martedì 17 febbraio 2009

Modello sociale Europeo ed etica degli affari


European Social Model and Business Ethics. Europäisches Sozialmodell und Geschästsethik. Modéle Social Européen et Ethique.

Quando si chiede che cosa ci si aspetti dalla rivisitazione delle regole del sistema finanziario internazionale, richiesta da molti dopo la recente crisi finanziaria, e ribadita, ancora recentemente, dai leaders europei in occasione del “G7”, molti non saprebbero esattamente che cosa rispondere.

In effetti, era scomparsa, dalla cultura pubblica degli ultimi anni, la consapevolezza che, al, seppure deprecato, sistema finanziario senza regole, che sembrava ineluttabile prodotto della globalizzazione, non esistessero, in realtà, concrete alternative, al di fuori di quella, oramai screditata, del “socialismo reale”.
Ma, andando a guardare con più attenzione, in realtà, varie parti del mondo avevano, nel corso della loro storia, ed ancora recentemente, organizzato i loro sistemi socio-economici secondo principi diversi da quelli di un mercato senza freni.

Nel caso dell’Europa, si tratta del cosiddetto “modello europeo”, o “economia sociale di mercato”, fondato su un equilibrio fra finanza, industria, commercio, agricoltura, cultura, servizi, ambiente; sulla concertazione fra le parti sociali; sulla solidarietà sociale.

Non a tutti era, forse, mai stato chiaro che, alle caratteristiche proprie del sistema sociale europeo, era specifico, prima ancora che un principio politico od economico, uno specifico sistema antropologico, più attento alle persone ed alla natura che all’imperativo del fare.

Questo atteggiamento antropologico, pur non identificandosi, di per se stesso, con la pubblica moralità, correva, certamente, meno di altri sistemi, come, per esempio, quello americano, il rischio di spingere singoli o organizzazioni verso comportamenti aberranti anche del punto di vista dell’efficacia per il mercato. Questo, semplicemente perché, nel sistema europeo, il ruolo del successo economico in generale, e di quello individuale in particolare, era più contenuto, ed equilibrato da altri valori e pulsioni.

È, pertanto, significativo che oggi, di fronte al fallimento di quella forma di globalizzazione, si rivalutino, nello stesso momento, da un lato, l’etica degli affari, e, dall’altro, il modello economico europeo.

Se, però, non si vuole che tale rivalutazione abbia un carattere effimero, e possa essere travolta da nuovi eccessi di una globalizzazione senza regole, non è, a nostro avviso, sufficiente, prendere atto con soddisfazione di una relativa capacità di tenuta delle società europee. Occorre anche prendere atto realisticamente delle gravi eccezioni alle regole, come, ad esempio, i gravissimi fatti che hanno coinvolto ancora recentemente il Gruppo Siemens, che per altro è, geograficamente, ma anche culturalmente, al cuore dell’economia sociale di mercato.

Occorre anche andare a ricercare le origini storiche dell’economia sociale e di mercato, dal Medioevo all’Ottocento, riscoprendo gli autori che l’avevano anticipata e teorizzata.

Peter Koslowski, economista e filosofo tedesco, si è dedicato a questi studi, confrontando l’influenza di culture e religioni, studiando la storia delle teorie sociali, dedicandosi a temi apparentemente disparati come l’identità europea, la postmodernità e l’etica delle banche.

La poliedricità, ma anche l’adeguatezza del pensiero di Koslowski per comprendere le problematiche in esame, è stata anche posta autorevolmente in rilievo dal suo connazionale e “collega” Joseph Ratzinger.

Peter Koslowski è a Torino, ospite dell'International Center for Economic Research (ICER), e parlerà, presso Alpina, la sera del 19 febbraio 2009 alle ore 21.00, sul tema American and European Business Concept.

Nonostante il carattere arduo di questa tematica, crediamo che raramente si diano occasioni di comprendere i grandi fatti del nostro tempo quasi in contemporanea e stando così vicini al nucleo centrale delle problematiche culturali e politiche del nostro tempo.

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