venerdì 26 marzo 2010

LEGGE SANITARIA AMERICANA E SISTEMA SOCIO-POLITICO EUROPEO

Europe'a Advance over America by more than one century.L'avance de l' Europe sur l' Amérique est d'à peu près un siècle. Vorsprung Europas ueber Amerika von fast einem Jahrhundert.





I commenti dei media e dei politici europei alla firma della unova legge americana sull' assistenza medica, o non hanno sufficiente fantasia o cultura, o sono vittime di un complesso di inferiorità verso l' America.

Infatti, essi tendono , o a mettere in rilievo il passo avanti compiuto da Obama come prova della superiorità dell' America, o a contestarlo con gli stessi argomenti dei Repubblicani.

Nessuno si ricorda, nell' occasione, senz' altro storica, della firma della nuova legge, della lunga vicenda che ha portato, già nel Secolo 19°, alla nascita, in Europa, della legislazione sociale, all' interno della quale innanzitutto, la legge tedesca sulle assicurazioni sociali del 1883.

Legislazione che si sviluppò innanzitutto nella Germania bismarkiana, con l' opposizione dei liberali e dei socialdemocratici, ai quali i politici italiani attuali vorrebbero riallacciarsi.

I liberali perchè la legislazione sociale sembrava loro un'inaccattabile intrusione nell' appena ottenuto sistema del "laissez-faire", i socialdemocratici perchè queste nuove leggi avevano per obiettivo di "integrare la classe operaia".

In definitiva, gli unici ad avere fatto qualcosa sono i conservatori, cioè Bismarck, il Kaiser e gli intellettuali del "Socialismo della Cattedra," come Sombart e Max Weber, ispirati da Lorenz von Stein dal suo esilio viennese.

Tra l'altro, il Kaiser convocò anche, nel 1890, la prima conferenza internazionale sulla sicurezza sociale.

E si noti che la Germania è stata il modello a cui si sono ispirati tutti, dai vittoriani inglesi ai bolscevichi,da Mussolini al Fronte Popolare francese.

Questa è la prima fase del diritto del lavoro europeo, quella fondata sulle "norme di tutela" a favore dei lavoratori.

La seconda è quella dell' "interventismo", quella in cui gli Stati creano istituzioni forti, come le Assicurazioni Sociali e gli Ispettorati del Lavoro.Intorno alla Seconda Guerra Mondiale, si assiste ad una fase "partecipativa", caratterizzata dalla democrazia di fabbrica, dalla cogestione, dalla concertazione sociale.

In quest' ultimo periodo, assistiamo, da una parte, alla "deregualtion", ma, dall' altra, anche ad una "universalizzazione dei diritti"(sotto l' egida della Carta Sociale Europea e del TRattato di Nizza).

Come si vede, è un intero mondo, al quale l' America è rimasta in gran parte estranea, salvo in alcune limitate fasi storiche, come il "New Deal"(e, in parte, oggi), nelle quali l' America si è ispirata all' Europa (e non viceversa, come invece sentiamo spesso assurdamente dire).

L' America "copia" le soluzioni "interventiste" e sociali dell' Europa solo quando è in crisi e non può farne a meno per limitare la sofferenza sociale.

Questo vuole dire che le identità dei due continenti sono diverse.

Paradossalmente, il Giappone si è ispirato molto all' Europa. Gli altissimi funzionari giapponesi, inviati in giro per il mondo per studiare le leggi straniere, vennero innanzitutto in Europa, e studiarono innanzitutto la Germania, non senza recarsi all' Università di Vienna, dove Lorenz von Stein viveva un po' relegato dopo avere partecipato alle insurrezioni liberali nei Granducati tedeschi.Tra l' altro, l' opera fondamentale di Von Stein, Die Geschichte der Sozialen Bewegung in Frankreich, è ancora introvabile per la "scomunica" di Marx, che lo citava solo per dire che non era d' accordo con lui.

Sarebbe ora che la convenzione "ad excludendum" contro il "socialismo della cattedra" e la politica sociale del II° Reich venissero meno, e si cominciasse a riconoscere che il tanto lodato "Sistema Socio-Politico Europeo" poggia su tradizioni antiche, che non si identificano con le ideologie oggi dominanti.

