mercoledì 3 febbraio 2010

ISRAELE IN EUROPA?


Berlusconi's Offer Reopens Debate on Israel in Europe. L'offre de Berlusconi rouvre le débat sur Israel en Europe.Berlusconi's Angebot oeffnet die Debatte ueber Israel in Europa wieder

Il dibattito aperto dal discorso di Berlusconi a Gerusalemme costituisce un' esemplificazione di come il tema delle identità stia entrando con un ruolo centrale nel dibattito quotidiano.

Secondo Luca Caracciolo (La Repubblica, 3 gennaio 2010), la proposta di Berlusconi dimostrerebbe che "Berlusconi non ha una visione identitaria dell' Europa, tant'è vero che vorrebbe farci entrare tutti, dalla Russia, alla Turchia alla Bielorussia".

Il problema è che prendere posizione per le identità continentali significa precisamente definire che cosa fa parte di ciascun continente, in modo da inserire questi popoli nella rappresentanza a livello globale del continente stesso.

Ciò di cui si sta dibattendo fra il Governo cinese e il Dalai Lama non è certo la democrazia, visto che né l' uno né l'altro sono democratici, bensì del sé il Tibet faccia parte del Tien Xia cinese, a quali condizioni, e quante provincie cinesi facciano parte del Tibet.

Nello stesso modo, ciò per cui si sta disputando in America è se i latinoamericani debbano associarsi con gli USA, se debbano federarsi fra di loro, e, infine, gli Stati a prevalente influenza europea possano associarsi con quelli a prevalente cultura india.

Lo stesso vale, a nostro avviso, per l' Europa, dove, a un "nocciolo duro" (l' "Europa Centrale"), si stanno aggregando aree (come l'arcipelago Britannico, la Penisola Iberica, l' area baltica, i Balcani),che hanno forti collegamenti con realtà esterne (America del Nord o del Sud, Medio Oriente, Russia).In un futuro, anche alcune di queste realtà potrebbero associarsi all' Europa. Anzi, la maggior parte di questi territori sono già associati, in un modo o nell' altro.

Il problema è di stabilire come ciascun'area debba venire associata.

La scelta circa gli obiettivi storici determinanti per l' Europa condiziona anche le scelte circa i ruoli delle aree associate, e, quindi, anche sulle modalità di una loro associazione.

Coloro che ritengono che l' attuale orientamento culturale e politico dell' Europa debba continuare quanto più possibile privilegiano una "Comunità Euroatlantica". Coloro i quali vogliono contrastare o equilibrare questa Comunità vogliono inserire un rapporto privilegiato con il Sudamerica o il Medio Oriente. Coloro che puntano sulla centralità dell' Europa in un'area "occidentale" sono favorevoli all'associazione con Russia e Turchia.Tutto ciò, ovviamente, non già sotto la forma di una collaborazione assolutamente omogenea, bensì attraverso il concetto di "Europa a cerchi concentrici".

La proposta berlusconiana ci sembra volta in quella direzione. Non per nulla, l' offerta a Israele è connessa a quelle a Russia e Turchia.Infatti, in una "Comunità da Vancouver a Vladivostok", all' Europa spetterebbe un ruolo di baricentro fra il "messianesimo" americano e il "conservatorismo" russo, fra l'estremismo cristiano degli Americani e il sunnismo moderato dei Turchi.

In questo contesto, quale ruolo per Israele?Qui, il problema non è solamente di come l' Europa veda Israele, ma anche di come Israele veda se stessa.

Quanto all' Europa, a noi sembra che non vi sia dubbio che essa concepisca, a torto o a ragione, Israele come una parte di se stessa, sia quando essa sottolinea le "radici giudaico cristiane", sia quando, invece, ricerca le radici di una cultura laica, e perfino quando vede in Israele ceri aspetti e tendenze della storia europea che gli stessi Europei non condividono.Questo, per esempio, quando molti condannano il sionismo e non vogliono essere coinvolti nel conflitto con i Palestinesi.

