giovedì 14 ottobre 2010

TORINO CAPITALE (6): APPELLO AI CITTADINI DELLE ALPI OCCIDENTALI

All Forces of Western Alps are Mobilized for a Cultural Rebirth of Europe thanks to our Region. Toutes les forces des Alpes Occidentales sont mobilitées pour une renaissance culturelle de l’ Europe grace à nos contributions. Alle Kraefte der Westalpen sind zugunsten eines kulturellen Wiedergeburt Europas mobilgemacht.



L’idea di una Torino Capitale Europea della Cultura coincide con il progetto originario di Alpina e Diàlexis. Se qualcuno mi chiede in che cosa consista in concreto un siffatto rapporto, ebbene, noi rispondiamo: il rapporto che stiamo cercando di instaurare fra Alpina e Diàlexis da una parte, e le Istituzioni del Territorio dall’altra. Quello di chi  studia e sviluppa un progetto che, poi, propone alle Istituzioni.
Questo potrebbe fare anche Torino con l’Europa.
Se volete vedere come Alpina e Diàlexis abbiano già messo in pratica, in questi 5 anni, questo ambizioso progetto, basta che consultiate il nostro sito Alpinasrl e/o il sito Diàlexis, o, ancora, questo  blog Identità Europea.
Non solo. A dimostrazione del fatto che il progetto di cultura europea a Torino sviluppato da Alpina e Diàlexis non è un progetto velleitario di una minoranza, Vi segnaliamo che abbiamo incominciato, fin dalla Festa dell’Europa (9 maggio 2010), a raccogliere, intorno ad esso, , una serie di associazioni culturali, le cui sigle sono quelle che sono comparse nell’invito a questa manifestazione.
Obiettivo comune è quello di approfondire le questioni più scottanti della cultura europea, per offrire al territorio un “pacchetto” di offerte adeguato alle esigenze dei tempi e funzionale ad un disegno di riqualificazione del territorio.
Ovviamente, la partecipazione a questo progetto è aperta a tutti.
Il libro, che è un “instant book” piuttosto ibrido, si conclude con un “Appello” ai Piemontesi, affinché sostengano:
  • non solamente l’idea della candidatura, bensì, anche e soprattutto, quella di un’azione politica, amministrativa e culturale, per fare veramente, di Torino, una “Capitale Europa della Cultura”, così come essa ha il diritto di pretendere sulla base della sua storia e delle sue tradizioni.
  • Coloro i quali vogliono seguire il nostro appello, possono farlo in moltissimi modi: fornendo consigli, cooperando nella realizzazione di iniziative, ponendo in essere contatti, trovando finanziamenti e/o mezzi di comunicazione, eccetera.
Invitiamo, da un lato, gli Amministratori, a prendere posizione su queste nostre proposte e provocazioni, e, dall’altro, i rappresentanti qui presenti della Società Civile a sostenere il nostro sforzo.
In ossequio alla filosofia sopra esposta, stiamo progettando, con la collaborazione delle  associazioni, una serie serrata di riunioni culturali presso la nostra sede, con un duplice obiettivo:
  • fornire una risposta collettiva alle richieste della Commissione sul futuro delle politiche culturali europee;
  • dibattere, da un lato a questo fine, ma dall’ altro anche come preliminare per la preparazione di Torino all’ Anno Europeo della Cultura, su  quelli che sono i temi di base della ricerca culturale nel mondo, i quali, a nostro avviso, si possono così riassumere:
  • la crisi delle tradizionali culture umanistiche e religiose dinanzi all’incalzare della Società delle Macchine Intelligenti;
  • l’insufficienza, in un confronto mondiale, delle Università Europee;
  • la ricerca di un punto di incontro fra cultura europea e culture “altre”.
QUESTO LAVORO CI SEMBRA PRELIMINARE, E LO PORTIAMO AVANTI COMUNQUE.
CIO’ NON SIGNIFICA CHE NON SIAMO APERTI A COLLABORAZIONI PIU’ “MIRATE” CON LE ISTITUZIONI, IN PRIMO LUOGO PER SOSTENERE IL DIBATTITO SULLA CANDIDATURA E L’ ORGANIZZAZIONE DI UN EVENTUALE TAVOLO DI LAVORO.