Gli Europei dovrebbero essere fieri di questa storia, non nasconderla.






giovedì 25 marzo 2010

BRITISH TRIBES

A Study about Scottish Identity Raises Attention on Complexity of Bitish Isles. Une étude sur l' identité écossaise reveille l' intéret sur la complexité de l' Archipel Britannique.Ein Studium um schottische Identitaet erweckt Aufmerksamkeit fuer Komplexitaet des britischen Archipelags


Presso la Yale University Press sono stati ripubblicati, sotto il titolo"The Invention of Scotland: Myth and History", una serie di saggi del famoso storico Hugh Trevor-Roper, dedicati alla tesi, cara anche a Hobsbowm, secondo cui il caso della Scozia costituirebbe un esempio molto eloquente del carattere "costruito" delle identità nazionali.

Carattere che, certamente, riconosciamo, se non fosse che la Scozia è una nazione dentro una nazione più grande, la Gran Bretagna.

Ci si domanda perchè la questione dell' "invenzione della nazione" si ponga solo per la Scozia, non
per l' intera Gran Bretagna.

Ché, se è vero che molte delle caratteristiche più uniformemente riconosciute come "scozzesi" (per esempio, il "Kilt") risalgono a circa duecento anni fa, è pur vero che, trecento anni fa, la Scozia costituiva un grande e potente regno, con una sua lingua e un suo diritto, mentre "il Regno Unito" non esisteva.

E' impressionante come le "piccole nazionalità" celtiche riescano a sopravvivere, ed, anzi, ultimamente, ad espandersi.

La realtà è che descrivere la storia "del Regno Unito" come una storia unitaria è ancor più arduo che scrivere le storie separate di Inghilterra, Irlanda, Scozia, Galles, Isola di Man, Cornovaglia, Isole Normanne.

Come hanno brillantemente illustrato Norman Davies, in The Isles: a history, e Bryan Sykes, in Saxons, Vikings, and Celts: the genetic roots of Britain and England, la storia dell' arcipelago è il risultato dell' interazione di lungo perioodo fra popoli ed influenze molto diversi: celtiche, latine, germaniche, scandinave, francesi.

Anche uno dei popoli più orgogliosi della propria storia e della propria "unicità" si rivela essere, come la Francia, molto più articolato di come in genere lo si descriva.

Anche la sua cultura è di grande ricchezza ed antichità.

Le prime opere, molto precoci ma anche mature, come il Beowulf, le Liriche Pagane Anglosassoni , il Mabinogion e i poemi epici "Tàin Bò" (sulle razzie), l' Historia Regum Britanniae di Geoffrey of Monmouth e le liriche di Riccardo Cuor di Leone, sono scritti in lingue diverse dall' Inglese, come l' Anglosassone, il Brittonico, il Gaelico, il Latino e il Francese.

Lo stesso Shakespeare, "fondatore" della letteratura inglese, ha tante caratteristiche "europee" (p.es.:ambienta le sue storie in Italia, in Danimarca, in Scozia, in Belgio, eccc..).Inoltre, anche se, per alcuni suoi brani, egli viene considerato anche i fondatore" dell nazionalismo culturale "British", in realtà, il suo modello resta sempre quella "merry England" feudale e rurale che stava scomparendo sotto l' influenza della Riforma e della politica di potenza.

Ma anche la grande letteratura inglese posteriore mal si inquadra nella visione trionfalistica di un' Inghilterra "modernizzatrice", che va dalla Magna Charta a Enrico VIII, da Elisabetta I a Cromwell, dalla "Glorious Revolution" alla Rivoluzione industriale.

I poeti romantici sono molto simili ai loro corrispondenti dell' Europa Continentale e del mondo slavo, Carlyle e Ruskin portano in Inghilterra idee dell' Europa Centrale; nella prima metà del secolo scorso, l' Inghilterra è una vera fucina di autori anti-modernisti, da Yeats, a Eliot, a Pound, a Huxley, a Orwell, a Burgess.

Per tutti questi motivi, non condividiamo le pessimistiche valutazioni espresse da molti, secondo cui la Gran Bretagna sarebbe irrecuperabile alla causa europea, in quanto la sua identità sarebbe inscindibilmente legata a quella americana.

Come per tutte le nazioni d' Europa, anche in Inghilterra esistono tendenze filo-europee e tendenze anti-europee. A nostro avviso, le identità delle nazioni "minori" dell' Arcipelago sono forze sostanzialmente pro-europee.











mercoledì 24 marzo 2010

IPPOCRATE, PADRE DELL' IDENTITA' EUROPEA

Debate Among Italian Physicians Raises Doubts About Hippocrates' Swearing. Un débat parmi les médicins italiens met en discussion le Serment d'Hippocrate. Debatte unter italienische Aertzte
verbreitet Zweifel ueber Hippokrates' Schwur.






