mercoledì 27 ottobre 2010

PROCEDE L' ITER VERSO LA CANDIDATURA DI TORINO


Road Map towards Turin's Candidature as Europe's Culture Capital just Started. La parcours vers la candidature de Turin comme capitale européenne de la culture a commencé. Weg zur Kandidatur Turins als europaeische Kulturhauptstadt hat begonnen.

I maligni affermano che, a Torino, la città dei "bogia nen" ("coloro che non si muovono"), ogni cosa sia particolarmente difficile.

In effetti, in seguito al concordamento, fra Unione Europea e Governo Italiano, circa il fatto che, nel 2019, l' Italia dovrà ospitare una delle due Capitali Europee della Cultura, ben 11 città italiane hanno manifestato il proprio interessamento. Fra queste, anche Torino. E ci mancherebbe che, con tutte le tradizioni storiche , multuculturali ed Europee che ha Torino, essa non si candidasse.Questo anche perchè, secondo l'univoca esperienza pregressa (e come già illustrato a tutti gli Assessori), la designazione quale Capitale della Cultura è comunque conveniente per gli Enti Locali, per il semplice fatto che l' enorme maggioranza dei costi viene erogata dal Governo Centrale. Il quale ultimo, si badi bene, non può esimersi dal fare fronte ai propri impegni finanziari, avendo negoziato dieci anni fa (a condizioni di parità) con gli altri Stati Membri della UE, di ospitare, nel 2019, la Capitale Europea della Cultura.

TORINO NON PUO' NON ESSERE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA

Chè, anzi, come amiamo ripetere, Torino non si candida ad essere capitale europea della cultura, ma LO E' GIA'.

Lo è perchè essa è comunque allo snodo fra Europa Nord-Occidentale(gran Bretagna, Francia, Benelux ) ed Europa Sud-Occidentale (Penisola Iberica), Europa Sud-Orientale (Balcani) ed Europa Nord-Orientale (scandinavia, Russia),perchè erede di tradizioni storiche veramente multinazionali e multietniche, come Gallia Cisalpina, le Tre Province Alpine, la Legione Tebea, i Burgundi, il Regno di Arles, la Savoia, gli Aleramici, i Walser, i Valdesi, i grandi generali imperiali, Napoleone , i grandi intellettuali europei, i popoli minoritari, il federalismo, la grande industria, l' immigrazione.

Lo è perchè ancor oggi è "alla frontiera" con Franco-Provenzali, Occitani e Walser, con le civiltà contadina ed alpina, con le comunità immigrate.

A questo punto, occorre soltanto che i diversi "establishments"del Territorio se ne rendano conto, come pure si rendano conto delle loro responsabilità, e, con uno scatto di reni, prendano le distanze dalle contingenti esigenze elettoralistiche (se non personalistiche), privilegiando, invece, gli interessi storici sovraordinati della Città e del Territorio.

Ma andiamo con ordine.

Fino al luglio 2010, nonostante che il 1° Piano Strategico della Città prevedesse la candidatura, già nel lontano anno 2000, nulla era succeso, finché, il 27 luglio, uscì il mio libro "Torino, Capitale Europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte", che fu immediatamente distribuito a 50 "opinion leaders" (cioè, membri delle Amministrazioni Locali, parlamentari ed europarlamentari, fondazioni accademiche, professori, ecc...).

Avemmo anche il piacere e l' onore di presentare il libro all' Assessore Coppola il 28 luglio.In quell' occasione, avevamo insistito sul fatto che ciò che è importante non è tanto la designazione da parte dell' Unione Europea e del Governo Italiano, bensì una trasformazione del tessuto sociale, che permetta di affermare ancor meglio le eccellenze del Territorio.

Ovviamente, essendo la fine di luglio, nessuno fece nulla, salvo tentare di organizzare qualche appuntamento che poi non si fece mai.

Il 28 di agosto (periodo per altro infausto vista l' assenza di almeno la metà della città), il Presidente della Provincia, Antonio Saitta, e l' Assessore Provinciale alla Cultura, Ugo Perone, appena rientrati, lanciavano, lodevolmente, la campagna per la candidatura .

A questo punto, tutti si scatenano, e lo stesso 29 agosto, nonostante le vacanze, tutti (Coppola, Alfieri, Picchioni,ecc, ecc...) rilasciavano interviste.

Infine, riusciavamo a fare incontrare i tre Assessori presso il Gruppo Dirigenti Fiat (dove essi andavano, lodevolmente, abbastanza d' accordo), riconoscendo un pò tutti che, in un modo o nell' altro, Torino non potrebbe non candidarsi (seppure con tutti i distinguo di questo mondo). Ci sembra di avere fornito, con le nostre "slides" nella serata, più di un argomento a favore di questa tesi.


LA RIUNIONE DEL 27

Ora siamo alla puntata succesiva.

Era programmata, per il 27 ottobre, la prima riunione fra le Istituzioni , destinata alla definizione di un coordinamento fra le stesse (obiettivo al quale proprio noi miravamo nello scrivere il nostro libro, il quale auspicava, dichiaratamente, uno sbocco "no-partisan") .

Purtroppo, come, per altro, c'era da attendersi, le modeste divergenze di atteggiamento emerse fra le diverse Istituzioni in occasione della presentazione del 6 Ottobre del nostro libro stanno tendendo ad esasperarsi,e incomincia ad esserci il sospetto che la questione possa essere strumentalizzata ai fini delle ormai vicinissime elezioni comunali.

