lunedì 25 gennaio 2010

TAIPING E G2


Maoism, Taiping and "G2" Show Striking Similarities. Le Maoisme, le Taiping et le "G2"montrent des similarités impressionnantes. Maoism, Taiping und "G2" zeignen ausserordentliche Aehnlichkeiten.

Fintantoché l' idea del G2 è rimasta viva, non abbiamo voluto insistere sul riferimento ai Taiping, che, invece, ci sembra particolarmente attuale con riferimento alle attuali vicende e prospettive della Cina.


La rivolta Taiping (che prende il nome da un'eccentrica idea confuciana di "Fine della Storia", nasce fra le minoranze tniche del Sud della Cina fra la Prima e la Seconda Guerra dell' Oppio con l' appoggio sempre più scoperto di Stati Uniti e Inghilterra.

I punti di somiglianza con le vicende più recenti sono i seguenti:

-il movimento nasce con le "Guerre dell' Oppio";

-esso introduce in Cina il Cristianesimo e l' idea della "fine della Storia";

un movimento contadino a dominanza Hakka (come sarà, inizialmente, il Partito Comunista Cinese);

-teorizza la fusione fra Cina e America come "centro del mondo";

-si appoggia in gran parte all'America e all' Inghilterra, anche se, poi, entra in conflitto con esse.

Citiamo alcuni brani dal sito http://www.fmboschetto.it/Utopiaucronia/Taiping_Tian_Guo.htm:

"Il cristianesimo di Hong Xiuquan diventa la religione di Stato, é vietato pregare gli idoli, i templi buddisti, taoisti e politeisti sono bruciati e i loro beni confiscati. Tutti i sudditi devono partecipare al servizio religioso ogni giorno e restituire allo Stato tutti i loro benefici, messi in comune. Hong stesso é figlio secondogenito di Dio (e fratello di Gesù), governa con l'aiuto di un portavoce di Dio e un portavoce di Gesù, sistema che prevede anche un posto per il suo luogotenente più potente, Yang Xiuqing, proclamato incarnazione dello Spirito Santo e seconda carica dello Stato: il suo ruolo lo porta ad organizzare delle riunioni medianiche dove parla in trance in nome di Dio e denuncia i traditori: chissà perché, generalmente Dio non ama i nemici di Yang.

Il 19 marzo 1853 le armate Taiping entrano a Nanchino, proclamata capitale celese, Tianjing. Però i Taiping continuano la loro marcia verso Nord, cioè verso Pechino.

L'avanzata dell'Armata Celeste é però bloccata a un centinaio di chilometri di Pechino. I Taiping ricevono l'aiuto dei ribelli Nian del Nord, ma il generale mongolo Sengge Richen é più forte; il Regno Celeste tuttavia si mantiene in piedi al Sud .....

Nei tre anni seguenti la guerra prosegue alle frontiere del Regno Celeste in campagne poco importanti, lasciando il tempo ai Qing di riprendersi. Lascia il tempo anche agli Occidentali di studiare questa strana ribellione. In un primo tempo essi provano delle simpatie per i Taiping « cristiani », però quando studiano più a fondo la loro dottrina l'effetto è tutto il contrario. Una missione britannica e una missione americana, tutte due pronte ad appgogiare i Taiping, tornano nel loro paese scandalizzati dall'eresia cinese (Yang Xiuqing non esita a chiedere quanto é grasso Dio e nega la Trinità) e dalla totale mancanza di organizzazione del Regno Celeste. In più i Taiping vietano totalmente il commercio dell'oppio e considerano gli occidentali come dei barbari naturalmente inferiori e sudditi del Regno Celeste, cosa che a loro non può fare certo piacere.

Il regime autoritario diventa via via più brutale. Hong Xiuquan, Re Celeste e profeta, lascia gli affari terreni per scrivere le sue leggi e proclami religiosi, lasciando il potere ai suoi luogotenenti: il re dell'Ovest Xiao Chaogui, il re dell'Est Yang Xiuqing, il re del Sud Qin Rigang e il re del Nord Wei Changhui. Questi luogotenenti vivono nel lusso e prendono decine di mogli contro le leggi Taiping. La dinamica rivoluzionaria dei Taiping si spegne a poco a poco, permettendo ai Qing di riconquistare il potere. Però le truppe imperiali sono sempre impegnate dalla ribellione dei Nian e nel 1856 scoppia la seconda guerra dell'oppio con la Gran Bretagna.

