venerdì 10 settembre 2010

YENI OSMANLILIK

Marmara Clash Sets New Trend in Turkish World Politics. La bataille sur le Marmara montre l’ aube d’une nouvelle politique mondiale de la Turquie. Kampf um Marmara Wegweiser einer neuen tuerkischen Weltpolitik.

“Osmanlilik” è un concetto ottocentesco . L’Impero Ottomano, insistentemente descritto, da parte della propaganda “occidentale” come il vertice dell’ oscurantismo e della barbarie, incapace di evolvere, fu, nei fatti, una creazione politica incredibilmente dinamica, la quale, nel giro di di 7 secoli, seppe incarnare le aspirazioni più diverse. Nel 13° secolo, gli “emirati turcomanni” della costa egea dell’ Asia Minore incarnarono una sintesi mirabile fra Islam, Bizantinismo e culture dell’ Asia Centrale; nel 14°, il primo Regno Ottomano seppe integrare popoli diversi, prevalentemente europei; nel 15°, si pose veramente come erede della civiltà bizantina, assorbendo territori profondamente grecizzati e divenendo anche, almeno ufficialmente, il protettore del Cristianesimo in quanto “Religione del Libro”; nel 16°, esso inglobò in modo non solo formale un’Ungheria, che divenne uno dei centri dell’ Impero, una Transilvania che fu uno dei Paesi più civili e tolleranti d’ Europa, e un’ Ucraina che fornì a Solimano il Magnifico la sua coltissima favorita Roxana, a cui dedicò alcune delle più belle poesie della letteratura turca; nel 17° secolo, la Turchia era, ormai, la maggiore potenza d’Europa, sì che gli Ungheresi di Rakoczi vi fuggirono per organizzare, d’accordo con Luigi XIV, la difesa della loro identità nazionale dall’ imperialismo degli Asburgo; nel 18° Secolo, l’Impero fu scosso dalla richiesta, da parte dell’ esercito, di un’organizzazione più centralizzata, sul modello delle monarchie illuminate occidentali; nel 19° Secolo, esso sviluppò una politica di riforme (“Tanzimat”), basato sulle idee europee; all’ inizio del XX° Secolo, esso fu sede di un ricco movimento di rinascimento nazionale, che ispirò idee ed istituzioni in tutta Europa, oltre che dell'Asia; nel corso della 1° Guerra Mondiale, la Turchia tentò, prematuramente, la carta del “Panislamismo”, ricordandosi, ahimé, solo allora, che, per contrastare il “Progetto Greco”,di Caterina II il Sultano aveva rivendicato prerogative “speculari” a quelle dello Zar (“Khalifa” e difensore dell’ Islam, come lo Zar era “Imperator” e difensore della Cristianità).

Anche gli esordi della nascente repubblica turca furono segnati dal conflitto fra tendenze parallele a quelle dell’ Europa e della Russia: il laicismo autoritario ed il panturchismo .

Sullo sfondo di questo enorme scenario, si rendono intelleggibili tanto l’ “Osmanlilik” tradizionale, quanto lo “Yeni Osmanlilik”. L’ “Osmanlilik” classico e tradizionale è quello del Tardo Ottocento (impersonato, in particolare, dal Sultano Abduelhamit), e fondato su un “mix” di “modernismo reazionario (legislazione scritta di tipo europeo –“Medjellet”-), apertura ai liberali (Costituzione) e alle minoranze nazionali (“Millet”), carattere multinazionale dell’ Impero (sul modello dell’ Impero Anglo-indiano, dell’ Impero Austro-Ungarico e di quello russo).

Yeni significa, in Turco “nuovo”.Quindi, “Yeni Osmanlilik” significa “Nuovo Ottomanismo”. Perché oggi questà scelta?

Noi crediamo per motivi paralleli a quelli che stanno portando i Russi alla definizione di un “Rossijskij Konservatizm”(cfr. Identità Europea).

La Turchia, pesantemente ridimensionata dal Trattato di Trianon, e non essendo riuscita a realizzare gli obiettivi dell’ “Ideologia Panturca” di Enver Pasha, morto combattendo nella guerra civile russa, non aveva potuto fare a meno di concentrarsi sulla “modernizzazione” interna. “modernizzazione” diretta dall’ Esercito, di cui ancor oggi stiamo subendo le conseguenze.

Un’ altra scelta importante fu quella (per altro, tutt’altro che scontata), di allearsi, nel corso della IIa Guerra Mondiale, con l’ America. Ciò permise, di fatto, alla Turchia, di rilanciare ulteriormente una (per altro non eccezionale) rivoluzione industriale, e di fare accettare all’ America stessa l’ idea che la Turchia possedesse il maggior esercito dell’ Occidente.

A questo punto, la Turchia sta, giustamente, giocando le sue carte, accumulate nel corso di un secolo.

Nessuno la obbliga più, dopo 83 anni, ad accettare i “diktat” occidentali, né in termini di allineamento internazionale, né in termini di cultura. Ciò, tanto più, in quanto i “parametri” impostile nel passato dagli Occidentali sono divenuti, oramai, assolutamente obsoleti. Se l’ America, per salvare la faccia, consegna il Pakistan ai Pashtun, alla Russia e alla Cina, e l’ Irak agli Iraniani, la Turchia non ha più motivo per astenersi anch’essa un ruolo egemone sui Curdi, sui Siriani, sui Palestinesi, sugli Aseri, sui Bosniaci, sui Tartari, sui Cossovari.

Cosa c’entra tutto ciò con la vicenda del Traghetto Marmara?C’entra perché, per la prima volta a partire dalla sconfitta nella 1° Guerra Mondiale, la Turchia ha, in pratica, rivendicato il ruolo di una potenza mondiale(imponendo alle Nazioni Unite di organizzare una Commissione di Inchiesta sul “Caso Marmara”).

Paradossalmente (o logicamente?), tutto ciò avviene mentre Thilo Sarrazin lancia, in Germania, la sua “crociata” contro i Turchi.

E, ancora più paradossalmente, il Governo turco che, attraverso il suo Ministro degli Esteri, sposa l’ idea dello Yeni Osmanlilik, continua ad insistere per l’ accessione della Turchia all’ Unione Europea.

Ci sarebbero infinite spiegazioni di questi apparenti paradossi. Quella che a noi sembra più plausibile è quella avanzata dallo storico russo-tedesco Rar, secondo il quale la Russia e la Turchia aderiranno all’ Unione Europea solamente quando potranno imporle le loro condizioni.

E’, dunque, giustificata la campagna anti-turca di Sarrazin?

A nostro avviso, no, perché non l’ ha certo prescritto il medico che gli Europei debbano vivere secondo un modello “individualistico di massa” o “libertino di massa”, mentre, invece, i modello sociali di Russia e Turchia, con il loro equilibrio fra “gerarchia simbolica” ed egualitarismo, fra “comunitarismo” ed “individualismo di massa”, potrebbero rivelarsi, oggi, paradossalmente, più “sostenibili” di quelli cosiddetti “occidentali”!

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