venerdì 1 luglio 2011

BLAIR, RELIGIONE E GLOBALIZZAZIONE




Politicians Should Learn more  about Globalisation, not just Religion.
Les politiciens devraient apprendre d'avance sur la globalisation, pas seulement sur la réligion.
Politiker sollten mehr ueber Globalisierung, nicht nur ueber Religion.

L'intervista di Tony blair a "La Stampa" di Torino del 30 giugno u.s., la quale riecheggia per altro sue precedenti prese di posizione (vedi video), ha certamente il pregio di "gettare il sasso sullo stagno" circa i temi fondamentali del dibattito culturale e politic dei prossimi anni:

-necessità di "iniettare", nel mondo politico, una robusta  dose di cultura;

-ruolo centrale della religione  e della globalizzazione.

Soprattutto il riferimento al ruolo della religione, su un giornale che, normalmente, viene definito come "laico", e, soprattutto,  in connessione con la creazione di un sito piuttosto insolito come "Vatican Insider" ha suscitato scalpore.

Tuttavia, anche il riconoscimento che i politici abbiano molto da imparare è coraggioso e estremamente tempestivo.

1.Il perchè della questione

Dunque, plaudiamo a tutte queste iniziative.E, tuttavia, noi abbiamo l'impressione che anche queste siano ancora inadeguate alla gravità dei problemi che ci attendono.

Problemi che attengono proprio al lato "spirituale" del nostro avvenire.

Con tutta la difficoltà che vi può essere nel tentare di formulare una sintesi di fenomeni così complessi, la questione si riduce al tema della "Fine dell' Umano". Tema che era ben noto e presente a tutte le culture, ma che la nostra pretenderebbe, nel momento stesso in cui tenta il superamento terreno della finitezza creaturale, di ignorare. Perseguendo, attraverso il progresso economico e medico, la conservazione della memoria culturale, le biotecnologie, l' intelligenza artificiale, l'"enhancement" delle caratteristiche psico-dfisiche dell' Umanità, si sta creando, di fatto, una specie nuova, che assomiglierà all' uomo, ma non sarà più tale.

Questo fatto getta nello scompiglio, paradossalmente, proprio l' umanesimo laico e le ortodossie cristiane, che partono dall' idea della fissità dei dati intellettuali e psicosomatici dell' Umanità, ma non le religioni nel loro complesso, le quali, con gli "avatar", il "Nirvana", l' "Incarnazione", la "Resurrezione dei Corpi", sono, da sempre, familiari con le trasformazioni ontologiche dell' umanità e dell' Essere, e, addirittura, con l' idea della finitezza dell' uomo e del mondo.

Ed è proprio per questo che le religioni hanno molto da insegnare sulla natura umana, sulla vita e sulla morte, sul loro trascendimento, sul mistero che circonda tutto ciò, sui percorsi che l' Umanità può compiere per fronteggiare questo mistero.

2.Tutto è religione

Certo, intanto, il discorso sulla religione, sulle religioni, e su religione e cultura,  va aperto in un modo che, fino ad ora, non è mai avvenuto.

Occorre riconsiderare l'intera storia dell' Umanità, dai primi reperti paleolitici fino ai progetti scientifici di Post-Umanità, per vedere ovunque la presenza della religione. Rito che accompagna la nascita delle tecniche e dei linguaggi, mito che struttura le società e le culture, storia di salvezza che giustifica gli Imperi e la globalizzazione, secolarizzazione della salvezza che sostanzia il dominio  della scienza e della tecnica.

Quando si invoca la liberazione dalla religione, si tenta con ciò stesso di imporne un'altra. La religione del progresso (in tutte le sue articolazioni -quasi immortalità, unità del genere umano, passione dell' eguaglianza, nichilismo)è a tutti gli effetti un dogma, come esplicitamente affermava, per esempio, Mazzini, secondo il quale occorreva sostituire questo nuovo dogma a quelli cristiani della caduta, della Grazia e della Resurrezione.

3.Crisi della religione del Progresso

E, proprio come per tutte le religioni, si pone, per la Religione del Progresso, un problema di fede e di Grazia.

