giovedì 21 gennaio 2010

VERSO UN' INTEGRAZIONE EURASIATICA ?

Which Role for Eurasia within World Federalism? Quel role pur l' Eurasie dans la fédération mondiale? Welche Rolle fuer Eurasien in Welt-Foederalismus?

Il lettore Ombrellari ha sollevato, in un precedente commento a questo blog, la questione del se un' eventuale ulteriore integrazione europea, e/o eurasiatica, non possa non solamente non migliorare, bensì anche peggiorare la situazione di repressione delle identità locali, già presente nell'attuale realtà.

Ci siamo riservati una risposta, ma, intanto, occorre spiegare che cosa sia l' Eurasia. In realtà, si tratta di un termine tanto abusato, quanto vago.

Innanzitutto , questo termine serve:

-a designare la "sommatoria" fra Europa e Asia;

- a precisare che la scissione fra Europa, da un lato, ed Asia, dall' altro, è arbitraria, in quanto vi è una vastissima zona di transizione fra le due aree, che va da Kazan a Vladivostok, da Sarajevo a Jerevan.


In secondo luogo, "Eurasia" è una specie di metafora, usata, di tanto in tanto, dai Russi, per indicare il loro Paese, che è, dal punto di vista geografico, maggioritariamente asiatico, ma, dal punto di vista demografico, culturale e religioso, maggioritariamente europeo. "Eurasiatismo" è una corrente culturale russa, ispirata dal famoso linguista russo bianco Principe Trubeckoj, il quale, nella fase tormentata della Guerra Civile Russa e dello Stalinismo, prese posizione, dall' estero, a favore di una "terza via" culturale per definire l' Unione Sovietica -non già come uno Stato russocentrico, né come un' "ideocrazia" marxista, bensì un impero multiculturale, russo-asiatico, erede di Gengis Khan, e, più in generale, della civiltà centro-asiatica -quella che i geo-politici giapponesi chiamavano "kiba-mingoku", i "popoli a cavallo"-.

Come noto, Trubeckoj fu uno dei massimi esponenti della scuola linguistica russa, che proprio in quegli anni, con un enorme sforzo teorico, poneva le basi , da un lato, della linguistica comparata eurasiatica, e, dall' altra, della costruzione culturale delle nuove Repubbliche sovietiche.Uno dei punti centrali degli studi della scuola linguistica russa fu lo studio comparato delle affinità fra le grandi famiglie linguistiche dell' Eurasia: indo-europea, afro-asiatica, cartvelica, sumerica, dravidica, uralo-altaica, che alcuni raggrupparono sotto la categoria del nostratico, altri sotto quella dell' euro-asiatico.Il tutto ha dato una grande spinta alla cultura del multiculturalismo.

Dopo la caduta dell' Unione Sovietica, il "neo-eurasiatismo" è stato una lobby che ha premuto sul mondo politico russo per una politica di equidistanza fra America, Europa, Cina, Giappone e mondo islamico, politica che è stata, fondamentalmente, quella seguita da Elzin nella seconda fase del suo mandato, e da Putin fino ad oggi.

Attualmente, la politica di "Evroremont" ("ristrutturazione all' europea"), seguita da Medvedev, sembra puntare su un maggiore ravvicinamento all' Europa. Ciò non esclude l' interesse per l' area "eurasiatica", intesa, almeno,come collaborazione transfrontaliera con la Cina , più stretta cooperazione economica e militare con l' Asia Centrale e rapporti meno conflittuali con Ucraina, Georgia e Moldova.

L'"integrazione eurasiatica" significherebbe, in primo luogo, l' attualizzazione dei trattati, in via di negoziazione con la Russia, sulle collaborazione commerciale, sull' abolizione dei visti e sulla sicurezza europea. In un momento successivo, tale (limitata) integrazione euroasiatica non potrebbe non fare i conti con l'esistente (e, fattualmente, determinante) integrazione fra Europa e Stati Uniti. E' in questo senso che si parla si "spirito di Pratica di Mare", o di "comunità da Vancouver a Vladivostok". In questo contesto, l'identità eurasiatica (con tutte le sue complessità) potrebbe costituire un elemento di bilanciamento delle influenze "atlantiche", con un notevole vantaggio per il ruolo dell' Europa nel suo complesso.

Ma, in una realtà così vasta, come salvare le realtà locali?

A nostro avviso, un inizio di risposta nasce dalla constatazione che l' integrazione mondiale (con le Nazioni Unite, con l' egemonia americana, con l'integrazione dei mercati e di Internet, con le migrazioni intercontinentali) esiste già, e già ora attacca, non solamente le identità locali, ma perfino quelle individuali. Il problema ,è non già ,opporvisi, cosa impossibile, bensì governarla, con una serie di regole che introducano più equilibrio.

Per ciò che riguarda l' Europa, essa ha, all' interno di questo ordine mondiale, un peso molto limitato, come dimostrato dall' esito del vertice di Kopenhagen.

Un potere mondiale, sì, ma definito, ben delimitato.Una rappresentanza mondiale, ma non basata sulla legge della giungla, bensì sulla rpresenza delle grandi aggregazioni culturali mondiali.Dei grandi "blocchi continentali", ma non intorno a potenze egemoni, bensì su basi federali.

In questo contesto, a nostro avviso, individui, associazioni, città, regioni e nazionalità conterebbero di più, non già di meno. Intanto, vi sarebbe una serie di "scudi" contro l' immediatezza della globalizzazione. Poi, le regioni e le nazionalità potrebbero interagire autorevolmente con il rispettivo Stato Continentale, che si farebbe carico, da un lato, del recepimento delle loro istanze a livello continentale, e, dall' altro, dell' attuazione delle loro richieste a livello di trattative internazionali.

Questo è proprio l' oggetto dell' attività di dibattito e proposta che vorremmo lanciare con questo blog, ed a cui tutti siete invitati a partecipare.





Alla tradizione eurasiatistica

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