Ippocrate è, nello stesso tempo, e il fondatore mitico della medicina, e il presunto redattore del "Giuramento", che costituisce la base della deontologia medica occidentale, e il primo autore ad aver parlato, in termini chiarissimi, di "identità collettive", e dell' identità degli "Europaioi".

Per questo, ci ha profondamente incuriosito il dibattito in corso a Torino, in connessione con il fatto che il "Giuramento" viene fatto leggere ai laureandi durante la cerimonia di laurea. Orbene, nel "Giuramento", fatto sotto gli auspici di Apollo, Igea e PAnacea, il neo-medico si impegna, tra l' altro, ad astenersi dal provocare l' aborto.

Ebbene, giacché l' aborto è previsto dall' ordinamento italiano, leggere il "Giuramento" implicherebbe l'impegno di non esercitare un' attività permessa dall' ordinamento.

Dal punto di vista pratico, il problema non è grave, in quanto non risulta che il "Giuramento" abbia alcun effetto giuridico.

Il problema è piuttosto di carattere culturale.

Il fatto che il rifiuto dell' aborto sia contenuto nel più antico autore medico "pagano" rafforza certamente la tesi che esso faccia parte del "Diritto Naturale", ovvero di quelle "leggi non scritte" che sono comuni a tutti gli uomini.

La messa in discussione del "Diritto Naturale" equivale a mettere in discussione il concetto di "Uomo" quale conosciuto nel corso della storia(l' Umanesimo), per aprire le porte ad una nuova realtà, tutta da definire e da scoprire.

Questa nuova realtà è stata definita "Superuomo", o "Oltreuomo".Esso è l' effetto della "trasmutazione di tutti i valori" e del prevalere della scienza e della tecnica.

L' uomo dell' Umanesimo era il prodotto della natura, così come descrive in modo insuperato Ippocrate nella sua fondamentale opera "Arie, Terre e Luoghi", dove si spiegano le "identità" locali sulla base delle diverse influenze del clima sugli uomini.

L' Oltreuomo sarà l' effetto dell' ingegneria genetica.

Come sarà l' Oltreuomo?

Sarà la rinascita della "Bestia Bionda", a cui pensava Nietzsche?

Sarà un "flaneur" come sembra vederlo Vattimo?

Sarà l' Homunculus condizionato in provetta, descritto da Huxley?

Sarà una "Macchina Intelligente", come pensa De Landa?

Non lo sappiamo, ma la tradizione ippocratea dice di fare molta attenzione. Oggi, infatti, la responsabilità del medico non è solo quella di comportarsi correttamente verso il singolo malato, bensì anche e soprattutto quella di responsabilizzarsi per la storia futura dell' umanità.

Al di là dei valori attinenti alla salute e alla medicina, le idee di Ippocrate sono atte a fare riflettere anche in campo politico.

Come abbiamo detto, Ippocrate aveva derivato innanzitutto, dalla sua teoria circa le identità collettive, fondata sulle influenze del clima, una definizione di "Identità Europea" e "Identità Asiatica", che, in ultima analisi, sopravvive fino a noi.

Si noti che Ippocrate viveva a Cos, isola della Ionia dalla quale si vede Alicarnasso, che, geograficamente, è già Asia.

Secondo Ippocrate, il clima temperato e variabile dell'Europa stimola nei suoi abitanti laboriosità, combattività, particolarismo e amore per la differenza. Invece, il clima caldo dell' Asia stimolerebbe la pigrizia, la raffinatezza e lo spirito di disciplina.

Da queste differenze caratteriali deriverebbero le differenze politiche fra l' Europa e l' Asia.

Gli Europaioi costituirebbero piccoli stati, i cui abitanti, eguali fra di loro, sarebbero per natura guerrieri, e dediti principalmente alla guerra per l' affermazione del loro Stato e per l' acquisizione delle ricchezze di quelli vicini.

Invece, gli Asiatici, più pacifici e disciplinati, vivrebbero in grandi Stati, il cui vero padrone è il sovrano. Perciò, gli Asiatici non hanno interesse alla guerra, in quanto questa rafforza il re, non i sudditi.

Questa costruzione descrive, a nostro avviso, molto fedelmente la situazione della Grecia antica, come ce la illustrano nel dettaglio i poeti antichi, Erodoto e Tucidide, con guerre di prestigio come la Guerra di Troia, l' oppressione militare sulle città vicine, come quella sugli Iloti, quella sui Meli, quella dei Trenta Tiranni. Essa è stata ripresa in modo ideologico in epoche più tarde, in particolare dal colonialismo europeo e americano e, dal connesso "Orientalismo", per giustificare l'oppressione coloniale da parte degli "Occidentali", più laborioosi, più liberi e più combattivi, sui "pigri" e "tirannici" popoli extraeuropei.

