martedì 26 luglio 2011

ALLE RADICI DELL' IDEOLOGIA TEOCON

Processo per eresia nella Nuova Inghilterra puritana

Theo-cons: a Channel of Puritan Influence in Europe
Les théo-cons: un élément de l'influence puritaine  en Europe.
Theo-Konservative: ein Werkzeug des puritanischen Enflussnahme ueber Europa.


Le tragiche vicende di Oslo continuano a stimolare riflessioni e dibattiti. Il contesto culturale in cui quei fatti sono avvenuti, e in cui il loro protagonista si è mosso, sono complessi. Abbiamo un ampio movimento fondamentalista e islamofobo, presente, seppure in forme diverse, in Inghilterra, Olanda, Scandinavia,  Francia e Italia, oltre che in vari Paesi dell' Europa Orientale. Abbiamo allusioni, e più che allusioni, ai Templari e ai Massoni. Abbiamo un'imitazione strutturale del modus operandi di al-Qaida.

Scorrendo il manifesto di Breivik, ciò che stupisce sono i  riferimenti culturali. La tesi centrale è che bisogna salvare l'Identità Europea attraverso l' espulsione degli islamici. Questa identità sarebbe, al contempo, cristiana e individualistica. Gli Islamici, invece, sarebbero dei comunitaristi, alleati dei post-marxisti, i quali, con la teoria e la pratica del multiculturalismo, ne favorirebbero l' avvento.

Queste teorie, che possono sembrare raffazzonate e grezze, da un lato non sono nuove, e, dall' altro, sono tutt'altro che semplicistiche.
Non sono nuove perchè sono proprie dei teocon americani degli ultimi decenni del secolo scorso, i quali, a loro volta, le avevano ripescate da accenni presenti in tutta la storia americana. Non sono semplicistici perchè sono il risultato di una lunga fase di elaborazione, sviluppatasi, anch'essa, soprattutto in America.

I teocon americani del 20° Secolo partivano, sostanzialmente, da tre fonti culturali: dalla cultura americana ottocenteca (Trascenentalismo e Pragmatismo); dal conservatorismo ebraico di Leo Strauss e dal post-trotzkismo degli eredi di  Burnham.
Per Emerson, Whitman e Dewey, il vero sbocco del Puritanesimo sarebbe consistito nell' "Individualismo Democratico", vale a dire l'esaltazione del "Man of the Street", che non conosce la filosofia, e per il quale la religione è soprattutto una scuola di buon comportamento e di umiltà borghese, non certo di ascetismo: esso porta ad aborrire l' ambizione, l' orgoglio, perfino la cultura troppo esigente, tipici delle classi elevate europee.  Questa scelta, nel contempo religiosa e politica, sarebbe appunto  ciò che caratterizza  gli Americani rispetto agli Europei.
Per Leo Strauss, le sofisticherie della cultura europea ed ebraica liberale avrebbero  portato alla corruzione della società. Era ora, con la "conversione", la "teshuvà'" (la "seconda nascita" dei Puritani), di tornare alla tradizione  giudaico-cristiana e di difendere la società esistente dalle pretese intellettualistiche degli intellettuali relativisti e multiculturalisti.

Per i post-trotzkisti americani, l' Unione Sovietica avrebbe tradito gli ideali della democrazia radicale, che si incarnerebbero, invece, negli Stati Uniti, vero Stato rivoluzionario.

In sintesi: l'identità americana consisterebbe nella congiunzione rivoluzionaria  fra ritorno alla fede religiosa e individualismo democratico. Questa sintesi  sarebbe il senso ultimo di tutte le rivoluzioni moderne. Coloro che si oppongono a questa rivoluzione possono considerarsi tutti comunitaristi e collettivisti, nemici nello stesso modo dell' individualismo democratico e della tradizione giudaico-cristiana. Come i nemici erano, un tempo,  le monarchie europee, l'altro ieri i fascismi e ieri il comunismo, oggi il nemico comunitarista e collettivista è l'islamismo. 

L'islamismo è il nemico innanzitutto perchè, storicamente, ha sempre conteso a cristiani ed ebrei il primato fra le religioni monoteistiche,che spetterebbe, invece, alla tradizione giudaico-cristiana, poi perchè non accetta per principio l'"individualismo democratico", poi, ancora, perchè si oppone allo Stato di Israele, che, nel Medio-Oriente, è il baluardo della tradizione giudaico-cristiana , e, infine, perchè, grazie all' immigrazione, potrebbe soppiantare in Europa l' "individualismo democratico".

I marxisti, eredi del Comunismo, dopo la caduta del muro di Berlino si sarebbero alleati con gli islamisti. Con la teoria del multiculturalismo, essi renderebbero  possibile l' accettazione dell'Islamismo in Europa,  la nascita di un' Europa Islamica e la sconfitta dell' individualismo democratico.

Perciò, occorre una lotta decisa contro il post-marxismo, per permettere l' emergere, in America e in Europa, di una classe dirigente "occidentalistica", che freni, riduca ed elimini la presenza mussulmana in Europa.