.....


Hong Rengan é anche più pragmatico di suo fratello, é lui a negoziare una stretta alleanza con i Nian del Nord, permettendo di ridurre la pressione sulle armate Taiping. Negozia anche con gli Occidentali, al contrario del fratello é consapevole che il paese deve modernizzarsi e compra cannoni e fucili. Convince anche i Britannici che lo strano cristianesimo cinese é solo temporaneo, per lasciare al popolo il tempo di abituarsi alla conversione. Grazie a lui i Britannici accettano di rimanere neutrali, però la Francia si allea con i Qing e spedisce consiglieri militari, il che preoccupa Londra.

Inoltre le leggi Taiping sono restaurate nella loro integralità, anche la separazione degli sessi é abolita. Ormai ci sono donne nell'amministrazione e anche reggimenti interamente composti di donne, dando alle armate Taiping un vantaggio numerico importante. L'amministrazione centrale é restaurata, ma anche sottoposta al controllo di una nuova classe di capitani civili.

L'effetto non si fa aspettare, le truppe Taiping ritrovano il loro entusiasmo e il loro fanatismo, il movimento Taiping torna ad essere una promessa di cambiamento. Con l'aiuto Nian e le armi occidentali i Taiping possono riprendere l'offensiva nel 1860 con la presa di Suzhou e Hangzhou, le armate Qing sono in rotta.

Due mesi dopo, in agosto, Hong Rengan firma la Convezione di Shanghai con l'impero britannico. Londra è preoccupata per l'influenza francese a Pechino e preferisce vedere i Taiping al potere, sopratutto con Hong Rengan alla sua testa. Il nuovo potere Taiping rassicura per la sua serietà e sembra un partner migliore per il commercio e la penetrazione in Cina. Poco dopo gli USA riconoscono ufficialmente il governo Taiping come governo legittimo cinese in nome del diritto del popolo ad autogestirsi. I Taiping aprono scuole straniere nel Regno Celeste, lasciano entrare nel paese i missionari protestanti (é a partire da questa data che il vero cristianesimo entra in Cina, e non le sue versioni mal tradotte) e firmano trattati di libero scambio in cambio della fine del commercio dell'oppio e di aiuti tecnologici con istruttori britannici. In più Hong Rengan riconosce l'uguaglianza tra il Regno Celeste e le potenze occidentali. La Gran Bretagna promette soprattutto un aiuto per la costituzione della nuova armata Taiping e delle armi moderne, però rifiuta di intervenire essa stessa.

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Al tempo stesso l'imperatore Xianfeng si spegne, lasciando il potere de facto all'imperatrice Cixi. Per Rengan e Dakai é un segno del Cielo: Dio dà il Mandato Celeste ai Taiping. Immediatamente proclama suo fratello Imperatore Celeste e la casa Qing decaduta, la nuova dinastia prende simbolicamente il nome di Ming minori. É subito riconosciuto dai Nian, dagli USA e dalla Gran Bretagna. A questa notizia le regioni Han del paese si ribellano contro la dinastia straniera Qin.

Intanto Frederick Ward sviluppa l'armata Taiping moderna con i suoi uomini della Shanghai Foreign Arms Corps. Quest'armata vestita all'occidentale (adeccezione del famoso turbante rosso dei Taiping) e armata come tale prende il nome di "Armata Sempre Vittoriosa" e il suo commando é affidato al Britannico Charles George Gordon, mentre Shi Dakai comanda le truppe tradizionali. I soldati contadini Taiping diventano un'armata di mestiere. Sempre nella stessa logica i Taiping iniziano la costruzione di ponti e vie secondo le istruzioni occidentali, e la riforma agraria Taiping si estende alle nuove conquiste insieme alle nuove missioni cristiane e a empori commerciali occidentali. Il Re Celeste inaugura la cattedrale di Tianjing di stile cinese, ma con decorazioni ispirate ai templi anglicani."

sabato 23 gennaio 2010

SFRUTTIAMO LE NUOVE COMPETENZE DEL TRATTATO DI LISBONA

New Right of Initiative Could Foster Creation of Grass-Roots European Movements. Le droit d'initiative législative populaire pourrait favoriser la naissance de mouvements européens de base. Neues Volksinitiativrecht fuer europaeische Gesetzentwuerfe koennte neue europaeische Volksbewegungen reizen.