Quanto a Israele, è noto quanto la sua identità sia lacerata. Tuttavia, in ultima analisi, si direbbe che l' orientamento fino ad ora prevalente sarebbe quello che si riallaccia al concetto di "Civiltà Ebraica", formulato dall'americano-israeliano Shmuel Eisenstadt.Eisenstadt, utilizzando, fondamentalmente, idee che erano state già di Spengler e di Toynbee, vede, come Huntington, diviso in "civiltà", che si identificano, essenzialmente, con le grandi religioni.Israele sarebbe, quindi, una civiltà distinta tanto dall' Europa, quanto dall' America e dal Medio Oriente.

Tuttavia, la concezione delle "civiltà" viste in questo modo incomincia a incrinarsi. Non sembra che vi siano, contrariamente a quanto previsto da Huntigton, problemi di integrazione dei Greci, dei Rumeni e dei Bulgari, ortodossi, nell' Unione Europea; le "identità continentali" sono più ampie e più flessinili delle "civiltà" .

Il dibattito su questi temi costituisce un poco il "nocciolo" della nostra battaglia culturale.

Senza anticipare conclusioni che potrei trarre solo al termine dello sforzo di completamento dei tre volumi di "10.000 Anni di Identità Europea"(cfr. http://www.alpinasrl.com/catalogo/cat_baustellen/cat_10000_anni_identit%E0.htm ;http://books.google.it/books?id=yECaemzMbREC&printsec=frontcover&dq=riccardo+lala&client=firefox-a&cd=1#v=onepage&q=&f=false ), a me sembra di potere affermare che il sionismo rappresenterebbe un' interpretazione evolutiva, modernistica e rivoluzionaria dell' Ebraismo, non diversamente da come il Puritanesimo rappresenta un' interpretazione estremistica del Cristianesimo. Ambedue hanno avuto come momento culminante l' emigrazione. Il recente riflusso delle "grandi narrazioni" messianiche dovrebbe giocare anche qui a favore di una rivalutazione di quei tradizionali orientamenti rabbinici, che, come ricordato recentemente da Jehoshua', erano sostanzialmente contrari all' "Aliyà", vista come qualcosa di simile alle sette pseudo-messianiche.

Perciò, un' idea di "ritorno" all' indietro, se non in senso fisico, almeno culturale, verso la vecchia Europa, non è da escludersi.

La domanda che tutti si pongono è: come giocherebbe una simile scelta nei confronti dei Palestinesi? Diventerebbe impossibile un' integrazione speciale con essi? Certamente, non è passata inosservata la frase di Nethaniyahu, secondo cui "il modello dei due Stati sarebbe superato".La questione di Israele nella UE avrebbe anche a che fare con quella dell' affermazione di un Euroislam, con quella di un Grande Medio Oriente, e con quella di una garanzia Internazionale dei Luoghi Santi.

Tornando a Caracciolo, a noi non pare che un' Europa più ampia, "a Cerchi Concentrici" toglierebbe identità all' Europa attuale. Anzi, quest' ultima, divenndo il centro di un' aggregazione più vasta, sarebbe, a nostro avviso, più protetta dalle ondate della globalizzazione, le quali verrebbero, per così dire, "filtrate" dalle regioni "decentrate", mentre il "nocciolo duro" potrebbe preservare un suo autonomo sviluppo ed un'autonoma capacità propositiva.






1 commento:

  1. In teoria potrei condividere che un'Europa a cerchi concentrici potrebbe persini rafforzare l'UE.

    Nella pratica però, abbiamo visto come l'ingresso di 10 nuovi membri nel 2004 abbia naturalmente colpito il famoso nocciolo duro.

    Secondo me, c'è bisogno di tempo per pensare a nuovi allargamenti "extra-continentali".

    Sicuramente il discorso israeliano è molto prematuro.

    Ad esempio, ricordiamo che abbiamo un discorso che rimane in sospeso con la Turchia, paese che è candidato (da molto tempo ormai ...), è che è sotto molti aspetti "più europeo" di Israele.

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