Tutto ciò viene ammantato da colori europeistici e medievalistici, anche se, come si è visto, queste idee nascono in America, non già per stimolare l' Europa ad essere se stessa, bensì per difendere il predominio delle idee americane.

Che ciò sia vero è dimostrato, a fortiori, dall'incredibile assonanza dei fatti di Oslo con quelli di Waco e di Oklahoma City (oggetto di simili stragi da parte di integralisti puritani mussulmani) ,nonché con la trama dell' ultimo film di Dan Brown, "Il simbolo perduto", tutto incentrato sul conflitto fra un granghignolesco "massone cattivo" e la massoneria buona che si identifica con l' establishment americano.

Per questo, sembrerebbe  abbastanza incomprensibile che queste idee abbiano preso piede soprattutto negli ambienti della destra radicale e del tradizionalismo religioso, e, questo, soprattutto nei Paesi cattolici. Infatti, tanto la destra radicale quanto il cattolicesimo conservatore sono stati in Europa, e soprattutto nei Paesi cattolici, tradizionalmente alieni da influenze culturali protestanti, trotskistiche o ebraiche, ed, anzi,  si erano  dichiarati sempre fieramente avversi a queste tendenze.Quest' inaudita convergenza dovrebbe permetterci di comprendere come i vecchi schemi della cultura politica (come "destra-sinistra") non siano oramai più idonei a descrivere la realtà attuale.

Un altro ampio margine di riflessione dovrebbe aprirsi intorno alla questione dell' islamofobia.

Fino all'inizio dell' Ottocento, non si poteva riscontrare in Europa una particolare ostilità per il mondo mussulmano , che si differenziasse dal generale disprezzo per i popoli afro-asiatici, considerati inferiori agli Europei. Si dice addirittura che Napoleone sia tornato dalla Campagna d'Egitto con una notevole carica di filo-islamismo, che lo avrebbe indotto , tra l'altro, al suo ritorno, ad una politica anti-femminista. Ancora suo nipote Napoleone III si era battuto con successo, in occasione della sua accessione alla presidenza,  per la liberazione dell' emiro e sufi algerino 'Abd el-Qader, a cui avevano tributato alti onori, tra l'altro,  tutti i governanti occidentali. Nasceva in quegli anni l'"Orientalismo", come studio di un mondo affascinante, ma inferiore.

Un certo fastidio per i polpoli arabi si incominciò a sentire in Europa dopo la costituzione dello Stato di Israele, le guerre arabo-israeliane e l' Intifada.

Ancora l'Ayatollah Khomeini e i Taliban erano stati salutati, dai media occidentali, come  liberatori ,e solo la guerra in Iraq  aveva incominciato a fare presagire uno "scontro di civiltà" con l' Islam.

Anche se Saddam Hussain non era particolarmente islamico, l'anti-islamismo si nutrì soprattutto dell'avversione anti-irachena

Ma è soprattutto dopo l'11 Settembre che l'Islam incomincia ad essere descritto come un nemico storico dell' Occidente, l'incarnazione di tutte le società teocratiche, elitarie e maschilistiche. A quel punto, diviene percettibile e rilevante anche l'avversione contro l'immigrazione.
 
Come si vede, tutte questioni che sono principalmente americane, e che hanno investito l' Europa solo di riflesso.
Si parla tanto dei ceti medi impauriti che cercano nello straniero il capro espiatorio per il loro declassamento. Ma anche questa è una paura soprattutto americana, quella che l'influenza islamica faccia perdere smalto all'American Way of Life,cioè  al modello che la middle class americana propone di se stessa, soprattutto a scopo di esportazione verso gli altri  Paesi del mondo.


Di nuovo illogico che questa paura serpeggi in Europa. Qui, '"American Way of Life" ha cominciato ad affermarsi in tempi non lontani, e molti la vivono ancora come un declassamento.

Le nazioni dell' Europa Meridionale e Orientale, con la preservazione delle tradizioni religiose, etniche e cetuali, con le sue grandi differenze locali, con una visione spirituale della Religione, assomigliano più al  mondo islamico che non a quello anglosassone.

Non è un mistero che spesso gli Europei sono stati tentati (e ancora lo sono) di giocare la carta islamica contro l'occeidentalizzazione (confronta per esempio la "Lega dei Popoli Oppressi"sponsorizzata  da D'annunzio, i rapporti fra l' Asse,  l' Islam e il nazionalismo arabo, la politica degli Stati dell' Est Europa, dell' ENI, dei grandi partiti italiani, della Chiesa,di intellettuali eccentrici come Guénon, Foucault, Weil, Garaudi, Béjart o l'Abbé Pierre) . Ancor oggi, la presenza islamica sul territorio europeo, non meno delle collaborazioni con la Russia e con la Cina, costituisce obiettivamente un contrappeso all'influenza culturale, politica, militare ed economica americana. Per questo, sembra un paradosso che coloro che che, come Breivik, avrebbero addirittura la presunzione di emanare una "Dichiarazione di indipendenza dell' Europa", non si accorgano di questo importante aspetto, e sembrino non comprendere quanto questa loro politica ribadisca sempre più il carattere subordinato , anche nei temi del dibattito politico, dell' Europa rispetto all' America.









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