mercoledì 12 maggio 2010

DIBATTITO ONLINE:DOVE STA ANDANDO LA CULTURA EUROPEA-3:

QUESTIONE N.3:Quali le priorità di una politica europea della cultura?
Which Are the Priorities of a European Cultural Policy?
Quelle sont les priorités d' une politique européenne de la culture?
Welche sind die Prioritaeten einer europaeischen Kulturpolitik.




Crediamo sia impossibile negare che, in qualsivoglia sistema politico, il potere effettuale influenza pesantemente le condizioni, le modalità e i contenuti della cultura.

Certamente, questa influenza può essere più forte e diretta, come nelle dittature ideologiche e personali, dove il "Leader Supremo" si interfaccia direttamente con gli intellettuali, imponendo determinati contenuti, e più debole ed occulta nelle democrazia rappresentative e capitalistiche, nelle quali le lobbies religiose, ideologiche ed economiche influenzano la produzione artistica attraverso leve finanziarie e occulte, ma soprattutto attraverso l' accesso ai media.

E, tuttavia, tale influenza è ineliminabile, anche perché una parte ingentissima della produzione culturale è dedicata direttamente ad esigenze di tipo pratico, delle Chiese, degli Stati, delle imprese (comunicazione, insegnamento, formazione, ecc...).

Vi è, certo, una dialettica fra la cultura "indipendente", creata autonomamente dai produttori e dai fruitori, e quella "commissionata".

Nel sistema europeo, volendo trovare un equilibrio (fondato sul "principio di sussidiarietà") fra cultura "libera" e cultura prodotta strumentalmente da grandi organizzazioni, si è creata una grande dispersione del potere economico in campo culturale, con un equilibrio particolarmente favorevole alle grandi concentrazioni internazionali dei "media" , e nessuna capacità, da parte dell' Unione Europea, di coordinare le politiche culturali degli Stati Membri, delle Chiese, delle concentrazioni finanziarie, dell' editoria e degli Enti locali.

La maggior parte della cultura prodotta nell' Unione Europea è dunque cultura scolastica degli Stati Membri, finalizzata alle loro esigenze formative e anche ideologiche(spesso confliggenti con quelle europee), cultura professionale al servizio delle imprese (ricalcata su quella americana) ed "entertainment" di basissimo profilo culturale.

Gli interventi finanziari dell' Europa non servono neppure a finanziare la ricerca delle basi teoriche per affrontare i problemi dell' Europa (Costituzione, formazione multiculturale, identità europea). Infatti, non esistono inputs univoci su questi temi (letteratura o diritto comparati, linguistica).

Per potere fornire siffatti inputs, occorrerebbe disporre di una "mappatura" complessiva della produzione culturale in Europa, suddivisa nei vari segmenti: ricerca estetica, umanistica o scientifica; insegnamento e formazione professionale; ricerca tecnologica; entertainment.

Inoltre, occorrrerebbe avere un' idea chiara delle esigenze di carattere immateriale (informazioni, simboli), di carattere formativo (lingue e culture), di carattere pratico (diritto, economia, scienza e tecnica), e di carattere sociale ("entertainment") che si debbono soddisfare, e delle rispettive priorità.

Un' analisi dettagliata di tali fabbisogni è già di per sé un' opera di grande respiro, che meriterebbe di essere adeguatamente organizzata e finanziata.

Noi ci limitiamo qui a segnalare alcuni aspetti che ci sembrano particolarmente carenti:

1)Ricerche di carattere sociologico, miranti ad una "mappatura" della produzione attuale di cultura in Europa,
dei suoi flussi di finanziamento, pubblici e privati, e degli effettivi fabbisogni.

2)Attività culturali "di base", volte alla ricerca, individuazione, promozione e sviluppo dell' Identità Europea:

-accademie di altissimo livello destinate ad approfondire la cultura e la politica dell' Europa;

-diffusione e rielaborazione di opere classiche;

-opere dedicate all' identità europea;

-interscambio culturale fra Europei e con gli altri Continenti;

3)Rinnovamento dei "curricula" per renderli più aperti, più europei e più internazionali:

-maggior spazio alle culture degli altri Continenti e degli altri popoli d' Europa;

-maggiore spazio alle lingue (classiche e moderne);

-maggiore orientamento alla realtà effettiva europea (per esempio, nel campo dell' impresa), anziché ricalcare schemi formativi americani.

5)Incremento degli insegnamenti "lato sensu" umanistici (arte, teologia e storia delle religioni, musica, filosofia comparata , linguistica, storia culturale comparata, storia europea, sociologia, scienza delle comunicazioni, storia delle dottrine politiche ed economiche, economia politica, diritto europeo e comparato, ecc...)

5)Carattere più meritocratico della scuola europea, per poter conciliare selettività, incremento della qualità e contenimento dei costi.

6)Regole più realistiche per il finanziamento delle attività culturali, che non partano dall' assurda ipotesi che i progetti debbano essere co-finanziati dai privati senza possibilità di ottenere un adeguato profitto.

7)Ruolo di coordinamento da parte della Unione Europea,
per quanto concerne adeguati strumenti normativi, monitoraggio, dialogo fra i soggetti interessati, stimolo alle iniziative di prevalente significato europeo.

FATECI PERVENIRE LE VOSTRE OSSERVAZIONI; CRITICHE O PROPOSTE!

per ogni ulteriore approfondimento, rivolgersi a:

riccardo.lala@alpinasrl.com











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