Il nuovo Trattato di Lisbona, pure con tutte le sue pecche (eccessivo burocratismo), con tutti i suoi punti discutibili (sostituzione del termine "Unione" al termine "Comunità"), con tutte le sue lacune (non chiara definizione dei ruoli rispettivi dei vertici dell' Unione), contiene anche norme certamente positive, come quella che prevede il diritto dei cittadini di proporre disegni di legge europei.

Per proporre siffatti progetti di legge, si richiedono le firme di almeno 1.000.000 di proponenti. Cifra, certamente, tale da spaventare molti. E, tuttavia, se si considera che l' Unione ha, oramai, parecchie centinaia di milioni di cittadini, tale soglia pare assolutamente congrua.

Ma ciò che ci appare ancora più importante è che proprio lo sforzo per raccogliere le firme per proporre una specifica iniziativa fa sì che, automaticamente, quando ci si riunisce per raccogliere le firme, si debba creare una sorta di "movimento ad hoc". D'altra parte, una volta che un movimento fosse riuscito a mandare avanti una proposta di legge sostenuta da 1.000.000 di cittadini, sarebbe ben difficile , per i legislatori europei, non prenderla in considerazione.

Questo istituto può risultare ancor più prezioso per il fatto che l'unanimemente auspicata formazione di grandi "partiti europei" attraverso gli esistenti gruppi parlamentari presso il Parlamento Europeo pare piuttosto macchinosa, anche per il carattere poco partecipato di tali gruppi, la cui formazione, e/o dissoluzione, dipende essenzialmente da decisioni di vertice. Il convergere su Bruxelles, accanto ai gruppi degli esistenti Partiti Politici, anche di robusti movimenti di base, potrebbe sconvolgere non poco il quadro attuale, accelerando la transizione ad un nuovo quadro.

A questo punto, resta solo da individuare delle aree in cui proporre nuove iniziative.

Anche noi siamo tentati di lanciare qualche idea. Tuttavia, ci rendiamo anche conto della complessità di individuare materie in cui l' iniziativa sia possibile, ed in cui delle proposte possano risultare sensate dal punto di vista politico.

Infine, occorrerebbe valutare attentamente le proposte dal punto di vista giuridico e raccogliere appoggi per le firme.

Saremmo lieti se i nostri lettori ci fornisssero dei suggerimenti.

Per parte nostra, pensiamo a proposte relative all' insegnamento della cultura europea, al coordinamento delle politiche industriali ed estere.







CONFLITTO FRA USA E CINA PER GOOGLE


US and China Dispute over Web Control. L'Amérique et la Chine se disputent sur le controle du Web. Amerika und China streiten ueber Web-Kontrolle .

Si era già notato al vertice di Copenhagen. La Cina non si accontenta di un ruolo di comprimario dell' America. Infatti, tale ruolo presupporrebbe un riconoscimento, da parte sua, dell' universo culturale "occidentale" che costituisce, attualmente, il quadro generale della globalizzazione. All' interno di questo quadro, perfino una parità formale significherebbe una soggezione sostanziale. Lo ha riconosciuto, anche se indirettamente, in un' intervista, Condolezza Rice, là dove essa ha affermato che neanche il declino economico, politico, demografico e militare, degli USA, comporterebbe la perdita della loro "leadership" mondiale, che è, innanzitutto, una leadership culturale ed ideologica -"una certa idea della storia"-.

Solo gli USA incarnano l' interpretazione evolutiva del messaggio biblico, secondo cui il Progresso è la versione aggiornata della missione religiosa di Israele e della Chiesa, e, come tale, è ontologicamente superiore a tutte le altre forme di civiltà; esso va, quindi, esportato all' infinito, finché tutti i popoli verranno "convertiti"all' "Impero Democratico".

