sabato 17 settembre 2011

IL SENSO DELL'APOCALISSE

A Very Appropriate Choice by Torino Spiritualità
Un choix très opportun de la part de Torino Spiritualità
Eine sehr sachgerechte Wahl seitens von Torino Spiritualità.
  






Quest'anno va di moda la fine del mondo. Se si cumulano l'effetto della profezia dei Maya sul 2012 con l'impressione catastrofica che molti traggono dal venir meno delle seppur relative certezze dell'ultimo mezzo secolo (Occidentalizzazione, aspettative economiche crescenti, culture della Modernità, si comprende perchè i miti sulla fine dei tempi riscuotano un interesse e una popolarità crescenti nei media e nella cultura popolare (per esempio, nella cinematografia).

Questa moda , effimera come tutte le mode e, per giunta, scatenata da fatti importanti, ma non gravissimi, e nemmeno eccezionali, ci sembra comunque  un positivo segno dei tempi, in quanto destinata a portare alla luce, seppure inizialmente solo in ambienti  ristretti, il peso centrale che le visini dell' Apocalisse esercitano sull' intero sistema della cultura del nostro tempo.


Ciò perchè l'idea stessa della "storia" quale noi la concepiamo (Evo Antico, Evo Medio, Evo Moderno) è tratta direttamente dalla tradizione apocalittica, vale a dire, innanzitutto, dall' interpretazione cristiana ed islamica dell' Apocalisse di Giovanni, ma anche, prima e al di sopra di tutto ciò, le visioni "apocalittiche" delle cosmologie indiane e iraniche.

La Bibbia, sintesi delle antiche scritture comprende:

-una prima fase (l'Antico Testamento) dedicata alla storia antica, che inizia con la creazione del mondo, si svolge nell'era in cui ancora non si era incarnato Gesù Cristo, e termina con la venuta di quest'ultimo;

-il Nuovo Testamento, che inizia con l'annunciazione della venuta di Gesù Cristo e termina con l' Apocalisse;

-l'Apocalisse stessa, che inizia con una visione di San Giovanni sull' isola di Patmos e termina con la fine del mondo e la resurrezione dei corpi.

Tutte le visioni della storia laica, dall' Educazione del Genere Umano di Lessing alla Fine della Storia di Fukuyama, sono fondate sull' interpretazione laica della storia sacra come pedagogia del genere umano:

-la Storia Antica è dominata dall' ignoranza e dall' ingiustizia;

-il Medio Evo è l'epoca in cui, grazie alla superiore intelligenza e spirito di libertà dei popoli europei, stimolati dal messaggio etico del Cristanesimo, si diradano le tenebre dell' ignoranza e nasce l'individuo;
-la storia moderna è quella in cui, grazie alla Riforma tedesca e alle scoperte occidentali, viene eroso il monopolio del trono e dell'altare, si sviluppano la scienza e la tecnica, e, alla religione trascendente, si sostituiscono le religioni immanenti dell'Umanità: progresso, democrazia e ragione.

Quei valori che le religioni occidentali riconnettevano all' Ora Ultima (unità, spiritualità, Eternità) costituiscono, ora, il contenuto della Fine della Storia (governo mondiale, comunismo, "Singularity").

Il dibattito culturale è, oggi, tutto concentrato, anche se non ci se ne accorge, su questo tema: la natura e il senso della Fine della Storia..La sconfitta (o, meglio, il ridimensionamento) del modello socio-politico-culturale comunista non ha significato, come molti hanno superficialmente creduto, la fine del paradigma del pensiero apocalittico laico, bensì un approfondimento di questo. Se il marxismo esprimeva in un modo relativamente semplice e comprensibile questa trasposizione della mitologia religiosa in quella laica (dove il Veccio Testamento corrispondeva alla società feudale, il Medio Evo a quella capitalistica, l'Età Moderna al socialismo, e la Fine dei Tempi al comunismo, la cultura tardo-contemporanea ha spostato ulteriormente questi abbinamenti, in modo tale che la Fine della Storia viene a coincidere con la "Singularity".

Questo habitus mentale è diffuso praticamente "a tappeto", fra progressisti liberali come Fukuyama e integralisti sciiti come Ahmadinejad, teocon come  Podhorez e postmoderni come Vattimo, scientisti come Kurzweil e cultori dell'esoterismo come Dan Brown. Paradossalmente, è la teologia, e la teologia non dogmatica, che si ribella a quest'assolutizzazione della storia: "Il regno di Dio, in quanto dimensione spirituale perfettamente realizzata, è una realtà che riguarda l'anima spirituale, non la storia e la politica dei popoli che vivono di una logica completamente autonoma, come già Tucidide aveva visto perfettamente" (Vito Mancuso, L'anima e il suo destino, Raffaello Corrtina Editore, Milano, 2011, pag. 299).

Materia affascinante e complessa, che speriamo di approfondire e discutere a Torino Spiritualità.

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