venerdì 19 agosto 2011

UN GOVERNO ECONOMICO PER L'EUROPA?

Not just Economy, but Politics
Non seulement de l' économie, de la politique
Nicht nur Wirtschaft, sondern Politik.


L'esito dell' incontro di Mercoledì 16 fra Angela Merkel e Sarkozy è stato catastrofico per i mercati: in luogo di "un governo europeo per l' economia", degli "Eurobond" e della "Tobin Tax", sono uscite dall' incontro solo vaghe promesse di incontri periodici al vertice.

1.La bozza di Eurobonds 
Invece, è bastata, il 18,  una risposta del commissario europeo Olli Rehn al Parlamento Europeo circa una bozza, in preparazione, di direttiva sugli Eurobond, perchè le Borse aperte in quel momento invertissero la loro tendenza, riducendo drasticamente le perdite di una giornata partita in rosso.

Ciò dimostra, intanto, che le buone idee e l'attivismo politico sono la merce più rara e più richiesta, e che la Commissione e il Parlamento Europeo possono fare, per l'economia, europea e mondiale, di più dei "leaders" dei più importanti Stati nazionali. A condizione, ovviamente, che, alle parole, seguano i fatti.

E, tuttavia, mentre cogliamo l'occasione per spezzare una lancia a favore  degli Eurobonds, e ci complimentiamo con il Commissario Rehn per l'ottima iniziativa, non possiamo astenerci dal considerare che l'insieme delle vicende, spesso inspiegabile, di questa crisi, si spiega, a nostro avviso, con considerazioni extraeconomiche.

2.When China Rules the World

In termini generali, la crisi costituisce l'aspetto esteriore, enfatizzato dai riti dell' economia globalizzata, di un aggiustamento strutturale che vede il passaggio della leadership economica dagli Stati Uniti ai Brics. Questo passaggio ha le sue criticità, le sue metodologie e le sue tempistiche. Nelle sue linee generali, sta già avvenendo.

All' interno dell' economia occidentale, la perdita di prospettive deriva da una riduzione delle aspettative. aspettative che, fino ad oggi, erano quelle di una crescita infinita trainata dal progetto millenaristico americano di un'Umanità resa "quasi immortale" e "quasi perfetta" dalla Scienza e dalla Tecnica.Questa prospettiva tiene coeso l' Occidente, ispira l'azione politica e militare, rende accettabile un sistema economico che si regge sul permannte squilibrio, nobilita ancche i lati meno accettabili di un modello di vita economicistico e precario.

3.Indifferenza degli Europei

La minor tensione dell' Europa si giustifica con il fatto che quel progetto è americano, non europeo. L'ideologia della "Pace Perpetua" maschera la perdita di autonomia dell' Europa, che ha come contropartita l'impossibilità di guerre e rivoluzioni all' interno della NATO. Nello scambio politico con l' America, l' Europa rinunzia a una propria progettualità, e, in cambio, ottiene la possibilità di economizzare su difesa e  sistema finanziario, senza essere condannata a seguire le dure regole del sistema americano.

4.Dialettica della crisi

Tuttavia, questo intero armamentario rischia di divenire obsoleto. La cieca fiducia nella marcia vittoriosa della missione americana è stata scossa dalle guerre inutili e dalle crisi a ripetizione. Restano tuttavia un'ideologia consolidata, un esercito che non ha eguali nella storia, un mercato finanziario che coordina le economie del mondo intero. Tuttavia, non è più certo che "il XXI° Secolo sarà americano",come sosteneva Valladao, e l' America ha, come minimo,  bisogno del consenso dei BRICS per mantenere le proprie posizioni.

Nella situazione di ridimensionamento in cui si trova, e in cui costringe il mondo intero, l' America non può fare sconti a nessuno, tanto meno all' Europa, che non dispone di alcuna credibile arma negoziale. Le necessità di aggiustamento ("sacrifici"), per quanto modeste, non possono essere sopportate dagli Europei, perchè, al di là del mediocre compromesso con l' America, essi non dispongono di una solida idea fondatrice.

5.Sacrifici perchè?
Gli Europei non sanno perchè dovrebbero fare sacrifici. Per permettere la prosecuzione del progetto americano? Per sopravvivere? Ma quali sono le cose che servono per sopravvivere? Nessuno lo dice chiaramente.
E' invece proprio di qui che si dovrebbe partire. Un'idea-guida  (sia essa una credenza religiosa o un'ideologia), è indispensabile per tenere in piedi una società. Gli Europei non hanno questa idea comune. L'ideologia della "Pace Perpetua", già poco credibile in astratto, si è infranta dinanzi alla ex-Jugoslavia, all' Afganistan, all' Irak, alla Libia. E, comunque, non detterebbe in nessun caso regole comportamentali in tantissimi campi, in primis in quello economico.

