giovedì 28 ottobre 2010

LETTERA APERTA AGLI ASSESSORI ALLA CULTURA


Author of Book on European Cultural Capital Addresses Culture Councillors of Piedmont. L'auteur du livre sur la Capitale Culturelle Européenne s'addresse aux responsables de la Culture du Piémont. Autor des Buches ueber Kulturhauptstadt Europas wirbt um Piemonts Kultursenatoren

Torino, 28/10/2010

Al Signor Assessore alla Cultura
della Regione Piemonte
Michele Coppola

Al Sig. Assessore alla Cultura
della Provincia di Torino,
Prof. Ugo Perone

Al Sig. Assessore della Cultura
del Comune di Torino
Prof. Fiorenzo Alfieri

Lettera aperta: Torino Snodo della Cultura Europea

Signori Assessori,
in quanto autore del libro “Torino, capitale europea della Cultura? Riorientare le energie del Piemonte” (che avete avuto l’amabilità di presentare congiuntamente presso il Gruppo Dirigenti Fiat), nonché in quanto catalizzatore degli interessi dell’ associazionismo su questo tema, desidero, con la presente, felicitarmi con Voi per l’avvio del processo di messa a punto degli interessi del Territorio in relazione alla candidatura per Torino 2019.
Essendo solidali con i Vostri sforzi, ci permettiamo di ribadire rispettosamente alcune perplessità, non solo per l’assenza , al tavolo comune, della Regione, ma anche circa il “taglio” con cui, in occasione della prima riunione, è stata affrontata la questione, di carattere preliminare, circa l’ orientamento da darsi al percorso progettuale -perplessità già abbondantemente esposte nel blog “Identità Europea”, nel libro, in occasione della sua presentazione da parte Vostra, ed, infine, nella corrispondenza con Voi intercorsa-.

Tematica della candidatura
Nel corso della riunione, sarebbe stata indicata, come tematica della candidatura, in sostituzione dei temi da Voi anticipati il 6 ottobre (quali “il Mito d’ Europa” e “Cittadinanza Europea”): “Torino come caso di scuola della trasformazione da città industriale a città di cultura”.
A prescindere dal fatto che quest’ultimo “taglio”, proprio perché è quello più usuale fra le centinaia di Città Europee della Cultura e città candidate, non possederebbe carattere distintivo, gli eventi degli scorsi anni (crisi finanziaria, avanzata dei BRIC, difesa, da parte degli USA, della loro supremazia culturale, delocalizzazioni) ci sembrano avere dimostrato che un’applicazione pedissequa, all’ Europa, dell’idee della “Società della Conoscenza” del Prof. Drucker (“Strategia di Lisbona” e Piani Strategici di Torino) non è sufficiente per un’effettiva transizione dal fordismo alla società postindustriale. Non basta investire una certa percentuale del PIL in R&D e in cultura, per ottenere un passaggio “indolore” dalla società industriale alla società post-industriale. Ciò era stato utile e necessario per “forzare” un cambio culturale rispetto agli stereotipi “fordisti”; tuttavia, tutto dipende da che cosa si ricerca e da quale cultura si persegue. Se i ritrovati e i prodotti culturali che si ricercano (e ,sperabilmente, si ottengono) sono inutili, dannosi, o, comunque, già superati, sarebbe stato meglio non investire nulla. Certo, un giudizio “a priori”è ben difficile. Un po’ meno difficile è, fortunatamente, un giudizio “a posteriori”, comunque necessario per orientarsi nei confronti del futuro.
Il fatto che siamo oramai passati ad una società culturale e post-industriale è, in un certo senso, acquisito, ma non basta più. Non ci garantisce circa il fatto che il “cervello” della FIAT e dei settori “difesa” e “aerospazio” di Finmeccanica non vengano ulteriormente spostati altrove, né che i nostri tecnici ed intellettuali trovino una sistemazione di prestigio nel mercato europeo allargato, né che le industrie culturali e turistiche piemontesi acquisiscano un peso così dominante, da spostare verso di noi, da altri territori, flussi crescenti di profitti. Questo ce lo potrebbe garantire solo uno studio attento dei trend culturali, politici ed economici del mondo globalizzato, e la traduzione dei risultati in politiche selettive.

