UNA FESTA DIMENTICATA?
Nella Giornata dell’ Europa 2012, presso il
Circolo dei Lettori di Torino, Franco Cardini aveva espresso il profondo senso
di frustrazione degli intellettuali europeisti in seguito al mancato
mantenimento delle promesse contenute nella
Dichiarazione del 9 Maggio 1951 di Robert Schuman, la cui commemorazione
dovrebbe costituire l’oggetto principale del 9 maggio.
Tuttavia, come sarà messo in evidenza da alcuni
degli interventi alla commemorazione di quest’anno presso il Comune di Torino,
l’ufficialità europea (intendendo, sotto quest’ampia denominazione, Autorità
europee, Governi nazionali, mondo politico ed establishment culturale),
ignorano, e quasi sembrano voler sopprimere, questa ricorrenza.
Come
porranno in rilievo alcuni interventi nel corso della giornata, potrebbe
apparire addirittura scioccante constatare che la giornata del 9 maggio,
che potrebbe sembrare determinante per la storia dell’ Europa, sia così
dimenticata dalle Autorità.
La
spiegazione dominante per questo sembrerebbe costituita dal fatto che, a causa
della crisi della Zona Euro, l’Unione Europea avrebbe raggiunto il punto più
basso della sua popolarità.
A nostro avviso, invece, le cause sono più
lontane.
Esse
risalgono al periodo stesso della Dichiarazione di Schuman.
Che
non fu certo una festa, così come noi Europei eravamo ridotti.
Fu,
invece un sofferto, azzardato e coraggioso “colpo di mano “ di nove
“conspirateurs dans l’intéret général”, in un epoca in cui l’Europa era come in
questa foto « Auf den Truemmern von Berlin ».
Certo,
un qualcosa di estremamente limitato. Che, però, non avrebbe avuto alcun senso
se non ci fosse stata la speranza che, subito dopo, avrebbero fatto irruzione,
sulla scena europea, uomini assai meno legati all’ establishment occidentale, e
smaniosi di affermare un’ autonoma”Identità Europea”. Come avrebbero potuto
essere i federalisti, o De Gaulle, o Servan-Schreiber.
Eppure,
inspiegabilmente, tutti costoro, una volta giunto il loro momento, invece di
trasformarsi negli Eroi
Combattenti
per l’Europa, passata la loro recita, si fecero garbatamente da parte.
Tuttavia,
è, a nostro avviso, troppo comodo accusare sempre gli altri.
Tutti
noi portiamo su di noi una grave responsabilità, soprattutto culturale. Nei
molti decenni che ci separano, oramai, dalla Dichiarazione di Robert Schuman,
avremmo avuto tutti l’occasione di orientare le nostre attività professionali
verso l’ Europa, di concentrarci sullo studio della storia dell’ Europa, di
dedicarci alla politica europea.
Cose che non sono state fatte, ahimé, da
nessuno.
Oramai,
una siffatta riflessione e un siffatto impegno è condicio sine qua non per
ripartire. Tuttavia, non bisogna più avere timori reverenziali, ch’essi siano
per la Casta l’ America, per gli Stati Membri o per i “maitres-à-penser”. Se
un’Europa dovrà continuare a sussistere, dovrà dispiacere a molti: non più
junior partner, con suoi partiti paneuropei, con un suo sistema socioeconomico
integrato ed assertivo.
Attendiamo solo qualcuno che abbia il coraggio di assumerne la leadership
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