lunedì 8 febbraio 2010

PAURA DELL' IDENTITA' EUROPEA?

We Publish Integrally the Post of Eurobull, which Corresponds to Our Worries of Preceding Posts.Nous publions ci-dessous le post sur Eurobull, qui correspond aux soucis de nos posts précédents.Wir publizieren Eurobull's Post, entsprechend den Sorgen unsrer vorigen Stellungnahmen:

Pubblichiamo qui di seguito un post di Eurobull che corrisponde alle preoccupazioni da noi espresse nei post precedenti di questo blog:

"Paura dell’identità europea venerdì 5 febbraio 2010 di Federica Martiny | 0 commenti |
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Ci troviamo inesorabilmente davanti al fatto che negli ultimi anni l’Europa, proprio nel momento in cui sarebbe dovuta giungere alle soglie dell’unità politica ed economica, si scopra sconvolta da resistenze di ogni tipo, al punto che oggi il segno più profondo dell’unità europea sembra riscontrarsi soprattutto in una sempre più forte e tangibile presa di distanza dall’Europa, da parte dei cittadini e degli Stati europei.

Motore di quelle spinte xenofobe e antieuropeiste –di cui le ultime elezioni del Parlamento europeo sono ancora viva testimonianza- che imperversano da più parti sul vecchio continente sembra davvero essere la paura della perdita della propria identità, di quella identità rinchiusa tra le mura della singolarità e del particolarismo, a cui da sempre gli uomini si aggrappano e si ancorano nei periodi di crisi, di assenza di certezze e di mancanza di stabilità.

Ora dobbiamo però e perciò chiederci se questa soluzione sia efficace o se invece sia la mera illusione di ritrovare in se stessi quelle risposte e quelle certezze che le istituzioni politiche non riescono a garantire.

Bisogna partire innanzitutto dall’assioma fondamentale per cui l’identità del singolo non può in alcun modo prescindere dall’incontro, dal confronto e anche dallo scontro con l’altro, con il diverso da sé, con lo straniero. È questo incontro-scontro che ci permette di avvicinarci alla nostra identità, che ci permette di scoprirne le frange più nascoste e fondamentali.

A sessant’anni dalla Dichiarazione Schuman occorre ricordarci e riscoprire le nostre responsabilità nei confronti non solo di noi stessi ma anche e soprattutto della storia, e ribadire con voce ferma e sicura che realismo e utopia si compenetrano nel tentativo di frenare gli impulsi disgregatori, inesorabili conseguenze di una lotta intestina per un’egemonia che ormai non è più reale, e di ritrovare equilibrio e forza nella Federazione europea."

Ci complimentiamo con l' Autrice, ed inviamo, a nostra volta, il nostro Post "Annus horribilis o 'Linea punteggiata'?", quale nostro contributo a Eurobull.


2 commenti:

  1. Post interessante, e soprattutto concreto.

    Credo infatti che, per affrontare l'argomento dell'identità europea, sia necessario prima di tutto uno sforzo di chiarezza.

    Non ci si può in altre parole interrogare sull'esistenza di un'identità europea senza prima essere d'accordo sulla definizione del termine.


    l’identità del singolo non può in alcun modo prescindere dall’incontro, dal confronto e anche dallo scontro con l’altro, con il diverso da sé, con lo straniero. È questo incontro-scontro che ci permette di avvicinarci alla nostra identità, che ci permette di scoprirne le frange più nascoste e fondamentali.

    Penso che queste parole spieghino bene la base del discorso.

    In altre parole, è naturale che identità non debba essere inteso come perfetta sovrapponibilità, ma appunto come incontro con gli altri da noi, incontro che ci può portare a considerare che l'altro non è poi così altro ....

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  2. Caro Anonimo,

    siamo lieti che questi temi suscino sempre un interesse.

    Siamo solamente preoccupati del fatto che, nonostante le buone intenzioni, la chiusura sia assecondata dalla pigrizia.

    Infatti, affermare aprioristicamente che una qualche realtà (quella islamica ne è un esempio), è irrimediabilmente estranea all' Europa, è molto più semplice che documentarsi, per vedere i vari lati della questione, e, ancor più, per provare a discutere, trovare i punti di affinità.

    Per questo, il nostro obiettivo non sarebbe quello di portare avanti tesi prestabilite, ma, al contrario, fornire stimoli per la discussione.

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