domenica 23 maggio 2010

DIBATTITO SULLA CRISI DELL' EURO

Myriads of Themes Touched by Euro Crisis Stimulate all Kinds of Debates. Les milliers de sujets touchés par la crise de l' Euro soulèvent tout genre de débats. Tausende von den von der Eurokrise beruehrten Themen erwecken Alle Arte von Debatten.





Le problematiche sollevate dalla "crisi greca" sono state così vaste, da legittimare il mondo giornalistico a scatenarsi con le argomentazioni più diverse: dal perchè l'Euro provpcherà la fine dell' Europa, a come ne provocherà il rafforzamento, dall' impossibilità di superare le differenze nazionali, alla crisi del modello sociale europeo, ecc...

Ci limitiamo solo ad alcuni dei temi trattati, che maggiormente si avvicinano alle nostre problematiche.

1)Impossibilità di fare l' Europa per l' eccessiva diversità fra gli Stati membri (Edoardo Nesi, Ai miei nipoti dirò "Un sogno", Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26)

Ci sembra poco plausibile, perchè i grandi Stati continentali che dominano il presente sono tutti molto diversi fra di loro.

L' America per prima comprende territori così diversi come il Maine e l' isola di Guam, l' Alaska e Puerto Rico, la California e il Vermont, e popoli così diversi come i WASP e i nativi americani, i Latinos e gli Afro Americani.

L' India possiede l' Himalaya e la Maldive, il deserto del Rajasthan e la giungla dell' Assam, popoli sinotibetani "gialli" nell' estremo Nord, Dravidi di pelle scura nel Sud, Ariani di pelle chiara nel centro.L'India, pur esssendo fortemente induista, possiede la più vasta popolazione mussulmana del mondo.L' India ha 22 lingue ufficiali, 350 lingie nazionali e 2.500 dialetti.

Anche la Cina è una realtà composita, con una sessantina di lingue e nazionalità, di cui alcune (mongoli, Uiguri, Mancesi, Miao-Yiao), non sono neppure sino-tibetani.Vi sono rappresentati, oltre ad un gran numero di atei e di Confuciani, Taoisti, Buddisti, Cristiani e mussulmani.

Certo, ciascuno di questi Paesi è tenuto insieme da due fattori: un' identità ed uno Stato. Tutti e tre sono nati da profonde lotte per definire la propria identiità: le guerre contro l' Inghilterra e contro il Messico, la Guerra Civile Americana; la "Partition" con il Pakistan, le guerre indo-pakistane;le rivolte dei Taiping e dei Boxer, la lotta di liberazione contro il Giappone, la Guerra Civile Cinese.

Quindi, il motivo della difficoltà a fare l' Europa non è l' eccessiva diversità dei popoli, bensì la difficoltà della ricerca di un' identità comune, non imposta dai vincitori delle successive guerre civili.E, tuttavia, anche per gli altri grandi paesi continentali, le identità che, alla fine, hanno prevalso, sono identità antiche, che si sono affermate malgrado le convinzioni universalistiche e modernizzatrici dei Padri Fondatori: il Puritanesimo, la cultura sanscrita, il San Yao.

In Europa, non abbiamo ancora assistito a questa crisi del partito vincitore: il laicismo illuminista di fronte al Puritanesimo; il laicismo di tipo occidentale di fronte alla cultura tradizionale di matrice sanscrita; il maoismo di fronte al Confuciasnesimo.Se ciò avvenisse anche in Europa, ci si accorgerebbe che i conflittti di oggi (laicismo contro cattolicesimo), di ieri (liberalismo contro socialismo), dell' altro ieri (fascismo contro antifascismo), e dei secoli passati (Francia contro Germania e Inghilterra; Polonia contro Germania e Russia; rivoluzione contro reazione; cattolicesimo contro protestantesimo; cristianesimo contro Islam e contro paganesimo) non sono più determinanti.Il problema dell' Europa è come mantenere in piedi la propria cultura umanistica di fronte all' invadenza della Globalizzazione. E, per fare fronte a questo problema, l' Europa fuò fare ricorso alle risorse di una cultura millenaria, che va dal Paganesimo, al Cristianesimo, all' Ebraismo, all' Islam, all' aristocrazia, agli intellettuali indipendenti, alla borghesia illuminata, all' associazionismo.

