giovedì 21 gennaio 2010

L'UCCISIONE DELL'INCONSCIO


The Great Struggle: to Save the Unconscious. Mind La grande bataille:sauver l' inconscient. Der grosse Kampf: das Unbewusste retten

Massimo Recalcati, nel suo nuovo libro "L' uomo senza inconscio", editore Cortina, mette in rilievo una questione a nostro avviso centrale per il futuro dell' umanità: attraverso la sua pretesa di "razionalità", la presente civiltà tecnocratica mira a modificare a tal punto la psiche umana, da rendere impossibile un' esistenza libera e personale, che ha, come presupposto, un substrato irrrazionale e soggettivo.

Molti autori hanno segnato il percorso di questo processo, e la reazione contro lo stesso: Platone, con l' identificazione fra bene e ragione; Cartesio, con la riduzione dell' essere alle idee chiare e distinte; Kant, con il suo Imperativo Categorico disincarnato; Hegel, con la sua idea di Spirito Assoluto; Lukàcs, con la sua condanna dell' irrazionalismo come decadentismo borghese. E, di converso, Nietzsche, Freud e Jung, pure con accenti diversi, hanno posto in evidenza l' irriducibilità dell' uomo alla pura razionalità.

La filosofia occidentale aveva sottolineato l' esigenza di "sottrarsi alle passioni" attraverso la razionalità; anche il Cristianesimo e l' Islam, pur essendo basati sulla fede, avevano accettato, fino ad un certo punto, l' orientamento razionalistico della filosofia; con l' interpretazione evolutiva del Cristianesimo, inaugurata da Giocchino da Fiore, sviluppata da Lessing e Kant, e portata a compimento dagli hegeliani e dai positivisti, la distruzione dell' elemento irrazionale ed individualizzante diveniva il presupposto necessario per la realizzazione della Fina della Storia, un' era in cui gli uomini, non più guidati dalle loro preferenze soggettive, bensì dalla razionalità strumentale ed economica, avrebbero potuto conciliare le loro diverse esigenze attraverso un processo dialettico ed impersonale.

Espressione di questo processo, il "General Intellect", una coscienza collettiva che risolve via via tutte le qestioni attraverso una risposta universale, valida per tutti gli uomini.

Con il positivismo ed il marxismo, è chiaro che questa risposta collettiva è di tipo economico, dove, in contrasto con le pulsioni dell' inconscio, le risposte possono essere universali, in quanto basate su astrazioni matematiche, come, per esempio, "la massima ofelimità".

Pertanto, il General Intellect, che esso si esprima attraverso la forma del Partito egemone, oppure in quella dei processi anonimi del mercato, si sovrappone e si impone alla libera creatività dei soggetti, sia pure una soggettività collettiva, e, quindi, politica e mediata, per apparire, invece, come un processo oggettivo, a cui tutti, religioni, popoli, intellettuali, debbono inchinarsi.

L'espressione di soggettività eccentriche viene condannata come immorale e repressa come eversiva. Emerge, seppure con estrema difficoltà, una "middle class" universale che rifugge tanto dai miti atavistici della religione e dell' onore dei vecchi ceti agrari, quanto dall' egocentrismo del "dandy" intellettuale.

Nonostante il mito della "libertà", la "middle class" è imprigionata in un meccanismo sociale onnipervasivo, che satura ogni spazio libero dell' esistenza con gli impegni del lavoro, del bilancio familiare, della documentazione burocratica, delle relazioni sociali, dell' entertainment forzato, dello shopping.

Vengono eliminati gli spazi di silenzio, di riflessione.

Non c'è più tempo per sognare, per coltivare ambizioni, amori, avversioni.

La "Fine della Storia", in cui tutti i conflitti saranno superati, si presenta come la "Fine dell'Uomo".Questo, già dal punto di vista psichico. Per non parlare, poi, della fine anche fisica dell'uomo, sostituito dalle "macchine intelligenti".

Tutto ciò è, forse parzialmente, inevitabile, in quanto iscritto "nel DNA" dell' uomo in quanto "animale incompiuto", che, avendo il libero arbitrio, è costretto a mutare, ricercando, però, in ultima analisi, un nuovo punto di equilibrio, in cui il macchinismo sostituirà l' istinto, ed eliminerà il libero arbitrio.

Ma questo significa, forse, che dobbiamo rinunziare a ogni lotta?

Credo che il minimo che si possa pretendere di tentare sia studiare almeno questi processi, per cercare di governarli. E' il grande "dibattito sul Superuomo" che Nietzsche avrebbe voluto lanciare, ma che ha trovato così grandi difficoltà ad avviarsi.

In concreto: che cosa riteniamo che sia "essenziale per l' uomo", in un momento in cui la macchina può sostituire il corpo, forse anche il cervello, ed i meccanismi sociali possono "disciplinare" gli uomini al punto di farli diventare eguali fra di loro?

Quando si riuscisse a "salvare"o "duplicare" il nostro profilo biopsichico in un "disco rigido" o un "chip", come se fosse uno spettacolo o una biblioteca, ci saremmo così garantiti l'eternità, oppure vi sarebbe qualcosa di noi, "l' Anima", che non potrebbe essere né"salvata", né "replicata" in questo modo?

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