martedì 16 marzo 2010

UN'ORIGINE COMUNE DEGLI ALFABETI?


Von Petzinger's Research Shows Worldwide Communalities in Palaeolythic Symbols. La recherche de von Petzinger montre des communalités entre les symboles du paléolythique. Von Petzingers Studie zeigt Gemeinsamkeiten zwischen Symbolen in der Palaeolythik.



Una delle nostre tesi preferite è che esista una sorta di "stratificazione" delle caratteristiche proprie di ciascuna cultura, ove, al vertice, vi sono caratteristiche generalissime di tutta l' umanità, poi, a scendere, caratteristiche un poco più specifiche delle diverse grandi "cerchia culurali", poi ancora più specifiche e più marcate, quelle delle diverse "nazioni" o "regioni", infine, specificissimi i "geni dei luoghi", ed, irriducibili, le identità personali.

Un simile elemento di "individuazione" sembrerebbe percorrere tutti gli aspetti della cultura. Uno di questi è il linguaggio.

Anche questo campo, si contrappongono, come noto, due scuole: da un lato, quella monogenetica, secondo la quale tutte le lingue sono nate da un' unica lingua, e quella poligenetica, secondo la quale le origini delle lingue sono disparate.

Non entriamo qui in questo dibattito per altro molto fruttuoso, ma ci limitiamo a quello su un aspetto della lingua: l' alfabeto.

In questo campo, risulta abbastanza assodato che vi furono certamente quattro sistemi di scrittura "capostipiti": quello sumerico, quello cinese, quello maya e quello inca.

Secondo le tesi di Marija Gimbutas, la scrittura sumerica deriverebbe da quella danubiana.

Tuttavia, l' idea che anche queste scritture "capostipiti" avessero un' origine comune, era già stata avanzata, a metà del secolo scorso, dal grande storico Toynbee, il quale riteneva che i primi caratteri cinesi derivassero da quelli sumerici, i quali ultimi costituivano, per lui, l' antenato di tutte le scritture del mondo.

Ora, la giovanissima studiosa Geneviève von Petzinger ha condotto una ricerca comparatistica sulla simbologia presente nelle principali grotte paleolitiche, giungendo alla conclusione (esposta in un convegno scientifico a Chicago e ripresa dalla stampa internazionale), secondo cui almeno 26 segni appaiono regolarmente in tutte le grotte, anche se tali graffiti rupestri risalgono a periodi distanti fra di loro un paio di decine di millenni.


Si tratta spesso di segni con spiccate caratteristiche descrittive (cerchio, scala, pettine, freccia, uccello, mano "positiva"), altre, invece,(mano "negativa"-cioè il segno della croce dei Cristiani ortodossi, la croce di Sant' Andrea e il cancelletto), hanno a prima vista un più marcato valore simbolico.

E' chiaro che questi simboli si ritrovano, quasi inalterati, in buona parte degli alfabeti del mondo, se non altro perchè essi sono molto semplici.

Tuttavia, l' ipotesi che i più antichi sistemi di scrittura, come quello "danubiano", del 6000 a.C., quello sumerico, del 4000 a.c., e quello cinese di Banpo, del 2000 a.C.(che sono tutti palesemente ideogrammatici), possano derivare da una comune "koiné" paleolitica non ci sembra così fuori del mondo, anche perchè proprio la diversità fra le lingue antiche e la mancanza di una cultura formale rendevano probabilmente più necessario per i popoli primitivi, più ancora che per noi, un linguaggio universale di simboli, capace di veicolare le stesse idee in qualunque lingua.

Questo era, a quanto raccontavano i navigatori dell' Oriente ancora nel secolo scorso, l' uso che, nei porti orientali, si faceva degli "Han Chi", i caratteri cinesi, o, almeno, dei loro simboli di base.

E ciò è quanto comunque succede ancor oggi in Cina, dove le circa cinquanta lingue divengono mutualmente intelleggibili grazie all' uso di simboli ideogrammatici comuni.

Quali le implicazioni storico-culturali di questa tesi?

Innanzitutto, la conferma, almeno per ciò che concerne l' alfabeto, della nostra tesi della "stratificazione" delle radici delle diverse civiltà.

Poi, una maggiore plausibilità dell' anticipazione, da parte della "scrittura danubiana", rispetto a quella sumerica, e, di conseguenza, rispetto anche al cuneiforme, ai geroglifici, agli alfabeti fenicio, greco, latino, arabo, indiano, ecc...

Infine, una rivalutazione generale della capacità di "produzione culturale" dell' uomo preistorico, che rende plausibile tutta quella fase più antica della storia dei popoli, che, normalmente, viene considerata puramente inventata: dalla "Dimora artica dei Veda", all' "età dell' oro", dalla "Torre di Babele", al "Diluvio Universale", dai "Compagni di Horus" all'' "Imperatore Giallo".

Intanto, non possiamo non complimentarci con Geneviève von Petzinger, che ci auguriamo di avere presto con noi a Torino, la cui opera dimostra che non è vero che oggi i giovani non abbiano modo di farsi sentire, ché, anzi, Geneviève dimostra che, attraverso uno studio serio ed il coraggio di portare avanti tesi anticonvenzionali, i giovani possono più di un tempo influenzare la storia della cultura.

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