giovedì 28 gennaio 2010

UNA POLITICA ECONOMICA PER L'EUROPA (CONVEGNO A TORINO)


Important presentation, by the Center for the Study of Federalism in Turin, of Dario Velo's Book "The Government of the Economic Development and of Innovation in Europe" . La présentatin, de la part du Centre pour l' étude du Fédéralisme à Turin, du livre de Dario Velo "Le gouvernement du développement économique et de l' innovation en Europe". Eine wichtige Vorstellung, von der Seite des Instituts fuer das Studium des Foederalismus, in Turin, von Dario Velo's Buch "Die Lenkung der Wirtschaftlichen Entwicklung und der Innovation in Europa.


Il convegno del 28

E' doveroso un encomio al Centro Studi del Federalismo di Torino, che organizza ininterrottamente, a Torino, manifestazioni del massimo livello accademico sul tema del federalismo, europeo e mondiale, con ciò supplendo anche alle carenze della società civile e delle Istituzioni.

E', infatti, a nostro avviso, inaccettabile che una regione, come quella torinese, profondamente marcata da una tradizione europea, dedichi così poco spazio alle iniziative europee. Lode dunque a quelle "minoranze attive" che, nonostante il disinteresse generale, operano ,nella quotidianità, per mantenere viva questa fiammella . Già l'altro ieri avevamo avuto modo di segnalare, seppure con una nostra interpretazione molto soggettiva, l'altro importante convegno del Centro per gli Studi sul Federalismo, sull' integrazione latino-americana. Il convegno di ieri era ancora più importante e centrale, perchè trattava di un tema incredibilmente focale per noi Europei: la politica economica dell' Europa.

Il convegno era dedicato al libro del Professor Dario Velo, "Il governo dello Sviluppo economico e dell'innovazione in Europa".Relatori: Antonio Padoa Schioppa, Presidente del Centro Studi sul Federalismo; Oreste Calliano, Università degli Studi di Torino; Alfonso Iozzo, membro del Consiglio del Centro Studi sul Federalismo, Giorgio Pellicelli, Università di Torino.

Il Prof. Velo, autore del libro, ha sottolineato la complementarietà economica fra Europa Comunitaria e Stati Uniti' , mentre Alfonso Jozzo e Oreste Calliano hanno posto maggiormente in evidenza la specificità europea, che, come ha detto Calliano, è apprezzata anche da una parte degli Americani, per esempio Jeremy Rifkin. Tutti si sono trovati d' accordo nel rilevare le aperture che il Trattato di Lisbona fa ad una politica economica europea, là dove ridimensiona il ruolo eccessivo della politica della concorrenza, ma anche là dove inserisce nelle competenze europee due settori importanti come spazio e turismo.A questo ultimo proposito, è stato da tutti ribadito che la cultura europea, in particolare quella giuridica, dovrebbe svolgere un ruolo più proattivo nella formazione delle politiche europee.

Attualità del tema

L'attualità di questo tema è dimostrata dalla prossima riunione sull'economia promossa dal nuovo Presidente van Rompuy, oltre che dagli scottanti "dossier" oggi in discussione, fra i quali i due che riguardano l' Italia (Fiat e Telecom).

Qui ci limitiamo a constatare che la sopravvalutazione delle politiche europee di concorrenza abbia portato a vere e proprie distorsioni. Per esempio, una delle ragioni per cui in Europa vi è una crisi di sovrapproduzione è che gli Stati est-europei, prima di aderire alla UE o durante il periodo transitorio, concedono generosi incentivi di durata lunghissima alle case automobilistiche che intendano istallarvisi. Quindi, si costruiscono più nuovi impianti di quanti sarebbero necessari. Un altro caso è quello della presa di posizione della commissaria alla concorrenza contro l' accordo Germania-Magna, presa di posizione fomentata dai Governi dei Paesi Europei dove la Magna voleva chiudere le fabbriche. Questa presa di posizione incoraggiò coloro che, alla GM e nel Governo americano, volevano la violazione degli accordi con la Magna.

Praticamente ogni volta che c'e un merger o un'acquisizione, tutti i Governi europei si schierano da varie parti della barricata, a seconda della nazionalità del compratore e degli stabilimenti. Non esistono regole concordate. Mentre (come è stato giustamente rilevato durante il convegno), occorrerebbe favorire le imprese comuni a livello comunitario, in realtà di imprese di questo tipo ce ne sono pochissime, e anche quelle che esistiono (come EADS) non sono percepite veramente come "imprese europee", sono lacerate da faide interne ed osteggiate dai Paesi non partecipanti.

