. Credo che questi giovani coraggiosi e volenterosi non facciano soltanto i loro propri interessi, bensì rappresentino anche, seppure, per così dire, senza saperlo, gli interessi della loro città, la quale, grazie a loro, acquisisce contatti e competenze.

(2) Seguire i percorsi di carriera
Una delle responsabilità primarie delle nostre Istituzioni sia seguire questo percorso delicatissimo dei nostri giovani in campo internazionale
La politica che noi proponiamo è integralmente meritocratica, nel senso che Torino ed il Piemonte dovranno promuovere all’estero i loro figli migliori. Incominciando da quelli che già ci sono.

b) POSSIBILITÀ DI OFFRIRE, AI POTENZIALI DESTINATARI DELLA NOSTRA OFFERTA CULTURALE, UN PRODOTTO DIFFERENZIATO DA QUELLI DELLA CONCORRENZA.
Anche qui, vorrei fare solo un esempio.
Tutte le città d’Europa hanno un corso di laurea di Legge in Diritto Europeo, un corso di laurea di Scienze Politiche in “Integrazione Europea”, e, magari, un corso di laurea in Economia, in “Economia Europea”.
In che cosa ci distinguiamo, dunque, in ciò, qui a Torino, da tutti i nostri concorrenti in Europa (e, paradossalmente, addirittura, anche negli altri continenti)?Potremmo creare un’ “Alta Accademia dell’ Europa”, con sue facoltà di Filosofia, Linguistica, Storia culturale, Arte, Musica, Performing Arts, Cinema, Storia delle Religioni, Letteratura comparata, Storia dell’ Arte, Dottrine Politiche, Diritto,Scienza delle Comunicazioni, Cibernetica, Informatica,Tecnologia, Strategia, Economia, Management, Pubblica Amministrazione,eccetera, e, tutto ciò, con un’ ottica prevalentemente europea. Basterebbe riunire, facendo sistema, tutto quanto esiste già, dotarlo di appositi mezzi e farlo conoscere adeguatamente a livello internazionale.