TORINO CAPITALE (5): ESAURIMENTO DELLA STRATEGIA DI LISBONA

Exhaustion of Turin’s Strategical Plans mirrows Exhaustion of Lisbon’s Strategy of the EU. L’épuisement des “Plans Stratégiques” de Turin reflète l’ épuisement de la “Stratégie de Lisbonne”. Erschoepfung von Turins “Strategischen Plaenen” verspiegelt Erschoepfung von Europa’s Lissabons Strategie.



Soprattutto, la cultura che stava dietro alla Strategia di Lisbona non aveva tenuto conto della crisi del sistema occidentale e dell’ emergere dei BRIC.
I “Piani Strategici di Torino” e l’azione politica ed amministrativa che ne è conseguita, che ha trovato il suo momento determinante della politica culturale della città, volta alla trasformazione, da grande città industriale ed operaia, grande capitale della cultura e dei servizi, era anch’essa fondata sulla “Strategia di Lisbona”.Anche a Torino, le supposizioni troppo ottimistiche sul fatto che l’industria italiana avrebbe mantenuto il suo peso si stanno infrangendo contro i “trends” economici e politici.

Riusciamo finalmente ad essere presi sul serio  quando ci sforziamo di spiegare che cosa volevano dire i “Padri Fondatori” dell’Europa, quando affermavano - per altro molto sibillinamente - che, qualora si fosse dovuto ricominciare a ricostruire l’Europa, si sarebbe dovuto “ricominciare dalla Cultura”.
Nell’interpretare il loro messaggio, cerchiamo  gli strumenti per andare decisamente “oltre”.Come detto, a nostro avviso, nelle tradizioni culturali di Torino esiste un bandolo della matassa. Solo, bisogna andarlo a cercare.

La nascita della “cultura postmoderna” ha costituito  un primo tassello di questo superamento, anche se essa risulta già superata dalle culture “contemporanea”, “tardo-contemporanea”, e tutte queste sono già, addirittura, minacciate dalla “Società delle Macchine Intelligenti”.Inoltre,giustamente, Jean Daniel ha lanciato, qualche giorno fa, su “La Stampa”, la “parola d’ordine”: “Canone Post-Occidentale”.

Pur ritenendo limitativa la definizione fornita da Darnel, è, per noi, assolutamente evidente che, nel futuro, non riusciremo, a nostra volta, a produrre cultura rilevante in Europa (“Identità Europea”) se non nella misura in cui riusciremo a studiare, capire, metabolizzare e dialettizzare le culture di tutte le parti del mondo.

Un problema ancora più scottante è costituito dalle diversità interne dell’Europa.Le idiosincrasie classiche del razionalismo sono nulla rispetto alle passioni che vengono scatenate, per esempio, dalla presenza dei Rom, degli Europei dell’Est, e/o delle minoranze russofone, che pure appartengono tutte, “lato sensu”, all’Europa.

Questo non è un compito ideologico, astratto, né, tanto meno, moralistico. Al contrario, esso è l’unico modo per rimuovere pregiudizi ideologici e ristretti, spesso di origine extraeuropea, e incominciare a comprendere come funzionano fenomeni come la “Società della Scienza e della Tecnica”, la “Globalizzazione”, gli “Scontri di Civiltà”, le “Globalizzazioni”, le “Delocalizzazioni”.

Per arrivare al concreto, facciamo presente che, in seguito all’assunzione della carica da parte di una nuova Commissionedella Cipriota Androulla Vassiliou, la Commissione ha lanciato, per questi mesi di ottobre e novembre, ben tre Consultazioni Pubbliche sul futuro della Politica Culturale Europea.
Ovviamente, noi parteciperemo, ed invitiamo tutte le Istituzioni e la Società Civile ad unirsi a noi per farlo.

TORINO CAPITALE (4): QUALI VANTAGGI PER TORINO?

Necessary Investigation about Returns of European Culture Capital. Une étude préliminaire est nécessaire quant aux avantages et inconvénients d’ une candidature. Eine Vorausevaluierung noetig  um Vor- und Nachteile der Bewerbung  klarzustellen.



