domenica 29 novembre 2009

IL RISORGIMENTO E L'EUROPA


Risorgimento may be Understood only within the Context of European history. Le Risorgimento peut etre compris seulement dans le contexte de l' histoire de l' Europe. Risorgimento kann nur innerhalb der europaeischen Geschichte verstanden werden.

Le ultime generazioni sono state educate (in particolare dalla scuola, ma anche dai “media”) ad una visione stereotipata del Risorgimento, caratterizzata dalle seguenti lacune:

a) ingigantimento della storia nazionale a scapito di una visione d’insieme del XIX Secolo;

b) di converso, banalizzazione della vicenda risorgimentale, come semplice premessa all’attuale modello sociale e culturale nazionale, mentre, invece, essa ha avuto un peso enorme, in positivo, ma anche in negativo, nella storia mondiale;

c) messa fra parentesi della dialettica fra Italia, Europa e realtà locali;

d) identificazione acritica con le fazioni vincitrici.

I principali effetti negativi di questa impostazione sono stati i seguenti:

a) fondamentale incomprensione della storia moderna;

b) adesione acritica alle tendenze culturali divenute dominanti in Italia negli ultimi due secoli;

c) fondamentale inconcludenza degli, apparentemente grandi, europeismo e federalismo degli Italiani.

A nostro avviso, il Risorgimento italiano è ben lungi dal costituire un fatto marginale nella storia mondiale, ma, anzi, partecipa di quest’ultima con una funzione centrale e paradigmatica. Nel caso dell’Italia, va, infatti, evidenziata in modo chiaro l’impossibilità di scindere nettamente la “nazione storica e mitica” (quell’“Umile Italia” consolidatasi con la vittoria dei popoli pre-romani nella Guerre Sociali), dalla nazione moderna, “borghese” (quella nata come recezione-reazione al nazionalismo dell’impero napoleonico occupante). In tal modo, il nazionalismo italiano partecipa in egual modo di un’aspirazione restauratrice dell’antica unità europea, imperiale e cristiana, e dell’impulso liberale e progressista verso il nuovo tipo di nazione, portatrice esclusiva dei valori di civiltà.

Paradossalmente, il progetto “neoguelfo” di una federazione di Stati italiani sotto gli auspici del Papa, che incarna la prima visione del nazionalismo italico (e che non poté, poi, realizzarsi), era stata, da sempre, nelle previsioni dei progetti europeistici delle monarchie gallicana e hussita (come quelli di Dubois, di Poděbrad e di Sully), miranti a ridefinire il Papato e l’Impero in senso “nazionale”, come pure di quelli illuministici di “Pace Perpetua” , e della Santa Alleanza, presentati dall’Impero Russo, sotto l’impulso del “liberale” e “massone” Alessandro 1°.

L’obiettivo di questi progetti era il mantenimento dell’equilibrio e della pace in Europa.

La versione unitaria del Risorgimento si pone, invece, come reazione e come concorrenza al progetto federalistico, proprio dei Neoguelfi e della stessa Giovine Italia. Il Risorgimento italiano, quale effettivamente fu, si pose anche come forza ostile al mantenimento del Concerto delle Nazioni, ed alla soluzione pacifica delle controversie, sancito dal Trattato di Vienna, che riprendeva anche in questo i progetti di Dubois, Poděbrad, Sully e St. Pierre. Esso si inserì fra quelle correnti al contempo nazionalistiche e progressistiche che miravano, obiettivamente, a destabilizzare il quadro tradizionale europeo, cosa che si vedrà soprattutto con la Terza Guerra d’Indipendenza, resa possibile dalla rivalità fra Prussia ed Austria, e, quindi, premessa indiretta alla nascita dell’Impero Germanico e del Compromesso Austro-Ungarico. La partecipazione dell’Italia alla 1ª Guerra Mondiale a fianco dell’Intesa, dopo avere abbandonato l’alleanza con gli Imperi Centrali, accentuerà ancora quest’idea di deliberata destabilizzazione del sistema europeo.

Sotto questo punto di vista, la recente idea di una “memoria condivisa” potrebbe avere un senso molto profondo: quello di narrare obiettivamente questo accidentato processo storico italiano ed europeo, al quale hanno partecipato un po’ tutti: le monarchie nazionali, la Chiesa, la Massoneria, le élites borghesi nazionali, le sinistre, ed, ultimi, anche i fascismi. Ciò detto, le domande che si pongono sono: queste forze storiche esauriscono la gamma di tutto ciò che si mosse in Italia ed in Europa in quel periodo? Che valutazione possiamo dare, degli esiti di quel processo, dal punto di vista dell’Europa di oggi e di domani?Il Risorgimento fu uno sforzo unanime del popolo italiano verso uno Stato nazionale unitario e modernizzato, oppure un fenomeno elitario, per quanto importante?Infine, è proprio vero che gli Stati Pre-Unitari non avessero una loro identità ed una loro ragion d’essere?

