Si è svolto venerdì 11, al Salone del Libro, la presentazione del “Progetto Integrato Euroregione”, consistente nel libro, in via di edizione da parte della Casa Editrice Alpina con il sostegno della Regione Piemonte, “Attorno alle Alpi Occidentali”, e in altre iniziative per la diffusione della conoscenza dell’Euroregione Alpi-Mediterraneo.
Il
clamore delle polemiche intorno alla TAV da Torino a Lione dovrebbe già
bastare a farci comprendere che l’idea di un’Euroregione (cioè di un
raggruppamento transfrontaliero di regioni fra l’Italia e la Francia)
non è un’inutile fantasia burocratica, bensì corrisponde a reali
esigenze del nostro territorio.
A
nostro avviso,infatti, proprio vicende come quella della TAV
dimostrano che un dibattito senz’altro necessario in un sistema
democratico, come quello circa l’opportunità o meno del nuovo
supertreno, rischia di rimanere “sospeso a mezz’aria” se non viene
calato nelle realtà concrete delle popolazioni interessate.
Gli
avversari della TAV fanno valere, in sostanza, che il loro territorio
offrirebbe un’esemplificazione concreta di come la crisi dell’economia
globalizzata possa essere superata, in contesti circoscritti (come, per
esempio, la Valle di Susa), da un’economia frugale e di prossimità, non
già da un eccesso di tecnologia e di investimenti volto a favorire una
mobilità priva di una seria giustificazione economica. E, tuttavia,
paradossalmente, questo richiamo alla capacità di autogestione a livello
locale delle comunità alpine rischia di essere irrealistica e
autoreferenziale se essa ignora che quella società alpina che i
contestatori invocano è, prima di tutto, una comunità transfrontaliera, e
che soltanto il miglioramento delle comunicazioni attraverso le Alpi
potrà renderla gestibile dal punto di vista politico ed economico.
Ma
anche i difensori della TAV corrono il rischio di prestare il fianco a
facili critiche dei loro detrattori, quando non sanno spiegare perché il
risparmio di un’ora nella percorrenza fra Torino e la Francia dovrebbe
giustificare gli ingenti investimenti e rischi ecologici di quella
grande opera. Anche qui, si trascura di prendere in considerazione
quanto possa essere necessario, proprio nei momenti di crisi e di
conversione delle nostre economie, potenziare l’interscambio fra regioni
così vicine e complementari come il Rhône-Alpes e il Piemonte. Ma,
soprattutto, che la possibilità di spostarsi rapidissimamente fra
Torino, Susa, Chambéry e Lyon renderà possibile la ricostituzione di un
senso di comunanza culturale all’interno delle Alpi Occidentali, così
rendendo possibile il formarsi di un soggetto politico euroregionale,
capace di dialogare autorevolmente con Roma, con Parigi e con Bruxelles.
L’assenza,
fino ad ora, di una sufficiente riflessione nei circuiti ufficiali, e
di un’adeguata informativa attraverso i media, potrà dunque essere
superata grazie all’impegno della società civile, e, in particolare,
della Casa Editrice Alpina e del Comitato della Società Civile per
Torino Capitale Culturale Europea 2019.
Tra
l’altro, il discorso sull’Euroregione si incastra perfettamente nella
campagna che il Comitato sta conducendo per la candidatura di Torino a
Capitale Europea della Cultura per il 2019.Come dimostrano varie altre
esperienze, come, per esempio, quelle di Lille, Lussemburgo e
Maastricht, le città candidate al prestigioso titolo, che sono
localizzate in prossimità delle frontiere interne dell’Unione Europea,
hanno tutto l’interesse a collaborare, nella presentazione ed
elaborazione della candidatura, con le regioni confinanti.
Questa
collaborazione accresce, infatti, il carattere europeo del progetto,
così pure anche come la distintività dei contenuti della candidatura. A
nostro avviso, proprio vicende come quella della TAV dimostrano che un
dibattito senz’altro necessario in un sistema democratico come quello
circa l’opportunità o meno del nuovo supertreno rischia di rimanere
sospeso a mezz’aria se non viene calato nelle realtà concrete delle
popolazioni interessate.
Fino
a poco tempo fa, gli abitanti del Nord-Ovest d’Italia erano convinti di
essere cittadini, oltre che dell’Europa e dell’Italia, forse solo della
Padania.Ora non è più così, e, ciò, non solamente a causa dello stallo
del progetto padano, bensì anche, e soprattutto, a causa dei punti a
loro favore segnati dai seguaci dell’Euroregione Alpi Mediterraneo (Alpmed, o, per chi preferisce, Medalp), i quali, dopo ben trent’anni di tentativi, stanno riuscendo a portare alla ribalta il loro progetto euroregionale.
Non
che l’Euroregione non esistesse già da alcuni anni, grazie agli Accordi
di Bard del 2007, non che non avesse ancora ottenuto riconoscimento
giuridico (che, anzi, la nostra Euroregione è stata la prima a ottenere,
dall’Unione Europea e dai governi interessati, un riconoscimento
giuridico ufficiale, nella forma del GECT) - e, tuttavia, fino ad ora,
l’Euroregione non era mai sostanzialmente uscita dalla logica della
tecnocrazia brussellese, per entrare nel dibattito vivo fra Autorità,
forze politiche e cittadini-.
Infatti, come conferma il portale specialistico Medalp: “gli
interventi di comunicazione verso il pubblico sulle tematiche regionali
sono stati al minimo, con addirittura un moto di aggiornamento sul sito
ufficiale di almeno 7 mesi”.
Per
i promotori del nostro “Progetto Integrato”, la Casa Editrice Alpina e
il Comitato della Società Civile per Torino Capitale Europea della
Cultura, l’Euroregione come realtà culturale esiste invece già da tempo
immemorabile, vale a dire da quello dei pastori nomadi del Mont Bégo,
delle 3 Provinciæ Alpinæ dell’Impero Romano, dei Regni dei Burgundi e di
Arles, fino alla storia millenaria degli Stati di Savoia.
La
Casa Editrice Alpina e l’Associazione Culturale Diàlexis proseguono
così, sostenute dal Comitato della Società Civile per Torino Capitale
Culturale 2019, nella loro battaglia per proporre al pubblico temi
culturali e politici che, pur essendo, in linea di principio, di
importanza centrale per tutti, sono stati, in realtà, negletti, tanto
dalla classe politica, quanto dall’establishment culturale.
Presenti alcuni dei principali attori: l’Assessore
alla Cultura del Comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, il
Presidente di Unioncamere Piemonte, Paolo Bertolino; lo storico di Nizza
e dei Paesi di Savoia Dominique Escribe.
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