Diventeremo anche noi così?
L’ennesimo annunzio dell’ A.D. di Fiat
S.p.A. e di Chrysler, Sergio Marchionne, di essere interessato a un
trasferimento della holding da Torino a Detroit non ha ancora ricevuto i soliti
inutili commenti dei politici nostrani.
Decisione sempre più probabile per un’
infinità di motivi: dai legami ormai secolari della FIAT con gli USA, accettati
e perfino lodati da tutti, a cominciare da Mussolini, da Hitler e da Gramsci; alla cittadinanza “americana” del
Presidente e dell’ Amministratore Delegato della Società (anche se quest’ultimo
in realtà è canadese); ai generosi aiuti
di Stato e all’ Advocacy offerti da Obama, in contrasto con l’assurda politica
sparagnina degli Europei; al crollo verticale delle vendite in Europa a causa
della dissennata politica anti-crescita, e, in definitiva, anti-Europa, delle Autorità europee.
Tutto ciò è noto da decenni, ma
nessuno ha, a nostro avviso, mai effettuato un’attenta disamina delle ragioni,
delle implicazioni, dei vincoli e delle conseguenze di tale prevista decisione.
Dal punto di vista geopolitico; da quello culturale, da quello finanziario,
fiscale e giuridico.
In ogni caso, l’ Europa non potrà
continuare indisturbata ad essere assente da queste scelte.
Perchè Obama non si
disinteressa del futuro delle multinazionali americane. Perché Russia e
Giappone hanno creato una società finanziaria congiunta per lo sviluppo della
Siberia, ecc….
Ricordiamo che la Fiat, nel corso
della sua storia, aveva costruito il primo "impero automobilistico" europeo,
eguagliato ora forse da VW, PSA e Citroen. Infatti, il Gruppo Agnelli
aveva costruito, nel 1912, una fabbrica di cuscinetti RIV nella Russia zarista;
nel 1934, aveva lanciato la "Kareta" della FIAT Polski (sostanzialmente, una Balilla), e aveva una fabbrica di montaggio in
Ungheria; nel Secondo Dopoguerra aveva collaborazioni, da cui uscivano le sue
automobili, in Spagna, Polonia, Yugoslavia e Russia. E’ possibile che, se del
caso con l’ aiuto dello Stato italiano e dell’ Europa, la FIAT non potesse mantenere
questo salutare ruolo paneuropeo?
Possibile che debba diventare un’
azienda americana? E, ciò, quando già soltanto il mercato russo sta facendo registrare, per
esempio, per la componentistica piemontese, un incremento di circa il 4900% di
incremento su base decennale?
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