In pratica, tutti gli Stati Membri vorrrebbero avere la proprietà e il comando di tutte le aziende, ed avere almeno un' azienda di ogni tipo, come ai tempi dell' autarchia. Impensabile parlare di specializzazioni e di vocazioni nazionali concordate e/o contrattate a livello europeo.

Inoltre, tutti gli Stati membri sono troppo deboli per fronteggiare una situazione mondiale di lotta economica globale, di tutti contro tutti, in cui i grandi Stati usano mezzi leciti e no, e, soprattutto, fanno un uso imprevedibile delle nuove tecnologie dell' informazione.Significativa la scena dei BASIC riuniti in segreto a Copenhagen, ma scoperti e raggiunti da un Obama non invitato.Significativa la polemica fra USA e Cina, in cui l' unica cosa certa sarerebbe che ambedue i Governi disporrebbero di qualche decina di migliaia di Hackers intenti a destabilizzare gli altri Paesi del mondo con sabotaggi di internet ed altre azioni di disturbo. Qualcosa di simile a quanto accaduto fra la Russia e Paesi Baltici, e che ha dato luogo alla creazione di un'apposita agenzia NATO.Tipico anche il "complotto" di disinformazione contro le economie di Grecia e Spagna, denunziato ieri a Davos da Papandreu e Zapatero.

Alcune considerazioni personali sul lungo termine

Di fronte a queste situazioni, come reagire?

E' chiaro che non si possono mescolare il discorso a breve, profondamente legato ai condizionamenti giuridici, storici e politici, esistenti, e un discorso "a regime".Inoltre, il programma a breve della Commissione in questo campo è già segnato dalle dichiarazioni al Parlamento di Barroso e dei nuovi Commissari.

"A termine", cioè quando l' Unione Europea fosse veramente compiuta, è chiaro che l' Europa dovrebbe essere in grado innanzitutto di razionalizzare in profondità il proprio sistema economico, evitando inutili duplicazioni e dedicando le risorse così rese disponibili ad altre attività.Questo dovrebbe avvenire per le strutture produttive, ma anche per le politiche di incentivazione. che, adesso, almeno, non vengono più demonizzate, bensì considerate come normali, e, infine, per le stesse strutture dell' Unione, che sono diventate troppo dispersive.Basti pensare al fatto che le politiche economiche sono attualmente disperse fra almeno 15 dicasteri.

Per ciò che concerne le strutture produttive,sui grandi mercati internazionali (per esempio, aerospaziale, automobile, elettronica, farmaceutica), per garantire la concorrenza basterebbero due gruppi a livello mondiale. Tuttavia, per salvaguardare l' autonomia di ogni area geografica, e tenendo conto che sicuramente Cina e India vogliono e possono fin da ora essere autonome), basterebbero 7/8 gruppi (come l' Avvocato Agnelli diceva da decenni). Se, poi, si volesse garantire una concorrenza anche fra due "campioni "di ogni Continente, si potrebbe pensare ad un massimo di una quindicina di gruppi a livello mondiale.

Se, quindi, ci fosssero in Europa 2 gruppi autonomi, al posto degli attuali 5, 6 (per Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Svezia), parecchi grandi Paesi resterebbero senza un loro "campione nazionale". Perchè dovrebbero accettare questa situazione senza contropartite? La contropartita sarebbe quella di potersi specializzare, con il consenso e il supporto degli altri Paesi, in altre aree.Facendo un esempio estremo, ma già quasi realizzato: perchè l' Italia avrebbe bisogno di una sua industria nucleare, quando può benissimo comprare l' elettricità dalla Francia o dall' Est Europa, e invece di spendere nel nucleare spendere nell' ambiente, ma, soprattutto, nella cultura e nel turismo, dove avrebbe risorse pressoché infinite da sfruttare e una leadership incontestabile?Perchè, come è stato riferito da Roberto Palea, in campo energetico, si duplica la ricerca in tutta Europa?

Questo tipo di accordi è relativamente fattibile a livello bilaterale, ma diventa difficilissimo quando ci sono 30 governi ed altrettante imprese da accontentare. L' Unione Europea potrebbe divenire il "tavolo" dove si fanno questi accordi. Però, per fare questo ci vuole soprattutto più cultura, più expertise. Sulla scia del libro di Velo, tutti hanno stigmatizzato il fatto che l' Università non costituisca, almeno in Italia, quel serbatoio di competenze che servirebbe a supportare l' azione pubblica.

Un'altra forma di semplificazione, anche se soltanto giuridica, potrebbe essere la trasformazione dei "consorzi europei" (come l' Ariane e l' Eurojet), in "Società comuni.

