giovedì 6 maggio 2010

LAì TIS EVRòPIS, XESIKOTHìTE!

Greek Crisis Obliges Everibody in Europe to Rethink Thoroughly Last 20 Years.La crise grècque oblige tout le monde en Europe to reconsidérer radicalement les derniers 20 ans. Griechische Krisis zwingt alle in Europa die letzten 20 Jahre grundsaetzlich zu umdeuten.


L'immagine del Partenone occupato, con lo striscione: "POPOLI D' EUROPA, INSORGETE!" non può farci meditare.

Siamo fra coloro che, da sempre, hanno ritenuto prima o poi inevitabile una "frattura forte" con il mondo "globalizzato".

Riteniamo anche che le ragioni della nostra preoccupazione siano quelle che stanno portando la Grecia sull' orlo della guerra civile, come ha affermato lo stesso Primo Ministro Papandreu, facendo appello alla solidarietà dell' opposizione.

"Nocciolo duro" di questa preoccupazione: STIAMO COLPEVOLMENTE SPRECANDO LE PPNOSTRE VITE! (ciò che avrebbe voluto evitare la "Parabola dei Talenti").

Le crisi cicliche, che sono una caratteristica strutturale delle economie moderne (capitalistiche e socialistiche: chi non ricorda le "rivolte per il pane" nell' Europa dell' Est?), sono in netto contrasto con l' idea classica e cristiana del "bene vivere", che significa un' organizzazione moderata dei beni economici ("oikonomìa"), per garantire arminia e continuità alla vita della famiglia e della Città.

Esse sono tipiche di un sistema economico manipolato, dove le crisi servono a mascherare l'inconsistenza del preteso progresso economico e della pretesa mobilità sociale.Inoltre, sono il sintomo del prevalere di valori razionalistici ed utilitaristici (la "crescita", la "speculazione"), contro i valori spiritualistici ed umanistici (l'"armonia", la "solidarietà", la "Cultura").

Nel corso degli ultimi 20 anni, si è tentato di persuadere il mondo intero che tutti i problemi della storia dell' Umanità fossero in procinto di essere risolti, in quanto il "General Intellect" si sarebbe liberato dell' ultimo "errore", il Marxismo.

A questo punto, la Ragione, la Scienza e la Tecnica, attraverso l' America, l' Occidente, le Organizzazioni Internazionali e il Mercato Globale, avrebbero abbattuto i limiti ideologici, i pregiudizi culturali, le strozzature organizzativa, e sarebbe cominciata un' era di crescita illimitata, in cui ciascuno avrebbe trovato la piena soddisfazione dei suoi bisogni.

Nulla di tutto questo.

Al contrario, i più feroci pregiudizi (spirito di elezione, esclusivismo religioso e ideologico), il più chiuso egoismo (spirito "punitivo" verso tutti gli "Altri"), la più incredibile incultura ("realities", "talk shows").Ma non solo: intere classi sociali rovinate; intere generazioni che non entreranno mai nel mondo del lavoro; interi popoli, come quello irakeno e quello afgano, che sono in guerra da 20 anni.

Di fronte a questo sfacelo, che cosa obiettare a coloro che ci chiedono DI INSORGERE?

Ovviamente, insorgere contro la riduzione della società ad economia, contro l' egemonia dei mediocri, contro la propaganda menzognera. Ma anche contro l' assurda fiducia che lo Stato ociale possa sopravvivere fondendosi con la finanza internazionale; che l' Euro possa fondare la sua forza sull' alleanza con le banche d' affari americane.

L' unica speranza è che le società reali (la Società Civile Europea, gli "intellettuali inorganici", le strutture pubbliche europea e nazionale) oppongano un adeguato "contrappeso" alla globalizzazione selvaggia, ed un nuovo progetto, che ritorni alle basi originario del Sistema Socio-Politico Europeo:

-politica sociale di "armonia", fra "sviluppo" e "conservazione", fra "élite" e "popolo";

-programmazione concertata a lungo termine;

-bassi tassi di profitto ma sicurezza degli investimenti;

-privilegio della cultura e della solidarietà sul consumismo.

Non possiamo sperare che questo movimento parta da solo, o sia attivato da qualcuno di esterno (Governi, Chiese).Dev' essere attivato dalle "minoranze pensanti" del popolo europeo.

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