Certo, Ippocrate non era un fautore del "colonialismo" europeo.Dalle sue teorie si potrebbe, certo, trarre qualche argomento a favore del costume greco di fondare colonie all' estero -costume che non fu contestato da nessuno-. Ma, soprattutto, se ne traggono molti circa il carattere militaristico degli antichi Greci, più che sulla valenza "pacifica" della democrazia, sulla quale tanto hanno insistito gli autori moderni.

Come si vedrà meglio in Erodoto , chi pone in primo piano il valore della pace sono gli orientali, e in particolare quell' Impero Persiano che è il prototipo dei grandi Stati orientali, mentre i Greci che gli resistono sono appassionati a tal punto della guerra, come fonte di gloria, quindi, di eternità, sono i Greci. Significativa, a questo proposito, la figura di Leonida, che caccia gli alleati dal passo delle Termopili perchè vuole che la gloria di morire in battaglia per la difesa della Grecia spetti ai soli Spartani.

Tuttavia, nonostante le strumentalizzazioni ideologiche fatte da film come 300, che avvicinano Leonida ai presidenti americani che combattono guerre in Iran e in Afganistan, l' etica greca ci pare più affine a quella della "Belva Bionda" nietzscheana, che non a quella delle moderne democrazie.

Abbiamo detto della straordinaria sopravvivenza nel tempo, anche se con molte deformazioni, delle idee di Ippocrate. In particolare, esse furono riprese integralmente da Aristotele, quasi integralmente da Machiavelli.

Montesquieu ne fece la base della sua dottrina comparata dello Stato, e Caterina Seconda e Hamilton la sfruttarono come giustificazione, l' uno, del federalismo americano, l' altra, dell' autocrazia russa.

La parte oggi più in pericolo anche de lato "politico" delle idee di Ippocrate è proprio il collegamento con la natura. Il preteso "ritorno alla natura" attraverso l'ambientalismo suona molto falso.

Gli uomini dipendono sempre meno dalla natura, perchè vivono in un mondo artificiale. Le identità locali sono sempre più spesso identità ideologiche, che derivano da scelte storiche del passato.

E, tuttavia, il legame con la terra, fino ad oggi, si è spostato, ma sopravvive.

Caratteri "europei" permangono anche in America, nonostante il cambiamento di continente, di clima, e anche di "sangue". Nonostante la ipertecnologizzazione, la Cina continua a essere influenzata dalla cultura delle "Civiltà idrauliche".

Anche in Europa, il pluralismo, la diversità e la combattività restano più spiccate che in Cina, ma anche che in America.L' attaccamento alla terra resta forte, almeno nel senso che si continuano ad esaltare i radicamenti alle"Aque, Arie e Luoghi".

Quanto resisterà tutto questo all'intelligenza artificiale, alla bio-ingegneria, alle "Macchine Intelligenti"?




martedì 16 marzo 2010

KALEVIPOEG, O DELL' IDENTITA' ESTONE


Publication, in Italian, of Synthesis of old Kalevipoeg and Today 's Writers, Presents Estonian Litterature.La synthèse, en Italien, de l' ancien Kalevipoeg et d' ouvrages contemporains, est une présentation de la culture estonienne.Zusammengelegte Herausgabe von altem Kalevipoeg und von heurtigen Autoren stellt eine Art Praesentation estnischer Kultur dar.




E' lodevole che anche in Italia ci si sforzi di fare conoscere i nuovi popoli dell' Europa, o, almeno, i popoli che hanno di recente conquistato un ruolo all' interno dell' Unione Europea.

In queso caso, gli Estoni.

Popolo che, come altri vicini (i Lettoni, i Lituani, ma perchè non anche anche gli Udmurti, e/o i Mordvini, ecc...) sono troppo poco conosciuti dagli altri Europei.

Nel caso di specie, si tratta della rivista "In forma di parole", il cui secondo volume, "La sparuta progenie di Kalev", è dedicata all'Estonia.In questo numero, sono raccolti insieme 5 canti del Kalevipoeg ed opere di autori estoni contemporanei.

