lunedì 25 gennaio 2010

"INTELLETTUALI" O "SAGGI"?

Necessary, but Useless, Debate on Intellectuals. Un débat nécessaire, mais inutile, sur les intellectuels. Notwendige, aber nuetzlose, Debatte um Intellektuelle.

Nel corso delle ultime settimane, si è svolto, sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" (come eco di ciò che si svolgeva a livello editoriale), un serrato dibattito su un unico tema:

"gli intellettuali erano considerati importanti dal mondo politico (e, in particolare, dalla sinistra), durante il periodo della piena modernità, quando potevano fungere da consiglieri del principe, o dell' opposizione, o, almeno, da cinghie di trasmissione dei partiti, ma, ora che il potere è in mano alle imprese, il loro ruolo è obsoleto, e, poiché essi rifiutano di adeguuarsi, sono condannati all' estinzione"

A questo tema venivano dedicati, in particolare,
su una sola pagina ( Domenica 24 gennaio 2010, n.23, pag.24 ), ben tre articoli:

"la crisi del ruolo pubblico degli intellettuali"(Andrea Romano, Fuori gioco per carenza di idee); Serena Danna, La cultura a destra non c'è, non si vede,, pag.24; Gabriele Pedullà, Italiani mimetici o autoesotico .)

Mentre condividiamo la tesi di fondo dei tre articoli, non condividiamo, invece, le conseguenze che i vari autori intervenuti ne traggono.

Il fatto che una certa tipologia di "intellettuali" (gli "intellettuali organici", "parassiti "dei grandi partiti di massa della Modernità) sia obsoleta non dimostra nulla contro la permanenza del ruolo , anche sociale,della "funzione intellettuale".

Sono "intellettuali" i fondatori di Google e di Amazon; sono "intellettuali" politici come Putin, che hanno basato la loro carriera politica su una tesi di dottorato sulla politica energetica; sono "intellettuali" i manager di FOX e di Mediaset che fanno la politica dell' America e dell' Italia.

Da sempre, vi sono state varie categorie di "intellettuali": profeti, consiglieri, condottieri, asceti, rivoluzionari,sicofanti, chierici, adulatori, ecc...Quello che decade è una certa tipologia di "intellettuali", funzionali ad un certo tipo di politica. Non è contraddittorio rilevare che la decadenza del ruolo dell' "intellettuale organico" del "maitre à penser" colpisca, nello stesso tempo, i "chierici" dell' egemonia culturale marxista(a cui si riferisce il libro di Asor Rosa citato nel primo dei tre articoli); i "conformisti" del pensiero progressista "illuminato" ( di cui al libro di Battista dall' omonimo titolo), e i fantomatici "intellettuali di destra" del "Dì qualcosa di destra" di Mellone. Al dilà delle artificiali contrapposizioni, queste figure sono state molto simili. Preoccupate, prima di tutto, del loro "status". Poi, atte a realizzare, hegelianamente, una "profezia a rovescio", che, partendo dal potere realmente esistente, ne riconoscse la nascita taumaturgica grazie all' Astuzia della Ragione.

Qual' è la ragione di questa decadenza?

Intanto, l' irrilevanza dell' Europa.In America, ma anche nei Paesi mussulmani , i Think thank (o gli Ulema) conservano tutto il loro potere nell' influenzare la poltica dei Governi (perchè questi Governi hanno una reale politica, e quindi hanno dei reali dubbi su che cosa fare).Del resto, è agghiacciante ciò che accade nel settore della narrativa, ed è relazionato, nel suo articolo, da Gabriele Pedullà, che, cioè, i nostri scrittori non si curano nemmeno più di scrivere bene, ché, tanto, quella che conta è la traduzione in Inglese.

Poi, il fatto che le Organizzazioni Internazionali, i Governi, i Servizi Segreti, le Multinazionali, i media, le Associazioni di categoria, stanno dando lavoro a milioni e milioni di "intellettuali", "direttori dei contenuti", politologhi, redattori, giornalisti, "esperti," economisti, giuristi, traduttori, ecc....Questi sono i veri "intellettuali organici", onesti e trasparenti, che vengono pagati con uno stipendio, contributi, tasse, benefits, fanno parte di un organigramma, si prendono le loro responsabilità, professionale e politica.

A questo punto, emerge di nuovo la differenza fra gli "intellettuali indipendenti" e gli "intellettuali organici", fra Giovanni Battista e Sant'Ambrogio, fra Spinoza e Goethe, fra Solzhenitzin e Gorki.

Ma è poi corretto chiamare queste persone "intellettuali"?La parola "intelligencija" fu inventata in Russia nell' Ottocento per designare una funzione sociale, non già una categoria sociale.Solo con il marxismo "volgare" si creò la designazione degli "intellettuali" come classe.

Prima di allora, essi erano chiamati "dotti", "Gelehrte", "Savants"; oppure, "philosophes", "gens de lettres", e, prima ancora, "clerici".

A nostro avviso, la designazione originaria era "saggi", "Sophoi", "Sri", "Tsi".

