venerdì 4 settembre 2009

INSEGNARE I DIALETTI?


Recent proposal in Italy: to Teach Dialects.Proposition récente en Italie d' enseigner les dialectes.Neuer Vorschlag in Italien:Die Dialekte lehren


La recente proposta della Lega Nord di insegnare i dialetti nelle scuole può sembrare una goliardata, ma, invece, costituisce un pressante invito a porre attenzione ad una questione di importanza crescente, ed a cui i governi dei vari Paesi del mondo stanno cercando di trovare soluzioni: l'insufficienza, nell' attuale mondo globalizzato, della monoglossia imposta dagli Stati-Nazione.
Non era stato sempre così, poiché, nell' antichità, a lingue "universali" (assirobabilonese, Cinese, Greco, Latino, Arabo, Francese), si erano accoppiate lingue nazionali, specialistiche o locali.
Tale scelta corrispondeva a quella dello Stato monoetnico e monocetuale, dove l' uso di una sola lingua avrebbe dovuto ridurre lo sforzo dedicato alle competenze linguistiche, incrementando, così, quello dedicato alle competenze scientifiche, politiche, tecniche ed economiche.

Tuttavia, questa scelta, adatta alla fase storica industriale, incomincia a dare segni di stanchezza in una fase post-industriale, quando il problema è quello di comunicare e di vendere anche al di fuori della propria area di appartenenza.Diventano importanti lingue che permettono la comunicazione con altri ambiti culturali: innanzitutto,l'Inglese, ma anche l' Arabo e il Cinese.

E, infine, in una fase successiva, che chiameremmo "postmoderna", non basta più comunicare con l' "Altro", ma anche essere sicuri di non perdere se stessi, la propria "identità": Ed è qui che soccorrono i "dialetti" (o le lingue locali, minoritarie o allogene).Infatti, talvolta, la lingua del cuore è un' altra lingua europea (il Francese, il Tedesco, lo Sloveno, l' Albanese, il Greco), talvolta è una lingua colta ma morta (come il Provenzale).

In tutta Europa questo problema viene affrontato in modo sempre più attivo, ed esistono norme e politiche comunitarie a tutela delle lingue minoritarie.In Italia, alcune regioni, come la Valle d' Aosta, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna) hanno già un regime plurilinguistico complesso.Inoltre, sono tutelati Francoprovenzale, Francese, Provenzale, Walser, Teutone, Cimbro, Sloveno, Croato, Albanese, Greco, Catalano.

Tradurre tutto ciò in una politica legislativa è molto complesso, perchè l' Italia ha moltissime lingue e dialetti, le cui frontiere non coincidono quasi mai con quelle delle attuali regioni.In realtà, il regime linguistico è solo un aspetto del complessivo Sistema Socio-Politico di un Paese, e non può non essere strettamente coordinato con gli altri aspetti, per i quali occorre una visione d' insieme.
Tale visione d' insieme, purtroppo, manca.

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