Senza anticipare le risposte a queste questioni, possiamo pacificamente affermare che, per esempio, il Piemonte, prima di diventare la locomotiva dell’Unità d’Italia, era uno Stato transfrontaliero, multiculturale, multietnico e plurilingue, legato a Parigi, a Vienna ed a San Pietroburgo almeno quanto a Roma ed a Milano. Milano, Trento e Trieste erano integrate nell’Impero Asburgico da almeno 300 anni, mentre lo Stato della Chiesa ed il Regno di Napoli erano due fra i più importanti Stati d’Europa da almeno mille anni. Quasi nessuno parlava italiano. Quanto, poi, alle fedeltà politiche del “popolo italiano”, è difficile rilevarle a posteriori: risulta, comunque, una rilevante presenza di nazionalisti savoiardi, di “insorgenze” (“Soques”, “Massa Cristiana”, “Sanfedisti”, “brigantaggio meridionale”), e forti resistenze alla creazione di uno Stato unitario, quale poi avvenne, tanto da parte del mondo cattolico (non solamente il Sommo Pontefice, ma anche personaggi autorevolissimi come Gioberti o Don Bosco), quanto da quella del mondo progressista (federalismo di Mazzini e di Cattaneo).

A livello europeo, il nazionalismo italiano fece scuola specialmente in Europa Orientale (Polonia, Ungheria, Romania, Serbia), ma, a nostro avviso, anche in Germania, facendo, addirittura, del Piemonte, un modello per la progettata unificazione jugoslava (cfr. rivista “Pijemont”). In questo senso, il Risorgimento Italiano costituì, però anche, obiettivamente, una premessa per l’esacerbarsi dei conflitti nei Balcani ed, in ultima analisi, anche per la 1ª Guerra Mondiale, l’“Inutile Strage” denunziata la Benedetto XV.

Come nella visione di Dante, il futuro dell’Europa potrà essere garantito se si potrà fondare nuovamente il senso dello Stato su valori “universali” condivisi, capaci di non negare le identità. Tali valori non sono ancora stati totalmente riscoperti, ed è per questo che non è stato possibile, né definire chiaramente l’Identità Europea, né scrivere una vera Costituzione Europea.

Le ricerche sulla storia del Risorgimento Italiano debbono smettere di essere finalizzate a ricercare la tradizione “virtuosa” ed i “colpevoli” (a seconda dei casi: l’Austria-Ungheria, la Massoneria, la Chiesa, il neoguelfismo, il mazzinianesimo,i Garibaldini,i Piemontesi, ecc.), esse, cioè, devono abbandonare quella “tribunalizzazione della storia” oramai tanto deprecata dalle menti più mature della storiografia, ed aprire le porte al dubbio, alla dialettica, all’espressione del pensiero di tutti.

In concomitanza con le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, riteniamo utile ed imprescindibile lanciare, anche da subito, sul territorio piemontese, una serie di iniziative editoriali, convegnistiche e cinematografiche volte ad illustrare gli aspetti meno conosciuti dell’unificazione italiana, come, appunto, le premesse storiche e culturali legate all’antichissima nazione italiaca, al Regno Longobardo (poi d’Italia), al Sacro Romano Impero, ai progetti di federazione europea ed italiana, alle correnti critiche dell’Unità d’Italia e ad una visione storica, che inserisca il Risorgimento d’Italia nella storia d’Europa.



Informazioni:
http://www.alpinasrl.com/
riccardo.lala@alpinasrl.com

6 commenti:

  1. Invece di concentrarsi sul Regno delle Due Sicilie, la nazione italiana sta perdendo l'ultimo treno per diventare un'entità compiuta, unita dalla Tradizione cattolica e in sostanziale continuità con la storia politica del Regno meridionale (effettivamente uno dei più importanti Stati europei per circa un millennio).
    La rilettura del Risorgimento in senso "parzialmente positivo" è invece il nostro suicidio definitivo.

    Lei afferma:
    "Le ricerche sulla storia del Risorgimento Italiano debbono smettere di essere finalizzate a ricercare la tradizione “virtuosa” ed i “colpevoli” ... ed aprire le porte al dubbio, alla dialettica, all’espressione del pensiero di tutti."

    Le decine di migliaia di eroici soldati di Re Francesco che rifiutarono di giurare fedeltà al Savoia (e che non sono stati nemmeno menzionati in questa sua frettolosa sintesi) sono gli unici avi dignitosi che gli italiani di oggi possono scegliersi a fondamento della propria Patria: se preferiamo invece "il dubbio e la dialettica" affonderemo definitivamente nel baratro della barbarie.