I quali possono anche fungere da "consiglieri del Principe. Tuttavia, nella parte essenziale della loro opera, i "saggi" non si curano delle domande, da parte dei politici o degli imprenditori, di prodotti che servono a rispondere ad una fuggevole esigenza elettorale o commerciale. Essi cercano di vedere il domani, quello che può accadere alla nostra società, alle nostre persone, alle nostre anime, a quelle dei nostri discendenti. Cercano il perchè. Cercano i rimedi. Cercano di educare i popoli ad essere pronti alle sfide del futuro.

Certo, i "saggi" hanno sempre avuto problemi di sopravvivenza fisica.Come sopravviveranno in futuro i "saggi"?Pensiamo che faranno come sempre nel passato. Un po' con l' astuzia, un po'con la prodigalità, un po' con la frugalità, con la mansuetudine o, perfino, in certi casi, con la violenza.

Pensiamo ad esempio a Nietzsche, che fu pensionato, poverissimo e itinerante tutta la vita, ed impazzì (proprio a Torino) nel momento stesso in cui Brandes gli comunicava che le sue opere suscitavano un qualche interesse in Danimarca. Dopo di allora, lo Zarathustra, che Nietsche aveva pubblicato in poche copie e a proprie spese, divenne uno dei libri più venduti (e più influenti) di tutta la storia dell' editoria.

Quello che è certo è che, senza i "saggi", il mondo, e, "in primis", il nostro Continente, andranno alla rovina.









A

3 commenti:

  1. Non sono sicuro di avere inteso la sua visione.

    La distinzione sarebbe dunque tra intellettuali, tra i quali include chiunque svolga un lavoro di tipo intellettuale, e saggi, che sarebbero i "veri intellettuali"?

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  2. Lo ammetto: i limiti del "blog", come quelli del "talk-show", non sono i più indicati per sviluppare temi complessi, come questo, del declino degli intellettuali.

    Dedicherò qualche ulteriore post a questo argomento.

    L' obiettivo del post precedente era quello di segnalare, perchè interessante, la pagina di Domenica de "Il Sole 24 Ore", e di tentare di incominciare a sceverare fra le moteplici problematiche che si affollavano in quella pagina, individuando, intanto, tre punti:

    -fine dell' "intellettuale organico" di tipo tradizionale (legato indissolubilmente ai partiti di massa);

    -enorme presenza della "funzione intellettuale" "intelligencija", "informbirovstina", in tutto l'"apparato" pubblico e privato, della società contemporanea;

    -ineliminabilità dell' "intellettualità indipendente", che è sempre esistita in ogni società ummana, e che si distingue per il fatto di prendere l' iniziativa, fuori, e, se necessario, anche contro, l'"appartato".

    I primi sono nati dalla secolarizzazione: quando prima c'erano solo i "chierici", poi sono subentrati i principi. I principi sostenevano gli intellettuali per supportare i loro progetti piolitici. Quando si passò dai despoti illuminati alle rivoluzioni moderne, gli "intellettuali organici" si identificarono con la leadership dei partiti rivoluzionari, i quali divennero, gradualmente, dominanti, e, poi, conservatori. Gli "intellettuali organici" avanzavano nelle loro specifiche professioni grazie al sostegno del loro partito, e, in cambio, essi suggerivano al partito idee, lo rafforzavano come "testimonials" e fungevano come "cinghie di trasmissione" della "linea politica", creando opere che conferivano supporto a quella linea.

    All' interno dell'"apparato" di oggi, i partiti sono un anello debole.Più forti le "lobby" e le Amministrazioni pubbliche, i gruppi finanziari e i media, le multinazionali e lo "showbiz". Quindi, la massima offerta di lavoro per gli "intellettuali organici" viene da quelle strutture.

    Gli "intellettuali indipendenti" sono degli "outsiders", narcisisti, non integrati, arrioganti, temerari, solipsisti.Essi hanno l' ardire di proporre cose nuove e diverse, che la società, e,, in primo luogo, i suoi vertici, non sono pronti ad accettare. Esempi, Empedocle, Socrate, Diogene, San Giovanni Battista, Spinoza, Kierkegaard, Nietzsche, ecc...Se essi non esistessero, non vi sarebbero, né autonomia di pensdiero, né innovazione. Essi sono particolarmente attuali oggi, quando la globalizzazionme fa sorgere un rischio inaudito di chiusura e di immobilismo.

    MA torneremo su questo in un prossimo blog.

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  3. Grazie mille per la sua veloce risposta, che ha chiarito i miei dubbi.

    E complimenti per il post, e in generale per il blog, che considero una ventata d'aria fresca, in un panorama dominato dai soliti banali argomenti.

    Il ruolo degli intellettuali nella società è un argomento che mi interessa molto e che considero importante, in ragione del fatto che, ad esempio, come lei dice giustamente, sono sempre intellettuali, anche se non "puri", i soggetti che fanno muovere gli ingranaggi della società.

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