martedì 20 dicembre 2011

BIG BANG DELLA CULTURA EUROPEA


Woody Allen Joins European Forces against American Globalisation
 Woody Allen rejoins les forces européennes conte la mondialisationaméricaine.
Woody Allen teilt mit europaeischen Kulturkraeften den Kampf gegen Amerikanisierung.

Mentre le strutture politiche ed economiche dell’Europa stentano a consolidare un’adeguata riforma legislativa in materia di politica economica e finanziaria, e, ciononostante,  i mercati incominciano a stabilizzarsi, la buona notizia sta provenendo, a nostro avviso, dal campo della cultura europea, che era stata caratterizzata,  in questi anni, da una fase di inaccettabile inerzia, stagnazione e conformismo. Essa appare, invece,  nel corso degli ultimi mesi, rivitalizzarsi in vari campi, con l’emergere di prodotti di alta qualità, di elevata ispirazione, ma, soprattutto, veramente vicini alle problematiche degli Europei.

Come già detto più volte, rigettiamo la contrapposizione usuale fra, da un lato, una cultura identitaria, considerata limitativa e regressiva, e una cultura universale, positiva e progressiva.

Le culture identitarie costituiscono un corollario onnipresente e necessario della globalizzazione. Nel momento stesso in cui, con le due Guerre Mondiali, l’America avviava la propria espansione nel mondo, essa elaborava, da un lato, con i Western Cultural Studies, la teoria della cultura “occidentale”, e, dall’altro, la teoria delle “identità”, e, in primo luogo, quella dell’Identità Europea, appoggiandosi sugli studi di antropologi europei, come, in primo luogo,  Franz Boas.

Da allora, ad ogni passo in avanti della cultura omologante globalizzata ,ha fatto seguito la produzione di una nuova teoria culturale identitaria, molto spesso favorita , con un apparente partadosso, dall’industria culturale hollywoodiana.

A Hollywood vanno fatti risalire gli  stereotipi nazionali, come quello del Giapponese, o del Russo, fanatico o guerrafondaio, dell’Italiano mafioso, del Cinese infido e corrotto, del Messicano delinquente, eccetera, ma anche l’esaltazione, in positivo, di eroi del passato, da Alessandro, a Spartaco, a Robin Hood, a Elisabetta d’Inghilterra, descritti come illuminati anticipatori della moderna civiltà “occidentale”.

Anche la costruzione delle “identitàetniche moderne è, a nostro avviso, largamente debitrice della cultura hollywoodiana, la quale, come dicevamo, ha ripreso le teorie di antropologi che lavoravano per l’amministrazione e l’esercito americano, come, per esempio,nel caso de “La Spada e il Crisantemo”.

La costruzione di queste identità era funzionale alla visione di una leadership mondiale americana, nella quale le nazionalità avrebbero avuto un ruolo di "comprimarie" con l’America.

Ma, a tale fine, occorreva prima smontare e assorbire, in nuove identità, prive di ambizioni di leadership, le "nazionalità romantiche", e, prima ancora, le "nazionalità ancestrali", a cui quelle romantiche si ispiravano.

Le identità collettive moderne sono state, dunque, create per rendere possibile, e accettabile, la globalizzazione sotto la guida occidentale. Come tali, esse esistono in gran parte come epifenomeno della globalizzazione. Tuttavia, esse sono anche, almeno in teoria, utilizzabili nell’ambito di altri contesti.

Anche l’identità sudamericana, creata come forma di imitazione degli Stati Uniti, potrebbe benissimo evolvere, come nel caso del CELAC, in una funzione di indipendenza degli stessi.

A nostro avviso, perfino in Cina abbiamo assistito, all’inizio della disgregazione dell’Impero Qing, ad un fenomeno di importazione di un’"identità cinese occidentalizzante", vale a dire quella dei Taiping, sostenuta, anche militarmente, dagli Anglo-Americani, ma poi repressa dagli stessi quando il nascente impero rivoluzionario (cristiano e filo-americano) incominciò a manifestare un’ambizione di leadership nei confronti dello stesso Occidente. Non per nulla Mao considerava i Taiping come degli anticipatori della rivoluzione popolare cinese.

Che esse siano un fenomeno ancillare alla globalizzazione, ovvero ne siano un’alternativa, le identità esistono ed hanno una loro forza, più evidente in taluni casi (come, appunto, la Cina, il Medio Oriente o l’America Latina), meno evidente in altri.
Il caso dell’Europa è paradossale. Il progetto di unità dell’Europa si trascina da almeno 900 anni, da Dante, a Podebrad, a Sully, a St. Pierre, a St. Simon, a Proudhon, a Mazzini, a Nietzsche, a Coudenhove-Kalergi, a Spinelli, all’Unione Europea, eppure vi è ancora chi dubita che l’Europa abbia una sua propria identità culturale, vuoi perché si ritenga che le identità culturali non esistono, vuoi perché si ritenga che solo le nazioni abbiano un’identità culturale, vuoi perché si pensa che esista un’unica identità occidentale.

Ma è qui il paradosso. Coloro i quali negano che esistano delle identità culturali, spesso sono anche esaltatori della cultura americana e denigratori di quelle di altri Paesi, per esempio di quella islamica. Quindi, implicitamente, essi ammettono che tali identità esistono.

Coloro i quali sostengono che esistano solo le identità nazionali, non riescono però a spiegare in modo convincente in che cosa l’identità francese si distingua da quella spagnola o italiana, quella tedesca da quelle olandese, svizzera o austriaca.

Infine, coloro che pensano che vi sia una sola identità occidentale finiscono poi per attribuire tutti gli aspetti positivi all’America, e quelli negativi all’Europa, in tal modo dimostrando, una volta di più, che tali identità esistono.

Una serie di eventi culturali recenti, che fanno riferimento a questa unitarietà della cultura europea ci confortano in questo nostro assunto.
Citiamo, a questo proposito, come semplici esempi, alcuni prodotti culturali e mmanifestazioni che tendo a esaltare l'unitarietà e continuità della cultura europea:

-UNA SERIE DI RECENTI FILM, COME PER ESEMPIO, IL FAUST DI SOKUROV, MELANCHOLIA DI  LARS VON TRIER, PINA DI WIM WENDERS, e MIDNIGHT IN PARIS, DI WOODY ALLEN;
-IL LIBRO "LA CIVILTA' DELL' EMPATIA", DI JEREMY RIFKIN;

-"IL MONDO DI PERICLE", DI LUCIANO CANFORA;

-"IO E DIO", DI VITO MANCUSO.

Ci riserviamo di ritornare fra breve su questi temi.










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