Al contrario, la Cina incarna una visione assolutamente opposta di civilizzazione, o, se si vuole, di ecumene : "Tien Xia",fondata sul concetto statico di "Armonia" un' ecumente della quale l' Impero del Mezzo costituisce il centro, ma che non coincide con il mondo intero. La Fine della Storia della Storia compare solo in un'interpretazione "eretica" di Confucio, il Taiping (sincretica con il Cristianesimo), che fu sanguinosamente sconfitta dall' Impero. In essa, la Cina si sarebbe fusa con gli Stati Uniti. Molti secoli prima, il progetto di Zheng He di dominare il mondo navigandolo, che ha precorso le esplorazioni europee, fu interrotto unilateralmente. Infine, lo stesso Mao, pur marxista e rivoluzionario, aspirava, in fondo, al "socialismo in un solo Paese"; infatti, affermava"Scavate profondi fossati; non aspirate mai all' egemonia".Divieto di egemonia ribadito ancora recentemente dai leader cinesi.

Perciò, è presumibile che, finché vi saranno gli Stati Uniti, questi cercheranno di "convertire" la Cina, mentre è dubbio che la Cina cerchi mai di "convertire" gli Stati Uniti. Questa sarebbe un' obiettiva debolezza della Cina, almeno agli occhi della Rice. Noi crediamo, invece, che la minor invasività della Cina finisca per procurarle molte simpatie da parte di quegli altri Paesi che non vogliono essere "convertiti".

In ogni caso, la recente crisi dimostra che la Cina non ammette nessuna ulteriore avanzata della civiltà americana all' interno del Tien Xia (anche per evitare una crisi violenta come quella dei Taiping).

Per capire la natura di questa avanzata, occorre tenere conto della complessità della struttura di potere nei due tipi di "impero", che è, per altro, parallela. Fondamentale, in tutto questo, il potere dell'informazione.

Nella società postmoderna, questo sostituisce, almeno in parte, cultura, politica e, soprattutto, esercito.Internet nasce dalla rete militare Arpanet. L' Esercito non ha mai perduto il controllo sulla rete. Tutti i principale motori di ricerca (tranne quelli cinesi, il principale dei quali è Baidu ) sono in America; quando un messaggio va sul Net può venire controllato dall' America (e spesso lo è, anche perchè la CIA e l' FBI possono controllare qualunque messaggio). China Daily ha pubblicato, e poi ritirato, un articolo in cui denunziava l' esistenza, negli USA, di 20.000 hacker al servizio del Governo per "Covert operations" all' estero tramite la rete -operazioni di cui l' articolo descriveva la strategia, il comando e le tempistiche-.Ciò è nato dal fatto che il provider americano di Baidu, Register.com, non è riuscito ad impedire un grave attacco alla home page di Baidu da parte di un gruppo di hacker autodenominatosi "Iranian Cyber Army".

Nonostante quanto comparso sui giornali qualche giorno fa, la forza delle industrie dei media, dell' entertainement e della cultura dell' America è talmente grande che un semplice incremento delle esportazioni delle corrispondenti industrie cinesi non potrebbe certo equilibrare il grado di dipendenza attuale del resto del mondo nei confronti dell' America.D 'altra parte, anche l' Europa e la Russia stanno facendo sforzi per bilanciare la preponderanza americana in questi settori, in particolare, tentando di costituire propri autonomi sistemi GPS e propri autonomi database culturali. Tuttavia, non ci sembra che esse abbiano raggiunto risultati apprezzabili.

La Cina si rende conto di essere debole in questo momento in questi settori, e corre ai ripari. Di qui la censura, l' attacco alla rete di Google, le tempestose trattative e polemiche con l' America. Ma, soprattutto (visto che la Cina è il massimo utilizzatore di Internet nel mondo) , il tentativo di creare un proprio sistema autonomo di Internet, che non dipenda neppure tecnicamente dall' America. Attualmente, infatti, l'Ente internazionale di controllo su Internet, l'ICANN, ha sede in America ed è di diritto americano.

Come andrà a finire? Rispondere a questa domanda eqivarrebbe a credere, come hanno fatto in troppi, che il corso della Storia sia già scritto in eterno, e che non vi sia, quindi, il libero arbitrio.

La prima osservazione ci pare, per altro, che, mentre un' intesa troppo stretta fra Cina e USA (il cosiddetto "G2", riedizione del progetto Taiping) avrebbe marginalizzato tutte le altre aree del mondo, e, in particolare, l' Europa, questo "scollamento" del G2 permetterebbe all' Europa di riprendere l' iniziativa sui grandi temi del Federalismo Mondiale. Cosa che il nostro Ministro degli Esteri non ha mancato di fare rilevare.