Il Kalevipoeg è la saga nazionale estone, "ricostruita" secondo il modello dell' Ossian di Macpherson, delle saghe lettoni di Herder, del Kalevala di Loennroeth, delle poesie epiche illiriche del Tommaseo, delle canzoni tradizionali lituane della Gimbutas, attraverso l' audizione di artisti dilettanti rurali, e la rifusione dei materiali in opere complete e letterariamente coerenti.

La derivazione più diretta è, evidentemente, già anche per il nome, dal Kalevala finnico (o, meglio, careliano), di Loennroth, con cui, al passaggio della Finlandia dalla Svezia alla Russia, si era "costruita" un' identità nazionale per il Granducato di Finlandia (parte della Russia), ripescando tradizioni della Carelia (che, tuttavia, è sempre rimasta parte della Russia in senso stretto, e dove si trova San Pietroburgo).

Addirittura, i personaggi del Kalevipoeg sono, in gran parte, anche eroi del Kalevala.

Inoltre, solo una minima parte del Kalevipoeg riprende direttamente le antiche poesie popolari (Rune), mentre, per la maggior pate, si tratta di rielaborazioni del compilatore ottocentesco.

Kalevipoeg è un eroe fondatore: egli sbarca dalla Finlandia con l' obiettivo di generare la nuova progenie dell' Estonia.

Fra le varie cose, trasporta personalmente dalla Russia il legname necessario a costruire fortificazioni contro i Cavalieri Teutonici . Tuttavia, nella battaglia viene sconfitto, e gli vengono mozzate ambo le gambe. Nell' Aldilà, viene rigenerato, e diviene, pietrificato, il guardiano degli Inferi.

Nel Kalevipoeg si manifesta la complessità dell' eredità culturale estone.

Gli Estoni sono una delle infinite tribù ugrofinniche (uraliche) che vivono nel Nord dell' Europa, e, soprattutto, della Russia.La maggiore fra queste è il popolo finlandese, ma anche i Mordvini del Mordostan, i Mari del Mari El i Komi e i Ciuvasci delle omonime Repunbbliche russe hanno una certa consistenza.

Anticamente, tutta la parte settentrionale della Russia, lungo il Circolo Polare artico, era abitata da questi popoli, tanto da essere chiamata anche "Grande Finlandia"). Secondo molti studiosi della storia e della cultura russe(cfr. p.es., Orlando Figes, La danza di Natascia), la cultura popolare di questi popoli, rimasta a lungo sciamanica, come quella dei popoli altaici (turcici), artici (lapponi e Inuit) e siberiani, ha profondamente influenzato la cultura russa (p. es., la sagra della Primavera di Stravinskij, la pittura di Kandinskij).

In effetti, questi popoli cominciarono a subire influenze estranee (germaniche a Nord, e islamiche ad Est) nel primo periodo medievale, e cominciarono a convertirsi all' Islam e al Cattolicesimo sotto l' influenza del regno dei Bulgari del Volga e degli scandinavi. Solo nei secoli 13° e 14° vi furono vere e proprie "crociate", da parte dei danesi, dell' Impero Germanico e dell' Ordine Teutonico, per assoggettare gli Estoni, mentre la zona degli Urali veniva invasa da Tartari e Mongoli.

Nel 16° e 17° secolo, la Finlandia e l'Estonia furono sottoposte a Danesi e Svedesi, che le convertirono al luteranesimo, mentre l' impero russo conquistava i territori degli Urali, portandovi la fede ortodossa.

Con la Guerra del Baltico, Pietro il Grande tolse l'Estonia, e la parte orientale della Carelia, agli Svedesi, e vi costruì San Pietroburgo. La Finlandia e l' Estonia, in gran parte, oramai, di cultura tedesca e scandinava, subirono una crescente influenza russa, con la convivenza di tre popoli: finnici, germanici e russi.I Finnici, come, a Sud, i Baltici, furono relegati in aree rurali e furiono posti in condizioni sostanzialmente servile, mentre le loro lingue venivano studiate solo dai sacerdoti, per esigenze di predicazione.

Nel corso dell' Ottocento, anche grazie a periodi di riforma all' interno dell' Impero Russo, rinacque un certo interesse per le lingue finniche, e gruppetti di intellettuali nazionalisti cercarono di farne rinascere un uso letterario.

Durante la 1° Guerra Mondiale, l' Estonia fu occupata, come tutte le future Repubbliche Sovietiche, dall' esercito tedesco, che concesse l' indipendenza, attraverso un governo dipendente dalla Germania.

