giovedì 10 novembre 2011

MULTICULTURALISMO IN PIEMONTE






Turin has a record of excellence in multiculturalism
Turin a une tradition de multiculturalisme
Turin hat eine Tradition von Multikulturalismus
 
Le stesse questioni che si pongono nei rapporti fra l’Europa ed il resto del mondo valgono anche per i rapporti infra-europei.

Costituisce, per così dire, un luogo comune, abbastanza poco significativo, affermare che l’Europa costituisce un’identità nella differenza. Questo perché tutti gli antichi imperi, come pure gli Stati Uniti, hanno avuto come motto “l’identità nella differenza”.
A parte il fatto che questo motto è stato spesso tradito dai suoi sostenitori, come è avvenuto nel caso della russificazione dell’Impero zarista, della nazionalizzazione della Turchia e della politica americana di integrazione, l’Europa presenta, rispetto a quegli esempi, una caratteristica in più: essa non è l’erede storica di un impero, bensì di almeno tre imperi: quello romano, quello bizantino e quello islamico.

Il carattere pluricentrico dell’Europa dovrebbe essere, perciò, ancor più spiccato, come espresso dall’idea stessa delle “Tre Rome” (Roma, Istanbul e Mosca), oggi più che mai attuale con il riemergere del peso politico, economico e militare della Turchia e della Russia.

Per questo motivo, l’Europa deve non solo bandire i suoi vecchi demoni dell’antisemitismo, dell’arroganza romano-germanica e dell’islamofobia, ma anche, e soprattutto, valorizzare al massimo la propria pluralità, con forme sempre più avanzate di federalismo, di scambio fra le popolazioni, di educazione multilinguistica.

Anche nel caso dell’Europa, il multiculturalismo, lungi dal compromettere l’identità europea, è l’unico a renderla possibile.

Non è possibile definire l’Europa solamente nei termini di un’Eredità Giudaico-cristiana. Occorre vedere le radici eurasiatiche e medio-orientali, gli incontri-scontri con i popoli precolombiani e con la Cina, la dialettica fra le diverse culture neolitiche, fra Europa ed Asia, fra Cristianesimo ed Islam, fra Europa Occidentale ed Orientale.

1.    Le identità plurime come base del federalismo europeo

Anche l’Europa, come ed ancor più che le Nazioni Unite, è affetta dal vizio del “funzionalismo”, che non le permette di sfruttare appieno le proprie potenzialità.Autorità, cittadini e “media” percepiscono l’Europa come un sistema burocratico fatto di norme, di valute, di borse e di banche. Nessuno si rende conto che, invece, dietro a queste cose ci sono centinaia di milioni di persone, con le loro storie, con le loro culture, con i loro progetti. Sono questi milioni a fare prevalere sempre, con la loro pressione, ma, direi, con la loro stessa esistenza, l’Europa anche nei momenti più difficili, quando sembra che essa sia sul momento di disintegrarsi.

Anche all’interno dell’Europa, far funzionare in modo proficuo questo  meccanismo significa spezzare la barriera di silenzio, dare voce alla base ed alle sue identità. Fare parlare di nuovo la tradizione classica e le culture ancestrali, il patrimonio cristiano e le nazioni periferiche, i ceti sconfitti dalla storia e le culture minoritarie, le città ed i territori.

Anche in questo caso, il principio di sussidiarietà e la cura della diversità si scontrano, di fatto, contro una tradizione giacobina centralizzatrice e livellatrice, sì che l’Europa delle Regioni si manifesta spesso come un pretesto per la casta politica e burocratica per gestire miliardi all’insaputa dei cittadini.

I risultati pratici delle riforme federalistiche in Italia dimostrano che neppure movimenti apparentemente localistici, come la Lega, sfuggono alla logica culturale del funzionalismo e del livellamento burocratico.Anche rilanciare le identità locali significa ripartire dalla cultura, anzi, dalle culture mediterranea, mitteleuropea, cristiana, orientale, nordica, o delle steppe, che innervano le diverse regioni d’Europa. Significa ricercare, attraverso la storia culturale, le specificità che hanno fatto, dell’Andalusia, qualcosa di diverso dalla Castiglia, del Piemonte qualcosa di diverso dalla Lombardia, del Brandeburgo qualcosa di diverso dalla Sassonia.

Solo una volta ristabiliti i diversi filoni della nostra storia culturale, potremo identificare il corretto tipo di aggregazione che conviene per realizzare un effettivo federalismo, ed il particolare tipo di vocazione di ciascun territorio.


2.    Il Piemonte: una regione europea multiculturale

Quanto sopra è particolarmente vero per l’area piemontese, un’area da sempre di confine fra spazi diversi della cultura europea: Gallia Cisalpina, Liguria e Province Alpine; Regno di Arles e Regno d’Italia; Stati di Sardegna, Ducato di Milano, Saluzzo e Monferrato; Impero Francese e Regno d’Italia; minoranze etniche e religiose dei Walser, dei Franco-Provenzali, degli Occitani e dei Valdesi.
Nonostante che le Autorità locali abbiano fatto lodevoli sforzi per valorizzare alcuni aspetti dell’eredità locale, come le residenze sabaude ed il Risorgimento, e che la legislazione comunitaria e nazionale siano molto generose nei confronti dei popoli minoritari, molto resta da fare per valorizzare le risorse, a nostro avviso veramente infinite, del nostro territorio, risorse che comprendono i legami con Nizza e Savoia, la storia della poesia provenzale, i cammini di fede attraverso le Alpi, la storia dei piccoli Stati locali, la storia degli intellettuali europei a Torino, la storia del pensiero sociale e politico, il pieno sfruttamento delle risorse costituite dalle minoranze immigrate e residenti.

Nella nostra visione, il nostro territorio potrebbe, e dovrebbe, divenire la sede di un laboratorio speciale di multiculturalismo, nel quale potrebbero e, a nostro avviso, dovrebbero, essere rappresentate tutte le varie forme di multiculturalismo che abbiamo in precedenza citato.

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