A condizione, per altro, che l' Europa sappia ciò che vuole, vale a dire, "abbia un' identità"

giovedì 21 gennaio 2010

VERSO UN' INTEGRAZIONE EURASIATICA ?

Which Role for Eurasia within World Federalism? Quel role pur l' Eurasie dans la fédération mondiale? Welche Rolle fuer Eurasien in Welt-Foederalismus?

Il lettore Ombrellari ha sollevato, in un precedente commento a questo blog, la questione del se un' eventuale ulteriore integrazione europea, e/o eurasiatica, non possa non solamente non migliorare, bensì anche peggiorare la situazione di repressione delle identità locali, già presente nell'attuale realtà.

Ci siamo riservati una risposta, ma, intanto, occorre spiegare che cosa sia l' Eurasia. In realtà, si tratta di un termine tanto abusato, quanto vago.

Innanzitutto , questo termine serve:

-a designare la "sommatoria" fra Europa e Asia;

- a precisare che la scissione fra Europa, da un lato, ed Asia, dall' altro, è arbitraria, in quanto vi è una vastissima zona di transizione fra le due aree, che va da Kazan a Vladivostok, da Sarajevo a Jerevan.


In secondo luogo, "Eurasia" è una specie di metafora, usata, di tanto in tanto, dai Russi, per indicare il loro Paese, che è, dal punto di vista geografico, maggioritariamente asiatico, ma, dal punto di vista demografico, culturale e religioso, maggioritariamente europeo. "Eurasiatismo" è una corrente culturale russa, ispirata dal famoso linguista russo bianco Principe Trubeckoj, il quale, nella fase tormentata della Guerra Civile Russa e dello Stalinismo, prese posizione, dall' estero, a favore di una "terza via" culturale per definire l' Unione Sovietica -non già come uno Stato russocentrico, né come un' "ideocrazia" marxista, bensì un impero multiculturale, russo-asiatico, erede di Gengis Khan, e, più in generale, della civiltà centro-asiatica -quella che i geo-politici giapponesi chiamavano "kiba-mingoku", i "popoli a cavallo"-.

Come noto, Trubeckoj fu uno dei massimi esponenti della scuola linguistica russa, che proprio in quegli anni, con un enorme sforzo teorico, poneva le basi , da un lato, della linguistica comparata eurasiatica, e, dall' altra, della costruzione culturale delle nuove Repubbliche sovietiche.Uno dei punti centrali degli studi della scuola linguistica russa fu lo studio comparato delle affinità fra le grandi famiglie linguistiche dell' Eurasia: indo-europea, afro-asiatica, cartvelica, sumerica, dravidica, uralo-altaica, che alcuni raggrupparono sotto la categoria del nostratico, altri sotto quella dell' euro-asiatico.Il tutto ha dato una grande spinta alla cultura del multiculturalismo.

Dopo la caduta dell' Unione Sovietica, il "neo-eurasiatismo" è stato una lobby che ha premuto sul mondo politico russo per una politica di equidistanza fra America, Europa, Cina, Giappone e mondo islamico, politica che è stata, fondamentalmente, quella seguita da Elzin nella seconda fase del suo mandato, e da Putin fino ad oggi.

Attualmente, la politica di "Evroremont" ("ristrutturazione all' europea"), seguita da Medvedev, sembra puntare su un maggiore ravvicinamento all' Europa. Ciò non esclude l' interesse per l' area "eurasiatica", intesa, almeno,come collaborazione transfrontaliera con la Cina , più stretta cooperazione economica e militare con l' Asia Centrale e rapporti meno conflittuali con Ucraina, Georgia e Moldova.

L'"integrazione eurasiatica" significherebbe, in primo luogo, l' attualizzazione dei trattati, in via di negoziazione con la Russia, sulle collaborazione commerciale, sull' abolizione dei visti e sulla sicurezza europea. In un momento successivo, tale (limitata) integrazione euroasiatica non potrebbe non fare i conti con l'esistente (e, fattualmente, determinante) integrazione fra Europa e Stati Uniti. E' in questo senso che si parla si "spirito di Pratica di Mare", o di "comunità da Vancouver a Vladivostok". In questo contesto, l'identità eurasiatica (con tutte le sue complessità) potrebbe costituire un elemento di bilanciamento delle influenze "atlantiche", con un notevole vantaggio per il ruolo dell' Europa nel suo complesso.

