giovedì 21 luglio 2011
FINALMENTE IL DISCORSO E' CHIARO SULLA POLITICA ESTERA E DI DIFESA COMUNE
mercoledì 13 luglio 2011
OMAGGIO A OTTO D'ASBURGO
lunedì 4 luglio 2011
EGEMONIA CULTURALE POST-MARXISTA
Di Gentile, Gramsci fa propria anche l'attenzione al carattere nazionale della rivoluzione, in una fase in cui la Questione Nazionale era centrale per il movimento comunista internazionale (fondazione dell' Unione Sovietica, Congresso di Baku, sfida dei fascismi), gettando, così, le basi di quello che sarà la "Via Nazionale al Comunismo" del PCI, fondata su un "blocco storico" con laici e cattolici.
sabato 2 luglio 2011
THEOLOGIA EUROPAEA
Nel post di ieri, avevamo affrontato da un punto di vista molto generale gli interrogativi posti dalla provocatoria intervista di Tony Blair su "La Stampa" circa politica e religione.
venerdì 1 luglio 2011
BLAIR, RELIGIONE E GLOBALIZZAZIONE
martedì 28 giugno 2011
UNA NUOVA CAMPAGNA PER I DIRITTI UMANI E CIVILI

E.I Kampagne fuer Menschen-und Zivilrechte.
Come nostro primo contributo al dibattito che crediamo di avere aperto con il MANIFESTO: IL MONDO DELLA CULTURA CONTRO LO SFASCIO DELL'IDEALE EUROPEO, pubblichiamo questo contributo sul tema specifico dei diritti umani e civili.
E'imprescindibile (anche solo per salvaguardare le condizioni stesse di vivibilità del nostro Continente) la nascita di un movimento culturale e politico capace di analizzare la situazione dell’ Europa nel presente contesto storico, di proporre una cultura a questo adeguata, di coordinare le forze sociali, sparse nel Continente, disponibili a lavorare per l’ Europa (il “PATRIOTTISMO EUROPEO”), e, infine, di guidare una trasformazione del quadro culturale, delle forze politiche e dell’ assetto istituzionale, secondo nuovi orientamenti, da un lato congruenti con l’identità di quest’ ultimo, e, dall’ altro, con l’attuale contesto storico. E’ ovvio che tutto ciò non si potrà fare in un solo giorno, in una sola tappa, con un unico strumento. Ma dovrà essere fatto.
E, come dicevano I Padri Fondatori, andrà fatto “ripartendo dalla cultura”, cioè non già dalla fotografia sociologica degli attuali abitanti dell’ Europa, né dalle attuali istituzioni, bensì da una libera riflessione su ciò che siamo, su ciò che vogliamo essere, con quali percorsi poterlo conseguire.
Detto così, quanto sopra potrebbe sembrare un compito immane, che può spaventare. Perciò, vorrei invece attirare almeno la Vostra attenzione su un tema che non è solo prioritario tanto dal punto di vista tattico, quanto da quello strategico, ma è addiritura improcrastinabile: IL RUOLO DELL’ EUROPA QUALE BALUARDO DI LIBERTA’ E DI CULTURA PER IL MONDO INTERO.
Le vicende della storia contemporanea, che ci vengono vendute come una storia di progressivi ampliamenti della libertà per tutti, rivelano, in realtà, giorno per giorno, una perdita sempre maggiore di quest’ultima, travolta dalla convergenza sempre più stretta fra tecnologia, ideologia, mass media, conformismo e complesso burocratico-militare, che rischiano di cancellare addiritura l’umanità, se non come specie, almeno come portatrice di identità..
Già le tecnologie attualmente in uso (“intelligence elettronica”, internet, sistemi d’ arma “intelligenti”,multimedialità), insieme alle ideologie della “modernizzazione” e dell’ “esportazione della democrazia” rendono possible, ad un unitario centro ideologico, politico, culturale e militare mondiale, di controllare, e, potenzialmente, reprimere, i comportamenti e i pensieri di miliardi di abitanti del globo, senza che questi praticamente neppure se ne accorgano, il che comporta anche una militarizzazione competitiva di tutti i Paesi del mondo. In America, il numero degli addetti ai servizi segreti (più di 1 milione) supera quello dei membri delle Forze Armate. La convergenza delle ideologie verso un imprecisato “centro” ha ridotto enormemente, rispetto agli Anni ’70, l’offerta di progetti politici. Gli sviluppi in corso, nell’ intelligenza artificiale, nella bioingegneria e nella cibernetica renderanno possible, fra brevissimo, addiritura condizionare dall’ esterno una gran parte dell’ Umanità, a mano a mano che questa farà ricorso a social networks più sofisticati e alle nuove scoperte della biomedica, come i trattamenti elettronici del cervello, che collegheranno direttamente quest’ultimo con il “sistema” dell’intelligenza artificiale centralizzata e con varie forme di automatismi, fino a che (si dice nel 2030), le machine prenderanno finalmente il sopravvento sull’uomo.
La mancata riduzione del bilancio militare americano sta provocando in tutto il mondo una nuova corsa agli armamenti, soprattutto per ciò che concerne la guerra cibernetica, il controllo digitale del territorio, i“robot in grigioverde”, i droni, la militarizzazione dello spazio. In questo contesto, le possibili nuove proposte culturali vengono sommerse dalle opposte propagande, che impongono rumorosamente i loro temi nello spazio pubblico.
L’Europa, obiettivamente “defilata” rispetto a questa dialettica, ha l’enorme opportunità di mobilitare il suo formidabile apparato culturale per svelare le vere ragioni di quella conflittualità generalizzata, tentando di elaborare un’ autentica sintesi, capace di fondare una politica comune di controllo delle sue pericolose tendenze. Tale sintesi non potrà essere fondata su un unico filone culturale, sviluppatosi in alcuni Paesi dell’ Occidente, bensì sulla retta comprensione di tutte le grandi tradizioni culturali.