In sintesi: Comune e Provincia (di Centro-Sinistra), propongono, come tema centrale di Torino 2019, la celebrazione di Torino come "caso di scuola" della trasformazione di una città industriale in una città post-industriale della cultura.-quindi, un'ottica retrospettiva, che potrebbe finire per essere celebrativa-. La Regione (di Centro-Destra), non ha ancora deciso quale significato dare alla candidatura (che comunque ci sarà, perchè dipende dal Comune), ma, intanto, prende tempo.

Alla fine della storia, cioè nel 2015, chi deciderà non sarà Torino, bensì Roma e Bruxelles. Mentre le altre città e regioni stanno dando un segnale di grande unità, anteponendo gli interesse della Città a quelli del partito, abbiamo il timore che, a Torino, possa prevalere una logica opposta.Ciò non potrebbe non influenzare negativamente gli organi decisori sovraordinati.

Alpina e le organizzazioni della Società Civile sono entrate in questa vicenda animate da una forte passione civile. Città ed Europa sono, dinanzi al crollo delle Grandi Narrazioni, l'unico baluardo dell'impegno civile e della passione politica. Non possiamo abbandonare alla burocrazia o al partitismo anche quest'ultima trincea.

Crediamo quindi che il "taglio culturale" della candidatura debba essere assolutamente indipendente dalla prossima campagna elettorale. Non si tratta, né di acclamare, né di "bocciare" l'operato delle passate Amministrazioni locali.

Personalmente, sono del parere che la scorsa Amministrazione si sia dimostrata almeno ideologicamente corretta, seguendo gli orientamenti ("bi-partisan") della nostra Patria Comune europea in tema di trasformazioni urbane e di cultura (strategia di Lisbona dell' Unione Europea).

Peccato che anche la Patria Comune, così come la Mamma, possa anche sbagliare. Però, da un punto di vista umano e politico, non può, secondo noi, chi obbedisce alla Mamma, essere condannato.Non solo, ma in questo caso saremmo condannati tutti.Infatti, che si è levato a criticare la Strategia di Lisbona e a formulare proposte alternative?

Per cui: nessuna colpa per quelle Amministrazioni che seguendo la (a nostro avviso errata) "strategia di Lisbona" (cioè "interventi a pioggia" per la ricerca scientifica e per la cultura) ,abbiano di fatto reso difficile ai Territori di fare una politica selettiva delle priorità, e, tra l' altro, abbiano anche impedito loro di impiegare nella stessa direzione il proprio peso politico a Roma e/o a Bruxelles.

Tuttavia, ora si può toccare con mano che la "Strategia di Lisbona" non ha funzionato. L'Europa non si è trasformata nella società più avanzata del mondo nel settore della conoscenza. Il solo Paese europeo che non solamente ha superato la crisi, ma addirittura, ne esce con il più ampio avanzo commerciale percentuale del mondo (superiore a quello della Cina), vale a dire la Germania, vi è riuscito grazie al mantenimento e al rafforzamento dell' industria manifatturiera.

Inoltre, a causa dell' approccio troppo tecnicistico, non siamo riusciti ad approvare una Costituzione Europea.

Anche Torino si trova, oggi, con la più ampia offerta culturale d'Italia, ma con l' Università in crisi. Inoltre, incredibilmente dopo decenni di discussioni, non si è ancora trovato un accordo circa il rapporto fra la Città e le sue industrie (FIAT, ma anche Finmeccanica).

Proprio per questo, ci sembra indispensabile che si ponga fine, nell' interesse del Territorio, ad ogni polemica retrospettiva , e ci si renda, invece, conto, che mai nella storia le strategie delle classi politiche sono rimaste immobili per 20 anni, sicché, comunque, si imporrebbe un cambiamento di rotta.

Ma è proprio qui la debolezza culturale delle attuali classi politiche e culturali. Esse vengono selezionate ed elette dai nostri concittadini con l' irrealistica speranza di fermare la storia :la globalizzazione, le migrazioni- di eternare questo presente (di cui è, invece, a nostro avviso, dubbia la positività)-.

Ed è precisamente qui che emerge con evidenza la ragione per cui si è rivelato necessario scrivere il mio libro, e per cui continua ad essere necessario che vi siano, attive e vigilanti, le organizzazioni della Società Civile.

Noi non crediamo che il 2019 debba essere la celebrazione della Strategia di Lisbona, né dei Piani Strategici di Torino, ma non certo perché abbiamo un' idea minimalistica della cultura, dell' Europa o di Torino.Al contrario, perchè, alla Società della Conoscenza (idea americana degli anni ottanta del XX° Secolo), preferiamo la previsibile futura società multiculturale europea della del XXI° Secolo. E' per quest' ultima che stiamo lavorando. E' a quest'ultima che ispireremo le nostre proposte alle Istituzioni.

Stiamo inviando agli Assessori alla Cultura di Regione, Provincia e Comune, una "Lettera Aperta" (che pubblicheremo su questo blog e sui blog collegati), nella quale esporremo il nostro punto di vista su come sia possibile, per tutte le Istituzioni, trovare un punto di convergenza sulla strategia da adottarsi per la Candidatura, fondata su una visione comune di sintesi fra tradizioni locali, esigenze del presente e previsioni del futuro.

Alpina, Diàlexis e le Organizzazioni della Società Civile stanno lavorando proprio su questi temi, e sono a disposizione delle Istituzioni Locali per supportarle in questo compito.

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