Ma, in una realtà così vasta, come salvare le realtà locali?

A nostro avviso, un inizio di risposta nasce dalla constatazione che l' integrazione mondiale (con le Nazioni Unite, con l' egemonia americana, con l'integrazione dei mercati e di Internet, con le migrazioni intercontinentali) esiste già, e già ora attacca, non solamente le identità locali, ma perfino quelle individuali. Il problema ,è non già ,opporvisi, cosa impossibile, bensì governarla, con una serie di regole che introducano più equilibrio.

Per ciò che riguarda l' Europa, essa ha, all' interno di questo ordine mondiale, un peso molto limitato, come dimostrato dall' esito del vertice di Kopenhagen.

Un potere mondiale, sì, ma definito, ben delimitato.Una rappresentanza mondiale, ma non basata sulla legge della giungla, bensì sulla rpresenza delle grandi aggregazioni culturali mondiali.Dei grandi "blocchi continentali", ma non intorno a potenze egemoni, bensì su basi federali.

In questo contesto, a nostro avviso, individui, associazioni, città, regioni e nazionalità conterebbero di più, non già di meno. Intanto, vi sarebbe una serie di "scudi" contro l' immediatezza della globalizzazione. Poi, le regioni e le nazionalità potrebbero interagire autorevolmente con il rispettivo Stato Continentale, che si farebbe carico, da un lato, del recepimento delle loro istanze a livello continentale, e, dall' altro, dell' attuazione delle loro richieste a livello di trattative internazionali.

Questo è proprio l' oggetto dell' attività di dibattito e proposta che vorremmo lanciare con questo blog, ed a cui tutti siete invitati a partecipare.





Alla tradizione eurasiatistica

L'UCCISIONE DELL'INCONSCIO


The Great Struggle: to Save the Unconscious. Mind La grande bataille:sauver l' inconscient. Der grosse Kampf: das Unbewusste retten

Massimo Recalcati, nel suo nuovo libro "L' uomo senza inconscio", editore Cortina, mette in rilievo una questione a nostro avviso centrale per il futuro dell' umanità: attraverso la sua pretesa di "razionalità", la presente civiltà tecnocratica mira a modificare a tal punto la psiche umana, da rendere impossibile un' esistenza libera e personale, che ha, come presupposto, un substrato irrrazionale e soggettivo.

Molti autori hanno segnato il percorso di questo processo, e la reazione contro lo stesso: Platone, con l' identificazione fra bene e ragione; Cartesio, con la riduzione dell' essere alle idee chiare e distinte; Kant, con il suo Imperativo Categorico disincarnato; Hegel, con la sua idea di Spirito Assoluto; Lukàcs, con la sua condanna dell' irrazionalismo come decadentismo borghese. E, di converso, Nietzsche, Freud e Jung, pure con accenti diversi, hanno posto in evidenza l' irriducibilità dell' uomo alla pura razionalità.

La filosofia occidentale aveva sottolineato l' esigenza di "sottrarsi alle passioni" attraverso la razionalità; anche il Cristianesimo e l' Islam, pur essendo basati sulla fede, avevano accettato, fino ad un certo punto, l' orientamento razionalistico della filosofia; con l' interpretazione evolutiva del Cristianesimo, inaugurata da Giocchino da Fiore, sviluppata da Lessing e Kant, e portata a compimento dagli hegeliani e dai positivisti, la distruzione dell' elemento irrazionale ed individualizzante diveniva il presupposto necessario per la realizzazione della Fina della Storia, un' era in cui gli uomini, non più guidati dalle loro preferenze soggettive, bensì dalla razionalità strumentale ed economica, avrebbero potuto conciliare le loro diverse esigenze attraverso un processo dialettico ed impersonale.

Espressione di questo processo, il "General Intellect", una coscienza collettiva che risolve via via tutte le qestioni attraverso una risposta universale, valida per tutti gli uomini.