Premesso che uno studio sistematico delle ricadute economiche dei grandi eventi in generale, e delle Capitali Europee della Cultura in particolare,  non è ancora stato effettuato, dobbiamo accontentarci, per valutare i possibili vantaggi della candidatura, delle autovalutazioni empiriche che vengono usualmente fatte in merito alla “Promozione Internazionale dei Territori”:

“Per poter sconfiggere la competizione internazionale, i territori debbono specializzarsi sulla base delle loro specifiche vocazioni, , evitando duplicazioni.
Attualmente, ogni territorio pretende di presentare un’offerta internazionale “a tutto tondo”
 Le crisi strutturale internazionale impone un’analisi approfondita dei ritorni (immediati, a breve, medio,  lungo, ecc…) degli investimenti in cultura, ed una razionalizzazione delle attività secondo un preciso disegno.
Gli investimenti “mirati” in cultura sono quelli con un ritorno più sicuro a medio,in termini materiali e immateriali”. 

Ma se questo è lo scenario generale nel quale dobbiamo muoverci, quali potrebbero essere i vantaggi per Torino?

Partirò dalle considerazioni più concrete e più materiali. Facciamo alcuni esempi:

SFRUTTARE AL MEGLIO GLI STRUMENTI FINANZIARINAZIONALI E COMUNITARI
L’effetto economico numero uno è il “Leverage” della designazione europea e dei finanziamenti (si dice 1 a 8)
  • Comunitari (specifico e generico);
  • degli sponsors;
  • degli Enti locali; 
nel confronti:
  • dei notevoli finanziamenti pubblici (normalmente, sotto forma di infrastrutture);
  • degli introiti commerciali e fiscali;
  • del ritorno turistico nel tempo.

POSSIBILITÀ DI COLLOCARE AL MEGLIO I NOSTRI INTELLETTUALI (OTTIMIZZARE IL RUOLO DELLE UNIVERSITA’)

Fra le tante iniziative che potrebbero apportare giovamenti , particolarmente importante mi sembra quella di creare sinergie fra le università del Piemonte (e possibilmente quelle delle Regioni vicine), nel senso degli insegnamenti europei, nei quali il Piemonte eccelle. 
Faccio solo alcuni esempi:

(1) Torinesi all’ estero
Personalmente, sono in contatto con alcuni torinesi, i quali svolgono funzioni interessanti un po’ dappertutto nel mondo. Io stesso sono stato, 20-25 anni fa, in questa stessa situazione. Credo che questi giovani coraggiosi e volenterosi non facciano soltanto i loro propri interessi, bensì rappresentino anche, seppure, per così dire, senza saperlo, gli interessi della loro città, la quale, grazie a loro, acquisisce contatti e competenze.

(2) Seguire i percorsi di carriera
Una delle responsabilità primarie delle nostre Istituzioni sia seguire questo percorso delicatissimo dei nostri giovani in campo internazionale
La politica che noi proponiamo è integralmente meritocratica, nel senso che Torino ed il Piemonte dovranno promuovere all’estero i loro figli migliori. Incominciando da quelli che già ci sono.

b) POSSIBILITÀ DI OFFRIRE, AI POTENZIALI DESTINATARI DELLA NOSTRA OFFERTA CULTURALE, UN PRODOTTO DIFFERENZIATO DA QUELLI DELLA CONCORRENZA.
Anche qui, vorrei fare solo un esempio.
Tutte le città d’Europa hanno un corso di laurea di Legge in Diritto Europeo, un corso di laurea di Scienze Politiche in “Integrazione Europea”, e, magari, un corso di laurea in Economia, in “Economia Europea”.
In che cosa ci distinguiamo, dunque, in ciò, qui a Torino, da tutti i nostri concorrenti in Europa (e, paradossalmente, addirittura, anche negli altri continenti)?Potremmo creare un’ “Alta Accademia dell’ Europa”, con sue facoltà di Filosofia, Linguistica, Storia culturale, Arte, Musica, Performing Arts, Cinema, Storia delle Religioni, Letteratura comparata, Storia dell’ Arte, Dottrine Politiche, Diritto,Scienza delle Comunicazioni, Cibernetica, Informatica,Tecnologia, Strategia, Economia, Management, Pubblica Amministrazione,eccetera, e, tutto ciò, con un’ ottica prevalentemente europea. Basterebbe riunire, facendo sistema, tutto quanto esiste già, dotarlo di appositi mezzi e farlo conoscere adeguatamente a livello internazionale. 

TORINO CAPITALE (3): COME CANDIDARSI A CAPITALE EUROPEA?

