giovedì 6 maggio 2010

COMMEMORARE O NON COMMEMORARE L'UNIFICAZIONE DELL'ITALIA?

Polemics about Garibaldi's Anniversary opens up Fundamental Historical Debate. Les polémiqes à propos de Graibaldi ouvrent un débat historique fundamental. Polemik um Garibaldi oeffnet grundsaetzlichen Historikerstreit






Nell' attuale disputa sul se sia,o meno, opportuno commemorare i 150 anni d' Italia, così come sul se, nella prossima parata del 9 maggio a Mosca, sia opportuno, o meno, esporre i ritratti di Stalin, assume un rilievo prevalente, non già la Storia, bensì la polemica politica contingente. Questo perchè, nella versione "modernistica" della Storia, Storia e politica coincidono ("la Storia è sempre Storia Contemporanea" - per dirla con Croce-).

Il problema è che, a nostro avviso, i due contendenti - i vertici dello Stato Italiano e la Lega - condividono una visione limitativa e "censurata" della Storia europea. Pertanto, plaudiamo alla loro polemica, non già perchè ne condividiamo il merito, bensì come sintomo di una "frattura" nella "Grande Narrazione" modernistica italiana.

Per semplificare il discorso, partiremo da una sorta di "lapsus freudiano" commesso dal Ministro della Difesa La Russa, il quale, alla commemorazione della Battaglia di Solferino (una delle più sanguinose battaglie inter-europee, dove, per una questione di equilibrio di potere fra l' Impero d' Austria e quello francese, morirono migliaia e migliaia di Francesi, di Provenzali, di Piemontesi, di Lombardo-Veneti, di Tedeschi, di Austriaci, di Slavi e di Ungheresi) , si pose, e molto opportunamente, la questione del se, in un' Europa cristiana che aspira all' unità, avesse avuto un senso questo antico macello di Europei.

Paradossalmente, la risposta di La Russa era stata: Sì.

Noi, invece, risponderemmo piuttosto: no, come non l' ebbero le precedenti e successive guerre infraeuropee, aventi di mira varie forme di riconoscimento e di supremazia di singole aree, etnie, ideologie o classi, che, una volta acquisite, hanno lasciato l' Europa come'era prima, ma solamente più debole verso il resto del mondo.

Questo perché la Federazione Europea, a cui noi aspiriamo, era già prevista dai politologhi e giuristi ai tempi dell' Ancien Régime,(progetto per la Pace Perpetua), era già quasi stata realizzata da Napoleone, ed, addirittura, realizzata, almeno formalmente, dalla Santa Alleanza, che l' aveva addirittura prevista nel proprio atto costitutivo.Nel caso in cui si fossero sviluppati i "germi" di Federazione Europea già contenuti nel pensiero della Restaurazione, si sarebbe potuto conseguire la Federazione Europea negli stessi tempi, e praticamente senza spargimento di sangue.I fautori del rigido determinismo storico dicono che la storia non si fa con i "se".Tuttavia, proviamo a immaginare un possibile corso alternativo degli eventi.

Sarebbe stato solamente sufficiente derivare, con il metodo pacifico che utilizza oggi l' Unione Europea, dai principi generali impliciti nella Santa Alleanza, principi giuridici più specifici di carattere federale.A ciascuna delle crisi che furono risolte con guerre e rivoluzioni(1821,1824,1831,1848,1849,1852,1854,1859,1860, 861,1870,1871,1905,1918,1922,1924,1945,1968,1989) , si sarebbe potuto fare fronte con trattative con il "metodo comunitario", raggiungendo, comunque, risultati identici, se non migliori.