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, l' Estonia, contrariamente ad altre Repubbliche, mantenne l' indipendenza, salvo che, con il Patto Molotov-Ribbentrop e con l' Operazione Barbarossa, fu annessa prima all' URSS, poi alla Germania, e, infine, di nuovo all' URSS, divenendo una Repubblica sovietica.

Durante il periodo sovietico, continuò il processo di russificazione, iniziato con Pietro il Grande, anche per effetto della massiccia industrializzazione.

Verso la fine del periodo sovietico, Tallinn costituiva, come Berlino Est, una sorta di vetrina del sistema socialista, facilmente accessibile con il traghetto da Helsinki e con le trasmissioni radiotelevisive in lingua finnica.

Come in tutti i Paesi baltici, il periodo successivo all' indipendenza è stato caratterizzato da forti scontri con la minoranza linguistica russofona (che costituisce circa un terzo della popolazione, ed è la maggioranza i alcune regioni).Alla minoranza russofona vengono spesso negati come in Lettonia), i diritti delle minoranze secondo gli standard europei.

Ancora oggi, uno dei principali temi di dibattito in Estonia è costituito dalle colpe degli uni e degli altri nella prima guerra civile, sotto l' occupazione tedesca, durante il periodo sovietico e al momento dell' indipendenza.

Il che non serve certamente a programmare un futuro migliore per il Paese.

Certamente, non si può negare che lo svilupppo tardo del sistema "nazionale" abbia reso difficile, qui, come anche nel Caucaso, evitare eccessivi conflitti "nazionali" fra popolazioni diverse che vivono completamente intrecciate nella vita di tutti i giorni. Ciò è vero per i Russi che vivono nei Paesi Baltici, come per gli Uralici che vivono nel Nord della Russia (anche se hanno le loro Repubbliche).

Ma è così necessario, nell' Europa del Terzo Millennio, tracciare confini così netti fra le varie etnie d' Europa?

Ma è così

DIONIGI AEREOPAGITA


Publication of Dyonisios' Works Reiterates Interest for his Theology. La publication des Oeuvres de Denis revive l' intéret pour sa théologie. Neue Herausgabe von Dyonisios' Werke
erweckt neues Interesse fuer seine Theologie.







Perchè interessarsi oggi ad un pensatore così complessamente mistico come Dionigi?

Intanto, nel momento in cui cerchiamo criteri definitori e distintivi fra le grandi identità culturali, Dionigi, che si trova ai confini della Cristianità antica, ci offre importanti elementi di riferimento.

Certamente, ai limiti fra il neo-platonismo e la teologia cristiana antica. Eppure, a nostro avviso, anche ai confini del politeismo medio-orientale, dell' ermetismo, del mazdeismo, della teologia islamica medievale, della Qabbala, dell' Induismo e del Buddismo Mahayana.

Infatti, Dionigi è il grande costruttore del sistema di "gerarchie" spirituali che attraversa tutto il cosmo, da Dio, agli angeli, agli uomini, ai bruti, agli esseri inanimati.

Dionigi mutua del neo-platonismo (ma perchè non anche dal Samkhya, dallo Zoroastrismo, dalla teologia faraonica?), l' idea che, da un Dio centro di tutto e oriogine di tutto, si dipartano un' infinità di essenze spirituali (angeli, eoni, sefiroth), i quali cooperano con Dio nel mettere in moto l' universo intero.

Concezione che a noi può sembrare lontana, se non fosse che queste "essenze" sono proprio le protagoniste delle filosofie moderne e contemporanee (le "Monadi", la "Ragione", lo "Spirito", il "General Intellect", la "Volontà", la "Rappresentazione", il "Superuomo", la "Volontà di potenza", la "Noosfera"
e via filosofando).

Basti solamente considerare l' interesse che sta suscitando il corso su Plotino di Giovanni Bailone all' Università popolare di Torino.

Dunque, ripubblicazione delle opere complete di Dionigi: Dionigi Aeropagita, Tutte le opere, a cura di Paolo Scazzoso ed Enzo Bellini, introduzione di Giovanni Reale, con saggio integrativo di Carlo Maria Mazzucchi, Bompiani, Milano, pagg. 824, € 26,50.

Dicevamo che, nonostante la sua distanza, apparentemente abissale, dalle problematiche contemporanee, Dionigi viene,invece, unanimemente considerato attualissimo.

Ciò deriva soprattutto dall' importanza crescente del dialogo interculturale ed ecumenico.

Se e nella misura in cui Dionigi ha posto le basi elleniche e cristiane del misticismo e della visione cattolica del mondo, esso costituisce un punto di partenza insostituibile per il confronto con l' Ortodossia, con l' Ebraismo, con l' Islam, con l' Induismo e il Buddismo (almeno quello Mahayana e Theravada).