Orientamento al futuro
Comunque sia, nel 2019 (ma già anche ora) dovremo preoccuparci dei problemi del 2019 (o del 2030), non già di quelli degli Anni 90 del XX° Secolo. I problemi “culturali”più scottanti saranno allora (ma in parte sono già): controllo tecnologico globale ed eredità dell’ umanesimo; esaurimento delle risorse; crisi delle nuove generazioni; incomprensioni fra etnie, nazioni e culture.
Inutile crogiolarsi nel pensiero che “tanto il 2019 è lontano”. Secondo le previsioni, la Cina, nel 2020, avrà eguagliato il PIL degli Stati Uniti, e l’industria di questi ultimi, nel 2030, avrà realizzato il superamento dell’ uomo da parte dei robot. Se non ci fissiamo un “piano di marcia” a tappe forzate, per cui , ogni anno, l’ Europa recupererà un punto di svantaggio (in campo tecnologico, ma, prima ancora, culturale e politico) nei confronti dei due colossi, diverremo del tutto irrilevanti. Ciò vale ancor più per i singoli territori, ed, in particolare, per il nostro. Ed è del tutto indipendente dalla candidatura a “Capitale Europea della Cultura” (che però potrebbe costituire un auspicabile stimolo per Autorità, intellettuali e Società Civile).Non per nulla, nel libro, si parla non solo di Torino Capitale Europea della Cultura per il 2019, bensì anche, e soprattutto, di Torino Snodo della Cultura Europea (progetto che abbiamo già autonomamente avviato con la Società Civile).
Ovviamente, non tutti i segmenti della cultura (nell’ampia accezione della definizione UNESCO) avranno lo stesso “tasso di ritorno” -economico, sociale, politico, di immagine-. E non è neanche detto che puntare sui segmenti con più elevato tasso di ritorno sia sempre politicamente possibile.
Non intendiamo sposare, né l’idea estrema che, visto che “qualcuno” ha deciso che bisogna “tagliare la cultura”, allora, occorra “tagliare” indiscriminatamente, distruggendo tutto ciò che è stato costruito, con quello stesso spirito puramente quantitativo con cui si era, prima, investito, né quella che la Torino attuale costituisca “un modello da imitare”per tutti. Idea che, da qui al 2019, farà probabilmente sorridere, mentre i “casi di scuola” saranno Shanghai, Xian, Chennai, Abu Dhabi, Dubai (come si incomincia a rilevare da parte di molti autorevoli personaggi).

Ricominciare dalla cultura
In definitiva, a noi sembra che il tema da noi “lanciato” fin dalla Festa dell’ Europa 2010 : “RICOMINCIARE DALLA CULTURA” sia il più realistico, il più fedele alla tradizione dei Padri Fondatori, il più foriero di opportunità per il futuro.
Si tratterebbe di riconoscere realisticamente che il progetto europeo (e, quindi, anche quelli degli Stati membri e delle Regioni e Città) è ancora incompiuto, di riscoprire le radici dell’ Identità Europea nei grandi maestri della nostra cultura, di rivalutare la stessa storia dell’ Unione sotto questa luce. Torino, avendo rappresentato uno sfondo importante della dialettica fra identità e universalismo, fra profetismo e realismo, fra nazionalità e federalismo, fra umano e postumano, fra industrialismo e civiltà contadina, può, e deve, fornire all’ Europa un contributo fondamentale, tanto per ciò che concerne le sue istituzioni culturali durature, quanto per ciò che riguarda sperabilmente gli eventi del 2019.
Alle prime si riferiranno probabilmente gli auspicabili progetti di rifondazione degli Istituti di educazione superiore, delle industrie culturali, del sistema turistico e museale. Fra i secondi potrebbero rientrare manifestazioni sulla storia d’ Europa nelle Alpi Occidentali, su tradizione e nuove tecnologie, nonché eventi culturali ed artistici legati a queste ultime.
Restiamo, come sempre, a Vostra disposizione per fornirVi tutti i supporti che riteniate necessari per la definizione dei temi di cui sopra, nonché per l’eventuale collegamento con gli aspetti giuridici, economici e progettuali.

Cordiali saluti
Riccardo Lala.

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