Exhaustion of Turin’s Strategical Plans mirrows Exhaustion of Lisbon’s Strategy of the EU. L’épuisement des “Plans  Stratégiques” de Turin reflète l’ épuisement de la “Stratégie de  Lisbonne”. Erschoepfung von Turins “Strategischen Plaenen” verspiegelt  Erschoepfung von Europa’s Lissabons Strategie.
Soprattutto, la cultura che stava dietro alla Strategia di  Lisbona non aveva tenuto conto della crisi del sistema occidentale e  dell’ emergere dei BRIC.
I “Piani Strategici di Torino” e l’azione politica ed  amministrativa che ne è conseguita, che ha trovato il suo momento  determinante della politica culturale della città, volta alla  trasformazione, da grande città industriale ed operaia, grande capitale  della cultura e dei servizi, era anch’essa fondata sulla “Strategia di  Lisbona”.Anche a Torino, le supposizioni troppo ottimistiche sul fatto  che l’industria italiana avrebbe mantenuto il suo peso si stanno  infrangendo contro i “trends” economici e politici.
Riusciamo finalmente ad essere presi sul serio  quando  ci sforziamo di spiegare che cosa volevano dire i “Padri Fondatori”  dell’Europa, quando affermavano - per altro molto sibillinamente - che,  qualora si fosse dovuto ricominciare a ricostruire l’Europa, si sarebbe  dovuto “ricominciare dalla Cultura”.
Nell’interpretare il loro messaggio, cerchiamo  gli  strumenti per andare decisamente “oltre”.Come detto, a nostro avviso,  nelle tradizioni culturali di Torino esiste un bandolo della matassa.  Solo, bisogna andarlo a cercare.
La nascita della “cultura postmoderna” ha costituito  un  primo tassello di questo superamento, anche se essa risulta già  superata dalle culture “contemporanea”, “tardo-contemporanea”, e tutte  queste sono già, addirittura, minacciate dalla “Società delle Macchine  Intelligenti”.Inoltre,giustamente, Jean Daniel ha lanciato, qualche giorno fa, su “La Stampa”, la “parola d’ordine”: “Canone Post-Occidentale”.
Pur ritenendo limitativa la definizione fornita da Darnel,  è, per noi, assolutamente evidente che, nel futuro, non riusciremo, a  nostra volta, a produrre cultura rilevante in Europa (“Identità  Europea”) se non nella misura in cui riusciremo a studiare, capire,  metabolizzare e dialettizzare le culture di tutte le parti del mondo.
Un problema ancora più scottante è costituito dalle  diversità interne dell’Europa.Le idiosincrasie classiche del  razionalismo sono nulla rispetto alle passioni che vengono scatenate,  per esempio, dalla presenza dei Rom, degli Europei dell’Est, e/o delle  minoranze russofone, che pure appartengono tutte, “lato sensu”,  all’Europa.
Questo non è un compito ideologico, astratto, né, tanto  meno, moralistico. Al contrario, esso è l’unico modo per rimuovere  pregiudizi ideologici e ristretti, spesso di origine extraeuropea, e  incominciare a comprendere come funzionano fenomeni come la “Società  della Scienza e della Tecnica”, la “Globalizzazione”, gli “Scontri di  Civiltà”, le “Globalizzazioni”, le “Delocalizzazioni”.
Per arrivare al concreto, facciamo presente che, in  seguito all’assunzione della carica da parte di una nuova  Commissionedella Cipriota Androulla Vassiliou, la Commissione ha  lanciato, per questi mesi di ottobre e novembre, ben tre Consultazioni  Pubbliche sul futuro della Politica Culturale Europea.
Ovviamente, noi parteciperemo, ed invitiamo tutte le Istituzioni e la Società Civile ad unirsi a noi per farlo.
 
 
 
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