sabato 28 novembre 2009

IDENTITA’PIEMONTESE

Series of Contributions on European Identity in Preparation for 2010 Elections.Série de contributions sur l'identité piémontaise en préparation des elections de 2010.Serie von Beitraegen ueber Identitaet Piemonts, in Vorbereitung fuer 2010 Wahlen.







L’inizio del 21° Secolo ha segnato un momento di eccezionale rivalutazione del concetto di “Identità”, quanto mai controverso, ma, oramai, accettato da tutti almeno come base per la discussione. Si parla di ogni genere di identità: da un lato, le “identità esclusive” (famiglia, luogo di residenza, “genos”, etnia, religione, regione, nazione, continente), e, dall’altro, delle cosiddette “identità plurali”. È abbastanza ovvio che ciascun individuo (e/o, meglio, persona), sceglie (e da sempre ha scelto) fra una pluralità di identità (famiglia, luogo di residenza, comunità di opinione, e/o di culto, comunità di lavoro, ecc.), sicché la sua “concreta” identità è, in definitiva, una sorta di “sommatoria” di queste identità, ereditate e scelte, senza che nessuna di esse risulti “prevalente”. E, tuttavia, perché si arrivi al poter scegliere tra siffatte identità, occorre che esse preesistano: come, per esempio, un villaggio, una città, uno Stato, un’impresa, un’istituzione, un’associazione o una Chiesa, ecc..(cfr.Riccardo Lala, 10000 anni di identità europea, 1° Volume, Patrios Politeia, Alpina, Torino, 2006; cfr. http://www.alpinasrl.com/catalogo/cat_baustellen/cat_10000_anni_identit%E0.htm)


1.Postmodernità e Identità
In questo momento, si verifica, a nostro avviso, un’ acutizzazione della Transizione dalla Modernità alla Postmodernità. Questa può essere identificata: sul piano filosofico, con il riconoscimento generalizzato di una qualche rilevanza pubblica delle religioni; su quello delle dottrine politiche, come l’avanzare del multiculturalismo; su quello economico, con la critica del mercatismo; sul piano delle politiche locali, con la rivalutazione delle identità.Concetti legati alle logiche dell’Europa “moderna”, come, per esempio, “Destra” e “Sinistra”, sono, invece, stati oramai abbandonati dai politici più avveduti. Tuttavia, salvo qualche lodevole eccezione (cfr., per esempio, John Gray), la cultura non ha ancora elaborato in modo soddisfacente le ragioni di questo abbandono.

La crisi della Modernità dovrebbe dimostrare la grande preveggenza delle esperienze eretiche dei grandi outsider che hanno operato, più o meno a lungo, in Piemonte, come, per esempio, Alfieri, Nietzsche, Pavese, Del Noce e Jesi, ponendo in discussione l’egemonia storica della tradizione positivistica e razionalistica.

Un aspetto positivo dell’attuale dialettica culturale della nostra Regione è costituito proprio dal recente abbandono del clima di intolleranza, o, peggio ancora, di indifferenza e di silenzio, con cui il “mainstream” culturale (l’“Ideologia Piemontese”) aveva circondato gli “outsiders”, di qualunque tendenza essi fossero. Oggi, al contrario, capita, addirittura, che, di tanto in tanto, perfino l’ufficialità si attivi (anche se ancora senza eccessivo entusiasmo) per studiare e commemorare autori come Alfieri, Nietzsche, e/o il Pavese “alternativo”. Ciò permette, finalmente, di affrontare la storia del nostro territorio sotto tutti i suoi diversi profili, senza sottacerne nessuno.

2.Pluralità dell' identità piemontese.
È fondamentale, infatti, riscoprire il carattere composito della nostra Regione, dove, alle tradizioni sud-europee (Liguri, Province Alpine dell’Impero Romano, Provenzali, Francesi e Franco-Provenzali), e centro-europee (Celti, Sacro Romano Impero, Walser) proprie delle aree montagnose e delle colline del Sud, si contrappongono le influenze più strettamente “italiane” della pianura (Gallia Subalpina, Lega Lombarda, Stato di Milano, esuli risorgimentali).

Delle prime tradizioni fanno parte: la società aristocratica e militare sabauda (e aleramica); la presenza delle minoranze alloglotte per una fascia di 30-70 chilometri dallo spartiacque delle Alpi; la presenza della minoranza protestante nelle Valli Valdesi. Delle seconde, l’impronta romanica e barocca nell’eredità urbanistica, fortemente unitaria, della Regione, e la significativa presenza della Chiesa Cattolica.

Tutti i grandi filoni culturali che hanno operato in Piemonte partecipano del carattere dell’europeità, che accomuna tutti gli aspetti della cultura piemontese. L’“Ideologia Piemontese” (quell'orientamento dominante che, partendo da Gramsci e Gobetti, arriva a Bobbio e ai suoi allievi) affonda le sue radici nelle frequentazioni americane di Garibaldi ed in quelle inglesi di Mazzini e di Cavour; la tradizione tecnocratica della Fiat è strettamente collegata al mito americano, così come l’industrialismo di Gramsci e Gobetti partecipa nello stesso tempo del mito americano e di quello della rivoluzione russa; l’azionismo è strettamente legato al federalismo europeo (basti pensare alla bozza abbinata di Costituzione Italiana e di Costituzione Europea elaborata, poco prima di essere ucciso, dal leader antifascista Duccio Galimberti).L’“aristocraticismo ribelle” vede Alfieri inserirsi nel clima dello Sturm und Drang e della reazione nazionalistica all’imperialismo francese, mentre si manifesta, in Nietzsche, la misteriosa epifania di un genio europeo che a Torino conosce, nel contempo, e la celebrità e la follia.Il cattolicesimo del savoiardo e francofono De Maistre si nutre di riflessioni sulla Rivoluzione Francese, fiorisce nell’effervescente cultura pietroburghese dei tempi di Alessandro 1°, e, paradossalmente, attraverso St. Simon e Comtes, influenza la più sostanziosa fonte segreta del modernismo ; il progetto neo-guelfo di Gioberti si riallaccia, oltre che ai progetti di federazione europee elaborate alle corti di Parigi e di Praga e dagli stessi Illuministi, alla stessa visione russa della Santa Alleanza; l’attivismo sociale di Don Bosco ha una stretta parentela con il cristianesimo sociale francese ed olandese del suo tempo; Del Noce prende le mosse, per le sue analisi filosofiche, da Cartesio e Pascal.Infine, i critici piemontesi della modernità sono pieni di spunti internazionali: il Pavese scrittore, di quelli del romanzo americano, mentre il Pavese editore della “Collana Viola” è debitore a De Martino per gli interessi etnografici e religiosi; Jesi è un appassionato cultore della cultura irrazionalistica tedesca; Elémire Zolla, di origine francese, è strettamente legato allo studio del fenomeno religioso di autori cosmopoliti, come, per esempio, Mircea Eliade.Impossibile, poi, riassumere qui quali siano stati i riferimenti internazionali di precursori piemontesi del Federalismo europeo, come il Senatore Agnelli e Luigi Einaudi, Federico Chabod e, soprattutto, Duccio Galimberti.


per informazioni
http://www.alpinasrl.com/
riccardo.lala@alpinasrl.com


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