sabato 27 febbraio 2010

EDUCAZIONE SIBERIANA ED EREDITA' COSACCA

Lilin’s Book Raises Questions about Russia’s Identity. Le livre de Lilin ouvre des questions sur l' identité de la Russie. Lilins Buch entfaltet Neugier über Russlands Identität

Abbiamo parlato, in questo nostro blog, dell’“Europeità” di vari Paesi, dall’Olanda alla Polonia, ai Paesi Baltici, all’Ucraina. Indirettamente, anche di Turchia ed Israele.Abbiamo parlato molto anche della Russia, ma non abbiamo mai ancora affrontato il tema della sua appartenenza all’Europa: tema complesso, controverso ed attualissimo, al quale contiamo di dedicare al più presto un intero volume.

Tuttavia, un fenomeno letterario degli ultimi giorni ci ha stimolato ad intervenire al più presto, attraverso questo blog, su un aspetto molto specifico.Innanzitutto, siamo stupiti ed ammirati per il libro di Nikolai Lilin,Educazione Siberiana (Einaudi, Torino, 2010), e per la lungimiranza della casa editrice Einaudi, che è riuscita (come capita di rado in Italia), a mettere sul mercato un prodotto letterario innovativo, tempestivo, e capace di fare riflettere. A nostro avviso, non sono estranee (come non lo sono state mai nella storia di Einaudi), considerazioni molto ampie di politica culturale, che ci ricordano un poco lo spirito della “Collana Viola” di Cesare Pavese.

Lilin è un giovanissimo cittadino della Transnistria, piccola repubblica secessionista della Moldova, sita sulla fascia costiera orientale del Dniestr, che separa la Moldova dall’Ucraina.Ciò per cui siamo soliti sentire parlare della Transnistria è il fatto di essere dominata dalla mafia russa. Il che è, in fondo, l’oggetto del libro.

La Transnistria, nonostante la sua pessima fama, ha anch’essa, come tutte le terre d’Europa, una lunga e nobile tradizione culturale. La sua capitale, Tiraspol, è una delle più antiche città greche, Tyras, da cui si dice siano partiti i Greci per la conquista del loro paese.Nel Medioevo, Tyras appartenne, fra gli altri, al Granducato di Lituania ed all’Impero Ottomano, che la ribattezzò Akkerman.Dopo la 1ª Guerra Mondiale, avendo la Renania occupato l’attuale Moldova (allora, Bessarabia), i bolscevichi costituirono, all’interno della Repubblica Socialista Ucraina, una Repubblica Autonoma di Moldavia (l’attuale Transnistria), come possibile “testa di ponte” per la riconquista della Bessarabia.

Con il Patto Molotov-Ribbentrop, la Moldova fu assegnata all’URSS, ma, subito dopo, nell’ ambito dell’Operazione Barbarossa, essa fu occupata dai Romeni.Dopo la 2ª Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica occupò nuovamente la Moldova, fondendola con la Transnistria in una “Repubblica Sovietica Moldava”.

Alla caduta dell’Unione Sovietica, la Transnistria, nel frattempo abitata da popolazioni di tutta l’ex URSS in gran parte deportate e parlanti in Russo, si dichiarò indipendente, e si difese, nel corso di una guerra civile, dal tentativo di occupazione da parte della Moldova (divenuta indipendente), e della Romania. Alla fine, la Transnistria fu occupata dall’esercito russo, ed ai suoi cittadini fu concessa la cittadinanza russa.Tuttavia, la Russia, fedele al principio della continuità dei confini interni dell’URSS (che però ha ignorato in Ossetia e Abkhasia), rifiuta (nonostante le continue richieste del governo locale), di riconoscere l’indipendenza della Transnistria che, tra l’ altro, è completamente isolata dalla Russia, essendo “incuneata” fra la Moldova e l’ Ucraina.

Che cos’ha tutto ciò a che fare con il libro di Lilin?Molto, perché è il substrato storico e geografico in cui il libro si colloca.

Si parla di una Transnistria creata dai Bolscevichi con popolazioni deportate. Ed, infatti, è questa la condizione di Lilin, ragazzo che nasce nell’ex Unione Sovietica da una famiglia siberiana deportata ai tempi di Stalin per le sue attività criminose.

Perché è proprio questo il punto. Convalidando, con ciò, fino al paradosso, lo stereotipo che un po’ tutti ne abbiamo, dal libro si direbbe che, in Transnistria, praticamente tutti (se non, forze, i poliziotti e le truppe russe), siano criminali, e, tuttavia, ciò non darebbe luogo a seri problemi di convivenza civile, in quanto i delinquenti della Transnistria sarebbero soggetti a codici d’onore così rigidi, da sostituire egregiamente le leggi.Tali codici sarebbero interiorizzati come una vera e propria religione laica (in cui si incastrano miti e riti ancestrali siberiani e la religione ortodossa). Ma perfino i pochissimi “devianti” sarebbero riportati subito all’ordine dall’immediata reazione del gruppo.