L'idea di Novalis, di Baader, di De Maistre, di Kruedener, era il superamento dello Scisma d' Oriente e della Riforma con un dialogo ecumenico, che avrebbe facilitato l' integrazione fra i popoli d' Europa.Il progetto "russo" di Santa Alleanza (ma elaborato dal Polacco di Czartorysky, e "censurato" dall' Austria e dall' Inghilterra) ricalcando il "Gran Dessin" di Enrico IV, prevedeva la conservazione delle costituzioni aristocratiche in Finlandia e in Polonia e una federazione di Stati italiani sotto la direzione del Papa.Le idee dei Neoguelfi italiani e dei federalisti di tutt'Europa(Proudhon,Cattaneo, Frantz, Dehio), trassero ispirazione proprio da questi modelli.

Durante i moti della prima metà dell' Ottocento, si sarebbe potuta rafforzare la struttura federale appena abbozzata, includere l' Impero Ottomano e allargare le autonomie . Fra il 1854 e il 1866, si sarebbero potute far partecipare direttamente le nazionalità ad un organo federale, allargandone la base sociale. Dal 1870 si sarebbe potuta creare a livello europeo quella legislazione sociale che , invece, fu creata solo nell' Impero Germanico.Tutte le riforme adottate dal 1918 a oggi avrebbero potuto benissimo esserlo senza bisogno delle Due Guerre Mondiali e dei totalitarismi, visto che, comunque, esse partirono "dall' alto".

Oggi, vivremmo nello stessissimo modo, ma senza le stragi degli ultimi due secoli.

Grandi Autori di tutte le tendenze, come
Rousseau, Novalis, Gioberti (oltre che politici come lo zar Nicola 1° e Coudenhove Kalergi), ne avevano parlato, ma nessuno li aveva voluti ascoltare.Perchè?Perchè il vero obiettivo non era nazionale, bensì ideologico e di classe.

Bisognava
impedire che lo Zar, il partito "aristocratico" di Czartoryski, De Maistre e Novalis, i "neo-guelfi" e "federalisti" "prendessero il merito" dell' unificazione d' Europa. Bisognava mobilitare i nazionalisti per fare le rivoluzioni liberali, usare gli Stati Nazionali per fare nascere l' industria, fomentare le guerre e i totalitarismi per creare il gigantismo industriale e il predominio della tecnocrazia.

Peccato (per i suoi ideatori) che questo disegno non sia riuscito.

Dopo
decine di milioni di morti in "inutili stragi",le guerre nazionali del XIX Secolo, le Guerre Mondiali, i Lager e i Gulag, l' Europa è tornata ad essere quella di prima, sempre più unita su base federale, sempre più attaccata alla terra e alle "Heimat"locali, sempre più delusa dallo scientismo ed attratta dallo spiritualismo.

A questo punto, riteniamo che
non si debbano commemorare i tanti,da Metternich a Castelreagh, da Mazzini a Garibaldi, da Cavour a Napoleone III, da Bismarck a Stalin,che, in un modo o nell' altro, resero possibili queste guerre, bensì coloro che, come Rousseau e Kant, Novalis e De Maistre, Gioberti e Coudenhove-Kalergi, Weil e Giono, cercarono di evitarle. Capiamo che questi elenchi siano "scandalosi" (perchè "trasversali"), ma noi giudichiamo in base all' Europa, non già in base a settarismi religiosi o ideologici.

Se non avessimo seguito le "Ideologie della Modernità", oggi avremmo già un' unica Europa come Stato, con lo stesso tipo di diritto e di società, senza una sola guerra, e, semmai, con rivoluzioni di modesta entità.

Per questo,
a noi sembra che il primo autore da commemorare sia Novalis, romantico ed aristocratico giovane profeta, morto giovanissimo, e che, pur essendo stato il primo grande teorico di quest' Europa, non poté neppure vedere pubblicata la sua opera, perché Goethe (che pure ammiriamo come uno dei più grandi Europei),da grande "barone", quale fu, non volle, per decenni, che fosse pubblicata un' opera che, se ben si sarebbe conciliata con la sua politica senile, certo non aveva nulla a che vedere con le sue posizioni della prima giovinezza.

Per ciò che riguarda l' Italia, una cosa è compiacersi della sua unità, un' altra approvare le modalità con cui fu raggiunta.

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