lunedì 1 agosto 2011

UN SOGNO CORAGGIOSO AL LIMITE DELLA FOLLIA

Reply to Franco Cardini on Globalisation and European Ideal
Réponse  à Franco cardini sur globalisation et idéal européen
Antwort zu Franco Cardini betreffend Globalisation und europaeisches Ideal












(postato sul sito dell' Associazione "Identità Europea" l'1/8/2011) in risposta a "Intervista a Franco Cardini"




Rendo omaggio alla voce, come sempre nobile  e originale, ma ma isolata, di Franco Cardini, con i cui punti di riferimento valoriali e con le cui prese di posizione politico-culturali mi identifico .L’esistenza stessa dell’ Associazione “Identità Europea” è uno dei pochissimi tentativi di porre le basi di un dibattito su questi temi così ardui.Vorrei contribuire a portare avanti il lavoro così intrapreso con un abbozzo di valutazione sui temi dell’ intervento di Cardini e proposte di azione.


Lo Strappo della Modernità
Senz’altro, l’attuale situazione vede il dominio, sulla scena mondiale, di un progetto tecnocratico con pretese così totalitazzanti da avere un sapore addirittura anticristico (“Mysterium Iniquitatis”). Nonostante tutti gli sforzi per occultarlo, si tratta semplicemente del tentativo di trasferire nei prodotti dell’ uomo (manufatti, macchine, idee, processi, software, automi) quelle caratteristiche di infinitezza, onnipotenza e eternità che le tradizioni religiose e filosofiche (in particolare, quelle cristiane), avevano, da sempre, attribuito al Divino. A questo fine ultimo furono finalizzati “il livellamento giacobino, l’individualismo, lo strapotere dell’ economia e della tecnologia, il progressismo materialista ”.Tale progetto presenta forti rischi di rovesciarsi nel proprio opposto a causa della perdita, che esso comporta, di un sano senso del limite. Esso incomincia a delinearsi fra il XVI e il XVIII Secolo, in parallelo con la perdita di autorità della Chiesa e dell’ Impero, e, aggiungerei, con la scoperta dell’ America, che segnò la nascita del meccanismo moderno che ha consentito all’ Occidente, con la conquista dei grandi spazi, la manipolazione, decimazione e schiavizzazione dei popoli extraeuropei e il controllo globale attraverso il commercio ineguale, di asservire e sfruttare tutto il mondo. Le strutture stesse del mondo globalizzato in cui viviamo sono già così delineate
Nonostante tale progetto, era vivo in quei tempi in tutta Europa anche il desiderio  di ricostruire su nuove basi la Civitas Christiana, in sintonia, e non già in conflitto, con le altre grandi civiltà mondiali (De Las Casas, Ricci), “facendo valere i valori delle comunità locali, dei corpi intermedi e delle antiche libertà”. Da questo desiderio nascono i primi progetti di unificazione europea(Podebrad, Sully). Purtroppo, nessuno di questi progetti riuscì a realizzarsi, mentre, invece, prevalsero le guerre di religione, gli assolutismi, i nazionalismi, la rapacità dei conquistadores e degli usurai. Siamo così di fronte a una serie interminabile di buone occasioni mancate (gli Hohenstaufen, Carlo V, Napoleone, il Congresso di Vienna, Paneuropa, la Seconda Guerra Mondiale, il ’68, l’89).

La "Eurolandia finanziario-burocratico-bancaria?"
La debolezza dell’ideale europeo deriva dal non avere affrontato alla radice la divergenza concettuale che l’oppone fin da principio al progetto della Globalizzazione. Tanto la Globalizzazione è assolutistica nel suo disegno di controllo totale, quanto il progetto europeo è critico e pluralistico.
Tale debolezza del nostro progetto è testimoniata dalla sua lentissima gestazione, da Dante a Dubois, da Podebrad a Enrico IV, da Crucé a St.Pierre, da Leibniz a Rousseau, da Novalis a Alessandro 1°, da Gioberti a Mazzini, da Nietzsche a Coudenhove Kalergi, da Galimberti a Spinelli, fino ai Padri Fondatori delle Comunità Europee. Durante quella gestazione, non poté mai attecchire il patriottismo europeo, travolto dalle passioni settarie e dagli interessi particolari. Le dispute filosofiche dell’ Illuminismo prevalsero sul diffuso europeismo, i rapporti di forza fra le Grandi Potenze allontanarono la Santa Alleanza dall’originario progetto di Novalis, quello  dell’ unità fra le confessioni cristiane. L’interesse per le rivoluzioni nazionali e liberali prevalse, nei mazziniani, sull’ idea della Giovine Europa, così come il progetto di Paneuropa si dissolse come neve al sole dinanzi alla 2° Guerra Mondiale. Neanche le idee di Drieu la Rochelle e di Thiriart trovarono seguaci durante la 2° Guerra Mondiale, né dopo.
L’impossibilità di fare dell’ Unione Europea qualcosa di diverso da un’”inculturazione”, sul piano locale, del progetto tecnocratico della globalizzazione si spiega già con quell’originaria mancanza di coraggio intellettuale.
I padri fondatori delle Comunità  Europee, contraddicendo i progetti di alcuni anticipatori, come Alexandre Marc e Duccio Galimberti,  accettarono che le Comunità costituissero un’unione parziale, priva dei requisiti della Spada e della Moneta,  perché, all’epoca, i rapporti di forza (militari e culturali) non avrebbero permesso di concepire un equilibrio mondiale diverso da quello delle Grandi Potenze vincitrici, che costituivano due opposte, ma convergenti, espressioni della Globalizzazione.

