mercoledì 5 maggio 2010

TUTTO SOTTO IL SOLE (T’IEN XIA)

In recent years in China there has been renewed talk of a Tianxia, in particular in the context of international politics.Récemment, en Chine on assiste à un renouveau du siscours concernant le T'ien Xia, notamment dans la politique internationale.In den naechsten Jahren, erlebt China eine erneuerte Debatte ueber T'ien Xia, insbersondere was internationale Politik anbelangt.



Il 17 Luglio 2009, all' 11a conferenza degli Ambasciatori Cinesi a Pechino, Hu Jintao ha sottolineato l' importanza, per la Cina di oggi, delle "Quattro Forze"(si li 四力):

L'accresciuta influenza politica (zhengzhishang geng you yingxiangli 政治上更有影响力);
L'accresciuta competitività economica (jingjishang geng you jingzhengli 经济上更有竞争力);
Un carisma nazionale (xingxiangshang geng you qinheli 形象上更有亲和力);
Un fascino di carattere morale(daoyishang geng you ganzhaoli
道义上更有感召力).

Queste "Quattro Forze" si sono manifestate innanzitutto attraverso la grandiosità di manifestazioni come le Olimpiadi di Pechino e l’Esposizione Universale di Shanghai (attualmente bin corso), le quali non possono celare, tuttavia, le contraddizione nelle quali la Cina e destinata a dibattersi sempre più nei prossimi anni.

La cultura cinese, fino a Mao-Tse-Dong, non aveva mai cessato di sottolineare la specificità cinese di uno Stato, in fondo, imperiale, ma, cionondimeno, chiuso su se stesso.

Questa concezione, chiamata T’ien Xia (“Tutto sotto il cielo”) risale all’antichissima (e mitica) dinastia Zhou, la quale, pur dirigendo uno Stato federale comprendente solo una piccola parte della Cina, era convinta di comandare il mondo intero, poiché le sue conoscenze geografiche non andavano molto più in là.

I Cinesi condividevano questa persuasione con tutti i più antichi imperi, da quello egizio a quelli assiro-babilonese, fino, perfino, a quello romano, che pensava di governare l’"Oikuméne”.

Invece, imperi più recenti, come quello persiano ed il Sacro Romano Impero, pur aspirando a governare il mondo intero, si rendevano conto dei loro limiti, e ritenevano che la lotta per la conquista del mondo fosse un problema ed un rischio.

Infine, l’Islam, e, poi, l’attuale Impero Occidentale, hanno manifestato l’ambizione di governare effettivamente il mondo intero, attraverso una ben programmata politica di conquiste.

La Cina non ha ancora rinnegato la sua vecchia vocazione isolazionista, coerentemente con la quale è gelosissima della propria sovranità su Taiwan, sul Tibet e sul Xin-Jiang, ma non aspira ad esportare, né eserciti, né valori politici.

Eppure, le dimensioni della sua forza e le esigenze della sua economia, che si rivelano ora in tutta la loro impressionante grandezza, la forzano, giorno per giorno, ad intervenire sempre più pesantemente in questioni che non riguardano il tradizionale T’ien Xia: lo sviluppo dell’Africa, la sicurezza dell’Oceano Indiano, la politica monetaria internazionale, i corridoi infrastrutturali eurasiatici, eccetera.

Il fatto stesso che, a Shanghai, siano presenti, ed in forze, tutti i Paesi del mondo e tutte le organizzazioni internazionali, dimostra che la Cina si identifica oramai sempre più con il mondo.

Come configurare questa massiccia compresenza? Come evitare il conflitto con gli altri soggetti che fino ad ora si sono combattuti per il controllo del mondo, come l’America e l’Islam? Saprà la Cina, forte della sua antica cultura, imporre alle altre grandi potenze un’autolimitazione che vieti conflitti distruttivi?Cosa può fare l' Europa in tutto questo?

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