L'idea che sta in fondo a questa inaspettata alleanza fra politica e religione sarebbe che, poiché, con la postmodernità, la fede nel progresso si è vista anch'essa venire a mancare la vocazione, cioè a visto venir meno la fede e la Grazia, la religione tradizionale dovrebbe soccorrere con un "Supplemento di Anima", sostenendo così la traballante fede nel progresso . In pratica, alla domanda del progressista in crisi: "perchè dovrei credere nel Progresso?", sarebbe comodo  poter rispondere. "perchè lo vuole Dio". E' la strada intrapresa dagli Stati Uniti, e, poi, seguita, fra gli altri,  da Lessing, Gioberti e Mazzini, e che tenta oggi molti, per salvare l'ordine sociale.

Peccato che chi dubita della religione tradizionale e dubita del progresso, lo fa perchè ambedue si stanno rivelando inadeguati a rispondere alle domande del presente: l'Ummanità finirà presto? La storia è decisa da sempre?  La resurrezione dei corpi sarà un esperimento di bioingegneria? E'meglio vivere (quasi)eternamente o morire? Se fossimo eterni, ci annoieremmo? E'giusto rinunziare alla nostra identità a favore dell' unità ed eguaglianza del genere umano? E' vero che esiste un' unica verità?

Non si può certo dire che le religioni tradizionali siano sempre in grado di rispondere a queste domande. Eppure, esse possono essere utilizzate come "mattoni", i quali tutti permettono di fornire una parte della risposta. Questa non è "Religione Fai da Te", né "Sincretismo", né"Relativismo", bensì ciò che gli spiriti più alti di tutte le Chiese e di tutte le filosofie hanno sempre percepito. Per esempio, Dionigi l' Aeropagita, che reintrodusse nel Cristianesimo tutte le religioni orientali e le filosofuie neoplatoniche. Per esempio, Maometto, che, nella sua ansia di far rientrare più religioni possibili fra quelle "del Libro", vi fa rientrare gli zoroastriani e perfino la minuscola setta dei Sabei. Per esempio,   Dante, nella cui opera si trovano tanti contenuti pagani, islamici e cabbalistici che sfuggivano, forse, a quello stesso Grande. Per esempio, Hegel, che, pur affidando a ciascuna religione una fase subordinata e storicamente contingente, le fa rientrare tutte nel cammino provvidenziale dello Spirito.Per esempio, Toynbee, il quale, alla fine del suo ciclopico confronto fra tutte le civiltà, si sforza di creare una "Theologia Historici", nella quale hanno posto tutte le religioni, anche se, a quella cristiana, viene riconosciuto un ruolo privilegiato.

Da uno studio attento, si evince che la "differenza" fra le varie religioni consiste piuttosto sul fatto che ciascuna si concentra su un aspetto della realtà (il politeismo sulla molteplicità della natura,il taoismo sulla corrispondenza fra uomo e natura,  l' induismo sugli infiniti stati dell' Essere, le Religioni del Libro sull' infinità dell' Essere in quanto tale, il buddhismo sull'esigenza di prepararsi alla morte). Essi non affermano "verità differenti", bensì "verità parallele". Questo è il risultato della differenza delle tradizioni storiche e dei linguaggi.
Si ha un bel dire, ma concetti come "Tao Te Jing", "Sobornosc" o "Baidaliyya" non sono ancora stati tradotti adeguatamente.

4."Studiare religione"

Tutto questo è tanto bello, ma non offre ancora alcuna guida per l' azione, né a livello storico (p.es.:fine dell' umano), né a livello politico-sociale (p.es.:diritti umani, politiche del corpo), né a livello individuale (p.es.:fede nell' immortalità, morale sessuale). Se potessero essere risposte definitive a queste questioni, non ci sarebbe stato bisogno di migliaia di religioni e di ideologie, di milioni e milioni di saggi, di profeti e di filosofi. La cultura dell' Umanità è, e resta, un Work in Progress.

Lo "studiare religione" dignifica solamente creare i canali (di studio, di dialogo, di comunicazione) perchè queste ricerche siano possibili. Lo "studiare la globalizzazione" significa invece cercare di trovare un collegamento fra queste ricerche e le grandi domande tipiche del nostro momento storico.Studiare le varie civiltà, per vedere che cosa vi è di comune, e che cosa varia nelò termpo e nello spazio. Studiare la storia per vedere come si è arrivati al presente. Studiare la scienza e la tecnica, per vedere che cosa ci preparano.

Dibattere, cercare dei punti in comune, ma, soprattutto, osare essere se stessi, osare proporre propri modelli, portarli avanti, difenderli, in un mondo sempre più conformistico e svogliato.