PER UN MUSEO DELL'AEREONAUTICA A TORINO

It was an Emotion to Revive Aviation History of Torino. Il a été une expérience émotionnante de revivre l'histoire de l' aviation à Turin. Es war eine grossartige Emotion italienische Luftwaffegeschichte in Turin wieder zu erleben





Di tanto in tanto, a Torino, sempre pronta a parlare di automobili, ci si ricorda che la nostra città è anche la città pioniera in Italia dell' industria aerospaziale.

Per questo, non può non averci fatto piacere il fatto che, a cura dell' Aereonautica Militare, sia stata organizzata, a 100 metri dalla sede di Alpina, e a un chilometro dalla nostra abitazione, in quella Torino Esposizioni che, un tempo, veniva identificata con il Salone dell' Automobile, una mostra dedicata interamente ai cent' anni dell' Aereonautica Militare Italiana.

Purtroppo, siamo in tempi di tagli alle spese. Quindi, la mostra ha dovuto essere naturalmente contenuta.

Siamo in tempi di politicamente corretto.Quindi c'è stata, giustamente, molta obiettività, ma, a nostro avviso, anche troppo poco rilevo per i fatti più salienti.

Siamo anche in tempi di eccessiva burocrazia e di poco sforzo inventivo: quindi, pochi riferimenti alla cultura del tempo, ai dibattiti politici; pochissime indicazioni sui grandi orientamenti tecnologici passati, e, soprattutto, futuri.

Ho rivisto, certo, con piacere, la grande sala dei disegnatori della FIAT Sezione Velivoli, cos' come la vidi nel '53, diretta da mio padre, dove presero vita, fra gli altri, il G 91, l' F 104 e il Tornado.E, tuttavia, mi sarebbe piaciuto che fossero spiegati con più dettaglio ai cittadini i diversi percorsi della Fiat Sezione Velivoli e della Fiat Motori Avio, presso cui io stesso ho lavorato tanti anni.

Ho preso atto con piacere che si è dato atto al Futurismo di avere aperto un dibattito sulla modernità. E, tuttavia, sono mancate le grandi opere pittoriche dei futuristi sull' aereonautica. Soprattutto, è mancato D' Annunzio.

Infine, capiamo che si tratta di una manifestazione dell' Arma: e, tuttavia, qualche accenno alle sfide tecnologiche in cui sono impegnate le imprese aerospaziali torinesi e l' Europa, sarebbe anche stata utile.

La realtà è che, a Torino, per l' Aereonautica, ci vorrebbe, non soltanto una mostra, ma, addirittura, un museo.

LA FIAT DEVE RESTARE EUROPEA

Rumors about Spin-off of Fiat Auto Should Raise Debate about "Nationality" of FIAT. Les indiscrétions sur apport d'actif du secteur automobile solicitent un débat à propos de la "nationalité" de FIAT. "Geruechte" ueber Boersennotierung des PKW-Sektor entwickeln Neugier ueber "Nationalitaet" von FIAT


Sarà la decima volta che sentiamo di una possibilità di "scorporo" del Settore Auto della FIAT, e del suo conferimento ad un nuovo Gruppo, formato con nuovi partner internazionali, nel quale la Famiglia Agnelli non deterrebbe più il controllo assoluto (SIMCA, Peugeot, Ford,Mercedes/Chrysler, Ford, General Motors, TATA,di nuovo Chrysler,ecc...).

Eppure, fino ad ora, queste ipotesi non si erano mai materializzate.

Ciò significa che vi sono seri motivi per cui l' ipotesi è allettante, ma anche per cui essa non può avvenire.

Essa è allettante in quanto l' industria automobilistica è per sua natura mondiale, e i condizionamenti nazionali, locali e familiari, le stanno stretti.

Essa è impossibile perchè l' industria automobilistica (come la maggior parte delle industrie moderne) non può essere, né pensata, né creata, né sviluppata, né gestita, né mantenuta, né difesa, né, comunque, sopravvivere, senza una decisa opzione da parte "del Politico" (ideologia, Stato, Nazione, burocrazia, partiti, territorio, sindacati). "Politico" che "pensa" l' industria come strumento della Ragione vincitrice, che la impone penalizzando il feudo, il latifondo, l' agricoltura,il clero, che la fa nascere con la legislazione di privilegio per le società per azioni, che la sovvenziona direttamente, con le commesse militari, ed indirettamente, con le poloitiche sociali e con le infrastrutture, che la fa vivere con il welfare, che ne prolunga la vita con gli incentivi, ecc..