For Expressing Candidature of Torino, Local Authorities Must Comply with Procedural Requirements. Pour se porter candidate, Turin serait tenue au respect des exigences de la procédure. Um sich zu bewerben, wird Turin gezwungen sein, prozedurellen Erfordenissen streng zu folgen



La procedura comunitaria è riassunta nella seguente tabella:

ASSE TEMPORALE
(in anni):
N=anno della manifestazione a 1° Gennaio
(es.,1° gennaio  2019)
FASI DELLA PROCEDURA
N-6 +10 mesi (esempio 2013 per il 2019)Adesso stanno presentando le candidature per il 2016 le città spagnole.
31/12 2012Pubblicazione bando
Chiusura del termine per rispondere al bando
N-4 (ad esempio, fine  2004, per il 2019)
Notifica della candidatura di una città alle Istituzioni europee.E’ determinante la posizione del Governo dello Stato Membro a cui la città è stata “attribuita”
N-4+ 3 mesi (ad esempio,fine  marzo 2005, per il 2019)
Parere del Parlamento Europeo
Successivamente, in qualunque momento, designazione da  parte del Consiglio dei Ministri dell’ Unione, della Capitale Europea della Cultura

In base a questa procedura, se Torino decide di candidarsi, deve presentare, entro il 31/10/2013, all’Unione Europea, una domanda di candidatura con una serie di allegati, nei quali si indicano le caratteristiche della città, il suo progetto culturale e le attività che intende svolgere durante l’anno in cui sarà Capitale Europea della Cultura.
Già solo questo dimostra che dev’essere svolta un’attività complessa, della durata di due anni, nel corso della quale dev’essere compiuto un notevole sforzo inventivo, che è proprio quello che occorrerebbe avviare al più presto, se si vuole partecipare.
Quest’ attività è in parte pubblica, in parte riservata, in quanto non si possono esporre le proprie iniziative ad una “copiatura”

Ciò, anche in considerazione del fatto che ben otto città italiane ambiscono a questa designazione, ed hanno posto in essere una serie di attività per arrivarvi

Non nascondiamoci, poi, neanche, che la scelta è certamente condizionata non solamente dalla bontà del “dossier”, ma anche dalle capacità lobbistiche degli amministratori locali.


TORINO CAPITALE (2): CULTURA E CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA

A Precondition for a candidature is understanding  what the “Capitals of Culture” are. La condition préliminaire pour poser une candidature, c’est de comprendre qu’est que ce sont les “Capitales Européennes de la Culture”



La Decisione 1622/2006 precisa che l’iniziativa “Capitale Europea della Cultura” si riferisce a “qualunque settore della cultura”.
Per questo motivo, ci siamo rifatti alla definizione di “cultura in senso lato” che comprende, in particolare, tanto la “cultura alta”, quanto la “cultura materiale”, ripresa dalla definizione datane dal Convegno dell’ UNESCO  di Città del Messico:
«La cultura in senso lato può essere considerata come  l’insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali unici nel loro genere che contraddistinguono una società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l’arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze

Questa definizione è molto simile a quella di “Identità collettiva”, e quindi di “identità cittadina”, “identità locale”, “identità regionale”, “identità nazionale”, “identità europea”.

Dalla decisione e dalla restante documentazione dell’ Unione, si evince che:
Capitale europea della cultura è una città designata dall'Unione Europea, che per il periodo di un anno, ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. 
Diverse città europee hanno sfruttato questo periodo per trasformare completamente la loro base culturale, e facendo ciò, la loro visibilità internazionale.
La Decisione N. 1622/2006/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006  ha stabilito che, nel 2019, vi siano due Capitali Europee della Cultura, una in Italia e una in Bulgaria.
La designazione come “Capitale Europea della Cultura” comporta notevoli investimenti del Governo nazionale e aiuti dell’ Unione Europea.
Attualmente, si considerano come candidate otto città italiane: Venezia, Ravenna, Siena, Terni, Aquila, Bari, Brindisi, Matera, e forse anche Palermo.

TORINO CAPITALE (1): GLI ASSESSORI PRESENTANO IL LIBRO SU TORINO CAPITALE ALLA SALA DEL GRUPPO DIRIGENTI FIAT

At Presentation at Gruppo Dirigenti Fiat’s Hall, Responsible People for Culture of Torino and Piedmont Discuss with R.Lala. A’ la présentation dans la salle du Grouppo Dirigenti Fiat, les responsables de la culture du Piémont et de Turino ont discuté avec Riccardo Lala. An der Vorstellungen bei Gruppo Dirigenti Fiat.

