sabato 27 febbraio 2010

DAN BROWN E L' IDENTITA' AMERICANA

Dan Brown’s Lost Symbol Unravels Debate on American Identity.« Le symbole perdu » de Dan Brown déchaîne le débat sur l’identité américaine.Dan Brown’s « Verlorenes Symbol » entfesselt Debatte über amerikanische Identität

Coloro i quali criticano, talvolta anche motivatamente, le inesattezze, la superficialità, la pretenziosità dei libri di Dan Brown, non hanno capito la natura profonda della cultura della postmodernità. Termine, quest’ultimo, molto ampio, ed, all’interno del quale è assolutamente lecito tracciare fondamentali linee di confine, e che, tuttavia, designa, oramai, uno spazio davvero imponente di produzioni ideologiche, artistiche e di comunicazione, un mondo nel quale siamo sommersi, e che, se non impareremo a padroneggiarlo, ci sommergerà.

La cultura postmoderna, la quale è (almeno per ora) prevalentemente americana, è egemonizzata dalla cosiddetta “cultura popolare”, una cultura che, inestricabilmente legata ai mezzi di comunicazione di massa, si serve di questi come di un fondamentale strumento di coesione sociale e di indirizzo ideologico.Solo opere che siano capaci di affermarsi a livello di milioni di copie, con la massiccia presenza nei “talkshows” di prima serata e trasformandosi in grandi “colossals”, possono fare sentire il loro messaggio almeno ad una minoranza percentualmente rilevante della popolazione, in tal modo, avere un’eco nelle grandi scelte culturali delle masse.

Il produttore della postmoderna cultura di massa è dunque la forma più aggiornata, più sofisticata e, se vogliamo, anche più pericolosa, dell’“intellettuale organico”.Fra tutti i grandi produttori di cultura di massa, a noi pare che, accanto a Walt Disney, a Bill Gates ed a Madonna, dobbiamo oramai inserire d’autorità anche Dan Brown.Il quale, con la “Trilogia di Robert Langdon” (Angeli e Demoni, Codice da Vinci, e Il Simbolo Perduto), ha costruito un vero e proprio monumento all’identità americana, e posto le basi per un “movimento culturale”, che vive dell’esegesi delle sue opere e del dibattito sulle stesse.

Occorre, a nostro avviso, por mente preliminarmente a due aspetti fondamentali:

- l’architettura complessiva della trilogia;

- il fatto che ciascun volume di Dan Brown sia seguito da una miriade di opere esegetiche, autorizzate o meno, fra le quali spiccano quelle ufficiose di Dan Burstein e di Arne De Keijzev.

Quanto al primo punto, i tre volumi, che hanno molti aspetti in comune (il personaggio di Langdon, la simbologia, l’andamento da “noir”, le società segrete), si pongono, nei loro rapporti reciproci, come una sorta di iniziazione, che ha sempre, come cuore, le società segrete. In tal modo, essi possono “pescare” liberamente in una letteratura oramai sterminata, di due secoli e mezzo, dedicata alle complesse vicende di tali società segrete (ciò che, in America, si chiama “Conspiracy Theory”).Tanto che chi ne scriva ora, come Dan Brown, può, spesso, limitarsi a degli accenni, ben sapendo che i suoi lettori (e/o spettatori) coglieranno tali accenni e sapranno ampliarli con la loro fantasia (basandosi sul patrimonio inconscio che trascinano con sé).

L’opera di Brown appare quindi come una sorta di “guida finalizzata” attraverso questa eredità di conoscenze, miti e polemiche.

Qual è l’obiettivo di Dan Brown in questo suo percorso?

Mettere in rilievo la convergenza fra, da un lato, la Massoneria, quale scuola di pensiero universale, e l’Impero Americano, quale sintesi delle grandi tradizioni dell’Umanità.