Con il positivismo ed il marxismo, è chiaro che questa risposta collettiva è di tipo economico, dove, in contrasto con le pulsioni dell' inconscio, le risposte possono essere universali, in quanto basate su astrazioni matematiche, come, per esempio, "la massima ofelimità".

Pertanto, il General Intellect, che esso si esprima attraverso la forma del Partito egemone, oppure in quella dei processi anonimi del mercato, si sovrappone e si impone alla libera creatività dei soggetti, sia pure una soggettività collettiva, e, quindi, politica e mediata, per apparire, invece, come un processo oggettivo, a cui tutti, religioni, popoli, intellettuali, debbono inchinarsi.

L'espressione di soggettività eccentriche viene condannata come immorale e repressa come eversiva. Emerge, seppure con estrema difficoltà, una "middle class" universale che rifugge tanto dai miti atavistici della religione e dell' onore dei vecchi ceti agrari, quanto dall' egocentrismo del "dandy" intellettuale.

Nonostante il mito della "libertà", la "middle class" è imprigionata in un meccanismo sociale onnipervasivo, che satura ogni spazio libero dell' esistenza con gli impegni del lavoro, del bilancio familiare, della documentazione burocratica, delle relazioni sociali, dell' entertainment forzato, dello shopping.

Vengono eliminati gli spazi di silenzio, di riflessione.

Non c'è più tempo per sognare, per coltivare ambizioni, amori, avversioni.

La "Fine della Storia", in cui tutti i conflitti saranno superati, si presenta come la "Fine dell'Uomo".Questo, già dal punto di vista psichico. Per non parlare, poi, della fine anche fisica dell'uomo, sostituito dalle "macchine intelligenti".

Tutto ciò è, forse parzialmente, inevitabile, in quanto iscritto "nel DNA" dell' uomo in quanto "animale incompiuto", che, avendo il libero arbitrio, è costretto a mutare, ricercando, però, in ultima analisi, un nuovo punto di equilibrio, in cui il macchinismo sostituirà l' istinto, ed eliminerà il libero arbitrio.

Ma questo significa, forse, che dobbiamo rinunziare a ogni lotta?

Credo che il minimo che si possa pretendere di tentare sia studiare almeno questi processi, per cercare di governarli. E' il grande "dibattito sul Superuomo" che Nietzsche avrebbe voluto lanciare, ma che ha trovato così grandi difficoltà ad avviarsi.

In concreto: che cosa riteniamo che sia "essenziale per l' uomo", in un momento in cui la macchina può sostituire il corpo, forse anche il cervello, ed i meccanismi sociali possono "disciplinare" gli uomini al punto di farli diventare eguali fra di loro?

Quando si riuscisse a "salvare"o "duplicare" il nostro profilo biopsichico in un "disco rigido" o un "chip", come se fosse uno spettacolo o una biblioteca, ci saremmo così garantiti l'eternità, oppure vi sarebbe qualcosa di noi, "l' Anima", che non potrebbe essere né"salvata", né "replicata" in questo modo?

mercoledì 20 gennaio 2010

LE MIGRAZIONI, PROBLEMA UNIVERSALE


A Worldwide Study on Migrations Allows to Decode Deeprooted Meanings. L'étude des migrations comme phénomène mondial permet d'en saisir les significations universelles. Ein vergleichendes Blick auf Wanderungen ermoeglicht Verstaendnis ihrer Universellen Bedeutung.

Da uno sguardo alla carta geografica allegata risulta che il problema dell' immigrazione in Italia è, statisticamente, inferiore a quello della media dei Paesi del mondo.

Infatti, l' Italia si trova in una fascia di Paesi con un' livello di immigrazione relativamente modesto, in confronto a picchi come l' Arabia Saudita, o a Paesi di elevata immigrazione, come America, Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Russia e, perfino, Ucraina e Kazakhstan.

L' Italia si trova, dicevamo, fra i Paesi a media intensità di migranti, come la Polonia, la Turchia, la Libia, il Nepal, che, invece, siamo abituati a considerare addirittura come Paesi di emigrazione.

Queste considerazioni preliminari ci aiutano ad acquisire, nei confronti dell' immigrazione, un atteggiamento molto meno passionale di quello che predomina nei mass media e nel dibattito politico. A sentire certe discussioni, sembrerebbe che l' Italia sia la meta quasi esclusiva di tutti i tipi di migrazione, da quella per fame a quella mafiosa, da quella economica a quella politica.

