lunedì 4 luglio 2011

EGEMONIA CULTURALE POST-MARXISTA

 

Gramsci - Star of Anglosaxon Liberals
Gramsci, vedette des libéraux anglo-saxons.
Gramsci, ein Modell fuer angelsaechsische Liberalen.

Lunedì 4 luglio, è comparso, su "La Stampa", un articolo di Massimiliano Panerari sulla fortuna di Gramsci nella cultura anglosassone. L'Autore cita, come esempi,  Cornel West, Stuart Hall, Ranajit Guha, Parthe Chatterjee, Rush Limbaugh, James Thornton, Herbert London.Noi ricordiamo anche che lo stesso ex ministro  Sandro Bondi aveva proposto  di  rispolverare Gramsci per costruire un' "egemonia culturale di destra".

1.Da St.Simon a Gramsci

A noi, questa fortuna dell' autore comunista degli Anni 20 e 30 non stupisce, non solo perchè ne conosciamo la ricchezza e la profondità, ma anche perchè era noto da parecchi decenni che la sua visione culturale e politica rappresentava, per così dire, il ritorno del Marxismo verso le sue fonti "democratiche" della Sinistra hegeliana   , attraverso una rilettura della cultura italiana, e, in particolare, di Giovanni Gentile.

Il Marxismo nasce come uno fra i tentativi ottocenteschi di concretizzazione della "Religione dei Moderni" di St.Simon, fondata sulla sostituzione, alla fede nell' escatologia spirituale ed individuale, di un' escatologia materiale e collettiva.

Come il pensiero di St.Simon, anche quello di Marx è ambiguo: da un lato, esso non riesce ad immaginare la Salvezza terrena dell' Umanità nella Società Comunista se non come la descrizione della vita oziosa dell' aristocrazia decadente dei suoi tempi; dall' altra, egli esalta,come portatori di una spinta rivoluzionaria, i primi capitalisti del suo tempo, i quali, attraverso la diffusione dell' industrialismo in tutto il mondo, creavano le premesse per le successive rivoluzioni socialista e comunista.In definitiva, sfugge tanto la molla che, in una concezione materialistica ed immanentistica, dovrebbe spingere l' umanità verso la rivoluzione, quanto la specificità della cultura proletaria rispetto a quelle dell' Ancien Régime e della borghesia.

Il marxismo ha continuato a dibattersi in queste sue contraddizioni, attraverso una molteplicità di interpretazioni, di sette e di applicazioni, che assomigiano molto a quelle di tutte le grandi religioni. Contraddizioni che hanno determinato il suo "inveramento", cioè messa in pratica e disvelamento, attraverso quel fenomeno che è stato chiamato, da Augusto del Noce,"eterogenesi dei fini". Partito come una promessa di Paradiso in terra, esso si trasforma gradualmente in fonte di lutti inenarrabili, per poi sfociare spontaneamente, inesorabilmente, nel suo preteso opposto, il capitalismo. Anzi, mentre, a nostro avviso, prima dell' avvento in Russia del marxismo, un vero e proprio capitalismo in senso marxista ("Dittatura di classe della borghesia") non era mai esistito in nessuna parte del mondo, solo nell'ultimo secolo, e anche per effetto del marxismo, tale "dittatura di classe" ha cominciato a realizzarsi (per esempio, con il Maccarthismo, con le dittature militari, ecc.., ma anche con gli eccessi del neo-liberismo). Come esempio del ruolo del socialismo come premessa del capitalismo (e non viceversa), ricordo perfettamente di avere ricevuto in omaggio, all' inizio degli Anni '90, al Ministero dell' Industria polacco, un manualetto rosa (erede di precedenti libretti rossi) intitolato "Od Socializmu do Kapitalizmu"("Dal  Socialismo al Capitalismo").Un'evidente inversione della prognosi storica di Marx

2.Socialdemocrazia, leninismo, fascismo.
Gramsci partecipa al dibattito sul marxismo in un' epoca molto avanzata, quando già si erano manifestati tre grandi   movimenti politici derivati dal marxismo: socialdemocrazia, leninismo e  fascismo. Egli è profondamente implicato in questi tre movimenti, dei quali vede e critica le contraddizioni, ma assume anche moltri contenuti.

Paradossalmente, l' influenza più profonda è proprio quella di Giovanni Gentile, che già nel tardo Ottocento aveva osservato che la filosofia marxista, che pure si pretenderebbe rivoluzionaria, in realtà è condannata a divenire conservatrice, in quanto fondata su un materialismo deterministico, inapace di esprimere la forza rivoluzionaria propria invece dell' idealismo, unica filosofia capace di descrivere l'eterno divenire dello Spirrito.

Di Gentile, Gramsci fa propria anche l'attenzione al carattere nazionale della rivoluzione, in una fase in cui la Questione Nazionale era centrale per il movimento comunista internazionale (fondazione dell' Unione Sovietica, Congresso di Baku, sfida dei fascismi), gettando, così, le basi di quello che sarà la "Via Nazionale al Comunismo" del PCI, fondata su un "blocco storico" con laici e cattolici.

Ultimo aspetto dell' influenza gentiliana, l'idea della politica rivoluzionaria come pedagogia nazionale, volta a sostituire il "senso comune" degli Italiani, che, allora, era di carattere cattolico, con un nuovo "senso comune", di carattere materialistico e scientistico.Tale compito pedagogico viene visto come esercizio di un' "egemonia" sugli altri partecipanti al "blocco storico" (ciò che saranno poi i "Fronti Popolari"), attraverso la quale si consumasse ed esaurisse la cultura degli alleati, in particolare, dei cattolici.