Per pervenire alla comprensione di questa tesi , in cui si fondono esoterismo ed essoterismo, Brown sceglie un percorso iniziatico, semplice, perché è anche un percorso storico.

I - ANGELI E DEMONI

In Angeli e Demoni, che è il primo dei tre romanzi (anche se è il secondo fra i film), il problema è il rapporto fra Chiesa e Modernità (identificata, quest’ultima, con la scienza).

Qui, è un ecclesiastico ambizioso e conservatore che, per prendere il potere ed imporre una politica reazionaria, suscita un conflitto inesistente fra la Chiesa ed un resuscitato “Ordine degli Illuminati” (altra setta para-massonica, a cui sono stati attribuiti infiniti meriti e colpe, fra cui la stessa fondazione degli Stati Uniti): un conflitto all’interno della Chiesa sul se cooperare con la scienza. Il tema del complotto massonico è puramente inventato dall’ aspirante pontefice, come si diceva avesse fatto l’Abate Barruel con gli Illuminati di Baviera.

II - IL CODICE DA VINCI

Ne “Il Codice da Vinci” si tratta delle origini neopagane e templari della Massoneria, il cui “nocciolo duro” si può riassumere nella “demitizzazione” del Cristianesimo, privando la figura di Cristo della sua unicità, e confondendola con l’antica “religione naturale” della fertilità e dell’amore, nella quale la figura divino-umana si avvicina, e talvolta si confonde, con l’Eterno Femminino, la Grande Dea, la Maddalena.

Il mito della Maddalena, quale ripreso dai Vangeli Apocrifi, costituisce, secondo una lunga tradizione anticlericale, l’esempio più eclatante della funzione mistificante delle Chiese (ed, in particolare, della Chiesa Cattolica), che, attraverso il precetto dell’ascesi e del celibato, vogliono affermare la differenza e la trascendenza della Divinità.

Protagonisti del Codice da Vinci sono, da un lato, il Priorato di Sion, antica organizzazione aristocratica e templare che custodisce il segreto del Graal (cioè la discendenza terrena di Gesù Cristo), e, dall’altro, l’Opus Dei, moderna “Massoneria Cattolica”, che cerca di distruggere il “Priorato”, Priorato che è la prima ipostasi della Massoneria.

III - IL SIMBOLO PERDUTO

Ne “Il Simbolo Perduto”, si ripropone la stessa problematica che in Angeli e Demoni. Il conflitto non è più fra la Chiesa “dialogante” con la Modernità e quella conservatrice, bensì all’interno stesso della Massoneria (una Massoneria identificata, per altro, secondo gli schemi della “Teoria del Complotto”, in un’élite finanziaria ebraica che vive in simbiosi con le istituzioni di Washington).

Questo è il conflitto più vero e più mortale: quello fra il Gran Maestro, che è anche un grande finanziere ed un grande “commis d’état” americano, ed il figlio degenere, dedito ad una massoneria “deviata” (anche questo, descritto con caratteri assolutamente grandguignoleschi, come tutti i personaggi negativi di Brown).

Il conflitto fra padre e figlio ripercorre addirittura la vicenda di Abramo ed Isacco. Il “massone cattivo” (“Mal’akh”, “nome d’arte” ebraico) interpreta la Massoneria come un egoistico strumento di perfezionamento e di compimento individuale (la “Vita Eterna”, secondo lo schema egizio/cristiano); il “massone buono”, come un compito sociale di miglioramento dell’umanità.

Il “massone cattivo”, per raggiungere i suoi obiettivi, deve ricorrere alla magia nera, alla violenza, al sacrilegio. Il “massone buono” è la vittima sacrificale.

Per fortuna che anche qui interviene Langdon, che interrompe il rito sacrilego che Mal’akh stava inscenando, e salva il Gran Maestro.