Almeno la comunità dei criminali Urca, di origine siberiana, con il loro proprio linguaggio, con la loro arte dei tatuaggi, con le loro gerarchie familiari, con i riti delle armi, con il codice di condotta cavalleresca, sono un’immagine perfetta di una società tradizionale e guerriera, vivente a diretto contatto con la natura e con il divino. La loro specifica subcultura ha un nome “Educazione Siberiana”, che si estende all’ intero quartiere abitato dagli Urca.Essa ci ricorda altri mondi dell’ex Unione Sovietica, come, per esempio, quello del Caucaso.All’interno della Transnistria, accanto ad altre comunità di criminali - georgiani, armeni, ucraini - gli Urca si considerano come un’“élite morale”, in quanto i loro codici d’onore sono i più puri.

Lilin è orgoglioso di appartenere a questa comunità. Partecipa ai riti di passaggio, venera gli anziani, partecipa agli scontri armati con lo stesso spirito con cui lo facevano i guerrieri omerici.Aborre la politica, il nazionalismo, la polizia, l’esercito. Quando viene convocato dall’Esercito Russo, vorrebbe esercitare una sorta di “obiezione di coscienza”, in quanto delinquente pluricondannato, ma per questo suo scatto d’orgoglio (e per il suo prezioso curriculum di misfatti) viene inviato nelle truppe speciali in Cecenia.

Perché Lilin? Che messaggi si possono trarre da questo libro?

Intanto, perché qui in Europa, ed, in particolare, qui a Torino, c’è sempre stato un rifiuto, se vogliamo snobistico, degli eccessi di razionalità che ci hanno caratterizzati. È per questo che già 50 anni fa Pavese aveva fatto pubblicare dalla sua razionalissima e marxistissima Casa Editrice, libri come quelli di De Martino e di Ginzburg, che parlavano di popoli pre-moderni, di miti, di riti, di irrazionale.

In secondo luogo, perché quest’idea del “criminale onesto” (vecchia come il mondo, e tipica, in particolare, della vecchia letteratura popolare), costituisce un contraltare provocatorio agli stereotipi mafiosi e corruttivi tipici della cultura italiana. Non per nulla, Roberto Saviano è stato lo “sponsor” n. 1 del libro di Lilin.

Poi anche perché, in questo momento di espansione ad Est dell’Europa, di conflitti nell’Europa Centro-Orientale e di riaffermazione della cultura russa, tutto ciò che viene da quelle parti, se adeguatamente “impacchettato”, può vendersi molto bene. D’altra parte, il mito dei “delinquenti onesti”, che vivono in quest’autonoma repubblichetta fra la steppa ed il grande fiume, si ricollega in modo troppo puntuale a quel mito del cosacco, di cui tutti, in Europa Centrale ed Orientale, e, soprattutto, Ucraina e Russia, cercano di riappropriarsi. Kozak (o Kasakh) significherebbe, nelle varie lingue turciche della steppa, “fuggiasco”, “cavaliere errante”. Tale nome viene usato, nel Medioevo, a nord del Mar Nero, per indicare quegli ultimi nomadi che non si sono ancora integrati negli imperi bizantino, ungherese, bulgaro, lituano, russo, tartaro, turco.I Cosacchi appaiono così come mercenari, prima dei Bizantini, poi dei Polacchi. Verso i Cosacchi fuggono, secondo la leggenda, i contadini russi costretti alla schiavitù della gleba.

A Zaporozhie (oggi, Zaporizzhja), sulle rapide del Dniepr, si crea la “Repubblica cosacca di Zaporozhie”, fortemente fortificata, titolare di una potente flotta, capace di saccheggiare Istanbul,e vassalla del Re di Polonia, che affida ai Cosacchi il governo dell’Ucraina, ma rifiuta loro lo “status” di “piccola nobiltà”(“szlachta”).

I Cosacchi sono diventati famosi per il quadro (che alleghiamo) che li ritrae nell’atto di scrivere al Sultano una lettera di insulti. Poco dopo, si ribelleranno ai Polacchi, saccheggiando la Polonia, e passeranno dalla parte della Russia, anche se con continue ribellioni (Mazeppa, Razin, Pugačëv).Infinite le loro vicende successive, con lo Zar, con la Russia, perfino con Hitler.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, e, soprattutto, in questi ultimi giorni, si è assistito ad un vero e proprio “tiro alla fune” culturale fra Ucraina e Russia per appropriarsi dell’eredità cosacca, dove l’Ucraina ha fatto dei Cosacchi dei “borghesi” che si ribellano all’autocrazia zarista, e la Russia li ha ritrasformati in un corpo militare privilegiato. È di questi giorni il decreto del Presidente Medvedev che crea 10 “armate cosacche” a cavallo e con uniformi zariste.

Che parte potrà avere il “mito cosacco” nell’“Identità Europea”?

Di questo, ad un altro post.

1 commento:

  1. Se si vuol capire a chi appartenga l'identità o eredità cosacca (all'Ucraina) si consiglia di leggere il romanzo storico "Le Fiamme di Zaporoze" di Mario Dimitrio Donadio dove viene descritta proprio l'epoca del piu' tragico confronto tra l'hetman cosacco Mazepa e lo zar Pietro il grande di Russia con dettagli storici precisi anche si tratta di un romanzo. Ci si potrà fare una chiara idea in proposito.

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