mercoledì 8 maggio 2013

UNA FESTA DIMENTICATA?


UNA FESTA DIMENTICATA?

Nella Giornata dell’ Europa 2012, presso il Circolo dei Lettori di Torino, Franco Cardini aveva espresso il profondo senso di frustrazione degli intellettuali europeisti in seguito al mancato mantenimento delle promesse contenute nella  Dichiarazione del 9 Maggio 1951 di   Robert Schuman, la cui commemorazione dovrebbe costituire l’oggetto principale del 9 maggio.

Tuttavia, come sarà messo in evidenza da alcuni degli interventi alla commemorazione di quest’anno presso il Comune di Torino, l’ufficialità europea (intendendo, sotto quest’ampia denominazione, Autorità europee, Governi nazionali, mondo politico ed establishment culturale), ignorano, e quasi sembrano voler sopprimere, questa ricorrenza.

Abbiamo infatti scorso i vari siti, per vedere che cosa si stia facendo in tutta Europa, ma, in particolare, in Piemonte e a Torino, per questa ricorrenza, e i risultati sono, come sempre, ovviamente, negativi.


 


Come porranno in rilievo alcuni interventi nel corso della giornata, potrebbe apparire addirittura scioccante constatare che  la giornata del 9 maggio, che potrebbe sembrare determinante per la storia dell’ Europa, sia così dimenticata dalle Autorità. 


La spiegazione dominante per questo sembrerebbe costituita dal fatto che, a causa della crisi della Zona Euro, l’Unione Europea avrebbe raggiunto il punto più basso della sua popolarità. 

A nostro avviso, invece, le cause sono più lontane. 


Esse risalgono al periodo stesso della Dichiarazione di Schuman.   

Che non fu certo una festa, così come noi Europei eravamo ridotti.

Fu, invece un sofferto, azzardato e coraggioso “colpo di mano “ di nove “conspirateurs dans l’intéret général”, in un epoca in cui l’Europa era come in questa foto « Auf den Truemmern von Berlin ».


Certo, un qualcosa di estremamente limitato. Che, però, non avrebbe avuto alcun senso se non ci fosse stata la speranza che, subito dopo, avrebbero fatto irruzione, sulla scena europea, uomini assai meno legati all’ establishment occidentale, e smaniosi di affermare un’ autonoma”Identità Europea”. Come avrebbero potuto essere i federalisti, o De Gaulle, o Servan-Schreiber. 


Eppure, inspiegabilmente, tutti costoro, una volta giunto il loro momento, invece di trasformarsi negli Eroi


Combattenti per l’Europa, passata la loro recita, si fecero garbatamente da parte.

Tuttavia, è, a nostro avviso, troppo comodo accusare sempre gli altri.

Tutti noi portiamo su di noi una grave responsabilità, soprattutto culturale. Nei molti decenni che ci separano, oramai, dalla Dichiarazione di Robert Schuman, avremmo avuto tutti l’occasione di orientare le nostre attività professionali verso l’ Europa, di concentrarci sullo studio della storia dell’ Europa, di dedicarci alla politica europea. 

Cose che non sono state fatte, ahimé, da nessuno.


Oramai, una siffatta riflessione e un siffatto impegno è condicio sine qua non per ripartire. Tuttavia, non bisogna più avere timori reverenziali, ch’essi siano per la Casta l’ America, per gli Stati Membri o per i “maitres-à-penser”. Se un’Europa dovrà continuare a sussistere, dovrà dispiacere a molti: non più junior partner, con suoi partiti paneuropei, con un suo sistema socioeconomico integrato ed assertivo.
 
Attendiamo solo qualcuno che abbia il coraggio di assumerne la leadership

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