lunedì 16 marzo 2009

La tenaglia - 1

Natalino Irti urges for a renewed need for ideology. Natalino Irti sollicite une forme de renaissance des idéologies. Natalino Irti stellt die Frage über ein erneutes Erfordernis für Ideologien.

Nel suo ultimo libro, Natalino Irti solleva un importante problema: quello della scomparsa delle ideologie. Mai osservazione avrebbe potuto essere più puntuale, soprattutto qui in Italia, dove stiamo assistendo ad una vera e propria gara fra i partiti politici a cambiare continuamente i propri quadri di riferimento, divenuti, così, intercambiabili.

Il PDL può passare impunemente da un “cristianismo” integralista ad un individualismo sregolato, dal liberismo economico senza freni alla lotta al “mercatismo”, dall’affermazione del Fascismo come il Male Assoluto all’identificazione di Berlusconi come il nuovo Uomo della Provvidenza.

Il PD può passare senza danni dall’esaltazione estatica del sogno americano di Obama all’appoggio ad Hamas, dalla liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro al sostegno di tutte le rivendicazioni sindacali.

La realtà è che sono in crisi non già “le ideologie” in senso lato, bensì le “ideologie” in senso stretto, quelle nate dalla Rivoluzione Francese, ideologie che Napoleone e Marx sprezzavano, mentre, invece, Destutt de Tracy e Benjamin Constant rivendicavano come eredità “civilizzate” della Rivoluzione (liberalismo, ma poi anche nazionalismo, socialismo, democrazia, cristianesimo sociale).

Orbene, queste ideologie sono morte perché è morto l’ideale pseudoilluministico che le sottendeva, cioè il pregiudzio kantiano secondo cui, grazie alla ragion pratica ed alla Rivoluzione Francese l’uomo fosse divenuto finalmente libero dall’ignoranza,e, quindi, dal male. Come hanno magistralmente messo in luce Horkheimer ed Adorno, l’illuminismo, partito da quella pretesa, non è riuscito (come già immaginavano già illuministi come Boulanger) ad evitare questo destino, in quanto, con la distruzione della fiducia nella tradizione, esso si era limitato a sostituire a vecchi miti (Trono ed Altare), nuovi miti (Popolo e Progresso).

Ed, infatti, per quanto ciò possa sembrare paradossale, quelli che si confrontano, oggi, sul piano politico, in tutto il mondo, sono nuovi miti. Da un lato, quello del capo democratico disideologizzato, cesaristico e decisionista, che, forte del suo carisma mediatico, chiede sempre nuovi poteri ; dall’altro, quello di una religione pseudo-tradizionale, che, invece del misticismo, della salvezza delle anime, si preoccupa del dogma, della politica, della morale ridotta ad un precettario di comportamenti.

Sono, appunto, questi due le due ganasce della Tenaglia che Irti paventa. Le ideologie, pur con tutte le loro debolezze, derivanti dalle assurde affermazioni sull’autosufficienza della ragion pratica, avevano, comunque, il pregio di una certa trasparenza: date certe premesse teoriche (il “Chiliasmo del Filosofo” di Kant), grazie all’ideologia, vi sono strumenti operativi per decidere sulla realtà di fatto, sulla politica. Invece, con la disideologizzazione della politica, viene meno la trasparenza. Il Chiliasmo del Filosofo è ormai condiviso da tutti: è il Pensiero Unico, in forza del quale l’unica cosa che conta è il successo economico “hic et nunc” della media della popolazione (“il rilancio della crescita e dell’ occupazione”). Tutto ciò, però, non è esplicitato; è celato sotto la melassa del linguaggio politico - “politichese” - che accomuna destra e sinistra.

Come uscirne? Il difetto comune delle ideologie ottocentesche è quello di credere che il Millennio sia oramai prossimo, e che il Regno Divino sarà così radicale da sopprimere perfino l’obbedienza alle antiche leggi e credenze. Come credevano i primi Cristiani contro cui protestavano Paolo e Agostino, e poi i mazdeisti e gli islamici estremisti (come i Mazdakisti, i Carmati e gli Assassini), quando verrà l’Ora Ultima, saranno abolite leggi, tradizioni, testi sacri; tutti saranno perfetti e potranno fare tutto ciò che vorranno: ni Dieu, ni Maître.

Poiché, purtroppo, si era già visto, sotto il Terrore, che questa ingenua speranza non si sarebbe realizzata, ciascun “ideologo” si sforzò di inventare una metodologia per salvare il salvabile del “Chiliasmo” senza distruggerlo. Per il liberalismo, la libertà assoluta doveva essere frenata dalle procedure; per i democratici, dalla partecipazione popolare; per i nazionalisti, dalla comunione nella Religione Civile; per i socialisti, dalla gestione accentrata dell’economia.

Tuttavia, tutte queste “ideologie” hanno in comune l’idea che l’uomo moderno è perfetto e libero, e non ha più bisogno di ciò che serviva all’uomo antico: il Rito ed il Mito; il Centro ed il Capo; la Città e l’Impero. E, tuttavia, tutte queste cose si ripropongono: il rito all’altare della patria ed il mito del benessere; il Centro Occidentale ed il Presidente Decisionista; il Campanile della Lega e l’Impero Democratico. Per questo, le vecchie ideologie hanno perduto credibilità, e sono nate quelle nuove: ambientalista ed islamista, teocon, federalista, ecc...

Eppure, siamo proprio sicuri che anche queste non stiano riproponendo il “chiliasmo del filosofo”, sotto la specie dell’“Ipotesi Gaia”, del Mahdi, della “Guerra Infinita”, dell’incontaminata Padania dedita al culto del Dio Po?

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