Il “sogno coraggioso al limite della follia”
L’”accelerazione della storia” designa l’avvicinarsi sempre più precipitoso (un paio di decenni) degli esiti apocalittici della globalizzazione, quali descritti da Zamyatin, da Asimov, da Capek, da Guenther Anders, da Aldous Huxley, da Manuel de Landa: il controllo totale del mondo da un unico “centro” automatizzato, la sostituzione degli uomini con gli automi, la fusione fra l’ uomo e la macchina, la trasformazione del mondo in programmi elettronici, ecc.. L’attuale struttura del potere mondiale rende ancora più impossibile un effettivo controllo su questi sviluppi, concentrando tutto nelle mani del sistema burocratico-militare, e trasformando l’equilibrio costituzionale e i diritti civili in una semplice messa in scena. Un’Europa effettivamente libera, indipendente e unita, con  la possibilità di esprimersi liberamente, costituirebbe, ancor più di ieri, una minaccia per questa mostruosa concentrazione di potere.  Per questo,”per  sperarvi, ci vuole un sogno coraggioso, al limite della follia”.
Tuttavia, la  modifica, attualmente in corso, dei rapporti di forza fra i Continenti potrebbe aprire, a livello strategico, spiragli per la ripresa del progetto europeo. Nell’immediato, l’America, rimasta l’ Unica Superpotenza, sta cedendo progressivamente quote del proprio potere a favore della Cina, dell’ Islam, della Russia, del Sud del mondo. Il rinvigorirsi, in tempi brevissimi, di queste parti del mondo, ridurrà fra breve  il senso di dipendenza dell’ Occidente verso l’ America, e potrà perfino risvegliare , in alcuni, a medio termine, degli  interrogativi sul significato della Modernità e sulle sue alternative. L’accrescersi della competizione a livello mondiale finirà, prima o poi,  per destabilizzare, tra l’altro, anche l’equilibrio dell’ Europa. Nella peggiore delle ipotesi, si arriverà ad un conflitto globale, con l’uso massiccio delle armi elettroniche e la presa di controllo definitiva da parte di queste ultime.

Chiedere l’impossibile.
Il processo di trasformazione quale sopra delineato è in corso; né la sua durata,né la sua violenza, sono prevedibili. In un qualsiasi momento, una scossa violenta potrebbe indebolire i vecchi sistemi di controllo, facendo  sentire con urgenza, anche e soprattutto in Europa,  la domanda di una proposta culturale, politica, e perfino militare, nuova.
Rispondere a una siffatta domanda richiederebbe di poter offrire all’Europa un concetto di governo ben definito, una classe dirigente alternativa, piccola ma coesa e preparata, una dottrina dello Stato completa e aggiornata. Se tale scossa dovesse verificarsi ora, saremmo però dinanzi a un’ ennesima occasione perduta. Infatti, oggi, tutte queste cose non vi sono, e, pertanto, è da prevedersi che, anche dopo la prevedibile crisi sistemica, riprenderebbe, sotto altre forme,  la marcia della Globalizzazione. Peggio: se la crisi fosse totale, ci troveremmo coinvolti, nostro malgrado,  in una guerra di distruzione.
I pochi intellettuali, uomini di Chiesa, politici, scienziati e tecnici che credono nell’ Europa hanno la precisa responsabilità di preparare questo concetto di governo, europeo e mondiale,con il dialogo, con le loro opere, con attività di formazione e di organizzazione, senza pretendere che l’occasione propizia arrivi al momento che ci fa più comodo. Siamo a disposizione per organizzare tale dialogo.
Solo così si potrà passare, dal “sogno coraggioso al limite della follia”, a un piano d’azione lucido e di respiro storico.


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