Simone
Weil, intellettuale francese
Europeista
e pacifista, con il fucile in spalla
Finalmente
una voce fuori del coro. Il Presidente francese Hollande si è deciso a porre un
freno alla decadenza degli studi umanistici in quella Francia che pretenderebbe
assurdamente di essere uno Stato Culturale e il campione dell’”Exception
Culturelle”, e ha lasciato, invece, andare allo sbando, come tutti noi, il suo apparato culturale.
Se mai vi fu
un’area in cui si può produrre, in Europa, una crescita utile, questa è,
certamente, proprio quella culturale.
Siamo i primi
a sapere e a difendere la tesi che, invece di reiterare, come fanno, per
esempio i Francesi, la vieta contrapposizione retorica fra la cultura
europea e l’ incultura americana, occorrerebbe, invece, ripercorrere gli esiti delle inutili campagne
condotte, in America, negli Anni ’30, da
luminari della letteratura come Irving Babbitt, a
favore della vecchia cultura umanistica, nonché all’accorato appello di Simone
Weil perché l’ Europa divenisse la punta di diamante nella lotta mondiale inper
la difesa di tale cultura . Secondo la Weil, l’Europa avrebbe potuto (e
dovuto), da un lato, rafforzare il suo radicamento nella cultura grazie al
contributo della religiosità islamica, e, dall’ altro, sostenere quelle forze,
che, in America, si battevano (come, ripetiamo, Irving Babbitt, ma, perché no, anche T.S. Eliot ed Ezra Pound),
per il mantenimento della cultura umanistica contro le pressioni del “progetto
anticulturale occidentale” iniziato da
Emerson e Whitman, e che sta ora
trovando coronamento nella nel gruppo dirigente di Google.
Tornando a noi, se
Hollande volesse essere coerente,
dovrebbe proporre, a Bruxelles che, come voleva Simone Weil -d’accordo, in ciò,
con altri autori francesi come per esempio Guénon, Padre Foucault e Antoine de Saint
Exupéry-, si uniscano le forze delle
varie università sedicenti europee (come il Collegio d’Europa, l’ Università
Europea e l’Eurac di Bolzano) , per creare una sorta di “force de frappe” di
tutte le culture umanistiche del mondo (comprese quelle nord e sudamericana,
indica, islamica, cinese e africana), per contrastare il progetto
anti-culturale della Globalizzazione, che è incarnato oggi, come illustrato
mirabilmente dal sociologo (sempre francese) Martel, dalla cosiddetta “Cultura Mainstream”.
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