2)La cultura come contrappeso (Charles Grant,Mi preoccupa l' isolazionismo.Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26):"La cultura è l' ultimo ambito in cui vedo ancora elementi di dinamismo e vitalità.Non credo, come sento spesso dire, che la cultura europea sia "vecchia" o troppo legata al passato.In tutti gli ambiti -dalla letteratura al cinema- ci sono delle avanguardie molto interessanti"

3)Mappatura della cultura europea (Tom McCarthy,Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26):"Quello che gli artisti possono fare è provare a intercettare la strada dove le arti si muovono.La cultura ha un andamento ciclico.Capita così che una delle sue forme si conquisti una posizione di predominanza rispetto alle altre: in Francia, per esempio, negli ultimi cinquant'anni, l' esplosione dei filosofi è andata a detrimento della letteratura.Nel Regno Unito i romanzieri e i poeti di oggi sono poco letterari, sono artisti delle arti visive. E' l' arte, non l' editoria, l'arena in cui la storia letteraria attivamente - e dcreativamente- si trasforma, si discute e progredisce."

4)Necessità di scegliere fra zona di libero scambio e vero stato federale ( Donald Sassoon, Smarrita Europa, dove vai , Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26). A noi sembra un argomento stantio: l' Europa è già ora più che un' Unione Doganale; ha notevoli politiche comuni. Certo, è meno di un vero Stato Federale.Tuttavia, a nostro avviso, non è tanto questo ciò che le manca, bensì un vero "centro propulsore", anche piccolissimo, ma fortemente autocosciente, motivato, lucido e proattivo, che studi sull' identità, formi le élite, programmi il futuro, intervenga nei meccanismi politici, lanci parole d'ordine, presidi i punti nevralgici (teologia, arti creative,scuola, finanza, alta tecnologia , politica estera e di difesa).

5)Politiche della creatività (Ross Lovegrove, Non perdere la creatività, Il Sole 24 Ore, 23 Maggio 2010, n. 140, pag. 26)."Inoltre l' Europa è talmente variegata al suo interno che è possibile pensare a LOndra, trovare i materiali a Milano e produrre in Polonia.Sono convinto che esistono gli estremi per creare un nuovo mercato della creatività.L' Europa non è morta, deve solo organizzarsi meglio"

6)Crisi del modello sociale europeo(Steven Erlanger, A social model, continent's pride, shows corrosion, International Herald TRibune, 22-23Maggio, pima pagina).L' errore di fondo di questo articolo, come di quasi tutti coloro che si occupano di questo tema, è quello di presentare il "sistema sociale europeo" come il prodotto di politiche "di sinistra" del 2° Dopoguerra, caratterizzate daun alto tenore di vita (rispetto agli standards degli altri Continenti).

In realtà, il "solidarismo",l'anti-competizione e l' alto tenore di vita hanno radici molto lontane.

Come noto, Aristotele esaltava l' "oikonomìa", la gestione del fondo agricolo", contro la "crematistica" ("l' arte di fare soldi"):L' "oikos" omerico era un piccolo regno solidaristico, dove padrone e sudditi si sentivano parte di uno stesso destino). I "Collegia", le "Confraternite" e le "corporazioni" coordinavano già dai tempi più antichi, su basi solidaristiche, l' operare economico dei settori produttivi.La legislazione sociale tedesca fu inventata nel 2° Reich tedesco, contro la volontà di liberali e socialisti.

L'alto tenore di vita deriva dell' enorme ricchezza ereditata dagli Europei dai loro antenati, che hanno creato una cultura unica, hanno arricchito di monumenti città e villaggi, hanno inventato artigianato e cultura pregiati, hanno creato imperi.

Questa diversa ricostruzione storica ha come conseguenza anche diverse previsioni.

Certo, anche secondo noi è possibile che le svantaggiose condizioni economiche possano indurre ad una riduzione del tenore di vita degli Europei, se essi non si organizzano adeguatamente per valorizzare al meglio la propria eredità.

E, tuttavia, non si vede come questa diminuzione del tenore di vita debba necessariamente condurre ad una riduzione dell' elemento solidaristico. Anche gli Stati del Socialismo reale, come i Paesi dell' Asse durante la II Guerra Mondiale, avevano untenore di vita più basso di quello occidentale. Però, questo non toglieva ch' essi fossere organizzati secondo principi solidaristici. Principi che derivano dalle tradizioni culturali, non già dalla contingenza economica, né dal prevalere dell' una o dell' altra formula politica.



Nessun commento:

Posta un commento