Oggi, siamo al "redde rationem".Oggi si può fare tutto ed il contrario di tutto, ma senza più i paraocchi delle Grandi Narrazioni, ed assumendosene una responsabilità politica dinanzi al mondo intero.

Se la fusione dovesse servire per "scippare" la FIAT alla Famiglia Agnelli, che, bene o male, l' ha sempre sostenuta; a Torino, a cui deve la propria esistenza, ed all' Europa, a cui sta ancora chiedendo aiuto, bene, allora, le reazioni potebbero, e, a nostro avviso, dovrebbero, essere molto violente, e concentriche, da parte di tutti: Europa, Torino, sindacati, famiglia.Questo potrebbe avvenire, per esempio, nel caso di un "regalo" del controllo all' America per certi pregiudizi ideologici dell' attuale "leadership" e per certi "favori" di Obama.

Lo "scorporo" potrebbe invece non essere lesivo per nessuno se esso avvenisse contestualmente ad una transazione di comune soddisfazione delle controversie in Casa Agnelli, il centro dirigenziale del nuovo Gruppo fosse a Torino, o, almeno, in Europa, e, nella proprietà, fossero adeguatamente rappresentati Famiglia Agnelli, Europa Centrale e Orientale, e, nella misura del necessario necessario, America, Turchia e India. E, comunque, la "decisione sullo stato di eccezione" deve spettare ad un' istanza europea, con un' adeguata rappresentanza del Piemonte.

Resta il problema, che almeno taluni hanno compreso, di dove debba essere il "cervello pensante" del nuovo Gruppo.A noi sembra che tale problema non sia facile, perchè è difficile sapere qual' è il "cuore pensante" di una multinazionale: quello dove si trovano i "tesoretti" dei maggiori azionisti?quello dove risiedono o hanno i loro addentellati politici tali azionisti?quello dove la società è quotata?quello dove risiedono l' Amministratore delegato e i suoi più stretti collaboratori? quello dove risiedono le staff centrali, amministrative, legali, commerciali e finanziarie? quello dove si trovano gli Enti di progettazione e di ricerca?

Già oggi, né i principali azionisti, né l' Amministratore Delegato della FIAT risiedono tutti a Torino; molti non hanno la cittadinanza italiana, e dimostrano un attaccamento per l' America non inferiore a quello per l' Europa; già oggi, buona parte dei centri direzionali si trovano in America, in Polonia, in Turchia, in Brasile.

Che cosa deve essere in Europa, e che cosa a Torino?

Anche se l' "establishment", politico ed economico, crede di avere diritto a compiere le proprie decisioni addirittura di nascosto, e, comunque, con la più totale esclusione dell' opinione pubblica, noi, invece, crediamo che queste scelte debbano essere condivise. Anche e soprattutto in un momento in cui sembrava avverarsi un' ipotesi preconizzata dallo stesso Montezemolo, e recepita dai Ministri Sacconi, Scajola e dal Commissario Tajani, quella, cioè, di sottoporre la strategia sulle ristrutturazioni dell' industria automobilistica alla suprema autorità dell' Unione Europea.

A noi preoccupa l' affermazione di certi sindacalisti, ai quali non interessa chi siai l proprietario della Fiat.Per noi dev' essere europeo, dev' essere in sintonia con le strategie dell' Unione Europea, deve partecipare alla difesa dell' Euro.

Questo perchè proprio la crisi ha dimostrato ora più che mai che le grandi imprese automobilistiche, ed, ad esempio, in concreto, General Motors, Opel, Chrysler, Autovaz e Sollers, non sopravviverebbero neanche un giorno senza un sostegno pazzesco, assolutamente antiliberista, da parte di tutte le Autorità.

Chiediamo ai nostri amici, alla Direzione FIAT, alle Autorità locali e nazionali, ai sindacati, all'opinione pubblica, all' Unione Europea, ed, in particolare, al Commissario Tajani, di aprire un pubblico dibattito europeo su questi temi.

Discendiamo da una famiglia che ha dedicato la vita a dirigere la FIAT; anche noi abbiamo dedicato a questo scopo almeno vent'anni della nostra vita, e sappiamo non poco dei temi che oggi ribollono. Siamo a disposizione di chiunque voglia affrontarli con animo sgombro da interessi eccessivamente particolaristici ed ascoltando la voce di chi ha maturato un' esperienza in queste cose.