Ovviamente, anche il  leninismo ha il suo peso nel pensiero di Gramsci, che non dubita certo della necessità della Rivoluzione, né della fedele adesione del PCI all' Internazionale Comunista. Interessante il fatto che , nell' unico discorso alla Camera dei Deputati, che Mussolini interruppe in qualche punto, ma che in generale ascoltò in religioso silenzio, andando fino al banco dell' avversario per sentire meglio), lo scambio  di recriminazioni col Duce del Fascismo non fosse sulle accuse reciproche di repressione poliziesca, ma sul fatto che ciascuno dei due rivendicava la capacità di una repressione più rigorosa.

Infine, il Gramscismo diviene, di fatto, la via maerstra per la socialdemocratizzazione postbellica del PCI. Il "Blocco Storico" è la giustificazione teorica dell' "Arco Costituzionale" antifascista e del "Compromesso Storico", che, di fatto, sono dei Fronti Popolari con l'egemonia culturale del PCI. Fedele a questo scenario, la DC delega la cultura al PCI, il quale può, così, costituirsi quale autentica espressione della cultura italiana, con i suoi Vittorini, Pavese, Guttuso, Asor Rosa, Tomasi di Lampedusa, Visconti, ecc..., che sono spesso quanto di più lontano possa esservi dal Marxismo, ma che tuttavia si sforzano di restare compatibili con questo proprio grazie alla teoria dell' "Egemonia", che abroga e sostituisce quella staliniana della "Partijnost".La Socialdemocratizzazione del PCI passa per l'accettazione del fordismo e del taylorismo, esaltati come lo strumento principe per la modernizzazione dell'Italia, per superare la sua storica arretratezza, i gramsciani "contrafforti delle classi parassitarie".

3.Suicidio della rivoluzione

Del Noce aveva ben antiveduto che quest'azione sui due fronti, alleanza tattica coi cattolici e identificazione con  il ruolo modernizzazione della grande industria, avrebbero portato al "suicidio della rivoluzione". Da un lato, il Cattolicesimo, stretto nell' abbraccio di un Marxismo riportato all' idealismo gentiliano, avrebbe perduto una propria autonoma capacità di dialogare con i ceti popolari, e, dall' altra, il marxismo, ridotto ad ideologia della lotta di classe nella società capitalistica, avrebbe perso anch'esso una propria ragion d'essere, appiattendosi sull' esaltazione dell' esistente. Di converso, anche quelle spinte verso una rinnovata pretesa di  politiche alternative,  che sarebbero potute venire da un Cattolicesimo rimasto fedele a se stesso, non avrebbero potuto concretizzarsi a causa dell' esaurirsi della spinta contestativa del Cattolicesimo stesso.

Il tardo capitalismo post-taylorista e post-fordista avrebbe avuto bisogno più che mai di un post-marxismo sostanzialmente gentiliano per transitare l' intellighencija e il ceto operaio dall' alternativa all' integrazione  nella società della tecnica dispiegata. L'intellighencija  ha potuto così evitare di dover abiurare ufficialmente le proprie precedenti convinzioni, e mantenere così  la propria aura e il proprio ruolo sociale. Le altre forze culturali e politiche hanno assecondato questo gioco, perpetuando anche ora l' egemonia culturale di quel ceto formatosi con il PCI, ed accettando, ciascuna, un ruolo subordinato e culturalmente debole (neoconservatorismo, "patriottismo della Costituzione"). In questo contesto, la battaglia contro l' "Egemonia Comunista" affronta  (anche se con parole inappropriate), un bersaglio effettivo, ma è, a sua volta,  in mala fede, perchè non ha nessun' intenzione di conseguire un qualsivoglia risultato concreto, ma solo di "soffiare sul fuoco" del risentimento.
Oggi, la situazione è ancora differente. Il carattere positivistico della cultura contemporanea allontana ancor più l' "intellighencija" post-marxista dalle sue origini contestative. Si pone effettivamente, come suggerito da Bondi una questione di "Egemonia" diversa da quella "di sinistra", un' egemonia incentrata sull' ideologia del progresso e della democrazia. E  anche questa trova in Gramsci un adeguato profeta. Se l' obiettivo di Gramsci non era, alla fine, altro che  quello (che fu alla base anche del Cattolicesimo Liberale e del Mazzinianesimo),  di "modernizzare" l' Italia sul modello dei "Paesi Più Sviluppati", ebbene, questo è proprio l' obiettivo che si pone oggi il "mainstream" culturale e politico.
E, poiché, nel contesto dell' Ultima Globalizzazione, quella mazziniana "Missione delle Nazioni" sfuma,almeno in "Occidente",  perchè  tutte le nazioni "occidentali" hanno superato le loro "arretratezze", e partecipano tutte allo stesso sistema globale ( e, pertanto, sono divenute inutili dal punto di vista del Progresso), è logico che la riscoperta di Gramsci abbia luogo soprattutto nei Paesi Anglosassoni, e, in particolare, in America, perchè è lì che si decidono ora le grandi trasformazioni societarie. D'altronde, Gramsci  (come d' altronde anche Lenin e Stalin), era un grande ammiratore degli Stati Uniti, che venivano da loro considerati come lo "standard" della Modernità. Non per nulla, Mosca si arricchì in quell' epoca di grattacieli sul modello newyorkese, e i gruppi industriali nazionalizzati furono raggruppati in "tresty" (i "trusts" americani). E' ovvio che la capacità di Gramsci di portare al "suicidio della rivoluzione" sia particolarmente apprezzata nel Paese che attualmente domina il mondo.

E' per altro singolare che questa particolare dialettica non venga vista da nessuno con quella necessaria lucidità che sarebbe necessaria  per le grandi scelte culturali sull' avvenire del mondo.



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