6.Alla ricerca di una ragion d'essere.

Una volta crollato il mito dell' America "paese leader del mondo libero", e, di conseguenza, anche la speranza di poter continuare a sopravvivere sotto le ali di un fantomatico "Occidente", l'Europa sarà costretta a cercarsi una ragion d'essere. Ragion d'essere che non potrà sorgere se non come reazione a questa fase in cui, in nome di un benessere un po' stantio, si sono sacrificate l'armonia, l'autenticità, la creatività, l'umanità, la cultura.

L'Europa aspirerà a permettere a tutti di esprimere la loro personalità, senza l'obbligo di adeguarsi a un "Pensiero Unico" conformistico, senzal'ansia di stare dietro alle stressanti e mutevoli esigenze dell' economia, senza la continua imposizione di mode dal sistema mediatico.

Questa possibilità di esprimere la propria autenticità non è venuta dall' individualismo di massa, che ha portato solo incertezza, ansia, povertà, disoccupazione, criminalità. Essa andrà ricercata in una società che parta dalla ricerca dell' equilibrio, fra cura dell' anima e impegno nelle cose, fra cultura e tecniche, fra politica e economia, fra élites e ceti sociali, fra religioni e libertà di coscienza, fra Stato e privati, fra pubblica amministrazione e impresa, fra pubblico e privato, fra piccolo e grande, fra universale, europeo, regionale e locale.

7.Riordinare la scala delle priorità

In una siffatta società, il ruolo di leadership dovrebbe essere riconosciuto non già all' economia (sia essa costituita dal capitale o dal lavoro), bensì alla cultura, alla religione e alla politica.

Anziché i "tagli alla cultura", l' Europa di domani dovrà garantire alla cultura creativa modi di sussistenza che ne garantiscano l' autonomia. Solo una cultura autonoma saprà proporre agli Europei obiettivi appetibili, che, posti in concorrenza fra di loro, possono ispirare l'azione propositiva della politica. Una classe politica alleggerita, distribuita in modo organico fra Europa, Euroregioni e livello locale, con una larga partecipazione dei cittadini, potrà interopretare le istanze della maggioranza senza comprimere le minoranze, con progetti autorevoli, che i legislatori e l'Amministrazione possano tradurre tempestivamente in istituzioni e norme.

Le imprese, pubbliche e private, dovranno essere indirizzate, dal legislatore europeo, verso grandi progetti europei , come il rilancio della "cultura alta", lo scambio culturale, le industrie culturali, le alte tecnologie, l'economia sostenibile, la difesa del patrimonio culturale e ambientale, la salute, la famiglia, l'aiuto ai poveri e ai Paesi in difficoltà.

Le grandi imprese europee dovranno coalizzarsi o fondersi, in modo da essere competitive con i grandi concorrenti degli altri Continenti e da essere partner credibili per l' Europa nella realizzazione di progetti come le Accademie Europee, i curricula scolastici e professionali europei, un'industria europea dei media, la Politica Estera e di Difesa Comune, l'aerospaziale, l'ICT,  le bioscienze, l'Alta Velocità, le Energie Rinnovabili,l'urbanistica sostenibile, il turismo culturale, la finanza etica, ecc..

Tutto ciò potrà permettere una ragionevole distribuzione delle risorse, concordata fra i livelli centrale, regionale e locale, fra Stato, Amministrazione, grande impresa, piccola impresa, terzo settore, privati, volontariato, in modo da garantire la piena occupazione nel rispetto delle imprescindibili esigenze della meritocrazia e della necessità di sfruttare al meglio le vocazioni di ciscuno.

L'economia non potrà essere lasciata a briglia sciolta in balia dei mercati internazionali. L'Europa è così grande da poter costituire un autonomo "polo" dell' economia mondiale, con proprie finalità storiche, proprie regole di mercato, proprie risorse finanziarie, propri gruppi produttivi, una propria scuola di management, propri standard organizzativi e produttivi. Essa si interfaccerà tanto con gli altri grandi Stati continentali, quanto con i gruppi multinazionali, ma nella salvaguardia della propria sovranità e riservandosi il diritto di essere determinante in tutte le grandi scelte mondiali.

8.Un nuovo sistema politico
Per realizzare una società di questo tipo, sarebbe necessario strutturare i sistemi di governo in modo sostenibile e vicino ai cittadini, cercando di  concentrare le competenze nei luoghi dove esse sono più naturali. A livello locale, occorrerà sfruttare le energie della democrazia diretta, dei giovani, del volontariato. A livello regionale, occorrerà puntare sulla professionalità, la rappresentatività, l'organizzazione politica; a livello europeo,la delega, le élite della cultura e del lavoro, la multiculturalità e la decisionalità.

