venerdì 17 dicembre 2010

INTERMINABILE DIBATTITO SULL'UMANESIMO


Important Article in The American Interest reopens debate.Le débat est réouvert par un intéressant article de « The American Interest ».Ein wichtiger Artikel in „The American Interest“ öffnet Debatte wieder.

Come non abbiamo mancato di porre in evidenza in tutte le possibili occasioni, il fatto che nostro interesse culturale prevalente sia costituito dall’Identità Europea non può significare in alcun modo che ci disinteressiamo a ciò che sta avvenendo negli altri Continenti.

Ciò, in particolare, quando le evoluzioni in corso sono strettamente legate al dibattito sull’Identità Europea, come è il caso, “in primis”, del dibattito fra gli intellettuali americani circa l’avvenire dell’“idea di umanesimo” e del “mito dell’autenticità”.

Ciò che troviamo di particolare interesse, del documentatissimo articolo di Fred Baumann in “The American Interest” (Vol. VI, N. 1 September/October 2019), intitolato “Humanisms’s Four Stages - The struggle to define what we mean by human has not succeeded. But that’s no reason to give up now, Men & Machines," pag. 83),è la sua capacità di ripercorrere, con estrema precisione, profondità e criticità, a partire dalle “radici classiche” dell’Europa, fino alla “Tarda Contemporaneità” occidentale, la contraddittoria idea di “Umanesimo”.

Risparmiamo, ai nostri lettori, da un lato, la sintesi della complessa (anche se interessantissima) ricostruzione storica di Baumann, e veniamo alla conclusione dell’Autore, secondo la quale, nonostante che la storia del concetto dimostri che i suoi teorizzatori non avevano (e non hanno) alcuna idea chiara in proposito (e, ciò, in particolare, nella nostra era “Tardo-Contemporanea” in cui gli intellettuali “umanisti” sono confrontati con il “post-umano”), il tema è essenziale ancora oggi e merita di essere riproposto.

A noi pare che quest’ analisi puntuale, documentata ed obiettiva, valga tanto per l’America, quanto per l’Europa.

Diremo di più. Proviamo una grande invidia dinanzi alla capacità di intellettuali, come Baumann, ed a riviste come “The National Interest”, di formulare in modo così chiaro temi così scomodi per i propri lettori e per le proprie “constituencies”.

In effetti, si tratta, in gran parte, di una “genealogia” particolarmente critica nei confronti degli intellettuali europei ed americani degli ultimi anni e della loro inconcludenza.

E condividiamo anche (e come potrebbe essere diversamente?) l’idea di Baumann che, nonostante tutti questi fallimenti, qualcosa vada tentato, tutti insieme, per salvare (e/o fare rivivere), se non l’“Umanesimo”, quelle esigenze e quei valori ai quali gli intellettuali “umanisti”, seppure vagamente, aspiravano.

Per quanto in forma problematica e tentativa, crediamo esista un modo di concepirci come “difensori dell’umano” nell’“Era delle Macchine Spirituali”: proprio e soltanto rievocando culture, come quelle mitiche, nelle quali la compresenza di Umano e Non Umano (Divino, Semi-divino, Sub-umano, Diabolico, eccetera) era ben radicata.

Un “ritorno” che, per l’America, un Paese “assolutamente nuovo”, che avrebbe voluto fare “tabula rasa” del passato, non è, probabilmente, possibile quanto può esserlo qui da noi.

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