Non è, tuttavia, costui, a formulare l’insegnamento da trarre da questa vicenda, bensì sempre Langdon, nelle sue interminabili (ed improbabili) “lezioni” nei momenti culminanti del “thriller”, e, soprattutto, nei colloqui con Catherine Solomon, la sorella del Gran Maestro, e studiosa di “noetica”, la “scienza della mente”. Sarebbe appunto quest’ultima, che insegna le interrelazioni fra la mente ed il mondo fisico, il messaggio ultimo della Massoneria.

Il segreto massonico sarebbe che ragione ed esoterismo non sono in conflitto.Attraverso lo sviluppo convergente della scienza e dell’esoterismo massonico, si potranno integrare la mente, l’inconscio e la realtà fisica, e l’uomo sarà davvero signore dell’Universo, come prefigurato dall’affresco massonico sulla cupola del Campidoglio, che raffigura l’apoteosi di Giorgio Washington.

IV CRITICHE ALL’ ESEGESI DI BURSTIJN E SOCI

Massimo Introvigne, nel suo “Segreto ritrovato”, si comenta anch’egli nell’ esegesi del “Simbolo perduto”, criticando le conclusioni di Dan Brown e di Burstijn.

Il nocciolo dell’ identità americana sarebbe, non già, come sostiene Dan Brown, nella tradizione esoterica dei Massoni, bensì in quella religiosa protestante. Questa era già stata, con diversi accenti, la tesi di Burke, di Kirk, di Huntington e di Walzer. E, tuttavia, tale tesi non è atta a rendere conto della dialettica esistente, in America, fra il fondamentalismo protestante, e, dall’ altro, il laicismo illuministico.

La tesi di Brown e di Burstij sembrerebbe gettare una luce sul nesso segreto che anima questa dialettica fra due tendenze apparentemente così inconciliabili.

Se è vero che le identità sono lungi dal costituire fatti scientifici, e che, pertanto, ciascuno può dire la sua, noi avremmo, in primo luogo, la tendenza a privilegiare il punto di vista dei diretti interessati, cioè gli Americani.

Secondo Burke ,Hegel e Kirk, la Rivoluzione Americana avrebbe avuto un carattere meno radicale di quella francese in quanto essa sarebbe già stata anticipata dalla “Glorious Revolution” inglese.

Secondo Huntington e Walzer, il nocciolo dell’ identità americana è costituito non già dal protestantesimo “tout cout”, bensì dal segmento più millenaristico dei Puritani, “the Dissidence of Dissent”.

Nella “Dissidence of Dissent”, la distanza fra il fondamentalismo protestante ed il laicismo illuminismo è già molto ridotta. La religione cessa di essere una via di illuminazione interiore, per divenire una metafora del progresso terreno.E, tuttavia, la religione conserva il lato non razionale della fede.

L’ esoterismo pretende di dissolvere anche quest’ ultima barriera. La fede è irrazionale solo perchè non è in grado di fondare razionalmente la propria esistenza. Tuttavia, essa addita realtà e conoscenze di cui la Scienza non è ancora riuscita ad impadronirsi. Quando essa se ne impadronirà, anche ciò che oggi è Fede diverrà Scienza.

La “Noetica” sarebbe proprio questa estrema conoscenza, che riunifica scienza e fede, e spiegherebbe anche il miracolo.

Sappiamo che molti aspetti della Noetica stanno divenendo realtà scientifiche e tecnologiche (per esempio, il lettore del pensiero).

E, tuttavia, ci chiediamo se anche allora non resterà alcun margine di mistero, che la Scienza non possa spiegare.

A nostro avviso, l’ esistenza di queste grandi forze: fondamentalismo puritano, laicismo illuministico, e tentativo esoterico di conciliazione, mi pare descrivere in modo credibile l’ Identità Americana, così come le “San Jiao” definiscono l’ identità cinese, e la dialettica Chiliasmo-Katèchon definisce quella europea.

1 commento:

  1. Se ti interessa l'argomento, segui il Blog Italiano della Scienza Noetica http://scienzanoetica.blogspot.com

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