9.Un difficile percorso

L'Europa non potrà raggiungere una siffatta strutturazione senza una ben precisa fase di maturazione, che parta dallo studio delle basi culturali, che passi poi ad una fase di dialogo culturale e politico, per poi attraversare una fase di associazionismo diffuso, intorno a precisi nuclei programmatici. Solo allora, si potrà affrontare su basi nuove la lotta politica, con una strategia di progressive aggregazioni intorno all' ideale europeo, che garantisca un' unità di impulso nella massima pluralità di ispirazioni.

Un movimento politico siffatto dovrebbe percorrere tutte le necessarie strade istituzionali (regioni, euroregioni, stati nazionali, istituzioni europee) per impostare un programma di riforme istituzionali ed economiche in linea con quanto sopra, una serie di iniziative concrete (culturali, legislative, imprenditoriali, tecnologiche, amministrative), per avvicinarsi al modello di cui sopra.

10.Un'Europa libera, autentica e autorevole
Soprattutto, tale movimento dovrebbe guadagnare all' Europa la propria autonomia (culturale, politica, economica, militare) dal mondo globalizzato, e, in particolare, dall' Occidente. "A regime", l' Europa dovrebbe divenire, con alcune altre aree del mondo, l'attore privilegiato, nell' ambito di un rinnovato sistema di Organizzazioni Internazionali, del sistema decisionale sulle grandi questioni che riguardano il futuro del mondo (cultura, natura e tecnica; le alte tecnologie; la tutela della pace e delle minoranze; lo sviluppo della cultura e il dialogo interculturale; il commercio e la finanza internazionali; la tutela dell'ambiente; la fame nel mondo, ecc...).

11.Non dimenticare i problemi del presente

Tutto ciò richiederebbe, anche nella migliore delle ipotesi, parecchi anni. Che non sarebbero, certo, un periodo di riposo per chi volesse intraprendere quest'avventura. Ma durante i quali, certamente, non si risolverebbero i gravi problemi dell' Europa di oggi.

E' tuttavia possibile, a nostro avviso, immaginare un cammino parallelo:mentre il movimento per il rinnovamento dell' Europa procede nella creazione di questo nuovo patrimonio di idee, di esperienze e di proposte, esso potrebbe (e dovrebbe) riversare nell' arena pubblica le proposte che si andassero via via formulando.

Cosa che noi stiamo tentando di fare con questo blog e con il blog http:www.europestwolungs.blogspot.com

Tornando agli Eurobonds e alla Tobin Tax, sen'altro sarebbero delle buone idee, non tanto per delle considerazioni teniche, che non siamo in grado di valutare, quanto perchè darebbero all' Unione un leverage effettivo che oggi non hanno. Orbene, è impossibile pensare che l' Europa possa avere un impatto reale sulla realtà (e, in particolare, sull' economia) se non ha alcuno strumento per operare. Già l'idea del vincolo di bilancio fa riflettere, in quanto priva l' Europa di quei margini di libertà che hanno i suoi grandi competitors, l' America e la Cina.

12.Il "piano inclinato" non basta

Ci sono, poi, i sostenitori della teoria del "piano inclinato", secondo cui, seppure in  modo casuale, è inevitabile che l'Europa divenga sempre più unita. Costoro ci ricordano i sostenitori delle "Quattro Modernizzazioni" di Talcott Parsons, secondo cui sarebbe  inevitabile che tutti i popoli si modernizzino con le stesse modalità. Crediamo anche noi che, indipendentemente da un'azione politica determinata, si realizzerà comunque, nel tempo, una maggiore omologazione fra le varie parti d'Europa. Ma questo è un effetto della globalizzazione, non già dell' Unione Europea. Al contrario, se l' Europa ha un senso, questo dovrebbe essere quello di rendere possibile, qui, un certo modo di convivenza che è diverso da quello di altri Continenti, e, pertanto, anche da quello del mondo globalizzato. In questo senso, il tipo di omologazione che viene indotto dalla globalizzazione va in una direzione opposta a quello in cui dovrebbe andare l'integrazione europea.

Per questo, si rende più che mai necessaria una specifica azione culturale e politica, che indirizzi il futuro dell' Europa secondo i desiderata degli Europei, non già secondo le inclinazioni pseudo-obiettive della globalizzazione. 

Se, poi, invece, preferiamo, come oggi,  la dittatura dei media, le guerre fuori dell'Europa che si trascinano senza alcun obiettivo, la decadenza della nostra antica cultura, lo smantellamento della scuola, dei servizi pubblici e delle grandi imprese, i crolli finanziari, la disoccupazione di massa, allora, non facciamo pure nulla e aspettiamo di vedere come le cose andranno per conto proprio.


















Nessun commento:

Posta un commento