Per poter esercitare, in questo processo, un ruolo attivo, l’ Europa dovrà, per prima, ripristinare, al suo interno, le necessarie condizioni di libertà culturale e politica, ed aprire uno spazio di dibattito di livello europeo. Per questo motivo, occorre aprire innanzitutto una battaglia sui diritti umani e civili, che sono sanciti, dal Diritto Europeo, con il massimo di precisione, ma che sono, in realtà, talmente disapplicati da provocare una vera e propria alterazione dell’equilibrio sociale e politico a favore di un ristretto “establishment” .Basti pensare alla pratica inesistenza dei diritto alla privacy e dell’antitrust (il che impedisce un’espressione veramente libera del pensiero e ci assoggetta alle grandi concentrazioni dell’ industria culturale), e al non riconoscimento dei diritti delle “nazioni senza stato”(il che trasforma addiritura in “minoranze” quelle che in realtà sono “maggioranze”- come per esempio, gli Scozzesi, i Russofoni, ecc..-), e comunque altera sostanzialmente gli equilibri politici (i 10 milioni di Rom e i molti milioni di islamici, cittadini europei, i quali non hanno certo una rappresentanza adeguata al loro numero), contribuendo cos’ sempre più ad uno sbilanciamento culturale e politico del Continente verso Occidente.
Un movimento che sapesse appropriarsi di questi temi potrebbe avere un seguito in Europa, e che un’ Europa che li facesse propri potrebbe farsi sentire nel mondo, unica dimensione in cui si può contrastare l’ inaudito attacco in corso contro i diritti effettivi, il quale viene oggi condotto nel nome di diritti inventati, che interessano, semmai, ristrette minoranze di privilegiati dalla globalizzazione.
MANIFESTO: IL MONDO DELLA CULTURA CONTRO LO SFASCIO DELL' IDEA EUROPEA

MA, NONOSTANTE TUTTI I DIFETTI DELLA UE, L’ EUROPA SIAMO NOI; QUINDI, NON POSSIAMO USCIRNE, QUAND'ANCHE LO VOLESSIMO.
2.Un progetto “dirottato”
Non riteniamo che l’Unione dei nostri giorni corrisponda alla vera e propria Idea Europea -la quale ultima un progetto culturale millenario, che, fin dal Medio Evo, ha voluto dare forma alla “Comunità di Destino”europea che l'Europa costituiva e ancora costituisce-
Quegli antichi intellettuali e politici, come Dubois, Podiebrad, Sully, St.Pierre, Leibniz, Kant, Rousseau, Novalis, Mazzini e Nietzsche, nonostante le loro diversità, condividevano già la visione dell’ Ideale Europeo come indispensabile baluardo di un'unica Comunità di Destini.
Durante la “Guerra Civile Europea” (1914-1945), diversi intellettuali federalisti, come Coudenhove Kalergi, Galimberti e Spinelli, avevano già anche abbozzato le strutture di una Federazione Europea, comprensiva di tutta l’ Europa, dotata di poteri politici, economici e militari.
Oggi, di fatto, rimangono da costruire tutti e cinque i Pilastri dell’ Idea Europea:la Costituzione; la Politica Estera e di Difesa Comune;la Politica Europea Economica e Industriale;il Sistema Socio-Politico Europeo;l’allargamento a tutto il Continente.
Nel frattempo, le “Comunità Europee” create dai Padri Fondatori, sono state sostituite da un’ “Unione” senz’anima, sempre più simile a una mera “sezione europea ” della Globalizzazione, e sempre meno capace di resistere agli eccessi di quest'ultima.
3. Sfida all’ Europa.
4.Ripartire dalla Cultura.
5.La missione degli intellettuali .
Da una siffatta iniziativa degli intellettuali, dovrebbe poter nascere un Nuovo Discorso Europeo, capace di attualizzare l’Eredità Culturale Europea nel nuovo ambiente della Globalizzazione. Per potervi contribuire, gli intellettuali europei riconoscentisi nell’approccio qui suggerito dovrebbero porsi in grado, utilizzando tanto i nuovi mezzi di comunicazione, quanto i meccanismi finanziari dell’ Unione, di proporre, entro tempi stretti, alla classe politica, a nuovi soggetti politici e ai movimenti dei giovani, nuove formule -concettuali, filosofiche, politologiche - per fronteggiare la Sfida all’ Europa–, i cui punti fondamentali potrebbero essere tratti dalle tradizioni del Federalismo Europeo: un dialogo autentico con tutte le culture mondiali; l’individuazione di un nuovo equilibrio mondiale, accettabile da tutti; un nuovo quadro istituzionale –una “Grande Europa”, in cui le nostre specificità venissero adeguatamente rappresentate e promosse-, un compiuto Ordine Giuridico Europeo, che realizzasse autenticamente i diritti sociali, umani e civili affermati, ma solo in teoria, dall’ “Acquis Communautaire”; un federalismo europeo e interno che costituisse un’effettiva rappresentanza di tutti, non già la moltiplicazione di inutili nomenklature.
Solo sfidando il qualunquismo, gli Intellettuali Europei potrebbero ricuperare una “leadership” morale e intellettuale ormai perduta, tramandando alle nuove generazioni un esempio vivente, fornendo un ideale per cui combattere ai giovani che protestano contro il presente, e restituendo ai cittadini la fiducia, che essi stanno perdendo, nell’ Europa, nella democrazia –e, infine, nella vita stessa-.
Per Alpina srl,