Presentiamo qui di seguito e nei successivi post, la versione scritta dell’ intervento, nonché i corrispondenti filmati della presentazione delle Slides.



“Ringrazio il Gruppo Dirigenti Fiat, che ha sempre accompagnato e sostenuto la mia attività editoriale e pubblicistica, ospitando le già due presentazioni di libri Alpina, il mio “10.000 Anni di Identità Europea” e “50 Ans d’Europe. Images et Reflexions” di Jean-Pierre Malivoir, con prefazione di Mercedes Bresso –libri che sono esposti sul banco all’ ingresso-.Ringrazio anche le Autorità qui presenti, le Associazioni che sostengono la proposta di Torino Capitale Europea della Cultura (che verranno indicate nelle slides qui di seguito), nonché il vasto, qualificato e affezionato pubblico.

Il tema richiamato nel titolo del libro “Torino, Capitale Europea della Cultura?”, pur apparendo indissolubilmente connesso ad una precisa opportunità, ha, in realtà, una grande quantità di ramificazioni e di addentellati in vari campi di attività.

Perciò, suppongo che gli oratori che seguiranno avranno modo, oltre che di pronunziarsi su Torino 2019, di spaziare anche su temi di attualità, attinenti alla politica culturale della città. Per ciò che mi concerne, mi sforzerò di riassumere le tematiche principali che ho cercato di percorrere in questo mio “instant book”, il quale a sua volta, per la sua origine occasionale, non ha potuto certo permettersi di approfondire tutti i temi in quel modo esauriente che avrei desiderato. Circoscriverò per altro ulteriormente tali temi, per non disperdere l’attenzione e il dibattito.

Memore dell’esperienza di comunicazione acquisita all’interno del Gruppo Fiat, mi servirò di “slides” sperando, con ciò, di essere più sintetico. Siamo comunque a disposizione, qui e nelle molte altre sedi disponibili, per approfondire l’informazione e per chiarire meglio il nostro pensiero.
Ovviamente, mi farebbe anche piacere che chi è interessato all’ argomento acquistasse il libro, anche soltanto come riconoscimento degli sforzi fin qui sostenuti da Alpina e Diàlexis per iniziative che sono nell’ interesse di tutti

Le tre grandi tematiche che dicevamo sono:

-Cosa sono le capitali europee della cultura?

-I vantaggi per Torino

-Il contesto culturale dell’operazione.

(I) COSA SONO LE CAPITALI CULTURALI?
Per ciò che concerne il primo punto, prenderemo le mosse da una definizione di tipo scolastico, per poi vedere gli aspetti che interessano maggiormente ai fini di un’ eventuale candidature.
Con una programmazione che, per ora, si arresta al 2019, l’Unione Europea designa una o più capitali europee della cultura, nelle quali si realizzeranno importanti eventi culturali.
Nel corso dei vari precedenti cicli di programmazione, le capitali europee della cultura (prima, “Città Europee della Cultura”) sono state circa una cinquantina, di cui tre in Italia (Firenze, Bologna e Genova).
Quest’anno, le capitali europee della cultura sono Istanbul, Essen e Pécs.

(II) Perché Torino potrebbe avere interesse a partecipare a questa iniziativa? Non siamo fra coloro i quali credono che le città debbano partecipare in ogni caso alle opportunità di organizzare grandi eventi di cui si presenti loro l’opportunità (la cosiddetta “bulimia”).
Al contrario, siamo attenti agli sviluppi della dottrina economica internazionale, che rilevano come l’impatto economico positivo dei grandi eventi sia discutibile, e, nel caso migliore, vada visto caso per caso. Nello stesso tempo, siamo anche critici della tendenza verso la “cultura-spettacolo”, e preferiremmo che le risorse destinate alla cultura fossero canalizzate verso attività che producono una vera maturazione culturale ed economica dei territori (il “Permanente” contro l’ “Effimero”). Infine, sappiamo anche che lo stesso fenomeno delle “Città Europee della Cultura”, proprio per il suo inflazionamento, rischia di  essere banalizzato ed inefficace. Ciononostante, riteniamo che, pure con queste premesse, nel contesto attuale, e con un approccio adeguato, Torino possa trarre giovamento da un’eventuale selezione per l’iniziativa, tanto dal punto di vista economico, quanto da quello della crescita culturale.