I dati analizzati a livello mondiale ci mostrano, invece, che le migrazioni sono un fenomeno universale, che ha un impatto ben maggiore in altri Paesi.

Ma anche uno studio storico ci mostra che le migrazioni sono sempre esistite (Indoeuropei e Semiti, Fenici e Greci, Romani e barbari, Arabi e Ungheresi, Turchi e Tartari, Europei e Africani, tutti sono emigrati verso Paesi lontani).

Anzi, queste migrazioni hanno cambiato il mondo : esse sono "la trama della storia".Se non vi fossero state le migrazioni di Indo-Europei e di Semiti, non ci sarebbe l' attuale scenario delle lingue del mondo.

Se non ci fossero state le migrazioni degli Arabi, non ci sarebbe l' Islam; se gli Europei non fossero emigrati fuori dell' Europa, non ci sarebbe l' attuale "mondo moderno".

Certo, anche oggi le migrazioni cambiano il mondo, ed è questo il motivo principale per cui molti se ne preoccupano. E, tuttavia, le modalità secondo cui queste trasformazioni stanno avvenendo sono imprevedibili. Studiarle, richiede una vista finissima.

Si dice che le migrazioni di popoli islamici in Europa corrano il rischio di modificare l' "identità europea". Si dimentica che, con Turchia e Bulgaria, Bosnia e Albania, ma anche Russia e Georgia, l' Islam è già "da sempre" parte dell' Europa.Si dimentica anche che sono altri Paesi, come India ed America, ad essere esposte ai maggiori rischi.

Certamente, con l' aumento (relativo) degli immigrati di religione islamica, aumenterà (sempre in senso relativo) il numero dei residenti europei contrari all' attuale tipo di globalizzazione. Ma questo succede ancor più in India e in Russia, e nessuno se ne preoccupa tanto.E, per ciò che riguarda l' Europa, succede anche con l' arrivo degli emigrati ortodossi e/o sudamericani. Ma è questo un problema? Non sono le stesse Autorità Europee una fra le prime fonti, a livello mondiale, delle critiche alla globalizzazione?Non sarà, forse, che l' Europa, con i suoi immigrati, rafforza la propria stessa identità, permettendo alle proprie Autorità di condurre una politica più assertiva nel mondo?



CORRISPONDENZA DA MANHATTAN


America Undergoing a Profound Change. L'Amérique face à une transformation profonde. Amerika unterliegt tiefgreifendes Wandel.

Non ero più stato in America ed ho notato un forte cambiamento, tanto per ciò che concerne il tenore di vita della popolazione, quanto per ciò che concerne la sua composizione etnica.

Per ciò che riguarda il primo punto, si può notare ovunque, anche nei quartieri più centrali, l' abbandono delle attività di manutenzione, che caratterizza i periodi dicrisi.

Le statistiche parlano di un massiccio impoverimento, soprattutto nell' area di New York. Secondo l'Economist, il 33% della popolazione newyorkese fa ricorso a sussidi pubblici, e il 12% utilizza addirittura le mense per i poveri messe a disposizione dalle Chiese e dal volontariato.

Anche la composizione etnica della popolazione è cambiata drasticamente. Secondo le statistiche degli organismi internazionali, vivrebbero negli Stati Uniti circa 35 milioni di immigrati, pari al 12% della popolazione, di cui 12 milioni clandestini.Tuttavia, per gli Stati Uniti, queste statistiche non sono significative, perchè tutta la popolazione deriva, in ultima analisi, da un' immigrazione, e buona parte degli immigrati di lunga data sono già di origine extraeuropea.

Il risultato è che, proprio in aree metropolitane come Manhattan, l' impressione è che il numero di WASPS, ma anche di "bianchi" in generale, sia veramente modesta.

Anche i negozi e i locali pubblici sono in gran parte afroasiatici.

Ciò che colpisce maggiormente sono i canali televisivi, a maggioranza latinoamericani (domeincani, messicani, brasiliani), ma poi anche cinesi e coreani. La cosa più scioccante è stata poter assistere ad un paio di puntate di una "fiction" cinese (in lingua mandarina), intitolato "Liberazione", ed avente, come protagonisti, Mao Tse Tung, Lin Piao e Zhou En Lai.