E' quasi un' ovvietà affermare che non c'è nulla di più contraddittorio che proclamare la strategia della Società della Conoscenza e poi, come prima cosa, attuare severi "tagli alla cultura".Cultura che, invece, a nostro avviso, potrebbe essere finanziata proprio con i tagli alle duplicazioni produttive e burocratiche , che permetterebbero di economizzare non soltanto il costo di investimenti e posti di lavoro, ma anche quello delle burocrazie incaricate di interfacciarsi con i campioni nazionali che non ci fossero più.

Con ciò, si ritorna all' esigenza della cultura, dell' informazione, in primo luogo a favore dei decisori pubblici, poi dell'opinione pubblica europea.

Per ciò che concerne gli strumenti di incentivazione (europei, nazionali, regionali e locali), essi sono divenuti oramai così numerosi e complessi, che, da un lato, riuscire ad accedervi è un'impresa temeraria, e, all' altro, i vantaggi di ciascuno "sportello" sono veramente minimi. Occorrerebbe semplificare e rendere trasparenti normative e procedure, con un' azione legislativa programmata e sistematica.

Per ciò che concerne la dispersione operativa, occorrerebbe concentrare i temi economici su un tavolo unico.Nel corso del dibattito, Alfonso Jozzo ha citato l'esigenza che la politica economica venga gestita da un'Ente ad hoc, sulla falsariga della Tennessee Valley Authority.

Considerazioni sul breve termine.

A noi non è sembrata fuori luogo l' idea che, anche a breve, una priorità potesse essere la costituzione di una specie di "intelligence europea", di orientamento prevalentemente economico.Costituzione che, a nostro avviso, non richiederebbe particolari strumenti di diritto internazionali, né modifiche rilevanti al bilancio comunitario. Infatti, si tratterebbe solamente di una riorganizzazione di attività esistenti.Torniamo a ricordare la storia degli hacker cinesi e americani e quella del complotto contro Grecia e Spagna, che è anche un complotto contro l' Euro. Ricordiamo che quando, molto tempo fa, si era incominciato a parlare di Politica Estera e Difesa Comune, si era pensato di cominciare proprio con una "Cellula di riflessione"sulle crisi politiche internazionali. Diciamo poi che il Trattato di Lisbona ha aperto una gravissima questione di competenze, tanto in campo economico, che in quello della Politica Estera, fra Presidente, Presidente del Consiglio, Presidente della Commissione e Alto Commissario. Leggendo, infine, delle polemiche in corso circa un certo "disinteresse" dell' Alto Commissario per i propri compiti, ho scoperto che tutti questi personaggi dispongono soltanto di un modestissimo "gabinetto" di poco più di dieci persone, che, nel caso dei problemi economici e industriali, non può, certo, essere sufficiente a fronteggiare costantemente problemi settoriali della più varia natura tecnica e riferiti al mondo intero (e di competenza di quattro o cinque diversi Commissari).Ci vorrebbe fin da subito un tavolo di concertazione che fosse anche costantemente operativo, per poter fronteggiare le continue crisi.

Quindi: specialisti, tratti dagli uffici dell' Unione o dai Ministeri nazionali, che seguano in permanenza e sistematicità i vari settori, non già nell' ottica dei singoli Stati Membri, bensì nell' interesse dell' Unione, quale espresso dagli organi caso per caso competenti.Specialisti che abbiano il quadro esatto e di dettaglio della situazione, e che trovino il modo di informarsi anche sulle discussioni e iprogetti in corso, o anche solo in discussione, in ogni parte del mondo, e che possano suggerire fusioni, concntrazioni, società comuni, senza aspettare le iniziative degli Stati Membri o delle imprese, né senza reclutare caso per caso consulenti ad hoc.

Audizione dei Commissari competenti in materia economica.

La procedura di audizione della nuova Commissione dinanzi al Parlamento offre una buona dose di informazioni circa il programma della Commissione stessa, che dev' essere formalizzato Commissario per Commissario.

L'analisi critica dei programmi prenderà un po' di tempo, perchè si tratta di 15 Commissari su 27.

Poiché, a oggi, non esiste l' "Authority" suggerita da Jozzo, il Commissario che ha maggiori competenze è quello responsabile per l' Industria, che per nostra fortuna, è, attualmente, l' Italiano, Antonio Tajani. Questo dovrebbe costituire uno stimolo per tutti noi per studiare con parrticolare cura questa materia, discuterla fra di noi e formulare proposte.

Mettiamo a disposizione questo Blog, oltre che i locali di Alpina, per ognuna di queste attività.

Scriveteci

Riccardo.lala@alpinasrl.com

Tel.0116688758.















Nessun commento:

Posta un commento