Intanto, anche il mondo globalizzato  non  è estraneo alla religione. Quando, ne "i Persiani" di Eschilo, Serse esprime il programma (instillatogli dai Magi) di conquistare tutta l' Europa, in modo che il suo impero confini con quello degli Dei, Eschilo interpreta l' imperativo mazdeistico della lotta mondiale del Bene contro il Male come una "hybris" contro gli Dei, contro il loro carattere pluralistico.Quando il Corano  invita alla Piccola Jihad, lo fa perchè, se vi è un unico Dio, vi dev' essere una sola Dar al Islam. Quando Cristoforo Colombo parte per il suo viaggio, lo fa per dare una spinta decisiva alle Crociate. Quando Vieira va in Brasile,o i Puritani vanno in Nordamerica,o Buber va in Israele,  lo fanno pensando di creare il  Regno Messianico.Quando Reagan lancia la corsa allo Scudo Spaziale, parla, in termini zoroastriani, di Impero del Bene contro Impero del Male.

Non dobbiamo nascondere la testa come gli struzzi, questa tendenza assolutistica è implicita nell' idea di "universalismo": esiste una soluzione valida per tutti, e, poiché è impossibile che vari miliardi di persone vi convergano spontaneamente, essa va imposta, o con la forza, o con l' inganno, o con ambedue.

Si può ovviare a questo inconveniente, oppure, quand'anche non siamo condannati a trasformarci tutti in files informatici in un grande cervello, dobbiamo rassegnarci a divenire tutti dei "meticci" asessuati, conformisti e obbedienti  in  un' enorme "terra-alveare", dominata da un grade computer, dai social networks, dai robot e dai droni? Si realizzaranno le profezie di Zamyatin, Asimov,  Huxley, Burgess?Verranno esse benedette dai sacerdoti? Da che cosa si potrà riconosce la venuta di Cristo (del Mahdi, di Kalkin) da quella dell' Anticristo (di ad-Dajjal, di Azhi Dhahaka)?

4.Studiare la politica

Dopo il livello teologico, è quello politico, su cui questi grandi temi dovranno essere dibattuti. Non è detto che l'armamentario concettuale  debba essere così fortemente impregnato di terminologia religiosa, come noi abbiamo qui, provocatoriamente, ipotizzato. Dovranno venire in considerazione anche altre grandi tematiche tecnologiche, filosofiche, sociali, come, per esempio, il "Destino della Tecnica"di Heidegger,i "valori spessi" e i "valori sottili"di Huntington,  l' Homunculus di Goethe e il  Superuomo di Nietzsche,  la fallibilità del pensiero di Feyerabend,  ma anche il "principio di indeterminazione" di Heisenberg, il "principio di precauzione"di Jonas,  l' "ecologia della mente"di Bateson, l'idea di identità, individuuale e collettiva(Boas), l' universale esigenza di conciliare l'aspirazione alla partecipazione alle decisioni, al dibattito, al farsi della storia, con la difesa delle radici, dei luoghi, della "privacy", della famiglia, della proprietà, delle tradizioni.

Infine, occorrerà "ritornare alla cultura".Perchè tutto quanto sopra ci parla del cosmo e della storia, ma  non ci dice ancora nulla sulla cultura dell' uomo singolo, sulla sua sensibilità, sui suoi sentimenti, sulle sue idee, sui suoi progetti e comportamenti, sulla sua religiosità, sulle sue abitudini, sulla sua etica, sulle sue preferenze in campo artistico, storico, letterario, musicale, ecc.. Eppure sono queste le cose di cui è vissuta fino ad ora l' umanità, e sono queste che rischiano di essere travolte nel gran vortice di profezia e ideologia, scienza e tecnica, progresso e commercio,diritto e guerre, tecnica  e conformismo sociale, crisi e lavoro.

Come si vede, si tratta di un campo di ricerca vastissimo, a cui non rispondono, oggi, né una sclerotizzata cultura accademica e/o ecclesiale, e/o partitica, né il pensiero ufficiale delle Istituzioni.

E' per questo che ci sforziamo di creare occasioni di incontro e di dibattito, perchè sentiamo che questi sono le condizioni preliminari ed imprescindibili sui sempre nuovi problemi che incombono su di noi più che mai minacciosi.

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