(III) Contesto culturale
E, con ciò, vengo al terzo punto: il contesto culturale.
Nella procedura di selezione per scegliere, all’interno del Paese titolare dell’iniziativa, la città designata, occorre presentare un “dossier”, all’interno del quale occorre, non solamente indicare le credenziali della città e le iniziative che si intendono realizzare nell’anno in questione, bensì anche una giustificazione delle caratteristiche della cultura della città e del contributo che, con l’iniziativa, si intende dare alla cultura europea.
Orbene, è nostra opinione che, in questo periodo, la cultura europea sia in crisi, e che le specifiche caratteristiche culturali della Città di Torino siano tali che, qualora opportunamente valorizzate, possano fornire un contributo proprio per il superamento della crisi in corso.
Se ciò fosse il caso, Torino potrebbe qualificarsi non solamente come l’effimera “Capitale Europea della Cultura”, per il 2019 (“Torino 2019”), bensì anche, e soprattutto, come una città in grado di fornire in modo permanente servizi culturali all’intera Europa (Torino Snodo della Cultura Europea”).

martedì 21 settembre 2010

I "NUOVI BARBARI"


Italian Debate on Extinction of Modern Culture Misses Full Extent of Question. Le débat en Italie sur l'exhaustion de la culture de la modernité néglige le cadre de référence. Italienische Debatte ueber Erschoepfung der Kultur der Modernitaet laesst Gesamtbild ausser Sicht.


Il dibattito fra Scalfari e Baricco

Anche in Italia, la "Rentrée Littéraire" impone agli autori più affermati l'esigenza di qualche lacerante dibattito. E' il caso, ad esempio, di Scalfari e di Baricco, sulle pagine de "La Repubblica", circa "Barbari" e "Imbarbariti".

Scalfari deve lanciare il suo Nell' ampio mare aperto (Einaudi, Torino, 2010 ), in cui si tratta di temi parzialmente affini a quelli del saggio di Baricco comparso "a puntate" per diversi anni consecutivi su "La Repubblica".

Le tesi centrali di Scalfari:

-la modernità è finita con Nietzsche, anche se ha continuato una sua vita residuali per circa settant'anni dopo la sua morte;

-la caratteristica principale di Nietzsche è la "perdita del centro", giacché il Centro è in qualunque punto, non vi è più una "cosa ultima", e, di conseguenza, tutto si svolge in superficie;

-dopo i Moderni, non è venuta una nuova civiltà. I Postmoderni, se esistono, non sono un movimento vitale;

-i "Nuovi Barbari", destinati a riempire il vuoto di civiltà così lasciato, non sono ancora nati.

Anche per Baricco, ci troviamo di fronte ad una crisi di civiltà. Anche per lui, la società che va verso la sua fine è quella classicistica e borghese della Modernità. Tuttavia, per lui, i nuovi barbari ci sono già: sono, da un lato, gli imprenditori della New Technology, che, com il Web, impongono una nuova forma di cultura, e, dall' altro, le nuove generazioni educate alla Rete. Di fronte a questi "Nuovi Barbari", starebbero gli "Imbarbariti", i conservatori che difendono la civiltà ormai morta. Non si tratterebbe altro che una nuova vicenda dell'eterna dialettica fra Progresso e Reazione.


La Modernità è sempre stata in crisi

Tutto ciò può essere parzialmente vero, ma, intanto, non è,certo, nuovo.

Non è nuovo il passaggio dalla "profondità" classicistica alla "superficialità" postmoderna. Sembra poco più di una trascrizione in altre parole dell' idea nicciana di "spirito di leggerezza" ("alleggerimento") contro "spirito di gravità". Esso è già stato declinato in tutte le salse, dai futuristi, dai surrealisti,da Benjamin, da Schuon, da Calvino, da Vattimo, da Lipovetzki, ecc....

