lunedì 25 gennaio 2010

TAV:EUROREGIONE POSTMODERNA


The Only European Solution to Problems of Piedmont is Euro-Region. La seule solution européenne aux problèmes du Piémont, c'est l' Eurorégion. Die einzige europaeische Loesung zu den Fragen Piemonts ist Euroregion

Avevamo promesso ai nostri lettori di predisporre un post dedicato alla situazione complessiva del dibattito su MITO, comprensivo, quindi, di una valutazione circa il problema dei trasporti.

Il recente dibattito sulla TAV, che ha visto contrapporsi, nel giro di una sola giornata, da un lato, al Lingotto, a Torino, tutto l' "establishment" torinese attorno al governo regionale in carica, e, dall' altro, i politici dell' opposizione, riuniti sullo stesso tema nel pomeriggio, ha confermato, per l' ennesima volta, la nostra convinzione sul sostanziale antieuropeismo dominante in tutta l'attuale classe dirigente, di sinistra come di destra, pubblica o privata, di governo o di sottogoverno.

Fra tutti gli interventi a favore della TAV (ma, d' altra parte, neppure fra quelli a sfavore) abbiamo sentito una sola volta la parola "Europa". Eppure, la considerazione più elementare è che, se c' è la TAV, Torino è l' estrema frontiera verso le Alpi, e l' ultima periferia di Milano; se c'è la TAV, torna ad essere la Capitale delle Alpi, e il ponte fra Europa e Italia.

Questo l'aveva capito, già nel Medioevo, essendo un Aleramico, quindi un Sassone con connessioni imperiali, il Marchese di Saluzzo, che aveva fatto scavare il "Buco del Viso", che collegava il Marchesato con la Francia (ed esiste ancora adesso). Invece, non lo capiscono i provinciali politici di oggi.

La scelta fra Mito ed Europregione dipende (anche) dalla nostra valutazione del futuro della mobilità in epoca postmoderna.

In epoca postmoderna, l' enorme maggioranza delle attività, economiche, amministrative, culturali, politiche, ludiche, possono essere effettuate informaticamente. Non c'è più bisogno che milioni di pendolari si spostino ogni mattina ed ogni sera fra le metropoli e le periferie, intasando ferrovie ed autostrade e perdendo milioni di preziose ore (di vita o di lavoro).

Lo spostamento (comunque rapidissimo, attraverso metropolitane ed alta velocità), oppure svincoli autostradali "intelligenti", è riservato, da un lato, alle attività fisiche (trasporto di merci, lavori manuali), e, dall' altro, alle occasioni formali (cerimonie, assemblee, festività).

A questo punto, perde di senso non solamente la necessità di concentrarsi tutti in megalopoli come Mito, ma, addirittura, in città come Torino.

Il migrante sul web può benissimo risiedere nel Canavese o nel Roero, in Morienne o in Tarantaise, e "lavorare su Torino". Centri di cultura, di politica e di socialità possono tornare ad essere le "piccole capitali", come Ivrea, come Alba, come Saluzzo, come Casale, ma anche come Chambéry o Annecy.Lì si svolgeranno la socializzazione, le proposte innovative di base, il commercio al minuto, la manutenzione dell' infrastruttura tecnologica.

A quel punto, non ci sarà certo più bisogno che i Piemontesi si affollino a Milano, ma neanche a Torino, né che i Francesi si affollino a Lyon o a Marsiglia.Le regioni torneranno a gravitare intorno ai loro punti di forza culturali e storici: nel nostro caso, il mondo multiculturale alpino.


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