    Mario Wousfan

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  2. A mio sommesso parere manca un importantissimo elemento in questa analisi abbastanza frettolosa. Quel periodo era quello delle colonizzazioni, esemplari quelle attuate da Inghilterra, Francia e Germania. Le colonie erano territori che venivano sfruttati per utilizzare le loro ricchezze sia materiali che umane. Il cosiddetto "risorgimento" si chiama così perché doveva essere il risorgimento del Piemonte che versava in condizioni economiche fallimentari (basta leggersi i resoconti parlamentari del Piemonte). Poiché il Piemonte non aveva risorse per "farsi" le sue colonie in Africa o in Oriente per poter "risorgere", l'Inghilterra, interessata da sempre a destabilizzare l'Europa per mantenere il suo dominio, offrì a Cavour il suo aiuto per "colonizzare" il Regno delle Due Sicilie. Ecco come è nata la "questione meridionale" che non sarà mai risolta perché è funzionale al mantenimento della forza economica del Nord. La propaganda risorgimentale fu molto importante e aiutò il Piemonte in questa conquista, propaganda che è quella che ancor oggi, molto ipocritamente (e puerilmente), viene studiata nelle scuole.

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  3. Cari lettori (presumo napoletani),

    Vi ringrazio per la Vostra attenzione per i nostri temi.

    Sono un editore, che anima questo blog per suscitare interesse per il tema delle identità in generale, e di quella europea in particolare.

    Visto che ora il tema d' obbligo è il Risorgimento, che, come voi vedete, è, per me, più un problema che una soluzione.

    L' obiettivo pratico del post di cui discutiamo è suscitare interesse per il tema "visione critica del Risorgimento", ed anche consenso per una collana dedicata a questo tema.

    Non sono quindi uno storico, non conosco questi temi in dettaglio, e, comunque, questa non sarebbe la sede per un approfondimento troppo spinto.

    In pratica, cerco persone che vogliano contribuire a questa collana di opere critiche sul Risorgimento (anche opere brevi, divulgative, e/o collettive).

    Se Voi siete in grado di propormi qualcuno interessato a scrivere sul Risorgimento dal punto di vista del Regno delle Due Sicilie, Vi sarei riconoscente.

    Tuttavia, se permettete, rivendico il diritto ad affrontare questo tema con il beneficio del dubbio. Qui a Torino, abbiamo già avuto 200 anni di "Ideologia Piemontese", che non ammetteva nessun dubbio; adesso, da 20 anni, abbiamo l' ideologia "Lumbard". Non vorrei che, alla fine, dovessimo avere un' ennesima "ideologia" meridionalistica.

    Sono favorvole a che ciascuno dica la sua, ma tanto il futuro di tutti è in Europa.

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  4. "Se Voi siete in grado di propormi qualcuno interessato a scrivere sul Risorgimento dal punto di vista del Regno delle Due Sicilie, Vi sarei riconoscente."
    Proprio Antonio Pagano è un ottimo conoscitore e divulgatore della storia delle Due Sicilie.


    Non vorrei sembrarle presuntuoso, ma se a Torino avete perso tanto tempo dietro ideologie sbagliate (e dalle sue parole mi pare che oggi non vi ravvediate, seguendo quella europeistica massonica), non può farcene una colpa e comunque ciò non toglie nulla alla correttezza e completezza della ricostruzione e comprensione storica di cui noi filoborbonici siamo portatori.
    Nella sua osservazione intravedo infatti il difetto generalmente commesso dagli intelletuali settentrionali: essere poco rigorosi nei loro studi e troppo influenzati dagli effetti politici delle loro conclusioni.

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  5. Caro Filangieri,

    ho guardato il sito dell' Associazione Culturale Due Sicilie, e apprezzo lo sforzo che Antonio Pagano sta facendo per una ricostruzione originale del REgno delle Due Sicile.

    Tuttavia, sono convinto che nessun progetto politico per il futuro (sia esso mondiale, europeo, nazionale, regionale, cittadino, associativo, ecc... possa prescindere dalla "cultura della complessità", che fa sì che qualunque identità, perfino la più esclusiva, la più orgogliosa, la più solipsistica, la più conquistatrice, non possa prescindere dal riconoscere in sé lo stigma della molteplicità. Voi parlate giustamente dei Greci, degli Osci, di federico II°, dei Borboni. Tuttavia, potrei replicarvi efficacemente con la Civiltà Danubiana, coi Cartaginesi, con i Bizantini, i Longobardi, gli Ziridi, i Normanni,gli Angioini, gli Aragonesi, gli Asburgo, Campanella, Murat, Croce, Gentile, ecc...

    In questo spirito sarò lieto di mettermi in contatto con Voi per vedere se siete interessati al nostro progetto culturale e editoriale.

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  6. Segnalo convegno organizzato da studenti del Liceo Valsalice TORINO, sul tema Risorgimento ed Europa. Intervengono: prof Galli della Loggia, prof Bracco, prof Greppi, prof Mola di Nomaglio. Mercoledì 31/3 Sala Convegni Banca Popolare di Novara, p. s. Carlo.
    Tutti i dettagli alla pagina dell'evento:http://www.facebook.com/event.php?eid=406887645041

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