A nostro avviso, la Modernità tutta intera è un' "epoca di transizione" (cfr. p.es., St. Simon, Comte, Marx, Juenger, che, tutti, avevano in mente "una nuova età organica"). Questa transizione comincia, di fatto, intorno al 1750, quando gli Europei smettono di ammirare incondizionatamente l'Oriente e incominciano a prendere posizione nella civilissima India, saccheggiandone l' economia e le tecnologie. Spunta solo allora l' idea dell' "eccezionalità dell' Occidente", che si sviluppa, in epoca rivoluzionaria e napoleonica, con la messa in discussione (più teorica che pratica) dei ceti dell' "Ancien Régime"; essa giunge a maturazione solo intorno al 1850, quando, dopo le guerre dei Cipays e dei Taiping e quella messicano-americana, l' "Occidente" comincia a guardare agli altri popoli e alle altre civiltà come a realtà inferiori. E, tuttavia, contemporaneamente, nasce già l' idea di un superamento della modernità occidentale nella "fine della Storia", come la ritroviamo in Hegel, Comte e Marx. All' inizio del Novecento, la nascita di una vera e propria civiltà della scienza e della tecnica va di pari passo con con lo sviluppo del Decadentismo, così come la nascita delle società di massa con la fortuna del filone "nicciano").

Nel momento stesso in cui, nel 1945, con l' occupazione di tutto il mondo da parte di sistemi socio-politici "moderni", la vittoria della Modernità sembrerebbe compiersi, ecco che i due più grandi Imperi "premoderni" (che comprendono circa la metà dell' Umanità) si dichiarano indipendenti, sotto due leaders come Gandhi (che veste come un sannyasi del 1000 a.C. e fila con un arcolaio di tecnologia neolitica), e Mao che veste, come si dice in Cina, "alla Mandarina", antepone le campagne alle città e conferma il primato della lingua ideogrammatica).



Lo sviluppo delle macchine intelligenti e la "Singularity"

Infine, nel momento in cui internet anticipa già una società ed una cultura diverse da quelle della Modernità, si annunzia anche una "leadership" asiatica sulla cultura, sulla politica e sull' economia mondiali. Il mondo che ci attende si porrà alla confluenza di due grandi tendenze: la bioingegneria, sospinta, almeno fino ad oggi, dal capitalismo e dallo scientismo occidentale, e, dall' altra, la riscoperta delle culture tradizionali in corso in Asia (un mix che già vediamo nei cartoons giapponesi). Non è escluso che questo incontro abbia un andamento catastrofico.

Secondo i teorici della "Singularity", in "Occidente" si perverrebbe entro il 2030 al predominio delle macchine intelligenti. Secondo altri, intanto, il "blocco asiatico" tenderà ad autonomizzarsi dal resto del mondo, intorno al suo originale esperimento culturale (cfr. l'ultimo articolo di Rampini su "la Repubblica"). Nel medio-lungo termine, tutto cio potrebbe acuire ulteriormente gli aspetti di "controllo" già insiti tanto nell'impostazione tecnocratica dell' Occidente quanto in quella "neo-imperiale" orientale.

Tuttavia, tutto ciò sembrerebbe riguardare solo una prima fase del "Mondo Nuovo" che ci attende:"Steve Rayhawk, matematico e bioinformatico che coordina il lavoro degli studenti del Singularity Institute, sostiene che un sistema d' intelligenza artificiale programmato male potrebbe considerAre gli esseri umani una semplice materia prima"(Yves Eude, Alla conquista dell' immortalità", Le Monde, trad. Internazionale, 24/30 settembre 2010, pag. 60).L'unità del mondo verrebbe realizzata dalle macchine, sottoposte solo più al controllo di un unico enorme ordinatore (che realizzerebbe così la "Singularity", la riunificazione gnostica, o neo-platonica, o cabbalistica), nell'Uno originario. Queste tesi "californiane" riecheggiano per altro, singolarmente, quelle del "comunismo magico" dei "Bogostroiteli" bolscevichi di Lunacarskij.



I "nuovi barbari" sono le "Macchine Intelligenti".

In ogni caso, i "Nuovi Barbari" non saranno degli umani, ma le "Macchine Intelligenti", a meno che non vengano contrastate da una cultura ed una politica adeguate. Se lasciati a se stessi, i profeti californiani dell' "Ideologia di Internet" e della "Singularity"ci porteranno al dominio delle "Macchine Intelligenti," finché verranno anch'essi da queste spazzati via.

Si pone allora un problema enorme, che va ben al di là di dispute circa i più recenti "trend" letterari, anche se, in un certo senso, li ricomprende e li spiega.E' il problema della continuazione (o meno) dell' Umanità. Problema, in ultima analisi, teologico (perchè qualcosa è piuttosto che non essere?), ontologico (che cosa è l' Uomo?), antropologico (che cos'ha l'uomo in più rispetto alla "Macchina Intelligente"?), politico (le "Leggi della Robotica" di Asimov), e, infine (ma, direi, soprattutto, con urgenza), culturale: come affrontare questi dibattiti?; come coltivare l' Umanità nell' epoca delle Macchine Intelligenti?.

Anche i teorici della Singularity pensano a qualcosa di simile alle asimoviane "Leggi della Robotica". Tuttavia, ciò dimostra il loro dilettantismo: già Asimov aveva già dimostrato plasticamente nelle sue opere degli Anni '20 e '30 che queste "leggi" non funzionano. Non è un semplice fatto di " cattiva programmazione", bensì, invece, che l' "errore umano è talmente inevitabile", che l'errore, lo "scostamento", il "clinamen" è -proprio, per le teorie materialistiche e darwiniste- quell' elemento di libertà che porta all'evoluzione della specie.



Tornando al dibattito culturale.

Dal punto di vista strategico, è proprio lì che si pone la questione di come (ammesso che lo si voglia) fermare quella china che, fra tecnica, volontà di potenza, centralizzazione e Macchine Intelligenti, ci sta portando verso lo scontro finale fra Est e Ovest, fra robot e umani, o alla guerra fra robot (satelliti-spia, droni, macchine belliche semoventi, sistemi di controllo integrati di teatro, nano-macchine, ecc....):"Ma gli adepti della Singolarità hanno davanti anche un' altra sfida, probabilmente la più difficile: l' umanità deve capire cosa vuole davvero e provare a ottenerlo con l' aiuto delle macchine"(Eude, cit).

Dal punto di vista culturale, si tratterebbe forse di individuare un "uovo umanesimo", capace di giustificare filosoficamente ed esistenzialmente la scelta per la continuazione dell' Umanità (anziché quella del "passaggio di consegne" alle macchine).Dal punto di vista politico, si tratterebbe di studiare le "linee di faglia" all' interno dei diversi Moloch, che permettesse la sopravvivenza di soggetti collettivi improntati ad una logica diversa dalla pura Volontà di Potenza.L'Europa è una di quelle "linee di faglia".Come osservato da molti (cfr. p.es, Goethe, Gramsci, Nisbett, Rifkin, Gress), pur essendo posta all' interno dell' Occidente, essa non ne condivide le motivazioni di fondo. In particolare, essa è più impermeabile al "destino della Tecnica", e, per questa ragione, le è più facile dialogare con l' Oriente, ma anche porre un freno agli entusiasmi del tecnicistico. Le opere di Zamiatin, Capek, Lem, Burgess, sembrerebbero dimostrarlo. Ciò imporrebbe, però, una completa rivisitazione della nostra tradizione culturale (l'"Identità Europea"), per scoprirvi quegli elementi che si distaccano dal "mainstream" e che possono farvi contrasto.Tale ricerca è solo parzialmente in corso.

Il dibattito sulle nuove tendenze letterarie si rivela, così, come uno degli infiniti "tasselli" necessari per mettere in moto questo nuovo dibattito culturale. Occorre innanzitutto capire verso dove si sta andando. E, tuttavia, se, come abbiamo ragione di temere, la tendenza è verso la Fine dell' Uomo, allora anche il dibattito letterario dovrebbe venire sottratto ai frivoli umori delle "rentrées littéraires"e dei "tak shows", e canalizzato in questo dibattito più vasto.

In generale, si impone, a nostro avviso, un drastico ridimensionamento proprio del "carattere superficiale" della cultura contemporanea, tanto esaltato da Calvino e da Baricco, e oramai divenuto un malcostume collettivo del "mondo della cultura".Gli "Imbarbariti" sono proprio gli intellettuali contemporanei, che perdono il loro tempo dietro a questioni irrilevanti, mentre incombono scelte fondamentali per l'Umanità.

La cultura deve essere riportata alla sua drammatica serietà, imposta dal permanere, e dall' ampliarsi, non già l'estinguersi, della tragicità dell' esistenza e della storia.

E' questo, per altro, ciò che noi stiamo facendo con l'insieme delle nostre attività, e, più in particolare, con le iniziative che abbiamo lanciato con le altre Associazioni culturali torinesi in concomitanza del Progetto per la Candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura. Ci riferiamo soprattutto aprogetti come "Ricominciare dalla Cultura" e "Network della Cultura Europea".